Come preannunciato, il dispaccio telepatico di questa settimana arriva dai Caraibi: il nostro Giovanni Pesce non si fa davvero mancare nulla! A noi non resta che lasciarci trasportare nelle atmosfere esotiche e avventurose di Cuba, mentre l'inviato speciale da Laputa cerca di dipanare un'intricata matassa di sotterfugi e provocazioni, un balletto di finte e controfinte degne di campioni pallonari di altre epoche.
Militari, spie, capi di governo e capitani d'industria sono i protagonisti di eventi di un passato non troppo lontano che hanno segnato la storia del mondo ma dei quali ancora non sappiamo probabilmente tutta la verità. Il nostro esperto di cospirazioni scopre qualche tessera, ma su quale sia il disegno rappresentato nel mosaico possiamo solo fare supposizioni.
Difficile districarsi tra le false piste e le false bandiere, in compenso la lettura per il week-end è servita, da gustare, è ovvio, con un freschissimo Cuba Libre. Buon fine settimana a tutti!
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Di Giovanni Pesce
La squadra dei Barbudos ha da poco (1959) conquistato il potere e già si trova a fronteggiare una delle più spettacolari crisi della Guerra Fredda: i Missili Cubani.
Tutto inizia il 14 Ottobre 1962, quando un aereo da ricognizione “evergreen” Lochkeed U2 degli Stati Uniti scatta delle fotografie, nelle quali si può notare la presenza di basi missilistiche sovietiche nel territorio cubano.
A soli 150 Km dal territorio statunitense queste postazioni missilistiche rappresentano una minaccia intollerabile per i contribuenti USA, specialmente dopo che gli stessi erano stati scaldati a puntino con eventi mediatici dai titoli roboanti come “I missili in giardino”.
La tecnologia missilistica in campo è molto simile a quella delle V2 tedesche e degli Honest-John americani, missili tattici.
Osserviamo i Front-Men scesi in campo:
Sulla vostra destra potete ammirare i fratelli John e Bob Kennedy con il loro Gruppo Speciale Allargato composto dal consigliere militare (il generale Maxwell Taylor), dal consigliere per la Sicurezza nazionale (McGeorge Bundy), dal Segretario di stato (Dean Rusk), assistito da un consigliere (Alexis Johnson), dal Segretario alla difesa (Robert McNamara), assistito da un consigliere (Roswell Gilpatric), dal nuovo direttore della CIA (John McCone), dal capo di stato maggiore interforze (il generale Lyman L. Lemnitzer) e dall’ambasciatore Adlai Stevenson .
Schierati sulla vostra sinistra Krusciov assistito da Gromiko, Anatoly Dobrynin, i fratelli Castro ed il comandante “Che” Guevara che presiede l’economia nazionale cubana a mo’ di un Padoa Schioppa.
Da quando Fidel Castro è salito al potere i rapporti tra Cuba e gli Stati Uniti sono andati via via peggiorando e si sono interrotti totalmente nel 1961.
Un tentativo Usa di far insorgere il popolo cubano era fallito platealmente; questa azione, conosciuta con il fantasioso nome “La Baia dei Porci”, fu un vero spettacolare Smack-Down a favore del Líder Máximo.
“Goal mancato = goal subito” e Krusciov non perde l’opportunità di reagire in contropiede trasferendo in avanti di 12.000 miglia verso i Caraibi i suoi missili tattici.
Dopo la disastrosa azione offensiva, JFK mostra i muscoli, decretando l'embargo a Cuba a partire dal febbraio 1962.
Torniamo sul ring; prima scazzottata diplomatica: l'Uomo della Casa Bianca chiede spiegazioni a “Faccia di Bronzo”; malgrado la presentazione delle fotografie il ministro degli esteri sovietico Andrej Gromiko schiva il colpo negando la presenza di missili sul territorio cubano ed il Pentagono risponde il 22 ottobre con una mossa creativa: “la quarantena” per le navi dirette all'isola.
Non pensate che quest’ultima sia una danza caraibica con figure dinamiche, la quarantena è solo un eufemismo per invocare una mossa internazionalmente proibita classificata sotto la voce “blocco navale”.
Ogni tentativo di forzatura del blocco stesso avrebbe provocato una ritorsione immediata; alla data fatidica del 23 ottobre, Kennedy si rivolge al pubblico e con toni estremamente duri dice che ogni lancio di missili cubani verrà considerato un attacco portato dall'Unione Sovietica verso gli Stati Uniti.
Il 24 inizia la danza operativa della quarantena.
Saltando con eleganza, le corde entra in azione, il 25 ottobre, Adlai Stenveson che mette K.O. l'avversario ed il pubblico ostentando all'ONU una serie di fotografie con rampe di missili a Cuba; anni dopo Colin Powell avrebbe organizzato un remake mediatico.
Mentre il complesso militar-mediatico-industriale incomicia a respirare a pieni polmoni, il mondo trattiene il respiro.
A porre fine a questa situazione di stallo ci pensa l'Uomo Rosso che cede di schianto ed ordina lo smantellamento delle cosiddette rampe missilistiche cubane.
Il giorno dopo tutte le navi sovietiche si allontanano dalla zona del blocco.
Come previsto nelle causole della “resa condizionata”, JFK si impegna pubblicamente affinchè gli Stati Uniti non invadano mai l’isola, né appoggino altri tentativi di invasione.
Il p.r. dell'Uomo Rosso rende pubblica una seconda lettera, nella quale si specifica un'altra clausola: la rinuncia americana ai suoi missili Jupiter installati in Turchia e a Gioia del Colle, vicino Bari.
L'uomo della Casa Bianca telefona privatamente in Puglia e annuncia: “pronto, Gioia, ti dovrei dire una cosa...” ma in pubblico risponde, accettando il contenuto della prima lettera di Krusciov ed aggiungendo una proposta di accordo riguardante altri armamenti, come proposto nella seconda lettera.
Il 28 ottobre, la crisi termina, e così vissero tutti felici e contenti, penserete voi.
Manco nell'anticamera del cervello, direbbe nonna mia.
“Dobbiamo stare attenti a non permettere che uno di questi rifugiati cubani rovini l'affare” fu la frase, pronunciata da JFK a suo fratello RFK la notte del 28 ottobre 1962, che costituì il trampolino di lancio per l’altra operazione di spettacoli caraibici “Cuba-Miami-Dallas-LasVegas”, con eliminazioni di presidenti ed esiliati.
Invece a Milano, lontano dai Caraibi, sotto una triste pioggia, furono organizzati, sabato 27 ottobre, cortei a favore di Cuba e durante gli scontri tra dimostranti e la Celere morì il giovane Giovanni Ardizzone; il giorno prima a Bescapè su un Morane-Saulnier 760 erano morte tre persone: un tal Enrico Mattei, un certo pilota Irnerio Bertuzzi e William McHale giornalista USA.
Uccisi da un improvviso aumento di pressione dovuto all’aggravamento della Guerra Fredda.
Un tempaccio, meglio berci un pò sopra... Bacardi?
Militari, spie, capi di governo e capitani d'industria sono i protagonisti di eventi di un passato non troppo lontano che hanno segnato la storia del mondo ma dei quali ancora non sappiamo probabilmente tutta la verità. Il nostro esperto di cospirazioni scopre qualche tessera, ma su quale sia il disegno rappresentato nel mosaico possiamo solo fare supposizioni.
Difficile districarsi tra le false piste e le false bandiere, in compenso la lettura per il week-end è servita, da gustare, è ovvio, con un freschissimo Cuba Libre. Buon fine settimana a tutti!
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Di Giovanni Pesce
La squadra dei Barbudos ha da poco (1959) conquistato il potere e già si trova a fronteggiare una delle più spettacolari crisi della Guerra Fredda: i Missili Cubani.
Tutto inizia il 14 Ottobre 1962, quando un aereo da ricognizione “evergreen” Lochkeed U2 degli Stati Uniti scatta delle fotografie, nelle quali si può notare la presenza di basi missilistiche sovietiche nel territorio cubano.
A soli 150 Km dal territorio statunitense queste postazioni missilistiche rappresentano una minaccia intollerabile per i contribuenti USA, specialmente dopo che gli stessi erano stati scaldati a puntino con eventi mediatici dai titoli roboanti come “I missili in giardino”.
La tecnologia missilistica in campo è molto simile a quella delle V2 tedesche e degli Honest-John americani, missili tattici.
Osserviamo i Front-Men scesi in campo:
Sulla vostra destra potete ammirare i fratelli John e Bob Kennedy con il loro Gruppo Speciale Allargato composto dal consigliere militare (il generale Maxwell Taylor), dal consigliere per la Sicurezza nazionale (McGeorge Bundy), dal Segretario di stato (Dean Rusk), assistito da un consigliere (Alexis Johnson), dal Segretario alla difesa (Robert McNamara), assistito da un consigliere (Roswell Gilpatric), dal nuovo direttore della CIA (John McCone), dal capo di stato maggiore interforze (il generale Lyman L. Lemnitzer) e dall’ambasciatore Adlai Stevenson .
Schierati sulla vostra sinistra Krusciov assistito da Gromiko, Anatoly Dobrynin, i fratelli Castro ed il comandante “Che” Guevara che presiede l’economia nazionale cubana a mo’ di un Padoa Schioppa.
Da quando Fidel Castro è salito al potere i rapporti tra Cuba e gli Stati Uniti sono andati via via peggiorando e si sono interrotti totalmente nel 1961.
Un tentativo Usa di far insorgere il popolo cubano era fallito platealmente; questa azione, conosciuta con il fantasioso nome “La Baia dei Porci”, fu un vero spettacolare Smack-Down a favore del Líder Máximo.
“Goal mancato = goal subito” e Krusciov non perde l’opportunità di reagire in contropiede trasferendo in avanti di 12.000 miglia verso i Caraibi i suoi missili tattici.
Dopo la disastrosa azione offensiva, JFK mostra i muscoli, decretando l'embargo a Cuba a partire dal febbraio 1962.
Torniamo sul ring; prima scazzottata diplomatica: l'Uomo della Casa Bianca chiede spiegazioni a “Faccia di Bronzo”; malgrado la presentazione delle fotografie il ministro degli esteri sovietico Andrej Gromiko schiva il colpo negando la presenza di missili sul territorio cubano ed il Pentagono risponde il 22 ottobre con una mossa creativa: “la quarantena” per le navi dirette all'isola.
Non pensate che quest’ultima sia una danza caraibica con figure dinamiche, la quarantena è solo un eufemismo per invocare una mossa internazionalmente proibita classificata sotto la voce “blocco navale”.
Ogni tentativo di forzatura del blocco stesso avrebbe provocato una ritorsione immediata; alla data fatidica del 23 ottobre, Kennedy si rivolge al pubblico e con toni estremamente duri dice che ogni lancio di missili cubani verrà considerato un attacco portato dall'Unione Sovietica verso gli Stati Uniti.
Il 24 inizia la danza operativa della quarantena.
Saltando con eleganza, le corde entra in azione, il 25 ottobre, Adlai Stenveson che mette K.O. l'avversario ed il pubblico ostentando all'ONU una serie di fotografie con rampe di missili a Cuba; anni dopo Colin Powell avrebbe organizzato un remake mediatico.
Mentre il complesso militar-mediatico-industriale incomicia a respirare a pieni polmoni, il mondo trattiene il respiro.
A porre fine a questa situazione di stallo ci pensa l'Uomo Rosso che cede di schianto ed ordina lo smantellamento delle cosiddette rampe missilistiche cubane.
Il giorno dopo tutte le navi sovietiche si allontanano dalla zona del blocco.
Come previsto nelle causole della “resa condizionata”, JFK si impegna pubblicamente affinchè gli Stati Uniti non invadano mai l’isola, né appoggino altri tentativi di invasione.
Il p.r. dell'Uomo Rosso rende pubblica una seconda lettera, nella quale si specifica un'altra clausola: la rinuncia americana ai suoi missili Jupiter installati in Turchia e a Gioia del Colle, vicino Bari.
L'uomo della Casa Bianca telefona privatamente in Puglia e annuncia: “pronto, Gioia, ti dovrei dire una cosa...” ma in pubblico risponde, accettando il contenuto della prima lettera di Krusciov ed aggiungendo una proposta di accordo riguardante altri armamenti, come proposto nella seconda lettera.
Il 28 ottobre, la crisi termina, e così vissero tutti felici e contenti, penserete voi.
Manco nell'anticamera del cervello, direbbe nonna mia.
“Dobbiamo stare attenti a non permettere che uno di questi rifugiati cubani rovini l'affare” fu la frase, pronunciata da JFK a suo fratello RFK la notte del 28 ottobre 1962, che costituì il trampolino di lancio per l’altra operazione di spettacoli caraibici “Cuba-Miami-Dallas-LasVegas”, con eliminazioni di presidenti ed esiliati.
Invece a Milano, lontano dai Caraibi, sotto una triste pioggia, furono organizzati, sabato 27 ottobre, cortei a favore di Cuba e durante gli scontri tra dimostranti e la Celere morì il giovane Giovanni Ardizzone; il giorno prima a Bescapè su un Morane-Saulnier 760 erano morte tre persone: un tal Enrico Mattei, un certo pilota Irnerio Bertuzzi e William McHale giornalista USA.
Uccisi da un improvviso aumento di pressione dovuto all’aggravamento della Guerra Fredda.
Un tempaccio, meglio berci un pò sopra... Bacardi?
2 comments:
Bello il pavimento dell'illustrazione di Cuba; molti scacchi, molti richiami.
ciao Gianni
Immaginavo che l'immagine ti sarebbe piaciuta...
;-)
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