And so we must conclude that “we” are not the government; the
government is not “us.”
(Murray N. Rothbard, For a new liberty)
Nell'edizione dell'aprile 1993 di The Free Market, Hans-Hermann Hoppe descriveva brevemente i quattro punti per ricreare un sistema sanitario efficiente ed economicamente sostenibile, spiegando in breve perché queste misure sono indispensabili. Questi quattro punti sono:
Un appunto mi sento di farlo, però, ed è il solito discorso delle privatizzazioni, ovvero: se il sistema sanitario è stato pagato dal contribuente – non volontariamente, per giunta – con che diritto lo stato dispone di questo bene? Inoltre, ciò che accade è che i beni cosiddetti pubblici vengono svenduti proprio allo stesso entourage che ha garantito il potere agli uomini di governo, l'élite dello stato corporativo. E vengono svenduti non solo per corruzione ma anche per la congenita impossibilità di stabilire un prezzo di mercato in un mercato popolato di monopoli.
In questo modo ad ereditare uno di questi monopoli sono i clientes privilegiati degli uomini di governo, un monopolio che pur se privato non può essere considerato naturale in quanto creato con la coercizione: questo da sé limiterebbe i benefici portati dal mercato, già abbondantemente ridotti dalla presenza dell'infausto monopolio della moneta. C'è il rischio, privatizzando “a pezzi,” di creare una situazione anche peggiore, un rischio aggravato da una questione morale: se lo stato non ha il diritto di rubare, non ha nemmeno quello di vendere la refurtiva, e da una radice marcia non cresce una pianta sana.
Una possibile soluzione potrebbe essere la divisione in azioni del bene in questione, da assegnare poi proporzionatamente alle dichiarazioni dei redditi, così che ciascuno possieda una parte del bene in qualche modo corrispondente alla cifra pagata. Sembra un po' una proprietà collettiva, è vero, ma in regime di mercato niente impedisce a nessuno di acquistare quelle azioni e di prendere infine possesso dell'intero bene, a quel punto all'unico prezzo corretto secondo la logica del libero mercato, quella secondo cui entrambi gli attori si ritengono più soddisfatti al termine dello scambio.
Lo stato non siamo noi. Quindi la vera privatizzazione è quella in cui lo stato rende a noi, i privati, quello che ci ha rubato.
1. Eliminare tutti i requisiti di licenza dalle facoltà di medicina, dagli ospedali, dalle farmacie e dai medici e dall'altro personale sanitario. La loro disponibilità aumenterebbe quasi immediatamente, i prezzi scenderebbero e una maggior varietà di servizi sanitari comparirebbe sul mercato.Se si vuole ragionare legando le cause agli effetti, le argomentazioni di Hoppe sono incontestabili, del resto la sanità di stato è solo una grossa bolla che, come tutte le bolle, è destinata a scoppiare: costi e prezzi sempre più alti, qualità del servizio sempre più bassa, fino all'inevitabile implosione allorché le risorse che escono supereranno quelle che entrano. Un po' come la pensione “per tutti,” ma dai cent'anni in su. O come la “piena occupazione,” però obbligatoria.
Agenzie di garanzia volontarie in concorrenza tra loro sostituirebbero la licenza obbligatoria del governo – sempre se i fornitori di sanità ritengono che tale garanzia possa aumentare la loro reputazione, e che i loro consumatori diano un peso alla reputazione e siano disposti a pagarla.
Dato che non sarebbero più ingannati a credere che uno “standard nazionale” della sanità esista, i consumatori aumenteranno i loro costi di ricerca ed opereranno scelte sanitarie più attente.
2. Eliminare tutte le limitazioni governative sulla produzione e sulla vendita di prodotti farmaceutici ed apparecchiature mediche. Ciò significa niente più Food and Drug Administration, che attualmente ostacola l'innovazione e aumenta i costi.
Costi e prezzi calerebbero, ed una più ampia varietà di prodotti migliori raggiungerebbe il mercato più rapidamente. Il mercato obbligherebbe i consumatori ad agire secondo la propria – piuttosto che del governo – valutazione del rischio. E produttori e rivenditori di farmaci e apparecchiature in concorrenza tra loro, sia per proteggersi contro le cause legali che per attrarre clienti, fornirebbero descrizioni del prodotto e garanzie sempre migliori.
3. Deregolamentare il campo delle assicurazioni sulla salute. L'impresa privata può offrire un'assicurazione contro eventi sul cui risultato l'assicurato non ha il controllo. Non ci si può assicurare contro il suicidio o il fallimento, per esempio, perché la causa di questi eventi è nelle mani di ciascuno.
Poiché la salute di una persona, o la mancanza di essa, si trova sempre più sotto il suo controllo, molti, se non la maggior parte dei rischi per la salute, in realtà non sono assicurabili. “Assicurarsi” contro i rischi la cui probabilità un individuo può sistematicamente influenzare ricade all'interno della responsabilità di quella persona.
Qualsiasi assicurazione, inoltre, prevede il raggruppamento di rischi individuali. Implica che gli assicuratori paghino più a qualcuno e meno ad altri. Ma nessuno sa in anticipo e con certezza quali saranno i “vincitori” e i “perdenti.” I “vincitori” e i “perdenti” si distribuiscono a caso e la ridistribuzione del reddito risultante non è sistematica. Se i “vincitori” o i “perdenti” si potessero prevedere sistematicamente, i “perdenti” non vorrebbero raggruppare il loro rischio con i “vincitori,” ma con altri “perdenti,” perché questo abbasserebbe i loro costi assicurativi. Non vorrei raggruppare i miei personali rischi di incidente con quelli dei giocatori di football americano professionisti, per esempio, ma esclusivamente con quelli di persone in circostanze simili alle mie, ad un costo più basso.
A causa delle limitazioni legali sul diritto al rifiuto degli assicuratori della salute – per escludere qualsiasi rischio individuale come non assicurabile – il sistema attuale di assicurazione sulla salute è interessato soltanto in parte all'assicurazione. L'industria non può discriminare liberamente fra i diversi rischi collettivi.
Di conseguenza, gli assicuratori della salute coprono un gran numero di rischi non assicurabili accanto, e insieme, a veri rischi assicurabili. Non discriminano fra i vari gruppi di persone che comportano rischi assicurativi significativamente differenti. L'industria opera così un sistema di ridistribuzione del reddito – avvantaggiando gli attori irresponsabili ed i gruppi ad alto rischio a scapito degli individui responsabili e dei gruppi a basso rischio. I prezzi dell'industria sono di conseguenza elevati e in aumento.
Deregolamentare l'industria significa ristabilire la libertà di contratto senza restrizioni: per permettere ad un assicuratore della salute di offrire qualsiasi tipo di contratto, che includa o escluda qualsiasi rischio e discrimini fra qualsiasi gruppo di individui. I rischi non assicurabili perderebbero la copertura, la varietà di polizze per la copertura rimanente aumenterebbe e le differenze di prezzo rifletterebbero i veri rischi assicurativi. In media, i prezzi calerebbero drasticamente. E la riforma ristabilirebbe la responsabilità individuale nella sanità.
4. Eliminare tutti i sussidi ai malati. I sussidi generano più di qualunque cosa sovvenzionano. I sussidi per la malattia coltivano la malattia e promuovono disattenzione, indigenza e dipendenza. Se li eliminiamo, rinforzeremmo la volontà di vivere una vita sana e di lavorare per vivere. In primo luogo, questo significa abolire Medicare and Medicaid.
Un appunto mi sento di farlo, però, ed è il solito discorso delle privatizzazioni, ovvero: se il sistema sanitario è stato pagato dal contribuente – non volontariamente, per giunta – con che diritto lo stato dispone di questo bene? Inoltre, ciò che accade è che i beni cosiddetti pubblici vengono svenduti proprio allo stesso entourage che ha garantito il potere agli uomini di governo, l'élite dello stato corporativo. E vengono svenduti non solo per corruzione ma anche per la congenita impossibilità di stabilire un prezzo di mercato in un mercato popolato di monopoli.
In questo modo ad ereditare uno di questi monopoli sono i clientes privilegiati degli uomini di governo, un monopolio che pur se privato non può essere considerato naturale in quanto creato con la coercizione: questo da sé limiterebbe i benefici portati dal mercato, già abbondantemente ridotti dalla presenza dell'infausto monopolio della moneta. C'è il rischio, privatizzando “a pezzi,” di creare una situazione anche peggiore, un rischio aggravato da una questione morale: se lo stato non ha il diritto di rubare, non ha nemmeno quello di vendere la refurtiva, e da una radice marcia non cresce una pianta sana.
Una possibile soluzione potrebbe essere la divisione in azioni del bene in questione, da assegnare poi proporzionatamente alle dichiarazioni dei redditi, così che ciascuno possieda una parte del bene in qualche modo corrispondente alla cifra pagata. Sembra un po' una proprietà collettiva, è vero, ma in regime di mercato niente impedisce a nessuno di acquistare quelle azioni e di prendere infine possesso dell'intero bene, a quel punto all'unico prezzo corretto secondo la logica del libero mercato, quella secondo cui entrambi gli attori si ritengono più soddisfatti al termine dello scambio.
Lo stato non siamo noi. Quindi la vera privatizzazione è quella in cui lo stato rende a noi, i privati, quello che ci ha rubato.
1 comment:
Health is the health of the State.
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