Il Premio Rothbard per studenti delle superiori, organizzato dal Circolo Culturale Rothbard, in collaborazione con L’Istituto Bruno Leoni e il Movimento Libertario, si è concluso con la vittoria (ex-aequo) di due ragazze di 16 anni che fanno la prima liceo classico. Di seguito lo svolgimento dei due temi vincitori.
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Concorso “Murray N. Rothbard”
Seconda edizione - 2009
CONSEGNE: Sviluppa una delle tre tracce suggerite, sforzandoti di fare riferimento ai temi trattati da Frédéric Bastiat nel volume “Ciò che si vede, ciò che non si vede” e sottolineando quali aspetti di quella riflessione ti paiono più convincenti e quali meno.
TERZO TEMA
Nel saggio intitolato “Lo Stato”, Frédéric Bastiat analizza in termini molto crudi i tratti essenziali del potere statale, giungendo a sostenere che lo Stato è “la grande finzione per mezzo della quale tutti si sforzano di vivere a spese di tutti”. Evidenzia se e in che senso questa tesi dello studioso francese coglie qualche elemento essenziale della realtà.
SVOLGIMENTO
Frédéric Bastiat, economista ma anche filosofo, è uno dei più intransigenti difensori della libertà, in tutte le sue forme; il suo liberismo di ampio respiro riguarda l’ambito economico, ma anche le scienze sociali in generale. Nella sua applicazione dei principi liberali a tutti gli ambiti della società riflette a lungo sul concetto e sull’azione dello Stato.
Per Bastiat esiste un’armonia di fondo, basata sulla libera interazione degli uomini; queste interazioni pongono i limiti naturali tra gli uomini che costituiscono la società. Bastiat aggiunge a questa naturale intelaiatura l’intervento dello Stato solo come funzione di “forza comune” destinata ad esercitare la giustizia, mentre vi contrappone la finzione per la quale lo Stato diventa solo un organo artificiale, teso a limitare la libertà e danneggiare i singoli (“la grande finzione per mezzo della quale tutti si sforzano di vivere a spese di tutti”).
Bastiat parte dal presupposto che esistano dei principi naturali che nascono con l’uomo e che perciò sono superiori a qualsiasi altro principio istituito dallo Stato: personalità, libertà, proprietà. Egli predica l’antropocentrismo in tutti gli ambiti e afferma che l’uomo è razionale, l’uomo è attivo: il popolo non è la massa informe che il legislatore deve snaturare e cambiare come fa un contadino con la sua terra, ma è un complesso di individui che tende autonomamente ad organizzarsi in modo positivo. In questo sistema lo Stato, che provvede alla giustizia, deve preoccuparsi di evitare i soprusi dell’uno sull’altro, di garantire che quei principi naturali dell’uomo vengano protetti.
Bastiat invece vedeva nello Stato dell’epoca un continuo attentare ad essi: esso predicava la solidarietà, ma snaturava le proprietà dei singoli con l’imposizione di innumerevoli imposte. Bastiat confidava in un meccanismo autonomo che facesse utilizzare a tutti ciò che era proprio, e lo analizza attentamente in tutti i suoi passaggi economici (partendo dal libero mercato fino al progresso dei ceti meno abbienti), così da permettere lo sviluppo del libero scambio, libero esercizio in generale: libera aspirazione al successo. Lo Stato, invece, con la sua artificialità, si serve di un legislatore, che con il suo personale e discutibile progetto governa le sorti di tutti gli individui, impone tasse sempre in misura maggiore di quanto si aspetti l’individuo e dà indietro sempre meno di ciò che uno si immagina: lo Stato non ha risorse proprie, ma deve trovarle nei suoi cittadini, perciò, dice Bastiat, sbaglia chi lo personifica e si aspetta poche rischieste e tante elargizioni.
Bastiat in una metafora, arriva anche a personificare i difensori dello statalismo in medici difensori di un metodo artificiale per far respirare i viventi, mentre gli individualisti sarebbero medici che supportano il metodo naturale.
Il filosofo ed economista francese vedeva nello Stato un tiranno, un pericolo che, con l’avvicendarsi di un legislatore dopo l’altro, non garantiva le basi per una società felice e cioè non garantiva la pace, la libertà e la sicurezza: di conseguenza non dava quella fiducia che egli vedeva nell’azione individuale.
L’ingerenza dello Stato non veniva analizzata perciò solo in ambito economico ma nella società in generale; nel difendere la libertà in ogni sua forma Bastiat appoggia, per esempio, l’istruzione diversificata e non quella unificata ed imposta dallo Stato.
Supportando queste tesi però da per scontato che in un sistema politico la giustizia debba essere la principale delle funzioni dello Stato; se il meccanismo naturale della società umana, basata sugli individui, sulle loro potenzialità e le loro proprietà può funzionare è solo grazie al funzionamento di questo organo. Esso deve evitare che si verifichino soprusi e che, come è avvenuto in paesi capitalisti, avvenga davvero un progresso economico e sociale in tutte le classi, e non si realizzi la ”forbice sociale”.
Lo Stato, fatto da individui, smette di essere una fittizia invenzione che opera la spoliazione e può essere sostituito dalla libera associazione, solo quando la giustizia è infallibile, quando la dignità umana è garantita, quando l’uomo, quindi, può esprimere le sue potenzialità e godere indiscriminatamente delle sue proprietà.
Martina Pazzaglia
Classe IB, Liceo Classico, Grosseto.
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PRIMO TEMA
Dinanzi alle principali decisioni politiche, è facile operare una semplificazione che assolutizza i dati più evidenti (“ciò che si vede”) e ignora o comunque trascura gli effetti meno percepibili o anche più di “lunga durata” (“ciò che non si vede”). Sviluppa una tua riflessione su questo problema, anche utilizzando l’analisi di Frédéric Bastiat.
SVOLGIMENTO
Frédéric Bastiat, vissuto nella Francia della prima metà del XIX secolo, è stato per secoli vittima di oltraggi immeritati e di oblio. Fu spesso tacciato di superficialità dai suoi avversari, interventisti e protezionisti, incapaci di replicare alcunché di fronte a ciò che l’economista predicava sulle conseguenze del loro agire.
L’accusa di superficialità mossa a Bastiat era dovuta anche alla disarmante semplicità e chiarezza dei suoi ragionamenti, che si fondavano però su una profonda conoscenza degli argomenti trattati.
Frédéric Bastiat è sì un esponente del “Classical Liberalism”, che considera lo Stato inutile se non addirittura svantaggioso, ma è innanzitutto un giusnaturalista. Il diritto naturale in cui crede, in contrapposizione al positivismo giuridico, si fonda sulla convinzione che la proprietà preesista alle leggi.
L’uomo, secondo Bastiat, “nasce proprietario”, in quanto possiede per natura dei bisogni e delle facoltà che, esercitate, producono il valore necessario alla soddisfazione dei bisogni.
“Ciò che si vede, ciò che non si vede” è un pamphlet scritto da Bastiat l’anno stesso della sua morte. In questo saggio l’autore dipinge la figura del buon economista, che, a differenza del cattivo economista, sa prendere decisioni che, con il sacrificio di un piccolo male immediato, causeranno un grande vantaggio futuro.
Nella sua prosa scorrevole, brillante e fortemente ironica, Bastiat procede ad un’analisi di vari esempi pratici a dimostrazione del fatto che spesso, in politica ed in economia, si sbaglia a valutare certi provvedimenti. L’errore è dovuto al fatto che si osservano le immediate conseguenze e non si fa caso agli effetti più distanti nel tempo, “ciò che non si vede”.
In questo modo Bastiat smantella una serie di credenze altamente diffuse.
Nell’esempio del “vetro rotto” è dimostrata la falsità dell’opinione comune secondo la quale la distruzione dei beni incoraggia l’economia nazionale, producendo lavoro. Bastiat sostiene che i soldi spesi nel riparare o nel ricomprare qualcosa che è stato danneggiato o distrutto sarebbero stati destinati all’acquisto di nuovi beni. L’economista afferma così che “la società perde il valore delle cose inutilmente distrutte”.
La causa di molti mali della Francia dell’epoca, secondo Bastiat, è proprio l’incapacità degli uomini di potere di considerare gli effetti meno evidenti di ogni azione.
Bastiat condanna il colonialismo spiegando che non è un metodo per portare maggiore ricchezza ad un paese. Il denaro destinato da un paese colonizzatore, ad esempio la Francia, a favorire lo sviluppo economico del paese colonizzato, ad esempio l’Algeria, porterà ricchezza al primo paese, ma causerà in esso anche un forte ristagno economico. Il denaro sborsato, infatti, proviene dallo Stato. Ma cosa è lo Stato se non un’invenzione chimerica? La gente tende a credere che lo Stato sia un’istituzione a se stante, che ha lo scopo di aiutare la popolazione, di favorirla. Un bene individuale è sempre a scapito della collettività. Lo Stato non è altro che la popolazione stessa. La Francia sono i Francesi! Il denaro speso in Algeria, viene dalle tasche dei Francesi, che non potranno più spenderlo come avrebbero voluto, in patria, favorendo l’economia francese.
Per Bastiat lo Stato dovrebbe intervenire il meno possibile in economia. Esso dovrebbe anzi limitarsi a farsi garante della sicurezza, della proprietà e della libertà di ciascun individuo.
Ogni servizio pubblico sostituisce un servizio che potrebbe essere svolto privatamente e in modo migliore grazie alla libera concorrenza.
In un sistema privatizzato, però, a mio parere, alcuni servizi fondamentali destinati a garantire i diritti della persona, come il diritto alla salute, diventerebbero un beneficio di pochi.
Mediante la sua ricerca di “ciò che non si vede” Bastiat legittimizza il risparmio più produttivo rispetto alla spesa smodata ed al lusso. Chi non economizza favorisce momentaneamente il lavoro, ma non appena la sua ricchezza si sarà estinta non potrà più giovare in alcun modo all’economia. Chi risparmia e spende prudentemente aumenta la propria spesa di anno in anno, grazie alla crescita del capitale. Si accompagnano così valore morale ed economia politica.
Le doti che permettono ad un buon economista di valutare e scegliere il bene maggiore sono l’esperienza e la preveggenza. Doti che certo non mancavano a Bastiat stesso: sebbene alcune delle sue teorie siano oggi superate, egli ha mostrato una grande capacità di previsione.
Bastiat ha individuato fenomeni economici che sono attuali anche al giorno d’oggi.
Per esempio, nel pamphlet “Maledetto denaro”, l’autore riconosce la differenza fondamentale tra l’oro e le ricchezze reali, costituite da beni utili e servizi. Mentre l’oro ed il denaro non sono altro che intermediari che contribuiscono a semplificare l’atto dello scambio, la vera ricchezza risiede nei beni utili.
Bastiat comprese che l’afflusso d’oro dalla California non avrebbe portato nuova ricchezza in Europa. Certo, qualcuno si sarebbe arricchito, ma a discapito di qualcun altro. Aumentando l’oro e restando immutato il numero dei beni utili, l’oro si sarebbe deprezzato, e chi lo avesse posseduto nel momento del suo deprezzamento avrebbe potuto acquistare, con la stessa quantità di denaro, un minore numero di beni. Il problema dell’inflazione dovuta alla produzione eccessiva di carta-moneta si può ritrovare anche in fatti di economia più attuale. E’ notizia del giorno il coscienzioso rifiuto della Germania di mettere in circolazione nuova liquidità per stabilizzare il sistema attraverso l’acquisto di titoli “dannosi”. Ad inoltrare questa richiesta sono stati la Federal Reserve americana ed il Primo Ministro inglese Gordon Brown. Produrre nuovo denaro non è la soluzione, se il vuo valore non corrisponde a quello delle ricchezze effettive.
Nuova moneta in circolazione è ciò che si vede, l’inflazione e tutti i problemi che ne derivano è ciò che non si vede. Queste iniezioni di liquidità sono state piuttosto frequenti negli ultimi tempi, per cercare di frenare la crisi economica che, a partire, dagli Stati Uniti, sta investendo tutto il mondo. L’inflazione, però, è difficile da controllare e non deve essere in alcun modo favorita.
Le riflessioni di Frédéric Bastiat non sono mai banali nè semplicistiche. L’impegno nell’economia politica che ha occupato cinque anni della vita di Bastiat ha aggravato la sua malattia e l’ha portato, nel 1850, alla morte. La forza di carattere e la volontà di divulgare il suo pensiero l’hanno spinto a proclamare le proprie idee “con tutta la forza ahimè ben insufficiente, dei miei polmoni, fino all’ultimo respiro”.
Fino alla fine la sua vita è stata tesa alla ricerca di “ciò che non si vede”, la “verità” che ha invocato con le ultime parole prima di morire.
Costanza Posarelli
Classe IB, Liceo Classico, Grosseto
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Concorso “Murray N. Rothbard”
Seconda edizione - 2009
CONSEGNE: Sviluppa una delle tre tracce suggerite, sforzandoti di fare riferimento ai temi trattati da Frédéric Bastiat nel volume “Ciò che si vede, ciò che non si vede” e sottolineando quali aspetti di quella riflessione ti paiono più convincenti e quali meno.
TERZO TEMA
Nel saggio intitolato “Lo Stato”, Frédéric Bastiat analizza in termini molto crudi i tratti essenziali del potere statale, giungendo a sostenere che lo Stato è “la grande finzione per mezzo della quale tutti si sforzano di vivere a spese di tutti”. Evidenzia se e in che senso questa tesi dello studioso francese coglie qualche elemento essenziale della realtà.
SVOLGIMENTO
Frédéric Bastiat, economista ma anche filosofo, è uno dei più intransigenti difensori della libertà, in tutte le sue forme; il suo liberismo di ampio respiro riguarda l’ambito economico, ma anche le scienze sociali in generale. Nella sua applicazione dei principi liberali a tutti gli ambiti della società riflette a lungo sul concetto e sull’azione dello Stato.
Per Bastiat esiste un’armonia di fondo, basata sulla libera interazione degli uomini; queste interazioni pongono i limiti naturali tra gli uomini che costituiscono la società. Bastiat aggiunge a questa naturale intelaiatura l’intervento dello Stato solo come funzione di “forza comune” destinata ad esercitare la giustizia, mentre vi contrappone la finzione per la quale lo Stato diventa solo un organo artificiale, teso a limitare la libertà e danneggiare i singoli (“la grande finzione per mezzo della quale tutti si sforzano di vivere a spese di tutti”).
Bastiat parte dal presupposto che esistano dei principi naturali che nascono con l’uomo e che perciò sono superiori a qualsiasi altro principio istituito dallo Stato: personalità, libertà, proprietà. Egli predica l’antropocentrismo in tutti gli ambiti e afferma che l’uomo è razionale, l’uomo è attivo: il popolo non è la massa informe che il legislatore deve snaturare e cambiare come fa un contadino con la sua terra, ma è un complesso di individui che tende autonomamente ad organizzarsi in modo positivo. In questo sistema lo Stato, che provvede alla giustizia, deve preoccuparsi di evitare i soprusi dell’uno sull’altro, di garantire che quei principi naturali dell’uomo vengano protetti.
Bastiat invece vedeva nello Stato dell’epoca un continuo attentare ad essi: esso predicava la solidarietà, ma snaturava le proprietà dei singoli con l’imposizione di innumerevoli imposte. Bastiat confidava in un meccanismo autonomo che facesse utilizzare a tutti ciò che era proprio, e lo analizza attentamente in tutti i suoi passaggi economici (partendo dal libero mercato fino al progresso dei ceti meno abbienti), così da permettere lo sviluppo del libero scambio, libero esercizio in generale: libera aspirazione al successo. Lo Stato, invece, con la sua artificialità, si serve di un legislatore, che con il suo personale e discutibile progetto governa le sorti di tutti gli individui, impone tasse sempre in misura maggiore di quanto si aspetti l’individuo e dà indietro sempre meno di ciò che uno si immagina: lo Stato non ha risorse proprie, ma deve trovarle nei suoi cittadini, perciò, dice Bastiat, sbaglia chi lo personifica e si aspetta poche rischieste e tante elargizioni.
Bastiat in una metafora, arriva anche a personificare i difensori dello statalismo in medici difensori di un metodo artificiale per far respirare i viventi, mentre gli individualisti sarebbero medici che supportano il metodo naturale.
Il filosofo ed economista francese vedeva nello Stato un tiranno, un pericolo che, con l’avvicendarsi di un legislatore dopo l’altro, non garantiva le basi per una società felice e cioè non garantiva la pace, la libertà e la sicurezza: di conseguenza non dava quella fiducia che egli vedeva nell’azione individuale.
L’ingerenza dello Stato non veniva analizzata perciò solo in ambito economico ma nella società in generale; nel difendere la libertà in ogni sua forma Bastiat appoggia, per esempio, l’istruzione diversificata e non quella unificata ed imposta dallo Stato.
Supportando queste tesi però da per scontato che in un sistema politico la giustizia debba essere la principale delle funzioni dello Stato; se il meccanismo naturale della società umana, basata sugli individui, sulle loro potenzialità e le loro proprietà può funzionare è solo grazie al funzionamento di questo organo. Esso deve evitare che si verifichino soprusi e che, come è avvenuto in paesi capitalisti, avvenga davvero un progresso economico e sociale in tutte le classi, e non si realizzi la ”forbice sociale”.
Lo Stato, fatto da individui, smette di essere una fittizia invenzione che opera la spoliazione e può essere sostituito dalla libera associazione, solo quando la giustizia è infallibile, quando la dignità umana è garantita, quando l’uomo, quindi, può esprimere le sue potenzialità e godere indiscriminatamente delle sue proprietà.
Martina Pazzaglia
Classe IB, Liceo Classico, Grosseto.
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PRIMO TEMA
Dinanzi alle principali decisioni politiche, è facile operare una semplificazione che assolutizza i dati più evidenti (“ciò che si vede”) e ignora o comunque trascura gli effetti meno percepibili o anche più di “lunga durata” (“ciò che non si vede”). Sviluppa una tua riflessione su questo problema, anche utilizzando l’analisi di Frédéric Bastiat.
SVOLGIMENTO
Frédéric Bastiat, vissuto nella Francia della prima metà del XIX secolo, è stato per secoli vittima di oltraggi immeritati e di oblio. Fu spesso tacciato di superficialità dai suoi avversari, interventisti e protezionisti, incapaci di replicare alcunché di fronte a ciò che l’economista predicava sulle conseguenze del loro agire.
L’accusa di superficialità mossa a Bastiat era dovuta anche alla disarmante semplicità e chiarezza dei suoi ragionamenti, che si fondavano però su una profonda conoscenza degli argomenti trattati.
Frédéric Bastiat è sì un esponente del “Classical Liberalism”, che considera lo Stato inutile se non addirittura svantaggioso, ma è innanzitutto un giusnaturalista. Il diritto naturale in cui crede, in contrapposizione al positivismo giuridico, si fonda sulla convinzione che la proprietà preesista alle leggi.
L’uomo, secondo Bastiat, “nasce proprietario”, in quanto possiede per natura dei bisogni e delle facoltà che, esercitate, producono il valore necessario alla soddisfazione dei bisogni.
“Ciò che si vede, ciò che non si vede” è un pamphlet scritto da Bastiat l’anno stesso della sua morte. In questo saggio l’autore dipinge la figura del buon economista, che, a differenza del cattivo economista, sa prendere decisioni che, con il sacrificio di un piccolo male immediato, causeranno un grande vantaggio futuro.
Nella sua prosa scorrevole, brillante e fortemente ironica, Bastiat procede ad un’analisi di vari esempi pratici a dimostrazione del fatto che spesso, in politica ed in economia, si sbaglia a valutare certi provvedimenti. L’errore è dovuto al fatto che si osservano le immediate conseguenze e non si fa caso agli effetti più distanti nel tempo, “ciò che non si vede”.
In questo modo Bastiat smantella una serie di credenze altamente diffuse.
Nell’esempio del “vetro rotto” è dimostrata la falsità dell’opinione comune secondo la quale la distruzione dei beni incoraggia l’economia nazionale, producendo lavoro. Bastiat sostiene che i soldi spesi nel riparare o nel ricomprare qualcosa che è stato danneggiato o distrutto sarebbero stati destinati all’acquisto di nuovi beni. L’economista afferma così che “la società perde il valore delle cose inutilmente distrutte”.
La causa di molti mali della Francia dell’epoca, secondo Bastiat, è proprio l’incapacità degli uomini di potere di considerare gli effetti meno evidenti di ogni azione.
Bastiat condanna il colonialismo spiegando che non è un metodo per portare maggiore ricchezza ad un paese. Il denaro destinato da un paese colonizzatore, ad esempio la Francia, a favorire lo sviluppo economico del paese colonizzato, ad esempio l’Algeria, porterà ricchezza al primo paese, ma causerà in esso anche un forte ristagno economico. Il denaro sborsato, infatti, proviene dallo Stato. Ma cosa è lo Stato se non un’invenzione chimerica? La gente tende a credere che lo Stato sia un’istituzione a se stante, che ha lo scopo di aiutare la popolazione, di favorirla. Un bene individuale è sempre a scapito della collettività. Lo Stato non è altro che la popolazione stessa. La Francia sono i Francesi! Il denaro speso in Algeria, viene dalle tasche dei Francesi, che non potranno più spenderlo come avrebbero voluto, in patria, favorendo l’economia francese.
Per Bastiat lo Stato dovrebbe intervenire il meno possibile in economia. Esso dovrebbe anzi limitarsi a farsi garante della sicurezza, della proprietà e della libertà di ciascun individuo.
Ogni servizio pubblico sostituisce un servizio che potrebbe essere svolto privatamente e in modo migliore grazie alla libera concorrenza.
In un sistema privatizzato, però, a mio parere, alcuni servizi fondamentali destinati a garantire i diritti della persona, come il diritto alla salute, diventerebbero un beneficio di pochi.
Mediante la sua ricerca di “ciò che non si vede” Bastiat legittimizza il risparmio più produttivo rispetto alla spesa smodata ed al lusso. Chi non economizza favorisce momentaneamente il lavoro, ma non appena la sua ricchezza si sarà estinta non potrà più giovare in alcun modo all’economia. Chi risparmia e spende prudentemente aumenta la propria spesa di anno in anno, grazie alla crescita del capitale. Si accompagnano così valore morale ed economia politica.
Le doti che permettono ad un buon economista di valutare e scegliere il bene maggiore sono l’esperienza e la preveggenza. Doti che certo non mancavano a Bastiat stesso: sebbene alcune delle sue teorie siano oggi superate, egli ha mostrato una grande capacità di previsione.
Bastiat ha individuato fenomeni economici che sono attuali anche al giorno d’oggi.
Per esempio, nel pamphlet “Maledetto denaro”, l’autore riconosce la differenza fondamentale tra l’oro e le ricchezze reali, costituite da beni utili e servizi. Mentre l’oro ed il denaro non sono altro che intermediari che contribuiscono a semplificare l’atto dello scambio, la vera ricchezza risiede nei beni utili.
Bastiat comprese che l’afflusso d’oro dalla California non avrebbe portato nuova ricchezza in Europa. Certo, qualcuno si sarebbe arricchito, ma a discapito di qualcun altro. Aumentando l’oro e restando immutato il numero dei beni utili, l’oro si sarebbe deprezzato, e chi lo avesse posseduto nel momento del suo deprezzamento avrebbe potuto acquistare, con la stessa quantità di denaro, un minore numero di beni. Il problema dell’inflazione dovuta alla produzione eccessiva di carta-moneta si può ritrovare anche in fatti di economia più attuale. E’ notizia del giorno il coscienzioso rifiuto della Germania di mettere in circolazione nuova liquidità per stabilizzare il sistema attraverso l’acquisto di titoli “dannosi”. Ad inoltrare questa richiesta sono stati la Federal Reserve americana ed il Primo Ministro inglese Gordon Brown. Produrre nuovo denaro non è la soluzione, se il vuo valore non corrisponde a quello delle ricchezze effettive.
Nuova moneta in circolazione è ciò che si vede, l’inflazione e tutti i problemi che ne derivano è ciò che non si vede. Queste iniezioni di liquidità sono state piuttosto frequenti negli ultimi tempi, per cercare di frenare la crisi economica che, a partire, dagli Stati Uniti, sta investendo tutto il mondo. L’inflazione, però, è difficile da controllare e non deve essere in alcun modo favorita.
Le riflessioni di Frédéric Bastiat non sono mai banali nè semplicistiche. L’impegno nell’economia politica che ha occupato cinque anni della vita di Bastiat ha aggravato la sua malattia e l’ha portato, nel 1850, alla morte. La forza di carattere e la volontà di divulgare il suo pensiero l’hanno spinto a proclamare le proprie idee “con tutta la forza ahimè ben insufficiente, dei miei polmoni, fino all’ultimo respiro”.
Fino alla fine la sua vita è stata tesa alla ricerca di “ciò che non si vede”, la “verità” che ha invocato con le ultime parole prima di morire.
Costanza Posarelli
Classe IB, Liceo Classico, Grosseto
12 comments:
Miseria ladra, la mia prof di lettere di quando ero in seconda mi avrebbe preso a cinghiate per dei temi del genere ;-)
Eh, bei tempi!... XD
LOL. Come si svolge questo concorso?
Ma fatemi capire una cosa... esiste un liceo statale dove è possibile scrivere (e soprattutto, conoscere) cose del genere??? Anche io ho fatto un liceo (scientifico però), ma onestamente non ricordo che il mio prof (dichiaratamente comunista) di storia e filosofia ci abbia mai parlato di Bastiat (figuriamoci della scuola austriaca)
Non male le fanciulle... a me una volta avevano dato 3 perchè avevo osato scrivere che trovavo incompresibile il fatto che in Italia ci fosse una legge che vietasse la ricostituzione del partito fascista, mentre ne esisteva tranquillamente uno comunista. E dire che ai tempi del liceo ero anche moderatamente di sinistra.
Salve a tutti,
sono una delle ragazze che ha partecipato al concorso e, per rispondere a Thomas Morton, il concorso è stato proposto liberamente agli studenti da una professoressa che ha tenuto i contatti con i membri dell'organizzazione promotrice.
:)
Io ho fatto un istituto tecnico, in realtà m'è andata di lusso col passaggio al triennio. Son passato dalla rossissima prof di lettere del biennio ad una ammiratrice di Don Sturzo che ogni due per tre tirava fuori qualche citazione di Adam Smith. Inutile dire con quale prof prendevo voti più alti nei temi ;-)
@Marti: spero sinceramente che "incontrare" così presto personaggi come Bastiat sul cammino della vostra vita vi aiuti a maturare con un forte spirito critico, a tenere gli occhi ben aperti ed a cercare di cambiare 'sto cesso di mondo. IdeaLs have consequences ;-)
PS Minchia, rileggendomi paio quasi un vecchio (^_^)
PPS La prof deve essere una pericolosa eversiva ;-)
I due temi vincitori vengono dalla stessa classe. Mi chiedo quante scuole abbiano aderito.
Come iniziativa la trovo molto simpatica, ma in effetti forse ci vuole un certo coraggio per parteciparvi dall'interno di una scuola pubblica.
In effetti è stata una simpatica casualità che sia io che l'altra ragazza proveniamo dalla stessa classe, perchè i partecipanti provenivano almeno anche dal liceo scientifico, dall'istituto magistrale e dall'istituto tecnico agrario... per quanto riguarda il coraggio... beh, non credo che nella giuria ci fossero anche dei prof ;) e comunque i contenuti necessari per lo svolgimento del tema erano acquisibili con la lettura di un libro di Bastiat, ovviamente proposto esternamente dall'organizzazione!
P.S. --->Ideals have consequences *_*
A parte i contenuti io sono piacevolmente sorpreso di vedere due bei temi scritti in un italiano corretto e scorrevole, piacevoli da leggere e ben strutturati. Grazie.
Se ci pensate il fatto che sia "sorpreso" è molto triste :-)
Domanda: ma le due autrici avranno diritto ad un mediatore culturale per spiegare la questione ai prof?
non ricordo che il mio prof (dichiaratamente comunista) di storia e filosofia ci abbia mai parlato di Bastiat (figuriamoci della scuola austriaca)
In quinta si arriva a malapena a studiare poco e male Nietzsche. Bastiat passa - e ci mancherebbe! - in secondo (ma anche terzo) piano.
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