Sunday, May 30, 2010

La loro Africa

Il colonialismo, nell'era della neolingua, si chiama “aiuto internazionale.” Questa nuova forma di colonialismo calpesta la dignità degli uomini che pretende di aiutare per mascherarsi da solidarietà.

Per questo Dambisa Moyo, l'autrice del libro La carità che uccide, propone l'immediata eliminazione degli aiuti ai cosiddetti paesi in via di sviluppo: gli aiuti ai governi fanno crescere i governi, non le economie. Infatti, nel suo libro The Bottom Billion, Paul Collier mostra come il 40% delle spese militari in Africa siano pagate con gli aiuti stranieri.
La “solidarietà” coloniale alimenta quegli stessi problemi che usa per giustificare sé stessa.

Nel continente africano, tra il 1970 e il 1998, sono stati immessi oltre un trilione di dollari in “aiuti,” e la povertà è aumentata dall'11% al 66%. Un trilione di dollari che, oggi, farebbero comodo anche nel “ricco” occidente. Il risultato non è stata una redistribuzione di ricchezza, ma una diffusione globale della miseria.





10 comments:

tristantzara said...

C'è pure il fatto che poi sono le società straniere stesse (extra-africane...)a ricevere i finanziamenti erogati dai loro Stati, e poi vengono le ong.
A parte ciò, per completezza d'informazione, ci sono progetti della Ue che q.cosa di buono l'hanno realizzato. E non scordiamo il fatto che una buona gestione di queste risorse non è possibile ottenerla da governanti africani per niente responsabili, insomma ci sguazzano in più di uno.... P.fav. da chi posso iniziare per leggere autori e testi che riguardano l'anarchìa ? grz e ciao

Paxtibi said...

Sui progetti che hanno fatto qualcosa di buono, bisognerebbe analizzarli uno per uno: succede spesso, infatti, che a fronte di un effetto positivo visibile, se ne ottengano molti negativi nascosti.

Come letture, potresti cominciare con le cose di Rothbard che trovi nella colonna di destra, ma anche quelle di Bastiat come antipasto, per una lucida critica dello stato.

tristantzara said...

Certo è vero come tu specifichi però credi, ho un amico che per 10 anni è stato in America Latina, Cuba e Messico con Ong finanziate da progetti europei : lui non avrebbe continuato un anno in più se non ne avesse riscontrato l'utilità con gli scopi statutari, e forse non tutto, ma un bel q.cosa hanno fatto di positivo. Per i suggerimenti farò come dici tu, ti leggo di frequente e ti ringrazio, sruina mi disse di rivolgermi a te, grazie e ciao e que la suerte sea contigo.

Paxtibi said...

Vedi Tristanzara, io non discuto sul fatto che chi va in Africa a dare una mano faccia del bene: è ovvio che se vai lì e aiuti qualcuno migliori la sua situazione, almeno temporaneamente.

È l'insieme di queste attività a provocare conseguenze negative non immediatamente visibili. Nel caso in questione mi è difficile giudicare, perché non ho elementi, e magari le conseguenze negative sono minori di quelle positive.

Quello che penso, comunque, è che anche se poveri, gli africani non sono né più deboli di noi né più stupidi, e nel caso sono certo che siano in grado di aiutarsi da soli.

E un'altra cosa: se proprio sentiamo il bisogno di esercitare la nostra solidarietà, non è più logico farlo con chi ci sta vicino e del quale conosciamo più precisamente bisogni e problemi?

Anonymous said...

vedi(lord) peter bauer "the development frontier" 1991.

newson

Anonymous said...

la solidarietà del popolo è libera di decidere a chi dare i suoi aiuti, quella del governo dovrebbe essere trasparente.

Ciao Pax! :-)
Chapucine

Anonymous said...

sottotitoli in italiano no eh? Troppa fatica?

Paxtibi said...

Sì.

Anonymous said...

va bene lavorare, ma uno mica si deve ammazzare di lavoro...

c.

Paxtibi said...

Al momento non sono nelle condizioni materiali e spirituali per permettermi di rifiutare i lavori che mi vengono offerti, diciamo così.

Tornerò comunque ad aggiornare il blog (e le strisce) al più presto: confesso che mi è mancato.