Saturday, July 12, 2008

Il Grande Black-Out

Nemmeno l'isola volante di Laputa è immune agli effetti del caro energia, e il nostro inviato ha pensato bene di risparmiare il carburante della sua capsula temporale limitandosi ad un viaggetto di soli cinque anni. L'occasione è la Notte Bianca a Roma, illuminata idea dell'allora sindaco oggi leader della come-si-dice, dell'opposizione.

Notte che, come da legge di Murphy, finì per essere piuttosto scura. Ma a Laputa la legge di Murphy viene interpretata in modo un po' diverso da come l'intendiamo noi, e chissà che non abbiano ragione loro. Del resto, se la sfiga ci vede benissimo, si suppone che debba avere almeno un occhio, da qualche parte.

E con questo sibillino commento vi lascio al dispaccio telepatico della settimana, con il consueto augurio di una buona e – si spera luminosa domenica.
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Di Giovanni Pesce


Eravate rimasti elettrizzati dal racconto inerente gli arcani misteri? Bene, ora discuteremo il problema opposto: il black-out di cinque anni fa.

Correva l’anno 2003 D.C. ed il sindaco della Città Eterna si recò a New York per la gita “fuori porta” di Ferragosto ed al momento del ritorno dovette sperimentare i disagi derivanti da un black-out che bloccò New York in quei giorni: in particolare i mezzi di trasporto, aerei compresi, restarono fermi.

Il ritorno a Roma fu difficoltoso; dopo pochi giorni furono organizzate tra Comune, Metro, Azienda Elettrica delle riunioni per decidere cosa/come fare se, per mera contingenza, un black-out elettrico avesse colpito la Capitale.

Inoltre l’Amministrazione Capitolina decise di anticipare la Grande Festa Notturna (Notte Bianca) al 27 Settembre, nonostante la proteste della comunità ebraica sulla scelta di quella data, coincidente con la festa di Rosh Ha-Shanà.
Sul fronte elettrico, i giornali prepararono articoli sul cosa fare e su cosa no fare durante un black-out.

Meno male perché alle ore 3.15 circa del 28 Settembre un provvidenziale pino svizzero fece saltare l’intera distribuzione di energia elettrica dalle Alpi alla Sicilia, Sardegna esclusa, la Grande Festa Notturna si fermò e nessuno capì dove finiva lo scherzo e dove iniziava il dramma.

Non si capì sul momento che cosa fosse avvenuto e quali dovessero essere i rimedi e le commissioni d’inchiesta non furono molto convincenti relativamente alle cause vere dell’incidente.

Il Pino Svizzero (Giuseppe da Bellinzona) fu incolpato come unico criminale, perché cadendo verso l’alto (sic!) aveva interrotto il flusso elettromagnetico dalle Alpi a Lampedusa.
Come soluzione finale si decise di costruire altri 19 centrali elettriche, una per regione, così il problema non si sarebbe più ripresentato; la tecnologia sarebbe stata quella basata sul petrolio. Penso che attualmente si stia pensando, per alcune centrali elettriche, all’uso di tecnologia nucleare.

Ma sarà vero?
Mio nonno diceva che la corrente elettrica non saltava neanche durante i bombardamenti dell’ultima guerra eppure quel giorno saltò tutto.

Cui prodest?

Petrolieri, Governanti e Riciclatori di materiale fissile! Non sono persone che meritano fiducia.
Il Grande piano di demolizione e svenduta degli stati-nazione prevede la seguente tempificazione:
  1. Le grandi aziende che gestiscono l’energia;
  2. Le grandi aziende alimentari;
  3. Le grandi aziende dei servizi.
Controllate la storia economica di Enel, Eni, Cirio, Bertolli, De Rica, Ferrarelle, Peroni, Ferrovie e Poste e poi, con un processo di “reverse engineering”, sarete in grado di ricostruire il Master Plan.

Per gustare il Master Plan lo chef consiglia un grandissimo vino dai sapori “elettrici”: l’Amarone.

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