Wednesday, August 12, 2009

Le ragioni per un vero dollaro aureo #2

Di Murray N. Rothbard

Hayek e la “denazionalizzazione” della moneta


La più famosa proposta per separare la moneta dallo stato è quella di F.A. Hayek e dei suoi seguaci. [5] La “denazionalizzazione della moneta” di Hayek eliminerebbe il corso legale e permetterebbe ad ogni individuo ed organizzazione di emettere la propria valuta, come biglietti di carta con allegati i propri nomi e marchi. L'amministrazione centrale manterrebbe il suo monopolio sul dollaro, o sul franco, ma sarebbe permesso ad altre istituzioni di fare concorrenza nel mercato della creazione di moneta offrendo le proprie valute firmate. Quindi, Hayek potrebbe emettere degli Hayeks, chi scrive dei Rothbards, ecc. Mischiato con il cambiamento legale suggerito da Hayek c'è uno schema imprenditoriale in cui una banca hayekiana emetterebbe dei “ducats,” che verrebbero emessi in modo da mantenere costanti i prezzi in termini di ducati. Hayek è sicuro che il suo ducato metterebbe facilmente fuori mercato il dollaro inflazionato, la sterlina, il marco, o qualunque altra valuta.

Il piano di Hayek avrebbe valore se la cosa – la merce – che chiamiamo “moneta” fosse simile a tutti gli altri beni e servizi. Un modo, per esempio, per liberarsi dell'inefficiente, arretrato e a volte dispotico servizio postale degli Stati Uniti è semplicemente di abolirlo; ma altri sostenitori del libero mercato propongono un piano meno radicale che conserva il servizio postale ma permette a qualsiasi organizzazione di fargli concorrenza. Questi economisti sono sicuri che le ditte private potrebbero presto superare le Poste. Nello scorso decennio, gli economisti sono diventato più aperti verso la liberalizzazione e la libera concorrenza, cosicché denazionalizzare superficialmente o permettere la libera concorrenza tra le valute potrebbe apparire possibile analogamente con il servizio postale, la protezione dagli incendi o le scuole private.

C'è una differenza cruciale, tuttavia, fra il denaro e tutti gli altri beni e servizi. Tutte le altre merci, che siano caramelle, servizio postale o personal computer, sono desiderate per loro stesse, per la loro utilità e per il valore che hanno per i consumatori. I consumatori possono quindi soppesare queste utilità sulle loro personali scale di valore. I soldi, invece, non sono desiderati per sé stessi, ma precisamente perché già funzionano come soldi, di modo che tutti possono esser certi che la merce denaro sarà prontamente accettata in cambio da chiunque. La gente accetta con piacere i biglietti di carta con su scritto “dollari” non per il loro valore estetico, ma perché sono sicuri che potranno vendere quei biglietti per i beni ed i servizi che desiderano. Possono esserene sicuri soltanto quando quel nome particolare, “dollaro,” è già in uso come moneta.

Hayek ha certamente ragione che un'economia di libero mercato e una devozione al diritto della proprietà privata richiede che a tutti sia consentito di emettere qualsiasi nome di valuta desiderino. Hayek dovrebbe essere libero di emettere Hayeks o ducati, e io di emettere Rothbards o qualsiasi altra cosa. Ma emettere e accettare sono due questioni molto differenti. Nessuno accetterebbe i nuovi biglietti di valuta, come farebbero con nuove organizzazioni postali o nuovi calcolatori. Questi nomi non saranno scelti come valute proprio perché prima non sono mai stati usati come moneta, o per qualunque altro scopo.

Hayek ed i suoi seguaci hanno completamente fallito nell'assorbire la lezione del “teorema di regressione” di Ludwig von Mises, uno dei teoremi più importanti nell'economia monetaria. [6] Mises ha mostrato, fin dal 1912, che poiché nessuno accetterebbe una qualsiasi entità come moneta a meno che sia stata richiesta e scambiata in precedenza, dobbiamo quindi logicamente tornare (regredire) al primo giorno in cui una merce è stata usata come moneta, come mezzo di scambio. Dato che per definizione una merce non potrebbe essere stata usata come moneta prima del primo giorno, essa poteva essere richiesta soltanto se era usata come merce non monetaria, quindi con un prezzo preesistente, anche nell'epoca prima che cominciasse ad essere usata come mezzo di scambio. In altre parole, affinché una qualche merce sia usata come moneta, deve nascere come prodotto stimato per un certo scopo non monetario, in modo da avere una domanda ed un prezzo stabili prima di cominciare ad essere usato come mezzo di scambio. In breve, la moneta non si può creare dal nulla, con un contratto sociale, o emettendo biglietti di carta con stampati sopra dei nuovi nomi. La moneta deve nascere come una stimata merce non monetaria. In pratica, i metalli preziosi come l'oro e l'argento, metalli con una domanda stabile per unità di peso, sono stati scelti come moneta su tutti gli altri prodotti. Quindi, il teorema di regressione di Mises dimostra che la moneta deve nascere come utile merce non monetaria sul mercato libero.

Ma un problema cruciale con il ducato di Hayek è che nessuno lo accetterebbe. I nuovi nomi sui biglietti non possono sperare di fare concorrenza ai dollari o alle sterline che sono nati come unità di peso d'oro o d'argento e sono stati usati per secoli sul mercato come unità monetaria, mezzo di scambio e strumento di calcolo e stima monetaria. [7] Il piano di Hayek per la denazionalizzazione della moneta è utopistico nel senso peggiore: non perché è radicale, ma perché non potrebbe funzionare. Stampate nomi differenti su carta che tutti desiderano, e ancora questi nuovi biglietti non sarebbero accettati né funzionerebbero come moneta; il dollaro (o la sterlina, o il marco) ancora regnerebbe incontrastato. Neppure la rimozione del privilegio del corso legale funzionerebbe, dato che i nuovi nomi non sarebbero emersi tra le merci utili sul mercato libero, come il teorema di regressione dimostra che dovrebbe accadere. E dal momento che la valuta del governo, il dollaro e simili, continuerebbe a regnare incontestata come moneta, la moneta non sarebbe affatto denazionalizzata. La moneta sarebbe ancora nazionalizzata, una creazione dello stato; non ci ancora sarebbe la separazione di moneta e stato. In breve, anche se disperatamente utopistico, il piano di Hayek sarebbe a stento abbastanza radicale, dato che l'attuale sistema inflazionistico e gestito dallo stato sarebbe lasciato intatto.

Neanche la variante per cui delle aziende o dei cittadini privati emettono monete d'oro denominate in grammi o once funzionerebbe, e questo è vero anche se il dollaro ed altre monete inconvertibili nacquero secoli fa come nomi di unità di peso d'oro o d'argento. [8] Gli americani si sono abituati ad utilizzare ed a stimare in “dollari” per due secoli, e rimarranno attaccati al dollaro per il prossimo futuro. Semplicemente, non passeranno dal dollaro all'oncia o al grammo d'oro come unità monetaria. La gente resterà attaccata risolutamente ai loro usuali nomi di valuta; persino nel pieno di un'inflazione galoppante e della virtuale distruzione della loro valuta, il popolo tedesco restò fedele al “marco” nel 1923 e i cinesi allo “yen” negli anni 40. Anche le drastiche rivalutazioni di valute instabili che aiutarono a porre fine all'inflazione mantennero l'originale “marco” o altri nomi di valuta.

Hayek riporta esempi storici dove più di una valuta è circolata nella stessa zona geografica contemporaneamente, ma nessuno degli esempi è rilevante per il suo piano del “ducato.” Le zone di frontiera possono accettare due valute governative, [9] ma ciascuna di esse ha il potere del corso legale e ciascuna è stata a lungo in uso all'interno della relativa nazione. La circolazione di diverse valute, allora, non è rilevante per l'idea di una o più nuove valute di carta private. In più, Hayek potrebbe accennare al fatto che negli Stati Uniti, fino a quando la pratica fu messa fuorilegge nel 1857, le monete estere d'oro e d'argento, così come le monete d'oro private, circolavano come moneta parallelamente alle monete ufficiali. Il fatto che il dollaro d'argento spagnolo aveva circolato lungamente in America con le monete austriache ed inglesi, permise ai nuovi Stati Uniti di passare facilmente dal calcolo in sterline a quello in dollari. Ma di nuovo, questa situazione non è rilevante, perché tutte queste monete erano pesi differenti d'oro e d'argento, e nessuna era moneta a corso legale governativa. Per la gente era facile, quindi, far riferimento per i diversi valori delle monete al loro peso in argento o in oro. L'oro e l'argento erano naturalmente a lungo circolati come moneta e la sterlina o il dollaro erano semplicemente pesi differenti dell'uno o dell'altro metallo. Il piano di Hayek è molto diverso: emettere biglietti di carta privati contrassegnati da nuovi nomi nella speranza che vengano accettati come moneta.

Se la gente ama e resterà fedele ai suoi dollari o franchi, rimane un solo modo per separare i soldi dallo stato, per denazionalizzare veramente la moneta di una nazione. E quel modo è denazionalizzare il dollaro stesso (o il marco o il franco). Soltanto la privatizzazione del dollaro può porre un termine al dominio inflazionistico del governo sulla massa monetaria della nazione.

Come si può, allora, privatizzare o denazionalizzare il dollaro? Ovviamente non rendendo legale la falsificazione. C'è un solo modo: ricollegare il dollaro ad una merce utile sul mercato. Soltanto cambiando la definizione del dollaro dalla carta dell'autorizzazione i biglietti hanno pubblicato dal governo ad un'unità di peso di un certo prodotto del mercato, possono la funzione di emettere i soldi permanentemente e completamente spostarsi dal governo alle mani riservate.

Il “dollaro-merce": una critica

Se è di importanza fondamentale che il dollaro sia definito ancora una volta come peso di una merce sul mercato, allora quale merce (o merci) dovrebbe essere definita come tale, e quale dovrebbe essere il particolare peso in cui è regolato?

In risposta, propongo che il dollaro sia definito come peso di una sola merce e che quella merce sia l'oro. Molti economisti, a cominciare da Irving Fisher alla fine del ventesimo secolo, e compreso Benjamin Graham e un più giovane F.A. Hayek, ambivano ad una certa forma di “dollaro-merce,” in cui il dollaro fosse definito non come peso di una singola merce, ma in termini di “paniere di mercato” di due o di molte più merci. [10] Ci sono molte falle insite in questo approccio. In primo luogo, una simile valuta basata su un paniere non è mai emersa spontaneamente dai meccanismi del mercato. Dovrebbe essere imposta (per usare un termine derogatorio dello stesso Hayek) dall'alto come uno schema “costruttivista,” inflitta dal governo sul mercato. In secondo luogo e come corollario, il governo sarebbe ovviamente al comando, poiché una valuta da un paniere di mercato, diversamente dall'uso negli scambi delle unità di peso, non emerge da sola dal mercato libero. Il governo potrebbe alterare, e in effetti altererebbe, i rapporti tra i pesi, aggiusterebbe i vari termini fissi, e così via. In terzo luogo, ambire ad un paniere di mercato fisso deriva da un forte desiderio che il governo regoli l'economia così da mantenere costante il “livello dei prezzi.” Come abbiamo visto, la tendenza naturale del mercato libero è che i prezzi si abbassano col passare del tempo, in accordo con la crescita della produzione ed all'aumento delle scorte di merci. Non c'è un solo buon motivo perché il governo interferisca. In effetti, se lo fa, può soltanto creare un ciclo economico di boom e crisi espandendo il credito per mantenere artificialmente dei prezzi più alti a quanto sarebbero sul mercato libero.

Ancora, ci sono altri problemi gravi nel metodo della merce-paniere. Per dirne una, non esiste un'entità unitaria come il “livello dei prezzi” da mantenere costante. L'intero concetto del livello dei prezzi è una costruzione artificiale che maschera il fatto che esso può consistere soltanto di diversi prezzi, che variano continuamente in relazione l'uno all'altro.

L'intenso desiderio di Irving Fisher per un livello dei prezzi costante proveniva dalla sua fallace nozione filosofica che, proprio come la scienza è basata su valori misurabili (come una iarda che contiene 36 pollici), così la moneta dovrebbe essere una misura di valori e prezzi. Ma dato che non c'è un livello dei prezzi, la sua idea stessa, lungi dall'essere scientifica, è una chimera senza speranza. L'unica misura scientifica che si applica correttamente è l'unità monetaria come vera misura di peso della moneta-merce. Ancora, l'unica misura scientifica è una definizione che, una volta scelta, rimane per sempre la stessa: “la libbra,” o la “iarda.” La manipolazione delle definizioni di peso all'interno di un paniere di mercato viola ogni appropriato concetto di definizione o misura. [11]

Un ultimo e vitale difetto del dollaro del paniere di mercato è che la legge di Gresham provocherebbe perpetue scarsità ed eccedenze di differenti prodotti all'interno del paniere di mercato. La legge di Gresham afferma che tutta la moneta sopravvalutata dal governo (rispetto al suo valore di mercato) metterebbe fuori circolazione la moneta sottovalutata dal governo. In breve, il controllo dei tassi di cambio, come qualunque altro controllo dei prezzi, ha delle conseguenze: un tasso massimo sotto il mercato libero causa una scarsità; un tasso minimo fissato sopra il mercato causerà un'eccedenza. Fin dalla nascita degli Stati Uniti, la valuta è stata in continua difficoltà perché gli Stati Uniti erano su uno standard bimetallico piuttosto che aureo, in breve un paniere di mercato di due merci, l'oro e l'argento. Come è ben noto, il sistema non funzionò mai, perché prima o poi, l'uno o l'altro metallo prezioso era sopra o sotto la sua valutazione sul mercato mondiale e quindi l'una o l'altra moneta o lingotto fluiva nel paese mentre l'altra scompariva. Nel 1873 dei partigiani della parità aurea monometallica, accortisi che l'argento sarebbe stato presto sopravvalutato e quindi sul punto di cacciar via l'oro, misero gli Stati Uniti su una virtuale singola parità aurea, un sistema che fu ratificato ufficialmente nel 1900. [12]

Un argomento usato da Fisher, da James il M. Buchanan e da altri, sostiene che la costituzione degli Stati Uniti affida al governo il mandato di usare i suoi poteri per stabilizzare il livello dei prezzi. Questo argomento si basa sull'Articolo I, Sezione 8 della costituzione, che dà al congresso il potere di “coniare moneta e regolarne il valore…” L'argomento, assurdo nel migliore dei casi, disonesto nel peggiore, ed certamente anacronistico, tratta i padri della costituzione come se fossero moderni economisti sostenitori della stabilizzazione dei prezzi, come se con “regolarne il valore” intendessero il potere d'acquisto dell'unità monetaria, o il suo opposto, il livello dei prezzi. Da questo dubbio assunto, questi autori derivano il presunto dovere costituzionale del governo federale di intervenire negli affari monetari per stabilizzare il livello dei prezzi. Ma quello che i padri intendevano con “valore” erano semplicemente il peso e la qualità delle monete. È, dopo tutto, responsabilità di ogni azienda regolare la natura del proprio prodotto, e nella misura in cui il governo federale conia le monete, deve fare in modo che il peso e la qualità di queste monete siano ciò che il governo dice essere.

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Note

[5] Vedi, in particolare, F. A. Hayek, The Denationalisation of Money (London: The Institute of Economic Affairs, 1976).

[6] Per il suo teorema della regressione, vedi di Ludwig von Mises, The Theory of Money and Credit, 2nd ed. (New Haven, Conn.: Yale University Press, 1953), pp. 170-86. Inoltre vedi di Murray N. Rothbard, The Case for a 100 Percent Gold Dollar [1962] (Washington, D.C.: Libertarian Review Press, 1974), pp. 10-11.

[7] Potremmo applicare allo schema di Hayek le parole sardoniche dell'economista francese del diciannovesimo-secolo Henri Cernuschi, che Mises ha citato con approvazione in un contesto un po' diverso: “Voglio dare ad ognuno il diritto di emettere banconote così che nessuno non accetterà mai più banconote.” Ludwig von Mises, L'azione umana.

[8] Quindi, la sterlina [pound: libbra] ha avuto origine, come dice il nome, dalla definizione di una libbra d'argento, e il dollaro come moneta da un'oncia d'argento in Boemia. Molto più tardi, il “dollaro” è stato definito come circa 1/20 di un'oncia d'oro.

[9] Nel Lussemburgo, tre valute governative – quella francese, quella della Repubblica Federale di Germania e quella del Lussemburgo stesso – circolano parallelamente.

[10] In effetti, persino l'attuale schema del “ducato” di Hayek comprende il programma di un paniere di merci. La banca che propone regolerebbe la fornitura di ducati in modo da mantenere sempre costante il “livello dei prezzi” in termini di ducati.

[11] Per un'eccezionale critica filosofica del dollaro-merce di Fisher, vedi il lavoro del tutto trascurato della teorica politica libertaria Isabel Paterson. Quindi, la Paterson scrive:
Dato che tutte le unità di misura sono determinate arbitrariamente in primo luogo, seppur non fissate per legge, per legge possono ovviamente essere alterate. La stessa lunghezza di cotone sarebbe indicata un pollice un giorno, un piede il prossimo e una iarda il seguente; la stessa quantità di metallo prezioso potrebbe essere denominata dieci centesimi oggi e un dollaro domani. Ma il risultato netto sarebbe che le cifre usate in giorni diversi non significherebbero la stessa cosa; e qualcuno perderebbe molto. Il presunto argomento per un “dollaro merce” era che un dollaro reale, di quantità fissa, non comprerà sempre la stessa quantità di merci. Naturalmente no. Se non ci fosse un mezzo di valore, nessuna moneta, comunque una iarda di cotone o una libbra di formaggio non verrebbero sempre scambiate per una quantità fissa e immutabile di tutte le altre merci. Si è affermato che un dollaro deve comprare sempre la stesse quantità e le stesse descrizioni di merci. Non sarà così e non potrebbe esserlo. Questo potrebbe accadere soltanto se lo stesso numero di dollari e le stesse quantità di merci di tutti i generi ed in ogni genere fossero sempre in esistenza e nello scambio e sempre con una domanda esattamente proporzionale; mentre se la produzione ed il consumo siano ammessi, entrambi devono continuare costantemente ad un tasso uguale a sfalsare uno un altro.
Isabel Paterson, The God of the Machine (New York: Putnam, 1943), p. 203n.

[12] Specificamente, la Legge sul Conio del 1792 definiva il “dollaro” come sia un peso di 371,25 grani d'argento puro che un peso di 24,75 grani d'oro puro – un rapporto fisso di 15 grani d'argento ad 1 grano di oro. Questo rapporto di 15:1 era effettivamente il rapporto del mercato mondiale durante i primi anni 1790, ma naturalmente il rapporto del mercato era destinato a cambiare col passare del tempo, e determinare così gli effetti della legge di Gresham. In breve l'aumentata produzione d'argento condusse ad un declino costante dell'argento, con il rapporto del mercato che cadde a 15,75: 1. Di conseguenza, le monete d'argento inondarono gli Stati Uniti e le monete d'oro ne fuoriuscirono. L'argento rimase il solo conio in circolazione, finché i jacksoniani nel 1834 riuscirono a riportare indietro l'oro degradando il peso in oro del dollaro a 23,2 grani, abbassandone il peso del 6,26 per cento. A questo nuovo rapporto di 16:1, l'oro e l'argento circolarono parallelamente per due decadi, quando la scoperta di nuove miniere d'oro in California, in Russia ed in Australia, aumentò notevolmente la produzione d'oro e portarono il rapporto del mercato giù a 15,3: 1. Di conseguenza, le monete d'oro si riversarono nel paese, e quelle d'argento, fuori. Gli Stati Uniti rimasero su uno standard monometallico aureo de facto, ma su uno standard bimetallico de jure a partire dai 1850, con il rapporto del mercato fissato circa al 15,5:1 mentre il rapporto ufficiale della zecca era 16: 1.

Entro il 1872, tuttavia, alcuni funzionari ben informati al Ministero del Tesoro degli Stati Uniti si accorsero che l'argento stava per soffrire un enorme declino nel suo valore, poiché le nazioni europee stavano spostando dall'argento ad una parità aurea, facendo quindi diminuire la loro domanda di argento ed aumentando la loro domanda d'oro, ed a causa della scoperta di nuove miniere d'argento nel Nevada ed in altri stati montuosi. Per mantenere la parità aurea de facto, il Ministero del Tesoro fece passare delle leggi per il Congresso nel 1873 e nel 1874, interrompendo il conio di nuovi dollari d'argento, e mettendo fine al corso legale dei dollari d'argento oltre la somma di 5 dollari. Questa demonetizzazione dell'argento serviva ad impedire che, quando nel 1874 l'argento avrebbe cominciato un declino veloce nel rapporto del mercato oltre il 16:1 e fino al 32:1 nei 1890, le monete d'argento inondassero il paese e l'oro ne uscisse. Per concludere, nel 1900, il dollaro era definito de jure solamente in termini d'oro, a 23,22 grani. Vedi, di Ron Paul e Lewis Lehrman, The Case for Gold (Washington, D.C.: Cato Institute, 1982), pp. 17-19, 30-32, 60-66, 100-2.

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Link alla terza parte.
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Link alla quinta parte.
Link all'articolo originale.

2 comments:

alepuzio said...

Le questioni monetarie sono sempre state un po' ostiche per me da portare avanti.
Poter leggere i contributi di Rothbard in italiano è una manna dal cielo!
Grazie!

Paxtibi said...

Prego!