Wednesday, August 29, 2007

Parla come uccidi

È di oggi una notizia che, se confermata, segnerebbe ancora un preoccupante aumento della tensione tra USA e Iran:
Nella notte di martedì soldati americani hanno fatto irruzione in un hotel di Bagdad e hanno arrestato una decina di persone, tra le quali, secondo quanto riporta una stazione radio finanziata dagli USA, ci sarebbero sei membri di una delegazione iraniana, che si trovavano lì per discutere contratti con il governo iracheno.
L'ambasciata iraniana non ha confermato, ma ha rivelato che un impiegato dell'ambasciata e sei membri di una delegazione del ministero dell'energia iraniano si trovavano effettivamente allo Sheraton Ishtar Hotel, uno di quelli visitati dai soldati USA.
Questo mentre i media americani continuano a battere la grancassa, e non solo i canali televisivi come il solito Fox (vedi video in coda), ma anche testate come il Washington Post. Non è una novità: anche prima della guerra in Iraq i media liberal erano in prima fila nel diffondere la propaganda bellica. Philip Giraldi su AntiWar osserva:
In un editoriale del 21 agosto cavo, a titolo “più duri con l'Iran: la Guardia Rivoluzionaria è in guerra con gli Stati Uniti. Perchè non contrattaccare?” Il Post, che ospita regolarmente i neocons come Charles Krauthammer nei suoi editoriali, è stato uno dei principali cheerleader per la guerra in Iraq. L'editoriale accetta a scatola chiusa le dichiarazioni del Pentagono che sostiene che un terzo delle vittime tra le truppe degli Stati Uniti in Iraq è stato ucciso da munizioni avanzate fornite dall'Iran e che 50 membri della Guardia stanno operando per “facilitare l'addestramento di estremisti sciiti” a sud di Bagdad.
Ovviamente non vengono presentate prove a sostegno di questo teorema, che serve evidentemente a preparare la strada per una nuova guerra prima che il presidente Bush lasci l'ufficio, così come non ce ne sono mai state che giustificassero l'attacco all'Iraq. Tutto si basa sulla constatazione di un miglioramento qualitativo negli attacchi della resistenza, che viene attribuito senza dubbio all'interferenza iraniana, come se l'Iraq non avesse mai avuto un esercito moderno e professionale prima dell'invasione: i promotori della guerra trattano la logica come tratterebbero un nemico sul campo di battaglia.
L'azione militare riuscita contro un nemico che è stato dipinto finora come un altro “nuovo Hitler” potrebbe essere molto utile per i repubblicani nel 2008 per radunare ancora la gente intorno alla bandiera. Niente come una guerra o un attacco terroristico può far rivivere il fervore da allarme rosso. Incolpare l'Iran inoltre fornisce una spiegazione conveniente al perchè gli Stati Uniti abbiano fallito così malamente in Iraq: qualcun'altro “sta interferendo.”
Sarebbe il caso di cominciare a considerare i media per quello che sono, non mezzi di informazione ma semplici strumenti di propaganda al servizio del potere, come è facile verificare osservando il numero di esperti direttamente provenienti dal Pentagono che affollano i canali televisivi e ai quali è sempre concesso di diffondere “informazioni” senza contraddittorio. Ricordate la CNN? Poco più di un anno prima dell'11 settembre assunse personale militare specializzato dell'Airmobile Fourth Psychological Operations Group di stanza a Fort Bragg. Il compito principale di questo gruppo è la diffusione di “informazione selezionata”. Tradotto dalla neolingua: propaganda.



2 comments:

Nicolò said...

Ciao Pax,
Avevo letto anche io la notizia dell'arresto, ma secondo repubblica dovrebbero essere stati rilasciati:

http://www.repubblica.it/news/ired/ultimora/2006/rep_nazionale_n_2473793.html?ref=hpsbdx1

Paxtibi said...

La televisione del network pubblico britannico 'Bbc' ha trasmesso le immagini degli iraniani portati via dai soldati Usa, bendati e ammanettati.

Direi che il senso della provocazione, comunque, rimane intatto.