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Thursday, September 29, 2011

Friday, December 24, 2010

Buon Natale (anche a Bernanke)!

Se non capite la vignetta, ordinate il libro consigliato nel post precedente.

Monday, December 20, 2010

A Natale regalate Cosa è il Denaro!

Interrompo brevemente il lungo letargo del Gongoro per un suggerimento da Usemlab per i vostri regali di Natale: Cosa è il denaro di Gary North, un libro fondamentale alla cui traduzione ho avuto l'onore di offrire il mio piccolo contributo.

E buon Natale a tutti!

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Di Francesco Carbone


Nel mio libro uscito a dicembre 2008, giusto in tempo per essere comprato e regalato, consigliavo tra le righe di comprare metalli, comprare qualche titolo azionario a prezzi stracciati, e conservare cash per poter fare buoni affari al momento giusto. Con 15 neuri, oltre a tanta cultura economica, tre consigli pratici che hanno reso sicuramente bene.

Chi lo regalò all'epoca fece sicuramente un gran figurone. In quei giorni si presentavano infatti le ultime occasioni per comprare oro a meno di 600 euro l'oncia e, mentre sui mercati tutti si scagazzavano addosso dalla paura, le borse offrivano prezzi da saldi su veramente tanti titoli, alcuni dei quali da allora hanno registrato anche performance del 1000%.

Forse i consigli contenuti in Cosa è il Denaro sono meno pratici e diretti ma il libro, in quanto a contenuti economici, è imperdibile. Trovo veramente inconcepibile per chiunque, oramai, giungere nuovamente alla vigilia di una prossima enorme crisi finanziaria economica che a mio avviso spazzerà via almeno la metà della ricchezza finanziaria mondiale, e non sapere ancora bene, in dettaglio, in profondità, cosa davvero sia il Denaro.

Tutti i mali economici di questo ultimo secolo dipendono direttamente o indirettamente da questa drammatica confusione teorica e pratica intorno al denaro. Il libro fa totale chiarezza, toglie ogni confusione. Se a qualcuno restasse della confusione dopo averlo letto, lo rilegga. E lo rilegga ancora. E poi magari si legga Inflazione Malattia Primaria e il mio Prevedibile e Inevitabile.

Io credo davvero che un libro così andrebbe regalato a chiunque si conosca. Al diavolo tutti gli altri superflui regali di Natale. Se avete conosciuto questo sito, se soprattutto avete avuto anche la fortuna di conoscerlo anni addietro, parandovi discretamente bene dall'antipasto 2008 di questa lunga crisi, non potete non regalarlo.

Credo sia vostro dovere morale contribuire a diffondere il messaggio di una moneta sana e onesta a tutte le persone che conoscete, lo stesso dovere morale che ha spinto me a spendere così tanto tempo intorno a questo sito, senza praticamente guadagnarci mai niente, se non rogne e sacrifici.

Che poi la gente a cui lo regalate lo leggerà o meno è un problema loro. Voi avrete la coscienza a posto sia nei loro confronti, sia nei confronti di chi si è dato da fare tutti questi anni per scrivere su questo sito, aggiornarlo, difenderlo e tenerlo in vita.

In ogni caso, un libro come Cosa è il Denaro dovrebbe trovarsi in ogni scaffale della propria personale libreria e in più copie, di modo da poterne regalare una alle persone speciali in visita. Il suo contenuto dovrebbe essere insegnato già a partire dall'asilo e dalle elementari. Bisognerebbe anche farci un cartone animato che possa sostituire degnamente quello divulgato dalla banca centrale europea, una roba indecente di pura disinformazione su cosa sia l'inflazione, il denaro, la politica monetaria. Chi ha prodotto quel video meriterebbe la condanna per frode intellettuale, se non che il potere di certificare le frodi intellettuali è tutto nelle mani dei loro amici.

E' dalla diffusione di libri come Cosa è il Denaro che dipende quel lumicino di speranza da tenere sempre acceso, per poter riprendere un domani la strada della libertà e della prosperità, anche in paesi culturalmente devastati (perlomeno dal punto di vista economico) come questo qua.

Oramai restano ancora pochi giorni per poter ordinare e ricevere il libro per tempo, prima di Natale. Quindi datevi da fare: più ne comprate, più risparmiate, più bene fate alla cultura economica di questo paese.

Saturday, July 3, 2010

Giuseppe, ministro dell’agricoltura

In un universo governato dalla Legge di Murphy è abbastanza naturale essere condannati a ripetere all'infinito gli stessi errori.

Come si dice, la storia insegna ma nessuno la sta a sentire, proprio come accade nelle aule dei centri d'indottrinamento statale.


E dire che, come ben illustra in questo brano Frank Chodorov, gli errori economici che finiscono inevitabilmente per rendere schiavi gli uomini li ripetiamo ormai da migliaia di anni, e stanno pure scritti nel libro più letto al mondo...
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Di Frank Chodorov


Molto, molto tempo prima di Freud, un uomo chiamato Giuseppe si costruì la reputazione di saper interpretare i sogni; il Faraone lo chiamò per spiegare ciò che il suo subconscio aveva prodotto – qualcosa che riguardava sette vacche grasse e sette vacche magre.

Precisiamo delle note biografiche sul personaggio: Giuseppe aveva già mostrato di possedere doti speciali, che gli avevano garantito la preferenza del padre sui fratelli; ciò creò attorno a lui l’invidia di coloro i quali non tollerano violazioni al principio che tutti gli uomini sono uguali, e costoro tentarono di ristabilire condizioni di parità eliminandolo dalla circolazione.

Circostanze strane lo posero al servizio di Potiphar, un potente egiziano presso cui fece rapidamente carriera grazie alla sue doti, finchè la moglie di Potiphar tentò senza successo di sedurlo e, scornata dal rifiuto del giovane, lo accusò di averla voluta sedurre, ciò che portò Giuseppe in prigione. Qui mostrò le sue capacità di divinazione ai compagni di cella, uno dei quali fu preso a servizio dal Faraone e, sapendo che il suo padrone voleva interpretare i sogni dai quali era angosciato, suggerì di ricorrere al parere del nostro eroe.


Giuseppe fu chiamato a palazzo e offrì rapidamente la risposta al Faraone: l’Egitto avrebbe presto affrontato l’esperienza del ciclo economico, spesso chiamato “boom and bust cycle”. Come poteva saperlo ? Per mezzo della Divinazione, uno strumento più potente delle capacità dell'attuale Harvard School of Economics.

A questo punto, ricevuto il favore del Faraone, Giuseppe elaborò un piano: il boom sarebbe sicuramente accaduto, ma il bust forse non si sarebbe verificato con certezza: si poteva aggirare il volere di Jehova costruendo delle riserve durante gli anni di boom. Un ministro dell’agricoltura avrebbe curato l’attuazione del piano, e Giuseppe si offrì per il ruolo. Il Faraone, senza il consenso del Senato, che all’epoca non era necessario, approvò questa decisione; invece di giurare sulla Bibbia o sulla Costituzione, gli diede un anello ed un catena d’oro; invece di un’automobile, una biga; inoltre possiamo pensare che Giuseppe avesse molti assistenti, segretarie e un ufficio spazioso.

A questo punto Giuseppe non aveva più bisogno di interpretare i sogni: era l’amministratore del principale settore dell’economia. La prima cosa che fece fu approvare una legge, che naturalmente fu una legge sulla tassazione: un quinto della produzione durante gli anni di boom doveva essere sottratto agli agricoltori per essere messo da parte; questa tassa sul reddito doveva essere imponente, se è scritto che il grano fu accumulato come la sabbia sulla spiaggia.

Poi, come previsto, arrivò la depressione; non è chiaro se fu provocata dalla sovrapproduzione o dal sottoconsumo, e a quel tempo i professori non avevano scoperto le teorie economiche moderne. Si racconta che ci fu carestia, senza specificare quale incidente la causò, se pestilenza, siccità, oppure il sabotaggio dell’economia dovuto a sette anni di pesante tassazione. Ma da come il racconto si conclude possiamo pensare che il nostro pianificatore avesse idee chiare su come sarebbe finita la vicenda: con la schiavitù della classe produttiva dell’Egitto.

La fame colpiva il regno del Faraone, che chiese al ministro dell’agricoltura di utilizzare il grano immagazzinato per sfamare il popolo; Giuseppe ovviamente eseguì l’ordine, ma ad un prezzo: quando il popolo aveva la ricchezza, si era preso i suoi soldi, ora che il popolo non aveva i soldi si prese il bestiame in cambio del grano accumulato. “ E Giuseppe diede loro pane in cambio dei cavalli, e delle greggi, e delle mandrie”.

Ma la fame continuò a colpire il popolo come è ovvio, poichè il loro capitale era scomparso, e senza capitale non c’è produzione. Quindi il popolo, per sopravvivere nel capitalismo di stato di Giuseppe, chiese allo stato di trovargli un lavoro, allo stipendio stabilito dallo stato, che era pari alla mera sussistenza; si offrirono al Faraone come servi in cambio di pane. “E Giuseppe disse al popolo: vi ho guidato fino a questo punto e ho dato la vostra terra al Faraone, e voi la coltiverete”. Il che equivale a dire che nazionalizzò la terra ed il mercato del lavoro.

Il piano funzionò alla perfezione per il Faraone e Giuseppe, ma c’è da credere che qualcuno fosse colpito da un fatto: la perdita del diritto di proprietà. La cronaca degli eventi non cita questo fatto, ma solamente le migrazioni di contadini da una terra all’altra agli ordini di Giuseppe. Gli schiavi si rivoltarono ? Giuseppe utilizzò il noto strumento delle purghe per eliminare i migranti in eccesso ? Non lo sappiamo, ma in assenza di spiegazioni lo possiamo pensare.

D'altra parte, si racconta che una delegazione di egiziani andò da Giuseppe e disse: “Tu hai salvato le nostre vite: fai che troviamo il favore del nostro Padrone, e saremo gli schiavi del Faraone”. Erano ormai scesi a patti col collettivismo e si adattavano a qualunque proposta arrivasse dal burocrate.

Giuseppe dovette comunque fare concessioni alla proprietà provata, probabilmente per incoraggiare l’incremento di produzione tassabile; affittò ad alcuni egiziani la terra che prima essi possedevano. L’ammontare dell’affitto era un quinto della produzione annuale. Mediante questa ulteriore decisione, come ci informa lo storico Flavio, Giuseppe stabilì la sua autorità sull’Egitto ed incrementò i profitti dei monarchi che vennero dopo il Faraone.

Ma il morale delle forze produttive si ridusse tanto che, quando conquistatori esterni invasero l’Egitto, non incontrarono resistenza; chi non aveva niente da perdere decise di non combattere, ed anche i monarchi dovettero pregare i vincitori di garantirgli lavori nella nuova amministrazione. E scese la polvere sulla civiltà dei Faraoni.
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Traduzione di Massimiliano “El Pasador” Belloni

Tuesday, June 22, 2010

Il fallimento della riforma della contabilità

Jesús Huerta de Soto è professore di economia alla Complutense University of Madrid, ed è il princiaple economista spagnolo di scuola austriaca. E' tra i principali ambasciatori del liberalismo classico, e autore di Money, Bank Credit, and Economic Cycles. In questo articolo analizza alle radici la crisi finanziaria mondiale.

Dello stesso autore da non perdere il corso di economia pubblicato su usemlab.com.

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Di Jesus Huerta de Soto


Gli anni dell’esuberanza irrazionale che hanno caratterizzato l’attuale ciclo economico sono culminati in una profonda crisi del sistema bancario e finanziario, che minaccia di generare una acuta e globale recessione. Una delle principali caratteristiche del periodo di espansione è stata la corruzione dei principi tradizionali della contabilità praticati nei secoli precedenti.

Nello specifico, l’accettazione dello Standard Internazionale di Contabilità (IAS) e la sua incorporazione nelle leggi di diversi paesi ha significato l’abbandono del principio di prudenza ed il fatto che la valutazione degli asset a bilancio (soprattutto finanziari) viene basata sul valore di mercato e non sui costi effettivamente sostenuti.

La decisione di abbandonare il principio di prudenza è stata influenzata dall’azione di analisti, banche d’investimento, ed in generale di tutte le parti interessate a gonfiare i valori contabili per avvicinarli al valore di mercato, che era cresciuto notevolmente nel clima di generale euforia finanziaria degli ultimi tempi.

Infatti, negli ultimi anni della bolla speculativa, i valori crescenti delle azioni venivano subito registrati come attività, col risultato che i bilanci risultavano migliori di quanto fossero in realtà, il che spingeva ad un ulteriore aumento del valore di mercato delle azioni, nel più tipico processo di loop.

Questa corsa selvaggia all’abbandono dei principi tradizionali di contabilità in favore di principi più in linea coi tempi correnti, ha significato che le aziende sono state valutate secondo supposizioni e criteri soggettivi, che hanno sostituito il criterio tradizionale basato sui costi storici. Successivamente il collasso dei mercati finanziari e la perdita di fiducia nel sistema bancario e nelle sue nuove pratiche hanno reso evidenti gli errori creati dall’applicazione dello IAS e dall’applicazione dei criteri creativi di valutazione.

Stati Uniti ed Europa hanno intrapreso azioni correttive per ridurre l’impatto delle decisioni precedenti, ma le nuove misure, seppur indirizzate correttamente, sono di breve respiro e sono state prese per i motivi sbagliati.

E’ certo che si sta cercando di chiudere il recinto dopo che i buoi sono scappati: la caduta di valore dei titoli tossici o inesigibili ha danneggiato la solvenza di molte istituzioni; queste erano però felici di applicare il nuovo IAS, che negli anni nei quali i valori di azioni e prodotti finanziari erano sopravalutati ha permesso loro di ottenere profitti elevati, dai quali erano spinti a prendere decisioni sempre più rischiose con l’impressione di non correre rischio alcuno.

Quindi vediamo che i nuovi standard agiscono in modo da esagerare gli effetti positivi durante la fase di prosperità del ciclo economico, creando un effetto di falsa ricchezza che spinge gli investitori a prendere rischi troppo elevati; ma quando gli errori si presentano nella loro evidenza, la perdita di valore degli asset fa perdere capitalizzazione alle aziende, che sono obbligate a vendere le proprie risorse per ricapitalizzarsi; ciò avviene però nel momento peggiore, quello in cui gli asset hanno perduto valore ed il mercato finanziario è fermo, quindi molte aziende non possono rimediare alla situazione e rischiano il fallimento.

Principi come lo IAS sono così perniciosi che devono essere immediatamente abbandonati, non solo per risolvere il prima possibile la crisi attuale, ma soprattutto perchè, nei periodi di prosperità, ci si attenga al principio di prudenza, che è stato utilizzato dai tempi di Luca Pacioli all’inizio del XV° secolo fino all’adozione del falso idolo IAS.

In breve, il più grande errore della riforma della contabilità è stato buttare a mare centinaia di anni di esperienza e di sostituirlo con il principio di valore atteso, che è una valutazione basata su una situazione momentanea sottoposta a distorsioni di tipo finanziario. Questa rivoluzione copernicana minaccia le solide fondamenta dell’economia di mercato per diversi motivi:

1.
Violare il tradizionale principio di prudenza e basare la valutazione degli asset sul valore attuale di mercato genera, a secondo delle condizioni del ciclo economico in cui ci si trova, surplus nei bilanci che non hanno (e in molti casi non avranno mai) corrispondenza a beni reali; il conseguente effetto di falsa ricchezza produce, specialmente durante la fase di boom del ciclo economico, la creazione di profitti esistenti solo sulla carta, l’assunzione di rischi non giustificati, la generazione di errori decisionali da parte degli imprenditori ed il consumo del capitale di una nazione a spese della struttura produttiva e della crescita di lungo periodo.

2.
Bisogna che sia chiaro che lo scopo principale della contabilità non è di riflettere i valori reali, che sono comunque soggettivi ed in parte dipendenti dall’andamento del mercato. Lo scopo principale è di consentire una prudente gestione delle risorse aziendali e prevenire il consumo di capitale, applicando standard conservativi e rigorosi, che assicurino la distribuzione dei profitti e la futura capitalizzazione dell’azienda.

3.
Dobbiamo ricordare che il valore di mercato non è oggettivo: nel mercato non esistono prezzi di equilibrio determinati da osservatori esterni indipendenti; anzi, la realtà è l’opposto, cioè il valore di mercato varia continuamente ed anche in modo esteso, quindi utilizzare il valore di mercato nei bilanci aziendali significa eliminare la chiarezza delle informazioni garantite in passato. I bilanci attuali sono diventati incomprensibili ed inutili agli agenti economici. Inoltre la volatilità dei mercati non permette ai bilanci redatti secondo i nuovi principi di essere strumenti di guida per i dirigenti aziendali che rischiano di commettere più errori che in passato.

4.
Gli standard tradizionali riportavano già nelle note del report annuale il valore di mercato dei principali asset, senza che ciò influenzasse la valutazione complessiva delle varie voci del bilancio. Inoltre questi standard erano anticiclici e permettevano una visione più a lungo periodo di quella fornita dai nuovi standard. E' adesso più difficile per gli investitori, non solo per i dirigenti aziendali, interpretare i bilanci in maniera corretta e capire quali sono le imprese realmente in condizione di creare ricchezza.

Conclusione

Come la guerra è troppo seria per farla fare ai generali, la contabilità è troppo vitale perché sia lasciata ad esperti, siano essi professori visionari, analisti, investitori o membri di commissioni internazionali. Tutti costoro hanno difeso in modo arrogante la loro falsa scienza e hanno recitato il ruolo dell’apprendista stregone, provocando la più grave crisi finanziaria mondiale dal 1929.
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Traduzione di Massimiliano “El Pasador” Belloni

Saturday, June 19, 2010

Tutto ciò che dovreste sapere sull’inflazione

L'inflazione è la conseguenza più devastante dell'attuale sistema monetario basato sul denaro di carta inconvertibile: una tassa occulta che drena il valore dai soldi che abbiamo in tasca a vantaggio dei gruppi di potere più vicini ai vertici politici. È sconfortante quindi rendersi conto quanto poco si conosce di questo fenomeno, una lacuna informativa che i media asserviti ovviamente evitano di colmare.

Proviamoci allora con questo articolo tratto da What You Should Know About Inflation, libro scritto da Hazlitt nel 1964. La traduzione è di Massimiliano “El Pasador” Belloni, promettente nuovo acquisto della squadra del Gongoro.
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Di Henry Hazlitt


Cos’è l’inflazione

Nessun argomento è oggi tanto discusso nè tanto poco compreso quanto l’inflazione. I politici ne parlano come fosse un mostro da un altro mondo, sul quale non hanno controllo, come fosse un terremoto o una peste; promettono però di combatterla, se solo avessero il potere di farlo.

Tuttavia la verità è che sono le politiche monetarie a generare l'inflazione, e i politici promettono di combattere con la mano destra ciò che creano con la sinistra.

L’inflazione ha come causa primaria un incremento dell’emissione di moneta e un’espansione del credito; infatti, questa è la definizione di inflazione. Sull’American College Dictionary, per esempio, trovavate questa definizione:

espansione della moneta di una nazione, specialmente in forma cartacea non redimibile in Oro o Argento

Negli ultimi anni tuttavia il termine è stato usato in modo differente, questa è la definizione in un’edizione successive dell’American College Dictionary:

incremento dei prezzi generato da un’espansione della moneta e del credito

Ovviamente, un incremento dei prezzi generato da un’espansione della moneta non è la stessa cosa della stessa espansione della moneta. Una causa non è identica a una delle sue conseguenze. L’utilizzo del termine inflazione con i due differenti significati porta a notevole confusione.

La parola inflazione in origine si applicava solamente alla quantità di moneta: significava che la quantità di moneta era eccessiva; non è pedanteria insistere sull’utilizzo di questo significato, perché usarla nel senso di incremento dei prezzi vuol dire distogliere l’attenzione dalle reali cause e dalle possibili cure.

Vediamo cosa accade quando c’è inflazione e perchè. Quando si incrementa la quantità di moneta, le persone hanno più soldi da spendere; se la quantità di beni/servizi non aumenta (o non aumenta tanto quanto la quantità di moneta), i prezzi dei beni saliranno. Ogni dollaro vale meno perché ci sono più dollari. Un prezzo è il tasso di cambio tra un dollaro ed un’unità di merce. Quando le persone hanno più dollari, esse stesse danno meno valore a ogni singolo dollaro. I prezzi aumentano non perché ci sono meno beni in circolazione, ma perché ci sono più dollari.

Ai vecchi tempi, i governi inflazionavano diminuendo la quantità di metallo prezioso contenuto in ogni singola moneta. Poi hanno scoperto che possono inflazionare in modo più veloce stampando moneta non coperta. Ciò accadde durante la rivoluzione francese e durante la guerra di secessione. Oggi il metodo è un po’più particolare: il governo, per finanziare il debito pubblico, vende indirettamente bond governativi alle banche, che sulla base di questi bond effettuano prestiti ai clienti; le banche comprano i bond dalla Banca Centrale, che per acquistarli dal governo stampa moneta dal nulla; questo è il meccanismo di creazione della moneta.

La gran parte della moneta della nazione non è costituita dal circolante, ma da depositi creati da sulla base di bond. Nel dicembre 1963, la quantità totale di moneta è il 388% in più di quella del 1939, mentre i prezzi sono aumentati in media del 138%.

E’ una semplificazione eccessiva dire che il valore del dollaro dipende dalla quantità presente di moneta: se il pubblico pensa che la quantità di moneta futura supererà quella presente, il valore attuale del dollaro (misurato dal suo potere d’acquisto) sarà ancora più basso.

Inoltre, il valore di un’unità monetaria non dipende solo dalla sua quantità totale, ma anche dalla qualità: quando una valuta abbandona il Gold Standard, ciò significa che il potere di convertirla in Oro è stato perso, quindi il valore dell’unità monetaria diminuisce immediatamente, anche se non c’è ancora stato nessun incremento della quantità di moneta. Ciò perché le persone hanno in media più fiducia nell’Oro che nella capacità di giudizio dei ministri economici di un qualunque governo. In ogni caso non è mai accaduto che all’uscita dal Gold Standard non sia seguito un incremento della quantità di moneta e del credito bancario. Il valore di una moneta non è determinato da fattori interamente meccanicistici, ma soprattutto da fattori psicologici che sono spesso difficili da comprendere.

Ci sono altre questioni da tenere in considerazione: si dice spesso che il valore del dollaro dipende anche dalla velocità di circolazione della moneta (più alta è la velocità di circolazione, meno vale una valuta). Ma un incremento della velocità di circolazione non è una causa della perdita di valore di una valuta, è una delle conseguenze del timore che il valore della valuta diminuirà (o, detto in un altro modo, che i prezzi aumenteranno). Ciò fa credere alle persone che sia meglio scambiare dollari in cambio di merce prima che i dollari perdano valore, quindi l’aumento della velocità di circolazione della valuta è una conseguenza e non una causa della perdita di valore della valuta stessa.

Un altro vicolo cieco: in risposta a chi sostiene che l’espansione della moneta e del credito causino l’inflazione, alcuni fanno notare che l’incremento del prezzo delle commodities avviene prima dell’incremento della quantità di moneta. Ciò è vero, le materie prime strategiche aumentano di prezzo per il timore che possano diventare insufficienti; gli speculatori e gli imprenditori li comprano per tenerli fermi in vista di profitti ulteriori o come scorta di sicurezza, ma per fare ciò chiedono in prestito più soldi alle banche, quindi l’aumento dei prezzi delle commodities si accompagna ad un incremento del credito bancario. E’ quest’ultimo che garantisce al sistema l’incremento di moneta dal quale si genera l’incremento dei prezzi, che anche in questo caso è una conseguenza.

Alcune credenze popolari non corrette

Una delle assunzioni più sbagliate sull’inflazione è che sia causata dalla scarsità di beni sul mercato.

E’ vero che un aumento dei prezzi (che, come abbiamo visto, non è da identificare con l’inflazione) può essere causato sia da un incremento della quantità di moneta che da una carenza di beni sul mercato, come nel caso dei prodotti agricoli. Ma questa è un’eccezione che si verifica di rado anche nei periodi di guerra. Tuttavia questa credenza è talmente radicata che, anche durante l’iperinflazione nella Germania del 1923, dopo che i prezzi erano cresciuti nell’ordine delle miliardi di volte, milioni di tedeschi, anche nelle classi più alte, attribuivano il tutto alla scarsità di beni disponibili, mentre nello stesso tempo gli stranieri compravano direttamente in Germania i beni per mezzo dell’Oro o delle altre valute a prezzi risibili rispetto a quelli che avrebbero pagato nei rispettivi mercati domestici.

Anche l’aumento dei prezzi a partire dal 1939 negli USA è stato attribuito ad una carenza di beni. Ma anche se i beni civili fossero stati realmente scarsi, ciò non avrebbe comunque causato incremento dei prezzi, in quanto l’incremento della tassazione nel periodo di guerra ha tolto una parte elevata di reddito alle persone, che quindi avevano a disposizione meno soldi da spendere.

Un’altra fonte di confusione riguarda il deficit di bilancio: per molti, un deficit di bilancio è una causa necessaria e sufficiente di inflazione. Ma se il deficit è finanziato da bond governativi coperti da reali risparmi, non necessariamente genera inflazione, così come un avanzo di bilancio non è una garanzia contro l’insorgere dell’inflazione. Un deficit di bilancio è inflazionistico solamente nella misura in cui genera un incremento della quantità di moneta; l’inflazione può verificarsi anche in presenza di un avanzo di bilancio, se è accompagnato dall’incremento di moneta e di credito bancario.

Lo stesso ragionamento si applica alla cosiddetta pressione inflazionistica, in particolare alla spirale salari-prezzi. Un incremento dei salari oltre il livello di mercato non genera in sé inflazione se non è collegato ad un incremento della quantità di moneta, ma causa solo disoccupazione. Un incremento dei prezzi senza un corrispondente aumento dei soldi nelle tasche delle persone genera solo una diminuzione delle vendite. Salari e prezzi sono quindi una conseguenza dell’inflazione, e possono esserne una concausa solo se contribuiscono a generare un incremento della quantità di moneta.

Le cure contro l’inflazione

La cura contro l’inflazione consiste, come tutte le cure, nella rimozione della causa; per rimuovere l’inflazione bisogna semplicemente smettere di inflazionare!

Questo semplice principio implica difficili decisioni di dettaglio. Cominciamo dal bilancio dello stato: è quasi impossibile evitare l’inflazione se il bilancio è costantemente negativo, perché il deficit sarà quasi sicuramente finanziato ricorrendo a mezzi inflazionistici che portano, direttamente o indirettamente, a stampare più moneta. Le spese governative non sono inflazionistiche finchè sono coperte dalla pressione fiscale o da risparmi reali. Ma quando le spese si spingono oltre un certo livello questi mezzi si rivelano impraticabili e si ricorrerà a stampare moneta. Inoltre, anche se i ricavi governativi dalla tassazione non sono necessariamente inflazionistici, minano il sistema produttivo e di libera imprenditoria, quindi una riduzione della spesa pubblica va in senso contrario all’inflazione.

Il Tesoro (quindi il governo) e la Banca Centrale contribuiscono entrambi al processo inflativo, poiché mantengono bassi in maniera artificiale i tassi d’interesse, dai quali si genera l'aumento del credito bancario. Infatti un incremento nella richiesta di prestiti si accompagna ad un incremento della quantità di moneta, e a sua volta l’ incremento della quantità di moneta mantiene bassi i livelli dei tassi d’interesse. In particolare ciò si verifica quando la Banca Centrale compra i bond governativi alla pari (cioè a un tasso uguale a quello concesso alle singole banche): la Banca Centrale dovrebbe pagare tassi sui bond più alti di quelli che concede alle singole banche, specialmente in periodi di pesante inflazione, per evitare una eccessiva espansione del credito: in presenza di tassi sui bond governativi più elevati, è più costoso per le singole banche chiedere un prestito alla Banca Centrale, quindi le singole banche chiederanno meno prestiti alla Banca Centrale e ne concederanno meno ai propri clienti. Poichè la Banca Centrale paga questi bond (da cui si generano i prestiti) stampando nuova moneta (ciò è chiamato la Monetizzazione del debito pubblico), se i tassi pagati dalla Banca Centrale sono più alti il credito bancario diminuisce e di conseguenza diminuisce la quantità di nuova moneta stampata. La politica di mantenere bassi i tassi d’interesse ha perciò il suo corrispondente nella politica di autofinanziamento del debito pubblico mediante l'emissione di nuova moneta.

Il mondo non si libererà dall’inflazione se non ritornando al Gold Standard, che fornisce un controllo automatico e pratico contro un’eccessiva espansione creditizia; per questo motivo è stato abbandonato. Il Gold Standard è inoltre l’unico sistema che abbia mai fornito una moneta realmente adatta a favorire gli scambi internazionali.

Uno degli effetti dell’inflazione è di ridistribuire la ricchezza: all’inizio del processo inflativo, prima che le distorsioni diventino talmente consistenti da creare grossi problemi al sistema produttivo, alcuni gruppi di persone sono favoriti rispetto ad altri, quindi hanno interesse a mantenere in vigore un sistema inflativo. Tanti invece rimangono delusi quando scoprono di non poter battere l’inflazione, e che il costo della vita aumenta più del salario; l’ipocrisia corrente dice: che diminuiscano i prezzi praticati dagli altri, e aumentino i miei ricavi.

I governi guidano la via dell’ipocrisia, volendo mantenere una politica di piena occupazione combattendo allo stesso tempo l’inflazione mentre, come disse un accanito sostenitore delle politiche inflative “l’inflazione è i nove decimi della piena occupazione”. Ma si era dimenticato di dire che il risultato dell’inflazione è una recessione e, peggio ancora, la sfiducia del pubblico nel capitalismo, individuato erroneamente come la causa della recessione stessa.

L’inflazione ha tanti effetti negativi: diminuisce il valore della moneta, aumenta il costo della vita, reduce I risparmi, disincentiva gli investimenti, incoraggia la speculazione a spese del lavoro, mina la fiducia nel libero mercato.

Ma non è inevitabile, la possiamo fermare se vogliamo.

Sunday, June 13, 2010

La costruzione dell'élite di governo

Il seguente articolo, che illustra succintamente le brutture del sistema mercantilista, è un breve estratto di An Austrian Perspective on the History of Economic Thought, vol. 1, Economic Thought Before Adam Smith.

Curioso notare come in fondo, al di là di quelle che si possono considerare differenze di facciata, il sistema non sia poi cambiato così tanto, soprattutto per chi sta alla base della piramide...
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Di Murray N. Rothbard


Il sistema mercantilista non ebbe bisogno di una pretenziosa “teoria” per essere varato. Sorse spontaneamente tra le caste che governavano le nascenti nazioni stato. Il re, assecondato dalla nobiltà, prediligeva ingenti spese pubbliche, conquiste militari ed imposte elevate per aumentare potere e ricchezza comuni e individuali. Inoltre il re preferiva naturalmente le alleanze con i nobili e con i cartelli di gilde e compagnie monopoliste, poiché questi costituivano il suo potere politico per mezzo delle alleanze ed il suo reddito con le vendite e le tasse dei beneficiari.

Nemmeno le compagnie di cartello ebbero grande necessità di una teoria per giustificare il loro acquisto di privilegi monopolistici. Neanche i sussidi alle esportazioni, le barriere per le importazioni, ebbero bisogno di una teoria; né fu necessaria per aumentare la disponibilità di denaro e credito per i re, i nobili, e i gruppi di affari favoriti. E non fu necessario nemmeno per la famosa premura dei mercantilisti nell'accumulare lingotti nel paese: quell'accumulo in realtà era un aumento nel numero di lingotti che entrava nei forzieri dei re, dei nobili e delle compagnie esportatrici monopoliste. E chi non vuole che la scorta di denaro nelle sue tasche aumenti?

La teoria arrivò più tardi; la teoria arrivò per vendere alle masse illuse la necessità e la benevolenza del nuovo sistema, o per vendere al re il particolare schema promosso dai libellisti o dai suoi confratelli. La “teoria” mercantilista era un insieme di spiegazioni razionali destinate a sostenere o ampliare degli interessi economici particolari.

Molti storici del ventesimo secolo hanno lodato i mercantilisti per la loro preoccupazione proto-keynesiana per la “piena occupazione,” che si presume dimostrerebbe sorprendenti tendenze moderne. Si dovrebbe notare, tuttavia, che la preoccupazione mercantilista per la piena occupazione era ben poco umanitaria. Al contrario, il loro desiderio era di spazzare via l'ozio e di obbligare a lavorare gli oziosi, i vagabondi e i “mendicanti robusti.” In breve, per i mercantilisti, la “piena occupazione” implicava schiettamente un suo corollario logico: il lavoro forzoso. Così, nel 1545, i “mendicanti robusti” di Parigi furono costretti a lavorare per lunghi orari e due anni più tardi, “per eliminare ogni occasione d'ozio per i sani,” tutte le donne in grado ma poco disposte a lavorare furono frustate e cacciate da Parigi, mentre tutti gli uomini della stessa categoria vennero ficcati nei galeoni come schiavi.

Si dovrebbe immediatamente notare la base classista di questo orrore mercantilista verso l'ozio. La nobiltà ed il clero, per esempio, erano scarsamente preoccupati dal proprio ozio; era soltanto quello delle classi più basse che doveva essere estirpato con tutti i mezzi necessari. Lo stesso era vero per i commercianti privilegiati del terzo stato. La giustificazione sottilmente velata era la necessità di aumentare la “produttività della nazione,” ma queste classi costituivano l'élite di governo e tale estirpazione forzata dell'ozio, sia nelle opere pubbliche che nella produzione privata, beneficiava i governanti. Non solo aumentò la produzione a beneficio di questi ultimi; abbassò anche i tassi salariali aumentando l'offerta di forza lavoro con la coercizione.

Così, alla riunione degli stati generali, il corpo parlamentare della Francia, nel 1576, tutti i tre stati si unirono nella richiesta di lavoro forzoso. Il clero esortò a “non tollerare o permettere... che nessuno oziasse.” Il terzo stato voleva che i “mendicanti robusti” venissero o messi a lavorare, o frustati ed esiliati. I nobili incitarono a costringere al lavoro “mendicanti e fannulloni robusti” e a frustarli se si fossero rifiutati di obbedire.

Gli stessi Estates-General fecero la loro speciale perorazione fin troppo dolorosamente chiara in materia di tariffe protettive. Gli stati richiesero la proibizione delle importazioni di tutti i beni manifatturieri e dell'esportazione di tutte le materie prime. Lo scopo di entrambe le misure era di costruire una barriera di protezione monopolistica intorno alle manifatture nazionali e di obbligare i produttori di materie prime a vendere le loro merci a quelle aziende nazionali ad un prezzo artificialmente basso.

La giustificazione che tali misure erano necessarie per “mantenere i lingotti” o i soldi “nel paese” apparirà chiaramente assurda a qualsiasi persona obiettiva. Perché se ai consumatori francesi doveva essere impedito l'acquisto di beni importati per salvaguardare i “loro lingotti,” cosa sarebbe potuto accadere in caso contrario? C'era davvero il pericolo che i francesi trasferissero tutti i loro lingotti all'estero senza tenerne nessuno per sé? Chiaramente, un evento simile sarebbe assurdo, ma anche se fosse accaduto – il caso peggiore – c'è un evidente limite massimo ad ogni fuoriuscita dei lingotti dal paese. Perché dove otterrebbero altri lingotti i consumatori intenzionati ad acquistare sempre più prodotti d'importazione? Chiaramente, soltanto esportando altri prodotti all'estero.

Di conseguenza, l'argomento “mantenere i soldi nel paese” è palesemente fraudolento, sia nella Francia del XVII secolo che negli Stati Uniti del XX secolo. Gli Estates-General erano interessati alla protezione di determinate industrie francesi, punto.

L'argomento “mantenere i soldi nel paese” era inoltre un conveniente bastone per colpire gli imprenditori e i finanzieri stranieri che avrebbero potuto battere la concorrenza dei nativi. Così la prospettiva di veder fiorire in Francia banchieri tedeschi e finanzieri italiani provocò furiosi parossismi per i “profitti guadagnati disonestamente” degli stranieri, che sottraevano i soldi al paese, furia che naturalmente era alimentata dall'egregia “fallacia di Montaigne” tipicamente mercantilista secondo cui il guadagno di un uomo (o di una nazione) sul mercato era ipso facto la perdita di un altro uomo (o di un altra nazione). Questi francesi stizzati suggerirono spesso che i finanzieri stranieri venissero espulsi dal paese, ma i re in genere erano tipicamente troppo impantanati nei debiti per permettersi di seguire tale consiglio.

Sunday, June 6, 2010

La generazione perduta

L'autore del seguente articolo, che descrive efficacemente i problemi che l'economia spagnola sta affrontando, si chiama Jaime Levy Moreno ed è solo uno studente universitario spagnolo.

Ma la sua impietosa analisi è più chiara di qualsiasi altra possiate trovare su quelle raccolte di veline chiamate giornali, ed è ugualmente valida per illustrare la situazione di un'altra triste nazione: è sufficiente sostituire la parola Spagna con Italia.
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Di Jaime Levy Moreno


Negli ultimi due decenni nell'Europa mediterranea e particolarmente in Spagna, è emerso un nuovo gruppo sociale, chiamato jovenes (giovani). I membri di questo gruppo esibiscono parecchie caratteristiche specifiche. Per prima cosa, i jovenes sono solitamente maschi, tra i 25 e i 35 anni, anche se alcuni membri sono nei 40. Secondo, sono in una condizione perpetua fra la scuola ed il loro primo lavoro. Terzo, vivono solitamente con i loro genitori per risparmiare i soldi che gli permettono di uscire almeno tre volte la settimana. Quarto, lavorano occasionalmente part-time – se non altro per la pressione imposta loro dai genitori. Infine, la cosa più importante, ricevono sussidi di disoccupazione e rinnovano la loro iscrizione alla “lista di disoccupazione” di tanto in tanto, di modo che le sovvenzioni statali non si esauriscono durante il loro letargo “provvisorio.”

Sarebbe molto ingiusto dar loro tutta la colpa per la loro mancanza di iniziativa. Hanno una parte vitale in quella che è chiamata la “generazione di Atlante.” Hanno il peso del mondo sulle loro spalle, e saranno quelli che dovranno pagare i peccati economici dei loro genitori. È importante analizzare le ragioni per le quali è apparso questo gruppo sociale, qual è la situazione oggi e quali saranno le conseguenze di questo fenomeno in futuro.

Per gli ultimi dieci anni e particolarmente da quando la recente crisi finanziaria è cominciata, la disoccupazione spagnola è aumentata astronomicamente, raggiungendo il record di circa il 20 per cento. Questo, naturalmente, non comprende le migliaia di immigrati illegali, che non compaiono nelle statistiche ufficiali di stato.

Oltre all'ampio numero di disoccupati, un altro significativo gruppo di persone lavora part-time con “ contratti spazzatura” o stipendi molto bassi. I membri di questo gruppo sono chiamati mileuristas (coloro che guadagnano solo 1,000€/mese). Questo gruppo appare sopra i jovenes nella piramide sociale. I mileuristas normalmente vivono in casa dei genitori e sognano di diventare alla fine economicamente autosufficienti, o vivono in appartamenti in affitto poco costosi finanziati da soldi dello stato, che vengono direttamente dalle tasche dei contribuenti.

Infine, troviamo un gruppo più piccolo in cima alla piramide. Questo gruppo è costituito o da pochi fortunati, o in alcuni casi, da giovani laboriosi e in genere eccezionali. Questo gruppo ha impieghi molto rispettabili (normalmente con stipendi iniziali intorno ai 2,000€/mese) e sono i figli e le figlie di famiglie ricche che ricevono normalmente un'istruzione privata di qualità più o meno alta. Finiscono impiegati nell'azienda di famiglia o in qualche ditta con cui i loro genitori o familiari hanno dei contatti.

Al di fuori di questa piramide troveremo inoltre un gruppo di persone che decidono di studiare per un “oposición” (esame di stato) per lavorare per il governo. Secondo la complessità della loro formazione ed il loro successo all'esame, finiranno per lavorare per la prima volta fra i 26 e i 35 anni e saranno pagati decentemente, o persino molto bene, per il resto delle loro vite.

È inoltre molto importante prestare una particolare attenzione al numero di anni in cui si viene chiamati “studenti” in Spagna. La qualità di una laurea si è svalutata negli ultimi anni al punto in cui un datore di lavoro non sarà affatto impressionato da un diplomato in un'intervista di lavoro. Di conseguenza, è richiesta almeno una laurea o un certo genere di specializzazione accompagnato dalla competenza in almeno tre lingue. Questo, naturalmente, significa più anni da passare come studente e, per i più privilegiati, un anno o due per vivere e studiare le lingue straniere all'estero.

Non molto tempo fa in Spagna, era un onore avere un diploma e ancor più prestigioso l'avere una laurea, che soltanto poche persone poteva ottenere a causa del costo e del duro lavoro che comportavano. Ora studiare in un'università pubblica spagnola è quasi gratis. Questo è visto come un grande successo che offre opportunità alle persone delle classi più basse, che a volte finiscono per far parte del gruppo dei “giovani eccezionali e duri lavoratori.” Ma, per essere onesti, questo gruppo è abbastanza piccolo. Lo sforzo per rendere più facile essere uno studente è in gran parte un modo per il governo di abbassare il tasso di disoccupazione.

Per spiegare perché per i neo-laureati è così difficile ottenere un lavoro rispettabile in Spagna, è importante sapere che il costo della manodopera è molto alto per i datori di lavoro – una conseguenza delle leggi rigorose che proteggono i lavoratori. Una vacanza di quattro settimane l'anno è il minimo obbligatorio. Un salario minimo artificialmente alto pone un limite sotto l'offerta di lavoratori e la domanda di impieghi, generando uno squilibrio devastante. Ciò significa che c'è un'enorme domanda di lavoro e poca voglia da parte dei datori di lavoro di soddisfarla.

I motivi supplementari per la mancanza di offerte di lavoro in Spagna includono l'eccessivo finiquito, la paga finale a cui un lavoratore ha diritto per la legge spagnola una volta licenziato: 45 giorni di stipendio per ogni anno passato nell'azienda. Ancora, le tasse sui datori di lavoro sono molto alte – almeno il 50 per cento dello stipendio annuale di ogni lavoratore, il che significa che se qualcuno è pagato 20,000€ l'anno, ne costa al suo datore di lavoro almeno 30,000€. Tutto questo rende un datore di lavoro molto riluttante ad impiegare qualcuno, il che genera un tasso alto di disoccupazione ed un gran numero di “contratti spazzatura.” Queste tasse promuovono inoltre le attività del mercato nero, che o schivano le regole stabilite o le ignorano completamente.

Le tasse sugli stipendi degli impiegati sono anch'esse molto alte, il che ci riporta alla condizione sociale di mileurista. Queste tasse generano un effetto sostitutivo: le ditte cercano disperatamente di ridurre l'impatto del lavoro con le nuove tecnologie. Un esempio recente in Spagna è la mossa di McDonald's di cominciare a sostituire i lavoratori con delle nuove macchine che prendono gli ordini per il cliente, riducendo il numero degli operai. L'obiettivo è di lasciare soltanto due gruppi di impiegati: quelli in cucina e quelli che vi passano i cibi al banco.

Le sfortune della Spagna sono state complicate dall'entrata nell'eurozona. La possibilità di ottenere tassi d'interesse molto bassi per prendere soldi in prestito – gli stessi tassi d'interesse di economie più potenti e orientate al risparmio – come la Germania – ha incentivato le aziende a prendere prestiti per costruire alloggi e infrastrutture. Circa 800.000 case sono state costruite ogni anno in Spagna, più di Francia, Germania ed Inghilterra insieme. Questo si è trasformato in un impulso nell'offerta di lavoro nell'industria edilizia. Purtroppo, questa domanda di manodopera è stata soddisfatta principalmente da immigrati che ora si trovano disoccupati con poche possibilità. Gli enormi prestiti per finanziare questo boom immobiliare, in particolare delle “cajas” (casse di risparmio) spagnole, ora non possono essere ripagati e sono risultati in un enorme operazione di salvataggio del governo.

Di conseguenza, il governo spagnolo ha creato un debito sempre più grande, finanziato con l'emissione continua di nuovi bond. Questi prestiti ha spossato le finanze pubbliche spagnole, abbassato il suo rating, e ridotto la domanda degli investitori per continuare a finanziare questa spesa di deficit.

Allo stesso tempo, la crisi ha causato un severo declino negli introiti fiscali, particolarmente nelle tasse come l'IVA (imposta sul valore aggiunto). Di conseguenza lo stato ha ricevuto meno redditi ed in risposta ora sta aumentando le imposte sui consumi per coprire il deficit (effettivo il mese prossimo). Questo aumento delle tasse, alla fine, si tradurrà in minore spesa e profitti ridotti per tutti i produttori. Renderà inoltre la Spagna un posto non molto attraente per le aziende mondiali che volessero iniziare o continuare la loro attività.

Tutti questi effetti, infine, significheranno più disoccupazione, che ci riporta alla giovane “generazione di Atlante.” Ironicamente, molti membri di questa generazione hanno una fiducia totale che il governo si prenderà cura di tutte questi problemi per loro. Scelgono di stare a casa dei genitori fino alla mezza età e rimandano il matrimonio e il farsi una famiglia fino ad oltre i 30 anni. Inoltre hanno il problema di un debito sempre più enorme, di cui alla fine dovranno occuparsi.

Se le attuali tendenze continuano, entro pochi anni in Spagna ogni impiegato dovrà pagare un pensionato della previdenza sociale. Soltanto 40 anni fa, dieci impiegati si prendevano cura di un pensionato con i loro contributi della sicurezza sociale. La generazione di Atlante, rinviando matrimonio e figli, ha peggiorato questo squilibrio tra lavoratori e pensionati. Il tasso annuale di nascite per donna fertile in Spagna è soltanto l'1,2, uno dei più bassi nel mondo e probabilmente diminuirà durante gli anni venturi.

L'unico modo per risolvere questo problema sarebbe di abbassare drasticamente le tasse, in particolare le tasse sull'occupazione. Agire in tal modo incoraggerebbe i datori di lavoro ad offrire più posti di lavoro e gli impiegati ad avere famiglie più grandi. Purtroppo, questa opzione non interessa molto i politici spagnoli, che preferiscono mantenere lo status quo socialista a prescindere da quale partito politico è al potere.

Friday, June 4, 2010

La Guerra del Wall Street Journal Contro l'Oro

Se tra voi che leggete c'è qualcuno con dei soldi da parte, preoccupato per come fare a salvaguardarne il valore, non cerchi le risposte ai suoi problemi sul Wall Street Journal.

Piuttosto, legga
Gary North.
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Di Gary North


Brett Arends scrive per il Wall Street Journal. È il classico giornalista finanziario che appartiene all'establishment. Sono tutti ostili all'oro. Ho letto quello che scrive questa gente per 50 anni. Non cambiano mai. I loro argomenti non cambiano mai: sempre stupidi. Il loro timing non cambia mai: sempre sbagliato.

Ignorano l'oro quando il suo valore è basso. Lo ignorano quando il prezzo raddoppia. Quando triplica, scrivono articoli sul perché non è un buon investimento, o sul perché è in ipercomprato. Quando quadruplica, dicono che è in bolla.

Arends porta l'invettiva contro l’oro ad un nuovo livello. Chiama l'oro uno schema di Ponzi.

L'oro era a 105 dollari nel 1976. Raggiunse un picco a 850 per un giorno nel gennaio 1980. Non ricordo alcuna serie del Wall Street Journal di allora sul perché comprare oro.

Arends sta scrivendo adesso una serie in tre parti sull’oro per il Wall Street Journal, giornale che per tutto il corso della mia vita si è sempre schierato contro l'oro. Il fatto che il Wall Street Journal pubblichi una serie di articoli ostili all'oro non mi sorprende. E’ come se il New York Times si schierasse contro un surplus del budget federale.

La ragione principale per sostenere uno standard monetario in oro è semplice: non ci possiamo fidare né del governo degli Stati Uniti né del sistema della Federal Riserve: nelle loro mani, dal 1914 a oggi, il dollaro ha perduto il 96% del suo potere d'acquisto. Come Casey Stengel usava dire, lo potete ben vedere. A differenza di Casey, io vi mostrerò bene dove guardare. Qui!

La ragione per scegliere l’oro come strumento di investimento è differente. Innanzitutto l’oro protegge dall’inflazione nei lunghi periodi, anche se nel medio termine potrebbe non funzionare, come ad es. tra il 1980 e il 2001. Secondo, esso offre una protezione quando i mercati internazionali dei capitali sono parecchio agitati (o quando lo è il dollaro).

L’oro non protegge dalla deflazione. Lo ha fatto tra il 1930 e il 1933, quando era controllato dal Tesoro che lo comprava a 20$ l’oncia. Lo ha fatto tra il 1934 e il 1971 quando il Tesoro lo comprava a 35$ dalle banche centrali e dai governi stranieri. Adesso non più.

C'è un argomento legittimo contro un rialzo dell'oro in dollari nei prossimi mesi, basato sulla mossa recente della Federal Reserve che, insieme al Tesoro, sta cercando di ridurre il proprio bilancio (o base monetaria). Lo potete vedere qui in un grafico pubblicato dalla Fed di St. Louis.

Per capire Brett Arends, dovete leggere il suo articolo, riga per riga. Di seguito lo commenterò io punto per punto. Nota: ho sfidato Milton Friedman su questa materia in numerose occasioni. E Brett Arends non è certo Milton Friedman.

Cominciamo.

UN TRISTE, TRISTE GIORNO

L'articolo comincia: “Questo è un giorno molto triste per me.” Io spero di renderglielo ancora più triste.
Nella Parte Prima di questa serie (dal titolo: è l'oro in bolla?) ho sostenuto che l'oro potrebbe essere sulla rampa di lancio pronto a decollare e mi sono fatto un sacco di nuovi amici fra gli amanti del metallo. Adesso con quel che sto per scrivere li perderò tutti.

Anche se penso che l'oro potrebbe essere vicino al decollo, io non vi suggerisco di correre a mettere tutti i vostri soldi in lingotti d'oro o in fondi d'investimento che detengono lingotti.
Questo è un trucco retorico. Lo usano i sabotatori che hanno un'agenda nascosta che non vogliono rivelare. Lo utilizzano anche gli specialisti delle previsioni economiche alla buona, che vogliono coprirsi il fondoschiena quando il mercato va contro di loro – in un senso o nell'altro, verso l'alto o verso il basso.

Primo, usa la parola “potrebbe.” “L'oro potrebbe essere vicino al decollo” Vuole coprirsi il culo nel caso succedesse veramente. Dopo che sarà successo, potrà dire a tutti i critici, “visto? L'avevo detto che sarebbe potuto decollare”. Yuppy-dù. La vera questione invece è: “Brett, quando è che hai detto alla gente di comprare oro? A che prezzo? E quanto?”

Io ho detto alla gente di comprare nell'ottobre del 2001, subito dopo il 9-11. Bill Bonner, il mio editore, ha detto alla gente di comprare nel 2000. Allora potevate comprare oro sotto i 300 dollari. Chi ha suggerito l'oro dopo aver superato i 400 l'oncia è già tra gli ultimi arrivati.

Secondo, notate questa fioritura retorica: “Non vi suggerisco di correre a mettere tutti i vostri soldi in lingotti d'oro o in fondi d'investimento che tengono lingotti.”

Allarme boiata! Allarme boiata!

Brett crea un uomo di paglia: qualcuno che dice di mettere tutti i vostri soldi nei lingotti d'oro (i bullion, quelli da 400 once). Chi è questo qualcuno? E chi può permettersi dei lingotti da 400 once a 1.200 dollari l'oncia?

Non conosco alcun autore pro-oro che suggerisca ai suoi lettori di correre a mettere tutti i soldi oro. Ok, io l'ho fatto nel 1999. Misi il 90% dei miei soldi in monete d'oro. Ne vendetti la metà quando fecero il picco nella terza settimana del marzo 2008. Chiamai il picco entro 24 ore dal massimo di 1.033$. Avvertii i miei abbonati che i prezzi di oro e argento sarebbero calati. E’ scritto nero su bianco. I prezzi del metalli precipitarono. Nel 2008 capii che quando si fa il 300% su un investimento e si pensa che il prezzo abbia esaurito la corsa, è giunto il momento di raccogliere un po' di profitti. Tuttavia non ho mai detto ai miei abbonati di mettere il 90% dei loro soldi in oro. Lo feci io per fare una scommessa quasi d’azzardo.

Vinsi. Sì, avrei dovuto rimanere dentro, ma sono un conservatore. Seguo la regola di Jimmy Napier: “quando qualcuno vi mette un milione di dollari in mano, chiudete il pugno e prendeteveli” Inoltre, dissi ai miei abbonati di non vendere le monete d’oro, di vendere soltanto l'oro non in moneta.

Mi domando quale sia la storia del sig. Arends riguardo all'oro. Mi domando che percentuale del suo portafoglio sia in oro o se ne abbia mai comprato. Penso di sapere la risposta. Andiamo avanti:
E questo per un motivo semplice: A certi livelli, l'oro, come investimento, è assolutamente ridicolo.
Warren Buffett lo spiegato bene. “L'oro viene estratto in Africa, o da qualche altra parte, quindi lo fondiamo, scaviamo un altro buco, lo seppelliamo nuovamente e paghiamo della gente perché lo custodisca. Non ha alcuna utilità. Chiunque ci guardasse da Marte si gratterebbe la testa perplesso.”
Warren Buffett stava semplicemente citando Milton Friedman, che usò lo stesso identico argomento. Friedman odiò l'idea di uno standard aureo per la maggior parte della sua carriera. Per un buon riassunto della sua guerra contro l'oro, leggete il necrologio di Hans Sennholz.

Sennholz mi insegnò la teoria monetaria nel 1962. Ho sempre preso le sue parti contro la posizione di Friedman, favorevole invece alla moneta fiat, creata dal nulla.

Friedman sosteneva che uno standard monetario aureo è dispendioso. Il Wall Street Journal scrisse le stesse cose in un editoriale del 1969. Risposi a quella discussione nel 1969 con un articolo intitolato “Polvere d'oro.” Sostenni che l'oro ha una funzione economica importante: limitare il potere di creare denaro dal nulla che hanno governi e banche centrali. Questo mio articolo potete leggerlo qui.

Per tutta la sua vita Warren Buffett è stato in rivolta contro l'eredità politica di suo padre. Suo padre era il Ron Paul della fine degli anni '40. Nel secolo scorso abbiamo avuto soltanto due libertari nel congresso che si sono schierati a favore del gold-standard: Howard Buffett e Ron Paul. Warren Buffett ha sempre rifiutato la posizione del padre.

E lo stesso ha sempre fatto il Wall Street Journal, opponendosi sempre all'idea di un sistema monetario, legittimo e possibile, basato sull’oro. Questa ostilità verso l'oro è alla base dell'accettazione del moderno sistema bancario a riserva frazionaria. È alla base dell'accettazione delle banche centrali. È ostile all'idea che le masse possano controllare la politica monetaria attraverso uno standard basato sulle monete d'oro, uno standard generato dal libero mercato e fatto rispettare con le leggi che regolano i contratti.

Occasionalmente può succedere che il Journal pubblichi un articolo sull'oro come potenziale buon investimento, ad esempio questo, ma come politica il Journal ha sempre sostenuto uno standard monetario fiat, basato sul denaro cartaceo creato dal nulla.

Arends continua:
“E questa non è che la metà. L'oro è volatile. È difficile da valutare. Non genera reddito.”
Questo è un altro cliché standard contro l'oro. L'oro è volatile. Giusto. Così come il mercato azionario. Così come lo sono generalmente tutte le merci. E allora?

È difficile da valutare”. Ma davvero?
Non genera reddito.” Quale materia prima lo genera? La terra non paga dividendi.

Arends sa tutto questo. Come giustificazione offre questo:
Sì, è “un assett solido,” ma così come un sacco di altre cose – come la terra, dei sacchetti di riso, persino l'acqua in bottiglia.

È un “sostituto” monetario, ma è inutile. In prigione, almeno, usano le sigarette: se tutto il resto fallisce, possono fumarle. Immaginate un gruppo di salutisti in una prigione in cui sia vietato fumare che tentino di saldare i loro debiti con le sigarette. Questo è l'oro. Non ha senso.
State cominciando a percepire che due soggetti del rango di Arends non fanno un imbecille intero?

Noi non siamo in prigione. Siamo fuori dalla prigione. Se abbiamo dell'oro, abbiamo un bene divisibile e commerciabile. Con un mercato molto ampio. La terra, un sacchetto di riso, non hanno queste proprietà.
Per quanto riguarda l'essere “una riserva di valore,” chi avesse comprato oro verso la fine degli anni 70 e l'avesse tenuto avrebbe perso quasi tutto il suo potere d'acquisto nel corso dei 20 anni successivi.
Abbastanza vero. E chi lo ha comprato nel 2000 ha quadruplicato i suoi soldi. Brett, parlami invece del Dow, che dal 2000 a oggi è negativo. Parlami del Nasdaq, che è molto, molto più giù. Guardate con i vostri occhi.

Ha mai detto il Wall Street Journal ai suoi lettori di uscire del mercato azionario per entrare sull'oro nel marzo del 2000? No? Ha almeno detto loro nel febbraio e nel marzo 2000 che il mercato azionario era in bolla? Io ai miei abbonati l'ho detto. Il Nasdaq raggiunse il picco la settimana che ricevettero il mio REMNANT REVIEW di marzo che li avvertiva a riguardo.
Mi preoccupo quando vedo la gente puntare sull'oro a 1.200$ l'oncia. Che succederà se il prezzo tornasse dov'era solo pochi anni fa, a 500$ o a 600$ l'oncia? Ne comprereste ancora? O lo vendereste?
Me lo vedo, mentre si preoccupa per questo.Tanto, tanto preoccupato. Preoccupato più o meno come lo sono io per i fondi pensione degli imbroglioni anti-oro del Wall Street Journal quando l'oro sarà a quota 3.000 insieme al Dow, anch’esso a 3.000.
“Le mie preoccupazioni sull'oro vanno persino oltre.”
Ma davvero? Le meraviglie non finiscono mai!
“Facciamo un passo all'interno del mercato dell'oro per un momento.”
Sì. Facciamolo.
Tutti sanno che il prezzo è aumentato circa cinque volte nella decade passata. Ma questo non è dovuto a una qualche verità mistica o ad un atto magico di levitazione. È semplicemente perché ci sono stati più compratori che venditori.

Banale, ma vero – e a volte degno di essere ripetuto.
Banale e per niente degno di essere ripetuto. Banale perché l'imbroglione anti-oro non ha mai detto agli investitori di comprare, per tutto il tempo che è salito. Gli imbroglioni come lui hanno perso il treno. Se questi tipi sapessero qualcosa sull'oro, direbbero ai lettori di comprare sui minimi. Non lo fanno mai. Perché prestar loro attenzione quando dicono che è troppo alto?

Più compratori che venditori”. È questo che serve per guadagnare uno stipendio al “Wall Street Journal”? Quando si tratta di scrivere un pezzo contro l'oro, sì. È successo per oltre 40 anni.

La domanda importante è questa: PERCHÉ ci sono stati più compratori che venditori (al prezzo di ieri)? Che cosa è accaduto nei mercati internazionali per persuadere i compratori a puntare sul rialzo del prezzo dell'oro? Avevano capito cosa sarebbe accaduto all'euro ed alle finanze della UE meglio degli esperti del Wall Street Journal? (Nota: è una domanda retorica.)
“Se il prezzo di un bene aumenta sareste portati a pensare che ci sia scarsità di quel bene”.
Se aveste capito l'oro, no, non sareste portati a pensare questo!

La maggior parte dell'oro che è stato estratto in oltre 2.000 anni è ancora sopra la terra, nella cassaforte di qualcuno o addosso la moglie di qualcun altro. Il problema non è la scarsità. La questione è: la quantità offerta per la vendita al grande pubblico comparata alla domanda richiesta dal grande pubblico.

Se il prezzo è aumentato, allora c'era più domanda che disponibilità. O Adam Smith si è sbagliato riguardo a questa cosa della domanda e dell'offerta?
“Ma i dati forniti dal World Gold Council, un'organizzazione dell'industria, raccontano una storia interessante.”

In quel periodo il mondo ha prodotto – o, più esattamente, recuperato – molto più oro di quanto si volesse usare realmente. Dal 2002, per esempio, la domanda totale di oro di orafi e gioiellieri e dentisti e dell'industria in generale, è arrivata a circa 22.500 tonnellate.
Non mi dire, questo è davvero molto interessante. Tutti quei compratori d'oro là fuori stavano comprando più oro – e cito – “di quanto si volesse usare.” Questo fatto è talmente interessante che mette in dubbio una di queste due cose: (1) la teoria economica, o (2) l'abilità di ragionamento di Brett Arends. Sapete già quale è la risposta.
“Ma durante lo stesso periodo, più di 29.000 tonnellate sono arrivate sul mercato.”
In primo luogo, nessuno conosce quanto ne è arrivato sul mercato tramite i prestiti fatti dalle banche centrali, che non sono segnati come vendite quando in effetti lo sono.
L'eccedenza da sola è sufficiente per produrre circa 220 milioni di monete American Buffalo da un oncia d'oro. Questo in otto anni.
Arends ignora gli acquisti indiani. Ignora gli acquisti cinesi. Ignora gli acquisti delle banche centrali. Si concentra sulle monete americane, a malapena comprate da qualche americano (purtroppo).
“La maggior parte della nuova disponibilità è venuta dalla produzione mineraria. Una parte, benché in diminuzione, arriva dalle banche centrali.”
Non lo può sapere. Il GATA sta cercando di ottenere queste informazioni da 11 anni.
E un importo crescente è venuto dal riciclaggio di vecchi gioielli e simili che vengono fusi per lo scarto (questa è un questione perenne con l'oro. Non capirò mai perché i suoi fans pensino che l'incredibile durevolezza dell'oro – non si spreca o non si corrode – sia una proprietà favorevole al rialzo del suo prezzo. È il contrario). Così se la disponibilità di oro offerta ha superato costantemente la domanda degli utenti, come mai il prezzo dell'oro sta ancora aumentando?

In una parola, accumulazione.
Accumulazione! Orrore! C'è della gente là fuori che accumula oro. Ma quanti? Ci sono pochissimi negozi di monete d'oro. Ci sono pochissimi compratori attivi di monete di oro. Se la gente sta comprando dei lingotti da 400 once, è gente che ha molti più soldi dei giornalisti del Wall Street Journal. E' gente molto ricca, molto di buon senso e con molta ricchezza da proteggere. Hanno allocato una piccola percentuale della loro ricchezza nei lingotti d'oro.

Il sig. Arends, come autore stipendiato in un'industria morente, compara il prezzo dell'oro al suo stipendio ed alla sua futura pensione. Oh quanto costa l'oro, è così caro!

No, se siete un principe saudita, non è affatto caro.
Chi investe in oro, chi lo accumula, ha fatto tutta la differenza. È l'unico motivo per cui la “domanda” totale ha superato la disponibilità.
Ditemi perché questo principio non si dovrebbe applicare ad ogni categoria di investimento. Ha usato la parola “investire,” come appunto è giusto fare. La gente compra e mette da parte, sperando che il prezzo salga. Che concetto stupefacente!
Un sacco di gente sta comprando oro nella speranza che aumenti. Ma l'unico modo in cui può aumentare è se sempre più gente lo compra, sperando che aumenti ancora di più. Ecc.
E dovremmo credere che questo non si applichi ad ogni azione, ad ogni bond e ad ogni attività finanziaria di cui tratta il Wall Street Journal?

Questo uomo sta trattando i suoi lettori come degli imbecilli economici. Se i suoi lettori continuano a prenderlo sul serio dopo aver letto il suo articolo, allora sono davvero degli imbecilli economici.
Come chiamiamo uno schema di investimento dove i rendimenti dei membri attuali dipendono interamente dai nuovi soldi portati dai nuovi membri?

Uno schema di Ponzi.
Ci sono gli imbroglioni. Ci sono quelli molto confusi. Poi ci sono gli imbroglioni moralmente corrotti.

Uno schema di Ponzi è una situazione in cui il venditore di un investimento dice che l'investimento produrrà alti tassi di rendimento. Quindi usa ii soldi raccolti dai successivi compratori per pagare gli investitori iniziali. Si tratta di una frode. È qualcosa di illegale, tranne quando viene realizzata con i fondi dell'Assistenza Sanitaria statale e del sistema della Sicurezza Sociale.

Ci possono essere bolle di ogni tipo. Sono governate dalla teoria di investimento dell’ultimo arrivato, il più stupido di tutti. Ma una bolla non è uno schema di Ponzi. O Arends è moralmente corrotto oppure è un ignorante che non sa distinguere una bolla da uno schema di Ponzi. Decidete voi.
Sì, come ho scritto prima, l'oro può ben essere la prossima grande bolla. E questo può significare che si possono fare molti soldi con la speculazione.

Ma non ne ho fiducia come investimento.
Io invece non mi fido dell'abilità analitica di Brett Arends. Suggerisco che manteniate lo stesso scetticismo.
Come potete far quadrare questo cerchio dorato? Lo dirò nella Terza Parte.
Non vedo l'ora. Darò un altro colpo a questo imbroglione incompetente.

CONCLUSIONE

Nel mio libro The War on Gold, che offro gratuitamente, ho scritto a lungo su questo tipo di giornalismo ostile all’oro. Sono stato in guerra con esso per oltre 45 anni. Avrò un sacco di occasioni per combattere ancora di queste battaglie, eventualmente con gente dotata di maggior potenza di fuoco intellettuale di Brett Arends.

L'industria della stampa sta morendo. Gli imbroglioni come il sig. Arends dovranno trovare un'attività remunerata facendo qualcosa di più produttivo. Ma la guerra contro l'oro continuerà. Continuerà per la stessa ragione per cui è continuata finora: l'elevato odio di certa gente verso i tentativi del largo pubblico di proteggersi dalla distruzione monetaria orchestrata da banche centrali e governi.
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(Traduzione revisionata da Francesco Carbone)

Sunday, May 30, 2010

La loro Africa

Il colonialismo, nell'era della neolingua, si chiama “aiuto internazionale.” Questa nuova forma di colonialismo calpesta la dignità degli uomini che pretende di aiutare per mascherarsi da solidarietà.

Per questo Dambisa Moyo, l'autrice del libro La carità che uccide, propone l'immediata eliminazione degli aiuti ai cosiddetti paesi in via di sviluppo: gli aiuti ai governi fanno crescere i governi, non le economie. Infatti, nel suo libro The Bottom Billion, Paul Collier mostra come il 40% delle spese militari in Africa siano pagate con gli aiuti stranieri.
La “solidarietà” coloniale alimenta quegli stessi problemi che usa per giustificare sé stessa.

Nel continente africano, tra il 1970 e il 1998, sono stati immessi oltre un trilione di dollari in “aiuti,” e la povertà è aumentata dall'11% al 66%. Un trilione di dollari che, oggi, farebbero comodo anche nel “ricco” occidente. Il risultato non è stata una redistribuzione di ricchezza, ma una diffusione globale della miseria.





Una Modesta Proposta

Incredibile a dirsi, la crisi economica è arrivata fino a Laputa. Tanto che, come ci racconta il nostro corrispondente dall'isola volante, si è dovuto ricorrere all'aiuto di una ditta di consulenze per affrontare l'imprevisto problema.

A giudicare dalla soluzione proposta, però, l'impressione è che la velocità di stampa delle rotative laputiane sia molto lontana dalle prestazioni di quelle terrestri: una semplice tassa sul valore aggiunto per i “produttori di moneta” sarebbe infatti da noi una pallida contromisura per lo tsunami inflattivo in arrivo.
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Di Giovanni Pesce


Anche qui a Laputa i problemi economici finanziari non mancano; la crisi ci ha colpito pesantemente.

L'onorata società che fa capo al Centro di Igiene Mentale ha chiesto la consulenza alla “Peligrosa,” ditta della quale è notoria l'affidabilità, garantita anche dalla presenza in quel consiglio di Amministrazione dell’amante del Governatore Maximo (κυβερνήτης).

Le proposte espresse dallo studio sono fondamentalmente due:
  1. Fare cassa svendendo a poco prezzo il patrimonio pubblico (Il Castello, Vicolo corto, la Centrale Elettrica fino a Parco della Vittoria);
  2. Applicare l’imposizione dell’IVA (20%) ai fabbricanti di denaro.
Qui nel nostro paese siamo un po’ legati alle tradizioni e vedere svenduto il patrimonio di tutti a poco prezzo come è successo in Italia, (1992 ed anni seguenti) metteva una certa tristezza addosso.

Pertanto la soluzione (1) è stata abbandonata.

Ma sull’applicazione dell’IVA ai fabbricanti e spacciatori di denaro ci è sembrata veramente cosa buona e giusta.

L'IVA (l'imposta sul valore aggiunto) è un'imposta che colpisce solo il valore aggiunto di ogni fase della produzione, scambio di beni e servizi; per tale ragione una produzione di biglietti che costano pochi centesimi e valgono molti €uro costituisce la base per un’imposizione fiscale del 19,99% di tutto il denaro che viene prodotto.

Idraulici e Parrucchieri di Laputa sono stati felici di ritrovare banchieri europei in fila con loro presso la sede locale dell’Agenzia dell’Entrate a presentare domande di ravvedimento per il mancato pagamento dell’IVA.

Così con un singolo atto normativo abbiamo risolto in parte i nostri problemi economici.

Certo questa soluzione è meno cruenta di quella proposta a suo tempo da Swift; però è molto semplice ed efficace.

Perche non ci pensate anche voi europei?

Saturday, May 29, 2010

L'oppio dei popoli

Bella riflessione di Gary North sul declino dell'occidente, provocato da una cultura sempre più edonista e ben rappresentata dal sempre più largo consumo di futili spettacoli d'intrattenimento (per inciso, ci rivela anche un particolare della storia della famiglia Roosevelt che non tutti conoscono).

Ma se ad ovest il sole tramonta, è solo per sorgere ad est.
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Di Gary North


Gli asiatici producono televisori e sofisticati sistemi audio per home theater a poco prezzo. Gli americani li comprano. Poi li usiamo, a caro prezzo. Il costo in produttività perduta per guardare la TV è superiore a qualsiasi altro singolo fattore di spreco nell'economia occidentale. L'unica cosa che ci si avvicina sono i media in rete. La TV consuma in media da 4 a 5 ore al giorno della vita di ogni americano. Le statistiche sono davvero stupefacenti.

Il consumo di tempo in rete si sta avvicinando, in particolare fra gli adolescenti. Gli adolescenti passano fra le 7 e le 8 ore al giorno in svaghi mediatici.

Guardo la TV forse un'ora al giorno. Attualmente la guardo di più di quanto abbia fatto per oltre 35 anni. Ho comprato uno grande schermo HDTV e il cavo nel 2008. Guardo forse tre serie drammatiche di un'ora – senza pubblicità (fast forward) – più Sunday Morning (senza pubblicità), e forse un film in chiaro. Cerco di guardare mezz'ora delle repliche di Yes, Minister su Netflix, più almeno un Jeeves & Wooster su Netflix. Quando c'è Foyle's War o il sequel, lo vedo. Questo è tutto. Così stacco dalla mia giornata del lavoro, che comincia alle 4:30 del mattino e finisce – forse – alle 7:30 o alle 8 della sera 6 giorni alla settimana.
Non spreco molto tempo.

SPRECARE TEMPO IN 3D

Per curiosità, sono andato in un negozio Best Buy nel fine settimana per vedere che aspetto ha la nuova TV Panasonic 3D. È impressionante. Ho visto il più piccolo dei 4 modelli: 50 pollici. L'immagine è esattamente come Avatar.

Il prezzo di vendita della Panasonic: 2.500 dollari. Per una nuova tecnologia che è in concorrenza con dei 2D di qualità superiore in vendita per circa 2.000 dollari, non è caro. Dovete comprare un Blu-Ray 3D player. Panasonic ne vende uno per 400 dollari. Vi danno solo un paio di occhiali. Le paia supplementari costano 150 dollari ciascuno. Sono elettriche. È lì che la Panasonic farà il suo profitto iniziale.

Ci sono pochissimi DVD 3D in giro. Ma la qualità 2D dell'apparecchio è eccellente. È una TV al plasma.

Sono un esperto in 3D. Quando avevo dieci anni, la mia nonna mi portò a vedere il Bwana Devil, il primo film moderno in 3D. Entrambi indossammo un paio dei famosi occhiali di carta polarizzata per vedere uno dei film più noiosi di tutti i tempi. Il film fece molti soldi. Questo condusse alla mania del 3D, che durò circa tre anni. Poi il CinemaScope prese il suo posto. Da quel momento in poi, il 3D è rimasto limitato ad Epcot.

Mi sono sempre piaciuti i film in 3D. Pensavo che la tecnologia della polarizzazione fosse primitiva, ma che ne valesse la pena. Non così la versione con gli occhiali rosso-blu.
Il difetto principale dell'esperienza 3D è che la luminosità del film è smorzata dalle lenti. Questo vale anche per la tecnologia della TV Panasonic.

Per come la vedo, c'è una tappa finale per completare l'esperienza della TV: il 3D senza lenti. Lo prevedo entro un decennio. Dopo, c'è il pannello olografico o niente. Abbiamo il sorround 7.1. Le mie antiche orecchie non hanno bisogno d'altro. Se arriviamo ad una visione luminosa in 3D senza lenti, finalmente affronteremo la realtà: non ci sarà miglioramento tecnico per migliorare la TV. La TV dovrà farcela da sola da quel momento in poi. Probabilmente ce la farà.

A meno che colleghino gli elettrodi ai nostri cervelli per interiorizzare le risate delle sitcom, la tecnologia della TV sta per arrivare ad un limite. È andata fin dove poteva arrivare.

Il perché qualcuno dovrebbe voler guardare il 98% di ciò che passa oggi in TV, in 3D o 2D, è una cosa che mi sfugge. Capisco che il grande sport è grandioso in 3D. Ma sono uno spettatore di sport marginale. Come usava dire il mio boss, Leonard E. Read: “Non mi interessa sapere quale squadra sindacalizzata vince.” Per quanto riguarda i reality show in 3D, mi annoierebbero altrettanto completamente che in 2D. Lo stesso vale per i telegiornali.

La televisione è l'incarnazione del commercialismo: qualcosa realizzato magnificamente che non avrebbe dovuto affatto esser realizzato. Tecnologicamente non può che stupire. Tuttavia il contenuto è di valore marginale. Come fuga, la tecnologia funziona. È mascherata come gratuita. Non è gratuita, perché il nostro tempo non è gratis. I venditori della tv hanno implementato una delle due più efficaci frasi del marketing: “è gratis” (l'altra è “tutto quello che riuscite a mangiare”).

IL POTERE DELLE STORIE

Noi amiamo le storie. I nostri genitori le hanno usate per divertirci ed insegnarci. Il Vecchio Testamento è principalmente una serie di storie. La buona pubblicità sono principalmente storie. A volte sono storie di successo. A volte no. Un esempio recente che considero molto efficace promuove un prodotto europeo. Abbiamo lo stesso prodotto negli U.S.A., ma non è presentato in questa maniera. Dopo aver visto questo annuncio, non dimenticherete il prodotto.

Una delle prime storie che ricordo è La piccola locomotiva che poteva. Le madri hanno letto quella storia ai loro bambini per oltre un secolo. Insegna la perseveranza. Anche se ho sempre pensato che la storia fosse falsa, perché metteva gli spinaci tra le cose buone da mangiare, penso che abbia modellato il mio comportamento. L'ottimismo riguardo ai progetti difficili è la base del successo. La piccola locomotiva pensava di poter farcela e ce l'ha fatta. Questo è il cuore dell'attività imprenditoriale. Non riesco a ricordare altra storia della mia infanzia con la stessa chiarezza, tranne Tootle, l'opposto della piccola locomotiva che poteva. Tootle era la locomotiva che usciva dalle rotaie per passare il tempo fra i vicini ranuncoli. Il padrone del treno le faceva un programma di modifica del comportamento per cambiarla. Ho compreso presto il messaggio. Il lavoro duro e rischioso paga. Mentre degli inaffidabili ci si occuperà a parte.

Gli americani hanno passato troppo tempo fra i ranuncoli. Gli asiatici no. Penso che una qualche forma di modifica del comportamento sia imminente. Gli americani dovranno tornare sulle rotaie. Sono andati fuori pista. La concorrenza dell'Asia modificherà il comportamento dei lavoratori americani – quelli che possono mantenere il loro lavoro.

Gli asiatici ci hanno venduti con profitto gli strumenti necessari per uscire dalle rotaie. Gli strumenti sono poco costosi. Sono abbaglianti. Sono costati così poco. Inducono al vizio. Negli anni 50 dell'800, l'occidente usò l'oppio per minare la resistenza politica della Cina all'importazione delle merci occidentali. Così Warren Delano, nonno di Franklin Delano Roosevelt, fece la fortuna della famiglia nel decennio successivo. Gli asiatici ci stanno restituendo il favore. La droga via cavo è nel 99% di tutte le case americane (vi assicuro che posso rinunciarvi in qualunque momento. Sono solo uno spettatore sociale.)

La qualità delle storie in TV non è delle più alte. Quelle che vanno per la maggiore al momento sono le storie di omicidi. Altre storie popolari si occupano di crimini minori. I buoni risolvono i casi. La nostra fede nei risolutori di crimini è ristabilita, episodio dopo episodio. Lavorano per il governo. I ricercatori riservati non sono intorno attualmente. Non c'è l'equivalente di Nick Charles, di Philip Marlowe, o di Mike Hammer. Non c'è un Jim Rockford o un Tom Magnum, e tanto meno uno Sherlock Holmes. C'è stata soltanto una serie, su un cacciatore di taglie: Wanted: vivo o morto. È stata il passaporto di Steve McQueen al grande schermo. Poi passò alla polizia con Bullitt.

Un uomo che si avvicina alla morte non ricorderà la maggior parte delle sue realizzazioni. Si ricorderà alcune buone decisioni ed alcune sbagliate, ma non ricorderà molti spettacoli televisivi. È più probabile che si ricordi di qualche pubblicità davvero ben fatta. Lo spettacolo televisivo è un modo per portare gli spot pubblicitari davanti agli occhi della gente e gli spot, minuto per minuto, richiedono più creatività. Ora noi saltiamo gli spot con il fast-forward. Questo è un altro chiodo nella bara della TV – assumendo che qualcuno usi ancora i chiodi per fare le bare.

Le buone storie ci modellano. Ancora penso in termini di scene di film. Alcuni uomini pensano in termini de Il Padrino. Io penso in termini di western, in particolare Shane. Casablanca è il nostro Amleto. Ma quando riempiamo le nostre vite con storie stereotipate il cui unico messaggio è “non girate quella rotella,” intenso come “non cambiate canale,” non devono essere buone storie. Le storie destinate soltanto ad intrattenere e non a rinforzare i temi morali fondamentali nella vita non sono degne di essere ascoltate, a meno che servano da bicchierino della buonanotte per astemi.

IL TEMPO COME CAPITALE

Come è che l'Asia ha un'enorme surplus commerciale con gli Stati Uniti? Perché il suo popolo lavora di più. Stanno infine ottenendo l'accesso al capitale. Questo capitale aumenta la loro produttività. Gli strumenti di cui hanno bisogno per competere sono resi disponibili con il risparmio. Quindi mettono in uso il capitale in una lunga settimana di lavoro. Hanno poco tempo per lo svago. Lavorano molte ore al giorno.

In contrasto, gli americani stanno perdendo il capitale con il debito al consumo ed il ritiro dalla forza lavoro. Non intendo i disoccupati. Intendo i sottoccupati. Colui che guarda la TV per 4 ore al giorno sta consumando il suo capitale più prezioso: il tempo.

Quando vediamo una società dedicata al lavoro, vediamo una società che ha una base per la crescita economica. Se si lavora duro per andare avanti, si accumula capitale. Il lavoro diventerà più efficiente. Se si lavora soltanto per comprarsi il tempo libero per giocare, non si sperimenta crescita economica.

L'Asia sta crescendo economicamente, a causa dell'orientamento verso il futuro delle persone. Gli Stati Uniti stanno a mala pena crescendo, a causa del suo orientamento al presente. Lo vediamo nella perdita di tempo connessa con l'intrattenimento. Questo è un fenomeno che abbraccia tutta la cultura. In occidente sta accelerando da almeno 85 anni. La nascita della radio ed i film hanno contrassegnato la transizione. La Seconda Guerra Mondiale ha fatto ritardare l'avvento della cultura dell'intrattenimento. Gli anni 50 hanno prodotto la prima subcultura adolescenziale. Aveva i suoi film, la sua musica ed il suo intrattenimento. Come mai? Per il reddito reso disponibile dai genitori e dai lavori part-time. I soldi entrarono nelle nostre tasche. Quella era la mia generazione. Abbiamo speso come spendono i bambini, ma abbiamo speso più soldi di quanto i bambini abbiano mai speso nella storia. Ci siamo abituati all'intrattenimento. La contro-cultura, 1965-70, è stata ancor più dedicata all'intrattenimento. Ha persino trasformato la rivoluzione culturale in intrattenimento.

Questo è accaduto ovunque in occidente. Non è stato un fenomeno unicamente americano. La rivolta degli studenti in Francia nel 1968 fu peggiore che in qualsiasi altro luogo.

Ora viviamo in una nazione che ha sofferto il consumo del capitale. Gli stranieri ci stanno fornendo il capitale. Gli asiatici comprano qualcosa come il 40% del debito del Tesoro venduto al pubblico. Questo non andrà avanti indefinitamente.

Quando abbiamo imparato a sprecare tempo e soldi in gioventù, abbiamo preso delle cattive abitudini. Queste cattive abitudini non si interrompono facilmente. Gli asiatici non hanno mai preso queste cattive abitudini. La gioventù dell'Asia è andata nelle città per ottenere lavoro, non intrattenimento.

CONCLUSIONE

Una volta che la bolla immobiliare della Cina sarà scoppiata, sarà tempo di spostare il capitale nella regione orientata al futuro. Questo popolo non è fatto solo di duri lavoratori. Non sono soltanto lavoratori ad alto rendimento a capitale dato. Sono orientati al futuro in maniera unica. Questa è una cosa nuova in Asia. Fa parte dell'influenza occidentale: socialismo fabiano in India e marxismo in Cina. Entrambi i sistemi limitano la crescita economica, ma sono sia lineari che fortemente rivolti al futuro: il regno della società pianificata centralmente. Quando la pianificazione centrale è abbandonata a causa della sua inefficienza, il concetto della storia lineare rimane.

Questo spostamento dall'occidente all'oriente non sarà invertito senza qualcosa come una trasformazione religiosa nell'occidente. L'Asia sta adottando il concetto occidentale di tempo lineare. Nel frattempo, l'occidente lo sta abbandonando: “mangia, bevi e stai allegro, perché domani moriremo.”

Non mettete tutto il vostro capitale in azioni di una nave che affonda.