Tuesday, January 22, 2008

Il “pasto gratis” di Adolf

Internet è una bella invenzione, che permette di aver accesso ad una quantità di conoscenze fino a pochi anni fa impensabile. Ma non è privo di pecche, e una delle peggiori è la sua capacità di diffondere in tempi molto brevi false rivelazioni, vere e proprie leggende metropolitane, spacciate come verità storiche tenute nascoste perché pericolose per l'establishment.

Insomma, si tratta di ipotesi cospirazioniste completamente false che finiscono per squalificare agli occhi dei lettori meno attenti altre ipotesi più solide e circostanziate: non v'è dubbio, infatti, che per una comprensione più oggettiva della storia sia necessario ricorrere ad un sano revisionismo, che tenga conto del filtro imposto da chi occupa il potere ed ha ogni interesse che dalla storia ufficiale scompaia ogni riferimento che possa incrinare l'apparente legittimità della loro posizione.

In realtà, un esame appena approfondito di queste ipotesi false rivela in genere piuttosto chiaramente, facendo ricorso alla ben nota domanda cui prodest, che lo scopo perseguito non è affatto lo smascheramento della vera essenza del potere e della sua propaganda – il suo essere null'altro che una struttura coercitiva – ma al contrario la sua giustificazione, perpetrando l'inganno del potere “buono” opposto a quello “cattivo.” Ovvero, lo stesso assioma sostenuto dalla storia “ufficiale,” solo scambiando i ruoli di buoni e cattivi.

Così, ecco fare la sua comparsa anche tra i commenti in questo blog la leggenda del “miracolo economico di Hitler,” che sarebbe la vera ragione per cui le altre potenze, sotto la guida dei grandi capitalisti e dei banchieri internazionali, scatenarono la Seconda Guerra Mondiale. Secondo questa leggenda, Hitler risollevò la Germania dalla crisi seguita alla Grande Guerra stampandosi denaro e finanziando con esso grandi opere pubbliche. Ora, bisognerebbe notare che, ad esempio, il New Deal keynesiano di Roosevelt non fu granché diverso, e che entrambe queste politiche hanno portato ad una forte militarizzazione della società e ad un drenaggio di risorse dalla società civile al complesso militar-industriale. Il segreto di queste politiche – come di quelle attuali a base di iniezioni di liquidità – consisteva essenzialmente nel differire nel tempo i suoi effetti deleteri: nessun pasto è gratis, e ad un certo punto qualcuno dovrà pagarne il conto, o finire in cucina a lavare i piatti.

Il regime nazista ricorse allora ad un sistema ingegnoso quanto poco originale per evitare di pagare il conto: far “lavare i piatti” ad alcune sezioni di popolazione, quelle con il sangue non sufficientemente ariano. Come scrive George L. Mosse:
Persino il trattamento dei polacchi sotto il regime nazista non mirava al loro sterminio, anzi essi dovevano diventare un popolo di schiavi; i massacri avvenuti durante la conquista nazista della Polonia nel 1939 furono per lo più perpetrati ai danni dell'intellighentzia polacca perché in tal modo i polacchi, privati dei loro intellettuali, preti ed educatori, si sarebbero più docilmente prestati, secondo quanto sostenevano i nazisti, a diventare degli schiavi della razza superiore. È stato ritenuto che il razzismo abbia portato alla rinascita della schiavitù, non solo negli imperi d'oltremare, ma nella stessa Europa. Infatti la schiavitù fu messa in pratica nei confronti di alcuni polacchi, e anche di molti ebrei, che furono " dati " ai comandanti dei campi di concentramento nazisti e alle loro famiglie perché li facessero lavorare come meglio credevano. È stato anche affermato non a torto che le centinaia di migliaia di ebrei che lavoravano nelle fabbriche belliche o tessili installate nei ghetti abbiano costituito una mano d'opera schiavizzata, perché essi non erano pagati e ricevevano solo un po' più di cibo degli altri. Tale lavoro nelle fabbriche, o per il vantaggio privato dei comandanti delle SS, sembrò offrire almeno una vaga speranza di sopravvivenza. Per gli ebrei (ma non per i polacchi) tale speranza si rivelò illusoria.
Analizzare l'economia della Germania nazista senza prendere in considerazione le misure coercitive grazie alle quali essa si reggeva non è concepibile. E queste misure non si limitavano agli slavi ed agli ebrei. Leggiamo ad esempio cosa scrive Adam Young a proposito della riforma agraria di Hitler:
Hitler nominò Direttore del Ministero per l'Alimentazione e l'Agricoltura Walther Darre, che nel 1929 aveva pubblicato un libro, "I contadini come la Fonte di Vita della Razza Nordica."

Darre voleva “riformare” la produzione e l'introduzione sul mercato degli alimenti ed aumentare i prezzi per i coltivatori. L'intero programma di Darre fu progettato con un obiettivo in mente: isolare il coltivatore agricolo dal mercato. Per questo scopo, Darre promulgò la Legge Ereditaria delle Fattorie nel 1933, che aveva lo scopo di impedire la preclusione del diritto ipotecario o la vendita del terreno a scapito della libertà dei coltivatori. Questa “legge" stabiliva che soltanto i tedeschi ariani in grado di dimostrare la purezza del loro sangue fino al 1800 potevano possedere un podere.

Ogni podere fino a 308 acri fu dichiarato proprietà ereditaria: non poteva essere venduto, diviso, ipotecato o precluso per debito. Con la morte del suo proprietario, sarebbe passato al suo parente maschio più vicino, che a sua volta sarebbe stato costretto a fornire un reddito e una formazione ai suoi parenti. Il coltivatore agricolo venne denominato bauer o contadino, un "titolo onorifico" di cui sarebbe stato privato se avesse rotto "il codice d'onore agricolo," ovvero, se avesse smesso di coltivare.

A complemento venne stabilita la Proprietà Alimentare del Reich è per regolare gli stati e la produzione dei coltivatori. La sua ampia burocrazia imponeva regolamenti che toccavano tutti i campi della vita del coltivatore e la sua produzione, elaborazione e vendita di alimentari. Era comandata da Darre stesso come "Capo del Contadini del Reich."

La Proprietà Alimentare del Reich aveva due obiettivi: aumentare i prezzi agricoli e rendere la Germania "autosufficiente negli alimenti." Darre fissò arbitrariamente i prezzi dei prodotti agricoli: nei primi due anni del regime, i prezzi all'ingrosso aumentarono del 20 per cento e per il bestiame, le verdure e i latticini, l'aumento fu ancora più ripido. Ma il settore dell'agricoltura non era esente; i costi supplementari di questi prezzi artificiali si riversarono su tutti i consumatori.
Quindi la furia regolatrice del Reich non potè evitare l'aumento dei prezzi delle derrate alimentari al consumo, pur legando indissolubilmente i contadini alla terra, in maniera non dissimile dall'antica servitù della gleba. Per garantire l'autarchia del popolo tedesco, la geniale soluzione non fu altro che obbligare i contadini a produrre, senza nemmeno poter decidere cosa e quanto. L'unico risultato visibile, a parte la perdita della libertà da parte dei coltivatori, fu un aumento generalizzato dei generi alimentari, evidentemente provocato dalla continua stampa di denaro fresco (ad un certo punto circolavano in Germania 237 valute diverse). Una situazione sufficiente a far crollare l'economia tedesca su se stessa anche prima dell'inizio della guerra, evento rimandato grazie soltanto ai beni confiscati agli ebrei ed alla schiavitù degli slavi.

Niente di particolarmente rivoluzionario, quindi, nessun “miracolo economico.” Ma è bene sottolineare anche un altro punto, quello secondo cui il nazismo avrebbe disturbato i “poteri forti,” ovvero i grandi capitalisti. Sempre Adam Young:
Nel 1936, il programma quadriennale di Göring venne inaugurato. Questo fece di Göring, che era ignorante di economia quasi quanto Hitler, il dittatore economico della Germania. Spingendo per un'economia totale di guerra, il protezionismo venne decretato e l'autarchia chiamata la cosiddetta "battaglia della produzione." Le importazioni di consumo vennero quasi eliminate, il controllo di salari e prezzi promulgati e vaste opere pubbliche costruite per lavorare le materie prime.

La burocratizzazione dell'economia seguì necessariamente. Walther Funk, che sostituì Walther Schacht come ministro dell'economia nel 1937, ammise che "le comunicazioni ufficiali oggi compongono più della metà dell'intera corrispondenza dell'industria tedesca" e che "le esportazioni della Germania coinvolgono giornalmente 40.000 transazioni separate; tuttavia per ogni singola transazione quaranta moduli differenti devono essere compilati."

Gli uomini d'affari e gli imprenditori furono soffocati dal nastro rosso, veniva detto loro dallo stato cosa e quanto potevano produrre ed a che prezzo, erano oberati dalle tasse e furono costretti a dare "contributi speciali" al partito. Le società sotto una capitalizzazione di $40.000 si dissolsero e fondarne di nuove con capitalizzazione inferiore a $2.000.000 venne proibito, cosa che eliminò un quinto di tutte le aziende tedesche.
In pratica ancora un trasferimento di ricchezza dalla società tutta in poche, potenti mani: niente di diverso insomma dalla situazione che si sta delineando attualmente nella nostra economia, facendo quindi presagire lugubri scenari per il futuro prossimo.

È davvero incredibile che si giunga a sostenere ipotesi tanto scellerate quanto questa della miracolose prestazioni economiche della Germania nazista (tra l'altro essendo possibile esaminarne la versione riveduta e corretta nell'attuale evoluzione della crisi statunitense) pur di mantenere viva l'illusione che possa esistere uno stato “buono” e un interesse comune che non sia la risultante della miriade di interessi individuali presenti nella società, e che questo debba venir imposto con la forza per il bene di tutti. Ma forse si tratta solo della comprensibile tentazione di imporre agli altri la propria personale visione della vita, o dell'ancor più comprensibile ambizione di liberarsi dalla condizione di sfruttati passando tra i privilegiati sfruttatori. Chi non vorrebbe mangiare a gratis?

2 comments:

sacha said...

bravo gongoro
alimenti delle discussioni che altrimenti rimarrebbero insinuazioni.
la calunnia è un venticello e in questi tempi di disinformazione è estremamente importante sentire voci che sappiano argomentare.

Paxtibi said...

Ciao Sandro.

Non ho capito se è una critica o un complimento, comunque grazie lo stesso.

:-)