Thursday, November 15, 2007

Piccolo Glossario della Neolingua #17

We cannot doubt that self-interest is the mainspring of human nature. It must be clearly understood that this word is used here to designate a universal, incontestable fact, resulting from the nature of man, and not an adverse judgment, as would be the word selfishness.
(Bastiat, Harmonies)
L'interesse, come è facile comprendere leggendo le definizioni del dizionario, è un valore che si può condividere ma per definizione individuale, diverso per ciascuno di noi. E se è chiaro che non è possibile perseguire ogni nostro interesse senza relazionarsi con gli altri, è altrettanto chiaro che nessun altro al di fuori di noi lo farà a scapito dell'interesse suo personale. Incredibile a dirsi, lo stato vorrebbe convincerci del contrario.
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Interesse
Significato originario:
1 fin., banc., somma dovuta da un debitore per la concessione di un credito, proporzionale all’ammontare del credito stesso e alla sua scadenza: un i. del 7% annuo, prestare denaro all’i. del 10%, interessi bassi, alti, pagare, riscuotere gli interessi, dovere sei mesi di interessi, gli interessi di questi titoli maturano mensilmente
2a al pl., l’insieme delle attività di amministrazione dei propri beni o di gestione di affari in cui si abbia in qualche modo un utile o un vantaggio: badare ai propri interessi, agli interessi dell’azienda, della famiglia, affidare i propri interessi a un notaio, l’amministratore cura gli interessi dello stabile
2b econ., dir., non com. ⇒cointeressenza
3a guadagno, vantaggio economico personale, tornaconto: agire per i., guardare solo al proprio i., litigare per ragioni di i., sposarsi per i. | sentimento che spinge a cercare il proprio utile, desiderio di guadagno: essere mosso, dominato dall’i.
3b vantaggio non economico, convenienza, utilità: che i. hai a non volerlo incontrare?, lo dico nel tuo i., è nel mio stesso i. evitare discussioni, agire nell’i. pubblico, della comunità
4a attenzione, attrazione, curiosità nei confronti di qcs.: avere, provare, prendere, mostrare i. per qcs., leggere, ascoltare qcs. con grande i., suscitare, destare, risvegliare l’i. di qcn. | attenzione, sollecitudine nei confronti di qcn.: mostrare i. per il prossimo; attrazione amorosa: provare i. per una ragazza
4b attività cui si è interessati, cui ci si dedica, spec. come passatempo o per arricchimento culturale e spirituale: avere molti interessi, essere privo di interessi, coltivare i propri interessi, il cinema è il suo principale i.
5 capacità di interessare: una notizia priva di i., ciò che dici ha per me molto i. | importanza, rilevanza: una scoperta di enorme i.
6 dir., esigenza di soddisfare un bisogno, tutelata dal diritto
7 psic., in psicoanalisi, impulso di autoconservazione proprio dell’Io
Uno dei dogmi principali della religione statale è senza dubbio quello dell'interesse generale, a cui l'interesse particolare degli individui deve sempre essere subordinato. Per quanto ormai largamente accettato, il suo essere dogma è facilmente riconoscibile se consideriamo l'essere umano per quel che è: nessuno, infatti, condivide con altri le sue connessioni neurali, in altre parole, al di là della sua natura sociale e della capacità di provare empatia, gli uomini sono creature singole e distinte che in nessun caso possono conoscere a fondo ciò che alberga nell'animo dei loro simili.

Ma per la dottrina statalista, ovviamente, questo è un particolare di nessuna importanza, ovvero: "lo stato sa meglio" di chiunque altro cos'è bene e cos'è male, e in base a questa conoscenza definisce ciò che deve essere il "bene comune", l'interesse generale, e di conseguenza in quale direzione spostare le risorse prodotte dagli individui, azione questa il cui logico risultato è di non soddisfare più le esigenze degli individui, o almeno di alcuni di essi. L'aveva già capito perfettamente Bastiat, e come scrive James A. Dorn:
Bastiat critica certi teorici politici (socialisti francesi in particolare) per il loro tentativo di cambiare la natura dell'uomo asserendo che l'interesse personale è socialmente distruttivo e dovrebbe essere sostituito dalla spinta di sacrificio personale “per il bene comune.” Una simile “completa trasformazione del cuore umano” non è realistica ed è pericolosa, secondo Bastiat. Ogni tentativo di distruggere l'interesse personale, a suo parere, distruggerà l'umanità. La virtù non può essere forzata sugli individui dal governo; deve essere spontanea e consistente con l'autoconservazione.
L'idea che l'interesse individuale sia in contrasto con quello generale è ancora oggi uno degli assunti più propagandati dallo stato, che sfrutta ogni occasione per contrapporre il “pubblico” al “privato” caricando quest'ultimo di connotazioni negative. La cosiddetta logica del profitto, ad esempio, logica alla base del libero mercato, viene presentata come causa di ingiustizie sociali che sarebbero invece da ascrivere proprio all'inferenza dello stato nelle relazioni umane. Sempre Bastiat:
In un sistema di libero mercato, l'interesse personale spingerebbe gli individui a dare la priorità ai loro desideri ed obiettivi in modo logico. Non vedremmo povere famiglie cercare l'istruzione letteraria prima di avere il pane. Non vedremmo le città popolate a spese dei distretti rurali, né i distretti rurali a scapito delle città. Non vedremmo i grandi spostamenti di capitali, di lavoro e popolazioni causati dalle decisioni legislative.
Con largo anticipo, Bastiat aveva intuito a quali distorsioni della società avrebbe condotto il potere che lo stato si è arrogato, distorsioni che astiutamente vediamo oggi attribuite senza ulteriori spiegazioni alla “globalizzazione.” Quasi che la libera circolazione di uomini e merci dovesse forzatamente condurre, per qualche misterioso motivo, all'iniqua distribuzione di risorse a cui stiamo assistendo.

La verità è che, se è naturale per l'uomo dare la priorità al suo interesse personale, è anche evidente che questo interesse nella maggior parte dei casi è meglio perseguibile in un contesto di collaborazione con gli altri: tra rubare e scambiare ciò che ci serve, ciascuno è portato spontaneamente a scegliere la seconda soluzione, che evita il pericolo di ritorsioni violente e assicura nel tempo la possibilità di ottenere ciò di cui abbiamo bisogno. L'unica condizione che rende più conveniente il furto è quella in cui sappiamo di non dover pagare le conseguenze delle nostre azioni: questa condizione è garantita nella società, guarda caso, solo occupando una posizione di governo: in altre parole, ciò che viene negato al privato – la possibilità di perseguire il proprio interesse liberamente – viene invece concesso al pubblico, anche se in entrambi i casi abbiamo si tratta di individui. Secondo Hoppe:
Un custode democratico non incontra ostacoli logici alla ridistribuzione della proprietà privata. Piuttosto che occuparsi della conservazione e del miglioramento dei valori capitali, si preoccuperà soprattutto della protezione e dell'avanzamento della propria posizione… Questo tipo di legittimità del custode non riposa nella legittimità della proprietà privata. Ma nella legittimità “della proprietà sociale” o “pubblica”. Quindi, se sottrae la proprietà a una persona e la dà ad un altro, come custode lui non contraddice il proprio fondamento ideologico. Piuttosto, afferma la supremazia del diverso principio della proprietà sociale.
Inutile sottolineare l'inconsistenza del concetto di proprietà pubblica, dal momento che tale proprietà può essere gestita e controllata non certo da ogni individuo, ma solo da quelli che si trovassero ad occupare la posizione di custode democratico.

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