“To the brooding leftist, it is inconceivable that people can work out their own problems, that trade can be to people's mutual advantage, that society can be essentially self managing, or that attempts to use government power to reshape and manage people might backfire. Their faith in government knows few limits; their faith in people is thin or nonexistent. This is why they are a danger to liberty.”
(Llewellyn H. Rockwell, Jr.)
L'ordine è nella dottrina statalista un bene che la società non può produrre e che solo lo stato può garantire grazie al monopolio della violenza. Per quanto strano possa sembrare, la maggior parte delle persone con le quali vi capiterà di parlarne accetterà questo dogma senza ulteriori discussioni, nonostante la logica e la stessa realtà dimostrino il contrario.
___________________________Ordine
Significato originario:
1a disposizione, collocazione di ogni cosa nel luogo che le compete, secondo un determinato criterio: mettere, rimettere in o. i vestiti nell’armadio; tenere in o. la scrivania, tenerla ordinata; mettere, fare o. in casa, in una stanza, riordinarla; anche fig.: mettere o. nella propria vita
1b il criterio, il modo stesso su cui si basa tale disposizione: o. alfabetico, cronologico
1c condizione di ciò che è tenuto ordinato, razionalmente disposto: in casa tua c’è sempre un grande o.
2 sequenza, serie ordinata di cose: invertire l’o. delle cifre di un numero
3 attitudine a essere ordinato nel riporre le proprie cose, nel gestire le proprie attività, le proprie abitudini e sim.: ammiro molto il tuo o.
4 osservanza delle regole, disciplina: richiamare all’o. qcn.
5a assetto politico e sociale di uno stato: o. democratico, repubblicano; sovvertire l’o.
5b ordine pubblico
6 sistema di leggi e relazioni che determina l’organicità e l’armonia di un insieme: o. naturale, o. dell’universo
C'è una serie di telefilm americana, una delle tante che ha per protagonisti dei poliziotti (chissà come mai sembra così impossibile per la tv avere dei protagonisti che non siano dipendenti pubblici), il cui titolo è Law and Order. Niente di speciale, se non che, ad una più attenta riflessione, traspare una certa distorsione della realtà perfettamente funzionale all'ideologia statalista: la società è una jungla, i pochi cittadini onesti sono in balia delle forze preponderanti del caos, l'unico baluardo a loro difesa è l'eroico braccio armato dello stato (tralascio per pietà il particolare che, anche nel telefilm, la storia comincia allorché il crimine è avvenuto, con buona pace dell'opera di protezione da parte delle forze dell'ordine). Dov'è quindi la distorsione? Semplicemente nel punto di vista della camera da presa: protagonisti sono i poliziotti, co-protagonisti i delinquenti, la società civile è relegata al ruolo della vittima. Questa è la visione del mondo osservato dalla stazione di polizia, niente di stupefacente, ma certo si tratta di un osservatorio sulla realtà piuttosto limitato, soprattutto se pretende di fornire un giudizio di valore sulla società tutta.
Ma è solo un esempio di come la propaganda si insinui in mille rivoli nella percezione della realtà, confermando ogni volta l'equazione stato/ordine e anarchia/caos ormai largamente accettata dogmaticamente: quando si sentono ripetere concetti come "ma senza lo stato saremmo alla mercè dei criminali" è spontaneo chiedersi quanto di tale ragionamento proviene dall'osservazione della realtà e dalla necessaria riflessione, e quanto dagli spettacoli televisivi o cinematografici. Del resto, una società di persone prevalentemente violente e decise ad aggredire non potrebbe che essere una società violenta e caotica, e le eventuali leggi che imporrebbe non potrebbero che essere quelle a tutela dei più forti e più aggressivi. I leoni seguono le loro regole da leoni, allo stesso modo, se prendiamo per buona la teoria di chi considera l'uomo alla stregua di un feroce predatore non ci si può certo attendere che imponga leggi a protezione delle prede. Per dirla con Rothbard:
Ma è solo un esempio di come la propaganda si insinui in mille rivoli nella percezione della realtà, confermando ogni volta l'equazione stato/ordine e anarchia/caos ormai largamente accettata dogmaticamente: quando si sentono ripetere concetti come "ma senza lo stato saremmo alla mercè dei criminali" è spontaneo chiedersi quanto di tale ragionamento proviene dall'osservazione della realtà e dalla necessaria riflessione, e quanto dagli spettacoli televisivi o cinematografici. Del resto, una società di persone prevalentemente violente e decise ad aggredire non potrebbe che essere una società violenta e caotica, e le eventuali leggi che imporrebbe non potrebbero che essere quelle a tutela dei più forti e più aggressivi. I leoni seguono le loro regole da leoni, allo stesso modo, se prendiamo per buona la teoria di chi considera l'uomo alla stregua di un feroce predatore non ci si può certo attendere che imponga leggi a protezione delle prede. Per dirla con Rothbard:
in un senso profondo, nessun sistema sociale, sia anarchico che statale, può funzionare a meno che la maggior parte delle persone siano "buone", nel senso che non siano tutte desiderose di assaltare e rapinare il loro prossimo. Se tutti fossero così disposti, nessuna quantità di protezione, sia statale che privata, potrebbe riuscire ad evitare il caos. Ancora, più la gente è disposta ad essere pacifica e a non aggredire il prossimo, più tutto il sistema sociale funzionerà con successo e meno le risorse dovranno essere dedicate alla protezione della polizia.In effetti, ciò che l'osservazione della realtà suggerisce, è piuttosto l'esistenza di una doppia natura dell'animo umano, quella che nei cartoni animati viene rappresentata con il diavoletto e l'angioletto appollaiati sulle spalle del protagonista: la scelta di una strada piuttosto che un'altra è sempre e comunque il risultato di una decisione operata soppesando i pro e i contro delle proprie azioni. Se ne deduce quindi che l'ordine sociale dipende innanzitutto da quanto redditizia sia l'attività criminale nei confronti di altre attività non aggressive. Da questo punto di vista appare chiaro che 1) lo stato fornisce da una parte una quantità di sistemi per arricchirsi facilmente illegalmente, mentre dall'altra diminuisce la redditività delle attività pacifiche e costruttive, e 2) sanziona l'irregolarità di una qualsiasi attività non aggressiva alla stessa maniera – se non peggio – dell'attività autenticamente criminale: l'evasore fiscale è per lo stato un pericoloso fuorilegge a tutti gli effetti, molto più del rapinatore di tabaccherie. O ancora, punisce attività non aggressive ma contrarie alla sua morale imposta alla stregua dell'aggressione contro l'individuo o la sua proprietà, svilendo tragicamente i concetti di morale e di giustizia. Cito da un articolo di Anthony Gregory:
Sì, ci opponiamo all'aggressione: questa è la base del comportamento civile. È la base della moralità civile. E l'aggressione non è una buona soluzione ai problemi sociali, per quanto reali. Non è che l'abuso di droga, l'inganno coniugale e le famiglie spaccate non siano problemi sociali reali. È semplicemente che minacciare di chiudere la gente in gabbie o di derubarli ulteriormente dei loro soldi duramente guadagnati è ancora peggio. Consideriamo tale immorale coercizione contro persone pacifiche, per quanto disorientate o poco illuminate possano essere, come inammissibile. La virtù senza il libero arbitrio è impossibile – un'altra verità che gli statalisti di destra o di sinistra nasconderanno anche al costo di credere in estreme contraddizioni.In pratica lo stato, lungi dal garantire l'ordine sociale, pone le basi per la creazione del caos, e su di esso prospera. Ogni proibizione arbitraria diventa un opportunità per un redditizio mercato nero, ogni disoccupato a cui viene impedito l'ingresso nel mercato del lavoro un potenziale membro di associazioni criminali, ogni regolazione economica è automaticamente occasione di guadagno per chi ne può approfittare. Inoltre, il monopolio della legge subordina la giustizia al potere politico, impedendole di rappresentare adeguatamente il comune sentire della popolazione. E ovviamente, last but not least, la legalizzazione del furto – sotto il nome di tassazione – ne trasforma la percezione da crimine ad attività legittima e redditizia. Sotto il dominio dello stato, c'è poco da fare: il crimine paga, e bene.
Che tipo di contraddizioni? Il credere che uccidere una persona innocente sia sbagliato ma che lo stato possa ucciderne un milione in guerra e tutt'al più essere considerato in errore. Il credere che rubare è sbagliato ma che le tasse non lo sono. Il credere che è più accettabile rinchiudere un adolescente fragile in una gabbia in cui potrebbe essere violentato e picchiato, piuttosto di lasciare che impari, attraverso l'esperienza e i consigli della famiglia, i pericoli dell'abuso di droga. Il credere che i giovani devono essere protetti dal peccato del bere fino ai 21 anni, a meno che si trovino in una base militare e occupati come assassini professionali per lo stato. Il credere che senza un'organizzazione da 3 trilioni di dollari dedita al saccheggio, all'omicidio, alla prevaricazione e all'ubiquitaria corruzione non avremmo un esempio morale da seguire.
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