Wednesday, May 5, 2010

DeLong sugli austriaci

La diffusione della teoria economica austriaca sembra che cominci a dare un certo fastidio ai manovratori, tanto che sempre più spesso gli esperti di regime – o intellettuali di corte, come li avrebbe chiamati Rothbard – vi dedicano post sui loro blog ed editoriali sui giornali mainstream.

Robert Murphy risponde ad una di queste “confutazioni” del keynesiano Brad DeLong. Una buona occasione per ripassare le basi del pensiero austriaco.
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Di Robert P. Murphy


In risposta ad un post di Martin Wolf sulla teoria austriaca del ciclo economico, l'economista della Uc Berkeley Brad DeLong ha fatto una lista delle posizioni che attribuisce agli austriaci. Come ci si sarebbe aspettati, DeLong non è granché impressionato dal (la sua comprensione del) punto di vista austriaco.

Sfortunatamente, la lista di DeLong contiene idee che non rientrano nel punto di vista “austriaco.” In altri punti, descrive correttamente la moderna posizione austriaca, ma la rifiuta erroneamente come falsa. Nel presente articolo voglio chiarire come la pensa su questi argomenti un vero economista austriaco.

Le asserzioni

DeLong comincia il suo post dicendo, “Vi offrirò otto asserzioni che considero ‘austriache,’ nel senso che sono state espresse in qualche luogo ed in qualche modo da qualche ‘austriaco,’ e le sottoporrò ad esame critico.”

Per brevità, non discuterò tutte e otto le asserzioni. Invece mi concentrerò su quattro di esse nelle quali le “confutazioni” di DeLong delle idee austriache sono effettivamente deboli.

“Ma non c'era sfrenata inflazione dell'IPC!”

DeLong colpisce un punto comune a molti critici della teoria austriaca del ciclo economico:
[Posizione “austriaca”] (3) L'UNICO NOSTRO PROBLEMA SIGNIFICATIVO È IL GOVERNO: È STATA LA POLITICA ULTRAESPANSIONISTA E INCOSCIENTE DEL GOVERNO CHE CI HA PORTATO ALLA SPECULAZIONE ED ALLA BOLLA CHE HANNO CREATO IL PROBLEMA.

Status. FALSO. È certamente vero che una politica sufficientemente austera può evitare il sorgere di qualsiasi bolla, ma i costi di tale politica sono alti. Ed i periodi in cui la politica monetaria è ultraespansionista sono periodi in cui le famiglie, sentendosi ricche, ampliano la loro spesa di consumo e generano l'inflazione dei prezzi al consumo. Non c'è stata un ondata di inflazione dei prezzi al consumo nei 2000. (enfasi aggiunta)
Secondo DeLong, la Fed non può aver tenuto una politica espansiva durante gli anni della bolla immobiliare, perché non abbiamo visto un'eccessiva inflazione dell'IPC come verso la fine degli anni '70.

Questo punto di vista è sbagliato. Una politica monetaria espansiva rende i prezzi superiori a quanto sarebbero stati altrimenti. Per esempio, gli interventi straordinari di Ben Bernanke verso la fine del 2008 – quando la misura M1 della massa monetaria aumentò del 12 per cento su un periodo di tre mesi – andarono di pari passo con il calo dei prezzi:





Tuttavia Bernanke si dedicò ancora alla politica “espansiva” (e distortiva) verso la fine del 2008. I prezzi avrebbero dovuto scendere in risposta allo scoppio della bolla. Sarebbero scesi di più, se Bernanke non avesse piazzato una barriera sotto di essi con le sue aggressive iniezioni di nuova moneta.

La fondamentale sconnessione fra il paradigma keynesiano di DeLong ed il metodo austriaco è che gli austriaci considerano i prezzi relativi e la microeconomia di fondo delle risorse che si muovono fra diversi settori.

Per gli austriaci, il motivo per cui Alan Greenspan alimentò la bolla immobiliare è che aveva abbassato i tassi di interesse (iniettando nuova moneta nei mercati creditizi). Ciò rese gli investimenti a termine più lungo ed i beni di consumo durevoli (come gli immobili) più attraenti di quanto sarebbero stati a tassi di interesse più alti. Questo è vero indipendentemente dal fatto che il livello assoluto di inflazione dell'IPC fosse o no alto secondo gli standard storici. Certamente i prezzi delle case aumentarono a tassi insoliti durante gli anni del boom e perfino un'ingenua analisi empirica indica un collegamento con la politica monetaria allentata di Greenspan.

Perché non c'è stata disoccupazione durante il periodo del boom?

DeLong inoltre riporta un apparente paradosso della teoria austriaca che Paul Krugman trova decisivo:
(5) A CAUSA DELL'ECCESSIVA COSTRUZIONE DI CASE, ERAVAMO CONDANNATI AD AVERE UN PERIODO DI ALTA DISOCCUPAZIONE MENTRE L'ECONOMIA SI RIEQUILIBRAVA E TRASFERIVA LE RISORSE DAL SETTORE DELLA COSTRUZIONE DI CASE.

Status: FALSO. Non c'è generalmente periodo di alta disoccupazione quando le risorse sono trasferite dai settori di produzione per il consumo nei settori di produzione di beni d'investimento. Non c'è necessità che il trasferimento delle risorse dai settori della produzione di beni d'investimento sia accompagnato da un'alta disoccupazione.
Penso di parlare anche a nome degli altri austriaci quando dico che è difficile rispondere a questa obiezione, perché ho difficoltà a capire cosa ostacola la comprensione di DeLong. Ho risposto a questo punto particolare in precedenza, ma ci proverò di nuovo.

Supponiamo di cominciare in una posizione di equilibrio originale, dove la disoccupazione è al tasso “naturale,” che riflette il normale ricambio dei lavoratori con il fallimento di alcune aziende, ecc. Allora la Fed irrompe sulla scena, stampa 100 miliardi di dollari in nuove e fragranti banconote e le passa ai banchieri.

Le banche prestano i nuovi soldi ai datori di lavoro, che entrano nel mercato del lavoro con le fresche mazzette di contanti incassano in tasca. Armati dei 100 miliardi in denaro appena creato dal nulla, i datori di lavoro offrono al rialzo i salari. Alla vista di una paga più alta, molti lavoratori rinunciano ai loro attuali impieghi e occupano le nuove posizioni nei settori in espansione. Inoltre, alcuni lavoratori precedentemente disoccupati concludono la loro ricerca di lavoro e occupano posti offerti dai datori di lavoro che hanno messo le mani sui 100 miliardi nuovi.

Ora, non c'è ragione che la disoccupazione salga nella situazione che ho appena descritto. Spero che DeLong e Krugman siano d'accordo con me.

Ma cosa accade quando la Fed taglia l'afflusso di nuovo denaro? Secondo gli austriaci, i fondamentali economici si riaffermano. I lavoratori che erano stati attirati nei settori in espansione dai nuovi fragranti dollari della Fed non avrebbero dovuto spostarsi verso quei settori. Quando l'afflusso di nuovi soldi si arresta, i datori di lavoro nei settori del boom perderanno il loro vantaggio sui loro competitori in altri settori.

Senza essere spinti artificialmente dal denaro a poco prezzo della Fed, i settori gonfiati dal boom si riveleranno non redditizi. Ridurranno le loro operazioni e licenzieranno i lavoratori.
Ora, penso che Krugman e DeLong vogliano conoscere la risposta alla seguente domanda: perché i lavoratori licenziati non tornano semplicemente ai posti di lavoro originali da cui sono partiti? Perché si forma un enorme serbatoio di lavoratori disoccupati dopo lo scoppio della bolla, mentre non si era formato nessun serbatoio simile durante il boom?

La risposta è abbastanza semplice: i lavoratori preferiscono licenziarsi ed accettare un lavoro migliore che essere licenziati ed accettare un lavoro peggiore. Durante il boom, i lavoratori sono attratti nei settori in espansione dalla promessa di stipendi più alti. Non sono spinti a forza in tali settori dopo aver perso il loro impiego precedente, ma lo fanno volontariamente.

Al contrario, dopo lo scoppio una quantità di lavoratori rimane improvvisamente senza lavoro. Tutte le opzioni che restano loro sono meno desiderabili della loro posizione precedente – se così non fosse, i lavoratori sarebbero già passati in questi altri settori. Così la disoccupazione nel complesso aumenta, perché ci sono lavoratori che stanno cercando un nuovo impiego, nella speranza che prolungando la loro ricerca di lavoro dovranno sopportare un minore taglio di salario rispetto alla loro condizione al momento del boom.

Krugman può chiamarla una storia keynesiana se vuole, ma la versione austriaca riconosce due cose importanti che la storia della domanda aggregata trascura. In primo luogo, gli austriaci capiscono il ruolo cruciale del consumo di capitale durante il periodo del boom. La maggior parte delle persone si sente realmente più ricca durante il periodo del boom, perché i loro consumi aumentano e credono erroneamente che questa prosperità nel presente non abbia conseguenze a lungo termine. Il modello keynesiano non può afferrare il fatto che durante il periodo del boom, la società “mangia i semi del grano” con il malinvestimento.

Relativamente a questo punto, la seconda cosa che i keynesiani trascurano è che il problema dei “salari vischiosi” – che impedisce al mercato del lavoro di ripulirsi perché i lavoratori sono riluttanti ad accettare i tagli di stipendio – non è una qualche aberrazione dell'economia di mercato. Come Arnold Kling cerca di chiarire nella sua spiegazione del “ricalcolo,” dopo che il crollo l'economia non può semplicemente ritornare alla sua configurazione pre-boom. I fondamenti sono cambiati con il passare del tempo ed a causa degli errori del periodo del boom. Ci vuole del tempo ed una vera ricerca da parte dei lavoratori licenziati per capire dove possono accasarsi nella nuova economia.

Dovremmo anche notare che la spesa di “stimolo” del governo, i sussidi di disoccupazione e così via prolungano artificialmente il processo di riaggiustamento. I salari di mercato sarebbero molto meno “vischiosi” di quanto vediamo nel nostro mondo interventista.

I risultati passati non garantiscono le prestazioni future

Per concludere, occupiamoci dell'affermazione secondo cui gli austriaci non mettono il naso fuori dalla finestra per vedere la realtà, che DeLong utilizza in due diverse proposizioni:
(7) LA POLITICA MONETARIA ESPANSIVA È INGIUSTIFICATA PERCHÉ AUMENTERÀ SOLTANTO L'OCCUPAZIONE A BREVE TERMINE SE CONDURRÀ SOLTANTO AD UN ALTRO PERIODO DI INFLAZIONE DEI PREZZI DEI BENI E, ALLA FINE, AD UNA MAGGIORE RECESSIONE.

Status: FALSO. Vedi “gridare ‘al fuoco! al fuoco!’ nel Diluvio Universale…”

(8) LA POLITICA FISCALE ESPANSIVA È INGIUSTIFICATA PERCHÉ AUMENTERÀ SOLTANTO L'OCCUPAZIONE A BREVE TERMINE SE CONDURRÀ AD UN ALTRO PERIODO DI INFLAZIONE DEI PREZZI DEI BENI E, ALLA FINE, AD UNA MAGGIORE RECESSIONE.

Status: FALSO. Vedi “gridare ‘al fuoco! al fuoco!’ nel Diluvio Universale…”
Questo è un po' un inside joke; DeLong si sta riferendo al post del blog di Paul Krugman nel quale avrebbe distrutto gli avvertimenti di un'iperinflazione di Peter Schiff presentando un grafico che mostra come l'inflazione dei prezzi avrebbe rallentato (a proposito, questo è un caveat importante: non abbiamo avuto una reale deflazione dei prezzi al consumo per un periodo significativo).

Ci sono parecchi problemi con questo. In primo luogo, controllate la reale tendenza nell'indice dei prezzi al consumo standard (IPC) come calcolato dal governo stesso:




Così è vero, l'immagine di cui sopra da sola non suggerirebbe che è il momento di recarvi in drogheria con la vostra carriola di contanti. Ma indica anche che l'economia degli Stati Uniti è ben lontana dall'essere bloccata in una “spirale deflazionistica.”

C'è stato un grande crollo nei prezzi al consumo (come misurato dall'Ufficio delle Statistiche del Lavoro) nei mesi finali del 2008, ma dall'inizio del 2009 i prezzi stanno aumentando costantemente, malgrado il fatto che siamo stati bloccati in un'orribile recessione. Questo indica che il rapporto keynesiano tra inflazione dei prezzi e disoccupazione è semplicemente errato, come gli anni 70 dovrebbero aver dimostrato una volta per tutte.

Tuttavia c'è un secondo problema con l'obiezione di Krugman/DeLong agli austriaci che avvertono di una futura inflazione dei prezzi e del collasso della crescita economica. Lascerò che sia Robert Wenzel a spiegarlo con il suo tono tipicamente impertinente:
Ciò che fa Krugman è linkare ad una ricerca su Google degli avvertimenti sull'iperinflazione di Schiff e quindi mostrare un grafico che mostra come l'inflazione non abbia ancora avuto inizio.

Questa è l'argomentazione più assurda che abbia mai sentito. Krugman pone piuttosto che rispondere alle accuse fatte da Schiff. Rispondi, piccolo Paul, in che modo questo sarebbe diverso dal linkare una ricerca su Google sugli avvertimenti di Schiff circa il crollo dei beni immobili appena prima che il crollo fosse cominciato, e mostrare un grafico che mostra i prezzi delle case che salgono? Dimostrerebbe questo in qualche modo, in quel momento, che Schiff si sbagliava circa il crollo del mercato immobiliare?
Terzo, penso che la metafora del Diluvio Universale sia piuttosto ironica in questo contesto. Nella storia di Noè e del Diluvio, nessuno disse che Noè era uno sciocco dopo che la pioggia aveva cominciato a cadere. Fu soltanto prima che la catastrofe colpisse, quando Noè era fedele e costruiva l'arca, che tutti gli altri erano “razionali” dicendo che non era mai successo niente di simile a ciò di cui Noè andava avvertendo.

Così se vogliamo tratteggiare un'analogia fra Noè ed i nostri attuali esperti economici, gli austriaci sono coloro che predicano sventure ed avvertono tutti di barricare le porte perché sta arrivando una grande tempesta. Forse si sbagliano, ma non li potete confutare precisando che adesso c'è il sole – e nemmeno dicendo che la maggior parte dei meteorologi predicono sole per tutta la settimana.

Conclusione

È rinfrescante vedere che la teoria austriaca del ciclo economico ha riguadagnato tale popolarità che alcune delle migliori pistole delle scuole rivali hanno bisogno di sfidarla. Tuttavia, penso che né Brad DeLong né Paul Krugman apprezzino la coerenza interna ed il potere esplicativo della visione austriaca. Vorrei incoraggiarli a rifletterci sopra e raffinare le loro critiche alla luce di risposte come quella che ho qui scritto.

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