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Friday, February 26, 2010

Intervista a Lew Rockwell

Presi nel vortice della decomposizione del sistema centralizzato capita di perdersi d'animo, di non riusicre a vedere vie d'uscita. Il Leviatano sembra essere più forte che mai, ormai intrecciato in ogni attività umana, portatore di sofferenza e morte.

È allora davvero rinfrancante leggere le parole di Lew Rockwell in questa intervista per Daily Bell, e condividere la sua passione refrattaria a qualsiasi disperazione, la sua fiducia nei giovani, nelle idee e nella libertà.

Gli imperi passano e muoiono, la libertà è per sempre.
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Introduzione: Lew Rockwell è uno dei principali sostenitori del moderno movimento del mercato libero e un importante fautore del rinascimento dell'economia austriaca in America ed all'estero. Rockwell è stato l'editore di Ludwig von Mises negli anni 60 e successivamente ha lavorato come capo dello staff del membro del Congresso Ron Paul. È fondatore del Mises Institute di Auburn in Alabama e del blog di successo LewRockwell.com. Insieme, queste entità sono fra i siti internet sul libero mercato più frequentati nel mondo.

Daily Bell: Avete condotto quasi da solo una rivoluzione nel pensiero che ha cambiato il mondo. Che sensazioni vi dà?

Rockwell: Be', grazie, ma non è così che funzionano le idee. Senza donatori, facoltà, studenti, collaboratori, mezzi di distribuzione e divisione del lavoro, siamo tutti soltanto degli scribacchini isolati. Questo è sempre stato vero, dal mondo antico ad oggi. Ci piace dire che una persona può fare la differenza, ma è vero solo in parte. Tutte le forme di produzione, comprese quelle nel mondo delle idee, richiedono tutta la cooperazione possibile. Ed anche se stavamo facendo grandi progressi prima del 1995, l'avvento dei media digitali ha fatto una grande differenza proprio perché ha ampliato drammaticamente le opportunità di comunicare e cooperare.

Daily Bell: Potete far conoscere ai nostri lettori la profondità e l'ampiezza delle organizzazioni di servizi che avete fondato – in particolare sulla rete?

Rockwell: Ho fondato il Mises Institute nel 1982 per garantire che l'influenza di Mises e degli altri economisti austriaci potesse crescere. Oggi Mises.org è il più grande sito no-profit di economia sul pianeta, ed è un potente centro educativo ed editoriale. Ho fondato LewRockwell.com nel 1999, innanzitutto perché avevo una gran quantità di informazioni da condividere e mi ero stancato di usare le liste mail. Pensai che avrei potuto anche postare ciò che trovavo interessante, in ogni campo, su un sito pubblico. Oggi, è il sito libertario più letto della rete.

Daily Bell: Avevate mai sognato di poter raggiungere questo livello di successo?

Rockwell: Né io né nessuno dei miei mentori, come Rothbard, o di coloro che mi influenzarono, come Mises, avremmo potuto immaginare una cosa simile. Naturalmente, il raggiungere le menti è tutta una questione di libertà. La posizione base del mondo è il dispotismo. Nella realtà delle cose, la libertà è un'eccezione. A rendere l'eccezione possibile è il lavoro ideologico, ovvero la diffusione delle idee con ogni mezzo possibile.

Daily Bell: Attribuite parte del successo a vostro padre. Potete dire ai nostri lettori qualcosa su questo uomo unico?

Rockwell: Era un chirurgo e un uomo dal carattere forte, un uomo all'antica di quel genere che è difficile da trovare. Non si lamentava, non piagnucolava quando le cose non andavano come voleva lui. Era incredibilmente arguto ed amava la libertà nel senso in cui l'amavano gli uomini dell'Illuminismo: non credeva che lo stato potesse far qualcosa meglio di come ciascuno può farlo da sé. Era un uomo della Old Right che disprezzava FDR, nella cui guerra intenzionale venne ucciso il mio fratello più grande, e ammirava Robert Taft, specialmente a causa della sua politica estera non-interventista. Mio padre lavorò duro fino all'ultimo istante in cui poté farlo. Così dovremmo far tutti.

Daily Bell: Potete fornirci una breve storia di come è nato il vostro interesse per il libero mercato e di come avete deciso di farne il lavoro della vostra vita?

Rockwell: Come con la maggior parte delle persone, cominciò osservando qualcosa di profondamente sbagliato nella cognizione comune, che fin dalla scuola elementare sembrava presumere che i saggi padroni nelle alte sfere avessero maggiore conoscenza di chiunque altro e che per questo motivo dovessero avere autorità su tutto e tutti. Questa supposizione pareva difettare di prova empirica, per quel che potevo vedere. Scoprii la letteratura della libertà nascosta nelle biblioteche e mi resi conto che la verità era una cosa che avrei sempre dovuto scavare per trovarla. Non mi sarebbe stata offerta dai giornalisti, dai politici, né dai luminari delle istituzioni accademiche. Quando scoprii quel che era vero, non potei evitare di agire in base ad esso, e parlarne ad altri. Niente di più complicato.

Daily Bell: La scomparsa dello stato è la conseguenza logica dell'economia austriaca?

Rockwell: Mises non la pensava così; e nemmeno Hazlitt. Sudha Shenoy sostiene che di tutti coloro che hanno esaminato la possibilità di una società senza stato in quella generazione, Hayek fu quello che si avvicinò di più a comprendere il temperamento anarchico. Comunque, l'uomo che ha fatto la vera differenza nella scuola austriaca in questo senso è stato Rothbard. È stato lui a spingere l'apparato teorico “oltre il limite,” per così dire. Oggi è difficile che un moderno austriaco non sia un anarchico. Questo grazie anche a rothbardiani come Walter Block, Hans-Hermann Hoppe e David Gordon, naturalmente. Un tempo Rothbard era denunciato per i suoi punti di vista, per aver, dicevano, marginalizzato la scuola. Ora, naturalmente, il suo anarchismo è forse la maggior parte dell'eredità che ha lasciato al mondo. Attrae molto i giovani, diversamente dello statalismo degli economisti di regime.

Daily Bell: È ragionevole credere che lo stato possa un giorno appassire o la realtà ci insegna che il meglio che si può fare è limitarne il potere?

Rockwell: Per me, è come chiedere se possiamo immaginare una società senza furti ed omicidi. Forse non accadrà mai, ma dobbiamo avere l'ideale in mente oppure non ci avvicineremo mai ad esso. Senza l'ideale, si ferma il progresso. In qualche misura, allora, chiedersi se alla fine la realtà vi si conformerà non è la domanda cruciale. Ciò che conta è se quello che immaginiamo possa e debba esistere. Mi piace immaginare una società senza aggressione legalmente sanzionata contro la persona e la proprietà.

Daily Bell: Vi preoccupa il fatto che le vostre organizzazioni possano subire attacchi pesanti con il progredire del movimento per il mercato libero?

Rockwell: No, non mi preoccupo di questo. D'altra parte, per i radicali è del tutto normale essere sottoposti ad attacchi da ogni lato, quindi non mi sorprenderebbe.

Daily Bell: Torniamo indietro nel tempo. Avete fondato Imprimis. Eravate amareggiato quando ve ne andaste?

Rockwell: Per niente! Ammiravo e ammiro ancora George Roche. Ma il mio lavoro a Hillsdale era finito e sono andato oltre.

Daily Bell: Quando avete deciso di fondare il Mises Institute? Fu quando vi alleaste con il famoso economista austriaco Murray Rothbard?

Rockwell: Ero stato editore di Mises alle edizioni Arlington House, verso la fine degli anni 60. Dopo la sua morte nel 1973, mi apparve sempre più chiaro che nessuna idea in questo mondo ha una probabilità di successo senza un'infrastruttura di supporto. I misesiani non l'avevano nelle università né nei think-tank. Mises stesso affrontò il problema della mancanza di supporto lasciando l'Austria e muovendosi verso un meraviglioso istituto a Ginevra. Io volevo fondare un istituto negli Stati Uniti che potesse essere un santuario per il libero pensiero nella tradizione misesiana. Innanzitutto mi avvicinai alla sua vedova, Margit von Mises, che mi dette la sua benedizione ed acconsentì ad essere il nostro primo presidente. Allora chiesi a Murray, che avevo allora conosciuto, di guidare i nostri affari di studio. Ne fu entusiasta anche lui. Era un alleato naturale non solo perché era il più grande allievo di Mises, ma anche perché veniva evitato perché troppo estremo, troppo radicale, non sufficientemente disposto a partecipare al gioco – proprio come lo era stato Mises. Prendo molto seriamente il suo esempio e la fiducia che ha riposto in me rendendomi il suo esecutore. In molti sensi, è stato la forza critica dietro al nostro sviluppo ed al nostro successo. Il suo spirito ancora li circonda oggi.

Daily Bell: Cosa penserebbe Rothbard di ciò che è successo? Sarebbe sorpreso?

Rockwell: Be', soprattutto sarebbe eccitato. Ma si ricordi che è stato il più grande ottimista per la libertà. Era pieno di speranza e odiava la disperazione. E questa non era solo un atteggiamento. Era vera speranza radicata nella ferma convinzione che se avessimo fatto la cosa giusta, avremmo potuto fare la differenza. In questo senso, non penso che si sarebbe sorpreso vedendo che abbiamo più richieste di ammissione di quelle che possiamo accettare, che sempre più studiosi ci cercano, che i nostri programmi di affiliazione vadano esauriti, che i nostri file audio vengono scaricati da milioni, che i nostri libri vendano più velocemente di quanto riusciamo a stamparli, e tutto il resto.

Daily Bell: C'è stata una risurrezione del randismo. Siete sorpreso? L'approvate?

Rockwell: La incontrai ed ascoltai le sue conferenze, e ne rimasi sempre impressionato. Ricordate che quando uscì La Rivolta di Atlante, sia Mises che Rothbard scrissero delle appassionate recensioni. I suoi romanzi sono profondamente efficaci nel promuovere il messaggio capitalista e tutto ciò è un bene. Ma ci sono alcuni errori cruciali. Non penso che abbia capito completamente la natura cooperativa dell'ordine sociale capitalista, per esempio. Aveva meno riguardo per il consumatore che per il capitalista ed a tale riguardo aveva ragione soltanto a metà. Ma generalmente se i suoi libri possono liberare la gente da miti contro la libera economia, è un grande risultato.

Daily Bell: Potete fare ai nostri lettori una breve descrizione di Antiwar.com e, nel caso, di come è collegato alle vostre imprese?

Rockwell: Direi che AWC è specializzato in un aspetto del pensiero rothbardiano. Ma anche se è un parente ideologico di LRC e di Mises.org, non c'è un rapporto diretto. I figli di Rothbard sono ovunque, naturalmente. Una ragione è il modo speciale che aveva di comunicare con la gente. Parlava a lungo con chiunque circa i suoi precipui interessi intellettuali. Se amavate le notizie, vi parlava di notizie. Se amavate la storia delle idee, vi parlava della storia delle idee. Se eravate dedito alla partizione del Belgio, vi parlava di questa causa. Aveva una personalità e un intelletto giganteschi. Nessuna inclinazione o interesse o causa possono riassumere la sua vita.

Daily Bell: Come sta andando la raccolta di fondi? È diminuita con la crisi finanziaria?

Rockwell: Per niente. Se mai, la gente è ancor più dedicata all'ideale della libertà ed alla propagazione della verità. Le idee austriache stanno ottenendo tanta attenzione come mai prima, come conseguenza di una crisi spiegata così bene dal paradigma austriaco.

Daily Bell: Vedete un aumento constante nella gente che vuole finanziare gli sforzi a sostegno del libero mercato?

Rockwell: Anche qui vediamo un grande progresso.

Daily Bell: Qual è il futuro del movimento per la libertà di Ron Paul dal vostro punto di vista?

Rockwell: Una cosa è chiara: il movimento di Paul ha fatto una differenza enorme nell'avvicinare la gente alle idee libertarie. In qualche modo, c'è un elemento tragico nel fatto che serva la politica per risvegliare la gente. L'ideale sarebbe che le persone scoprissero le idee della libertà per altre vie. Ron Paul è d'accordo con questa osservazione, tra l'altro. Lui si vede prima di tutto come educatore. Ha scelto la politica perché, per lui, era un percorso efficace per il suo obiettivo più grande e importante. E che lavoro straordinario ha fatto, nei suoi scritti e discorsi e con il suo esempio per quasi quattro decadi. Ha portato alla luce un gran numero di persone. Quello è sempre stato il suo sogno. Dovrei aggiungere che suo sostegno nei primi tempi è stato molto importante per il successo dell'istituto. Siamo onorati di averlo come nostro Consigliere Distinto.

Daily Bell: Le vostre organizzazioni educative saranno in futuro più coinvolte nell'azione politica oppure no?

Rockwell: Direi di no. A meno di essere Ron Paul, la politica è un affare pericoloso, ed è una tentazione a dire e fare cose da pazzi. Il successo è effimero, mentre noi siamo qui per il lungo termine.

Daily Bell: Come va la diffusione del movimento per il mercato libero all'estero?

Rockwell: A meraviglia. L'austro-libertarismo è paragonabile al marxismo nell'estensione della sua diffusione internazionale. Tutto ciò è molto emozionante. La libertà dell'uomo è un desiderio universale, quindi è naturale che non possa esserci un movimento libertario che non sia davvero internazionale.

Daily Bell: Sperate che questa crescita continuerà al passo tenuto nel decennio passato?

Rockwell: Il futuro è sempre incerto, ma abbiamo gli strumenti, l'energia e le idee. Solo negli ultimi anni, abbiamo ristampato virtualmente tutto dalle biblioteche libertarie ed austriache. I nostri download sono immensi, in particolare fra i giovani. Se voleste predire il futuro, guardate alle idee dei giovani e vi avvicinerete a trovarlo. In questo senso, sono sicuro che il nostro movimento continuerà a crescere molto a lungo dopo la mia vita.

Daily Bell: Avete notato un aumento della resistenza ai vostri sforzi da parte degli enti governativi organizzati?

Rockwell: Si sentono delle voci, ma niente è sicuro. Il governo attualmente ha molti nemici e i soliti problemi burocratici nell'affrontarli tutti.

Daily Bell: Cosa succederà al governo degli Stati Uniti ed alla sua struttura di potere alleata? Pensiamo che stiano perdendo credibilità ed influenza.

Rockwell: Sì, e confrontate gli attuali sentimenti antigovernativi a come erano le cose subito dopo il 9/11/01, un enorme fallimento dello stato che lo stato ha usato per promuovere sé stesso. Oggi vediamo la crescita dei sentimenti anti-statalisti, ritornati ai livelli degli anni 90. Ma questo è il problema. La sinistra odia alcuni aspetti dello stato e ne ama altri. La destra è la sua immagine speculare. Il lavoro del libertario è di convincere entrambi gli schieramenti a vedere che gli altri hanno ragione a metà. Pensate ai Tea Parties, ad esempio. Le folle ruggiscono la loro disapprovazione per il socialismo proprio mentre applaudono le invasioni militari socialiste.

Daily Bell: È possibile restituire gli Stati Uniti ad una forma di governo più repubblicana? Si può abrogare la storia?

Rockwell: La nostra è la storia di una nazione radicalmente decentralizzata e questa memoria non si è volatilizzata del tutto. Potrebbe essere che il percorso verso la libertà negli Stati Uniti passi per la secessione. E guardo al Nullification Handbook di Tom Wood di prossima pubblicazione. O la decentralizzazione potrebbe essere de facto con sempre più persone che scoprono i mezzi per secedere individualmente da settori specifici dello statalismo: usando valute alternative, istruendo in casa i loro bambini, leggendo i media alternativi, aggirando il complesso industrial-farmaceutico, iniziando un'attività in nero, fumando qualsiasi sostanza vogliano, o rifiutando di tornare ad una missione militare. La ribellione può prendere molte forme. Dobbiamo imparare ad accoglierle tutte favorevolmente.

Daily Bell: Pensate che vedrete l'oro fare concorrenza al dollaro come valuta nel corso della vostra vita?

Rockwell: La tecnologia permette questa cosa come mai prima. L'oro non scomparirà, mentre la vita del dollaro è limitata.

Daily Bell: Vi aspettate una revisione della Fed?

Rockwell: Potrebbe accadere, comunque come nota Ron Paul, la trasparenza è soltanto un passo verso quello che dev'essere lo scopo finale: la fine della banca centrale.

Daily Bell: Cosa pensate della teoria di Ellen Brown secondo cui lo stato ha storicamente creato la moneta e che le banche, compresa la Fed, dovrebbe essere nazionalizzata ed guidata dal “governo del popolo.” Alcuni dicono che la supervisione che Ron Paul vuole che il congresso abbia sulla Fed è in qualche modo un'approvazione della posizione browniana.

Rockwell: Non la conosco molto, ma la Fed è la banca centrale del governo, la legge di revisione non dà potere monetario ad altre parti del governo, e le banche sono già in combutta con il regime. Ecco perché abbiamo una Fed e la riserva frazionaria è ufficialmente permessa.

Daily Bell: Sappiamo bene che Ron Paul vuole una parità aurea ed in un mondo perfetto la fine della Fed. Potete riaffermare questa posizione per i nostri lettori?

Rockwell: Sì, benché non voglia un monopolio per nessuna cosa, nemmeno per l'oro. Vuole che la moneta sia radicata nell'esperienza del mercato. Non è così complicato.

Daily Bell: Abbiamo notato quello che noi pensiamo essere un ammorbidimento della posizione istituzionale per quanto riguarda la parità aurea – e la possibilità che le libere attività bancarie siano anch'esse un'opzione considerata. È questa un'osservazione corretta della posizione delle vostre organizzazioni?

Rockwell: Non direi che abbiamo una posizione ufficiale. Ci sono molti modi per muoversi verso la moneta di mercato e le attività bancarie non-inflazionarie. Non vorrei mai chiudermi nessuna possibile via. Un problema con il programma misesiano per la parità aurea è che conta sull'idea che le persone in carica facciano la cosa giusta. Questa è un'idea affascinante, all'antica, ma non penso che possa funzionare nel nostro tempo. Dobbiamo essere aperti alla possibilità che la riforma non arrivi mai dal vertice.

Daily Bell: Siete favorevole ad uno standard privato oro-argento o la parità aurea è sempre preferibile?

Rockwell: Sono assolutamente per la concorrenza fra metalli. Ma un vero standard è sempre privato e lascia sempre spazio per valute concorrenti.

Daily Bell: Una delle questioni più difficili da risolvere dal punto di vista del mercato è la proprietà intellettuale. Potete dire ai nostri lettori la vostra posizione su questo difficile tema? In un mercato libero, gli individui potrebbero rivendicare e far rispettare i diritti di proprietà intellettuale con qualche prospettiva di successo?

Rockwell: Rothbard ha condannato i brevetti ma non il copyright. Mises e Machlup vedevano i brevetti come concessioni governative di monopolio, ma nessuno di loro li ha condannati completamente. Hayek era contro il copyright ed i brevetti, ma non ne ha scritto molto. Sono stati i media digitali a portare la questione al centro dell'attenzione. Il pensatore chiave qui è Stephan Kinsella. Lui e Jeffrey Tucker hanno fatto il lavoro pesante ed hanno convinto la maggior parte di noi che la proprietà intellettuale è un artificio che non ha posto in un'economia di mercato. Ci sono implicazioni incredibili in questa presa di coscienza. La riproducibilità infinita delle idee significa che abbiamo molte probabilità di successo. Il fatto che le idee non sono merci limitate significa che non devono essere controllate. Questa è una cosa meravigliosa. C'è molto lavoro da fare in questo campo. L'intera storia dell'invenzione ha bisogno di essere rivista e la nostra teoria dei mercati deve tenere migliore conto del ruolo centrale dell'emulazione nel progresso sociale.

Daily Bell: Pensate che il complesso militar-industriale negli Stati Uniti verrà gradualmente eroso con l'accrescersi della forza del movimento per il libero mercato, o la struttura del potere è determinata a mantenere l'impero?

Rockwell: Deve erodersi. L'impero è follemente sovradimensionato. Ad un certo punto, faremo la fine della Gran-Bretagna e di Roma. Possiamo solo sperare che gli Stati Uniti seguano questo percorso con saggezza e non per disperazione.

Daily Bell: Dove volete arrivare? Avete altri cambiamenti organizzativi in programma? Espansioni?

Rockwell: Ci sono espansioni giornalmente. Stiamo assistendo a cose meravigliose, cose che sono più grandi di qualsiasi cosa che abbiamo fatto. Ma non voglio rovinare la sorpresa.

Daily Bell: Qual è il vostro futuro personalmente? Su quali attività intellettuali avete rivolto la vostra attenzione?

Rockwell: Voglio continuare a lavorare, particolarmente sul mio sito e continuare ad allargare i confini delle idee e della tecnologia. Non penso mai di andare in pensione, e nessuno dovrebbe farlo. C'è troppo lavoro da fare.

Daily Bell: Potete suggerire ai nostri lettori quali pubblicazioni ed informazioni cercare sui vostri siti – dove cominciare?

Rockwell: Cominciamo sempre con le nostre passioni, quali che siano. Non ci sono due persone uguali. A questo servono i motori di ricerca. Ma lasciatemi dire che ad un certo punto, tutti dovrebbero aspirare ad essere un serio allievo di Mises e di Rothbard. Non c'è formazione completa senza di loro.

Daily Bell: Se i lettori desiderano imparare di più sulle vostre organizzazioni, qual è il punto di partenza più facile? È possibile per chiunque assistere ai seminari di Mises, ecc?

Rockwell: I siti sono un grande posto per cominciare, ma naturalmente amiamo far venire nuova gente ai nostri congressi. Stiamo lavorando per creare più occasioni per questo.

Daily Bell: Dove suggerireste di andare ad un giovane per l'istruzione superiore negli Stati Uniti?

Rockwell: Intendete per la formazione o l'università? Non sempre coincidono. Oggi potete ottenere una buona formazione online. Per i titoli universitari, suggerirei l'investimento meno caro. Ma ricordate che il costo opportunità dell'educazione scolastica è molto alto. Dopo quattro – sei anni in un istituto universitario, una persona può scoprire di non avere alcuna abilità. Questo è il modo peggiore di entrare nel mondo del lavoro.

Daily Bell: Grazie per il vostro tempo e per la vostra analisi.

Rockwell: Grazie a voi.

Thursday, June 11, 2009

Faccia nuova, stessa politica

Bella intervista a Ron Paul pubblicata dal sito liberal Huffingtonpost.com sulla politica estera di Obama e la questione della tortura. Il sospetto è che l'unica differenza tra l'attuale presidente ed il suo predecessore sia effettivamente nel colore della pelle. Fosse poi vero, come si diceva, che “Barracks” Obama sia un lontano cugino di Dick Cheney, molte cose si spiegherebbero: buon sangue non mente...
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Kathleen Wells: Come membro della Commissione per gli Affari Esteri della Camera dei Deputati degli Stati Uniti, qual è la vostra opinione su questa questione della tortura?

Ron Paul: Be', è contro la legge – sia la nostra che il diritto internazionale. Quindi, non dovremmo usarla. E sono contro per motivi personali e morali. Penso che sia una cosa orribile. E per quanto riguarda i motivi pratici, penso che abbia assolutamente alcun valore. E se vogliamo sul serio ottenere delle informazioni, usando altre tecniche, in realtà, ne otteniamo di più.

Kathleen Wells: Quindi credete che stessimo usando la tortura nei nostri interrogatori a Guantanamo?

Ron Paul: Non penso che le foto che ho visto fossero false – quelle che sono state rese pubbliche un anno o due fa. E, ovviamente, ci sono altre foto di torture che attirano maggiore attenzione perché rifiutano di rilasciarle, il che significa che deve trattarsi di un vero atto d'accusa per ciò che facevano.

Kathleen Wells: Cosa pensate della decisione del presidente Obama di rendere pubblici i documenti sulla tortura?

Ron Paul: Penso che sia stato un gesto puramente politico. Penso che abbia tradito le promesse. È stato scelto come cambiamento ma è la stessa vecchia roba ed ora, su questa ed altre questioni, è tanto neo-con quanto lo è stato Bush. La guerra è stata ampliata. Continua a tener aperta Guantanamo. Probabilmente si fanno ancora, per quanto ne sappiamo, dei voli segreti di tortura . Abbiamo solo spostato parte di questo procedimento oltremare. Non saremo informati di ciò nel dettaglio.

Kathleen Wells: Ritenete che il presidente Obama sia neo-con come Bush? Non vedete una distinzione fra le due amministrazioni?

Ron Paul: Il tono è diverso, ma le politiche non cambiano. Stiamo spargendo la guerra. La guerra si sta espandendo. Non stiamo perseguendo quelli che hanno eseguito le torture. Guantanamo non verrà chiusa. Quindi no, non la vedo.

Obama ha aumentato il budget del DOD [Dipartimento della Difesa]. È certo che potremmo spendere alcuni di quei soldi nel nostro paese dove la gente sta davvero soffrendo. Ma abbiamo aumentato il budget del DOD, mi sembra, del 10 per cento. Non posso vedere alcun cambiamento significativo nella politica estera. La promessa di lasciare l'Iraq era una piccola promessa e prevedo che non accadrà. Ci saranno truppe in Iraq con questa amministrazione, ne sono convinto.

Kathleen Wells: Perché ne siete convinto?

Ron Paul: Perché penso che nessuno voglia affrontare le difficoltà che potrebbero seguire. I problemi li abbiamo creati noi andando là e quando ce ne andremo, i problemi probabilmente peggioreranno un po'. Allora daranno la colpa all'essercene andati, ma il vero problema è stato andarci. Così, penso che la pressione internazionale che sopportiamo da vari alleati sia così grande che non ce ne andremo. E non aspettatevi che le politiche cambino.

Tutto si svolge come ho detto per anni. La politica estera non cambia con i repubblicani o i democratici. In generale, sono pochissime le politiche che cambiano. C'è molto dibattito e molta retorica, ma le cose continuano come sempre.

Quando c'era Clinton, i repubblicani condannarono il suo problema somalo. Bush disse che non sarebbe stato un costruttore di nazioni e un poliziotto mondiale e appena fu eletto si rivelò molto peggio. Obama dice che Bush è terribile e viene eletto, e improvvisamente, indovinate chi sta incoraggiando Obama adesso? Gente come Lindsay Graham. I veri falchi del Partito Repubblicano si stanno godendo tutto questo. Calcolano di stare vincendo questi scontri.

Kathleen Wells: Potete dirmi cosa pensate del recente discorso dell'ex-vice presidente Dick Cheney sulle tecniche di interrogazione e sulla sicurezza nazionale?

Ron Paul: Non mi aspettavo niente di totalmente nuovo. Ha solo provato a difendere ciò che ha fatto e la sua partecipazione nel corso degli anni. Continuerà a dire che ha salvato molte vite torturando – una cosa a cui non credo neanche per un secondo.

È più probabile che creda a Matthew Alexander ed alla sua posizione sulla tortura. Matthew Alexander era un funzionario implicato. Era nell'aeronautica, ma era là ed ha eseguito oltre 300 interrogatori, ed aveva molto, molto successo. Ma si è rifiutato di obbedire all'ordine di partecipare a qualsiasi cosa di violento o che odorasse di tortura. Quella è la prova che potete ottenere più informazioni, piuttosto che di meno [senza usare la tortura].

Penso che la prova ora la stiano fornendo persone che dicono che la tortura non era intesa per ottenere informazioni. Hanno ottenuto molte informazioni da questi individui – questi pochi, questi tre che ora sono ben noti. Hanno ottenuto molte informazioni da loro prima che fossero torturati. Cercavano di convincerli di dire che c'era un collegamento fra Al-Qaeda e Saddam Hussein per giustificare questa guerra illegale.

Kathleen Wells: Spiegate perché credete che non ci sia differenza fra l'amministrazione Obama e l'amministrazione Bush?

Ron Paul: Nello stile, sono differenti. Il tono è diverso e penso che ci sia un beneficio in questo. Ma le sue politiche non cambiano. Alla fine, sono le politiche che contano. Le forti dichiarazioni contro l'Iran ci sono ancora. E, proprio ora, passando per la nostra commissione (la Commissione Congressuale delle Relazioni Internazionali/Commissione degli Affari Esteri) saranno imposte all'Iran sanzioni più pesanti – in cerca di un altro scontro. E abbiamo preso la posizione di non permetter loro di continuare con i test nucleari, anche se nell'ambito della legge ed anche se fatti pacificamente. Non lo consentiremo. Così no, quella posizione non è cambiata.

Come ho detto prima, in Iraq la guerra non si sta spegnendo. La violenza sta aumentando. E la guerra si sta espandendo in Afghanistan, mandandoci più truppe. Ed ora stiamo cominciando con il Pakistan. E, davvero, tutto il problema del Pakistan è solo un riflesso della nostra politica estera molto, molto sbagliata. Diamo la caccia ai talebani ed alcuni entrano in Pakistan, quindi invitiamo pubblicamente il loro governo a fare questo e quello, insomma stiamo lavorando molto duramente per avere un'altra guerra nel Pakistan.

Kathleen Wells: Cosa avreste fatto di diverso se foste stato presidente? So che eravate uno dei principali candidati presidenziali.

Ron Paul: Avrei riportato le truppe a casa. Li avrei semplicemente riportati tutti a casa. Li porterei via dalla Corea. Li porterei via dalla Germania. Risparmierei centinaia di miliardi di dollari e questo sarebbe un vero stimolo. Per stimolare l'economia, sospenderei immediatamente l'imposta sul reddito per tutti.

Sarebbero soldi nelle mani della gente – che costerebbe meno di queste centinaia di miliardi di dollari per i salvataggi che entrano nelle tasche dei privilegiati che poi ottengono i loro benefit pensionistici e tutte le loro indennità. Farei tutto in modo molto diverso.
La politica estera, tuttavia, sarebbe la grande questione. Bisogna superarla. Togliere le sanzioni ed iniziare a commerciare con Cuba. Non parlarne soltanto, ma cominciare a farlo.

Kathleen Wells: E l'Iran?

Ron Paul: Li tratterei come trattammo i sovietici. Parlammo con loro. I sovietici avevano 30.000 armi nucleari. L'Iran non bombarderò nessuno. Hanno diritto ad avere un po' di protezione. Hanno armi nucleari al nord, al sud, all'est ed all'ovest e qualunque cosa facciano vengono respinti. Ci sono un po' di tizi cattivi laggiù, ma ci sono un po' di tizi cattivi dappertutto.

Khrushchev non era esattamente il tipo più piacevole del mondo ed affermò che ci avrebbe seppellito, addirittura. Persino tipi come Ronald Reagan parlarono con lui e riuscimmo a risolvere i problemi. Il loro sistema economico crollò.

Ciò che dobbiamo fare è prestare più attenzione agli obiettivi di Osama bin Laden. Ha detto, “vi faremo inginocchiare davanti al vostro fallimento trascinandovi qui e prosciugandovi, ed alla fine provocheremo una crisi economica nel vostro paese.” In questo momento sta vincendo. In questo momento gli iracheni si sono schierati molto vicini agli iraniani. Gli sciiti stanno vincendo. I sunniti sono in rotta. Abbiamo armato l'intera regione. Sempre più armi spedite laggiù dal contribuente americano. I sunniti tutti sono tutti armati. È solo una politica estera molto, molto ridicola.

Saturday, May 9, 2009

La strada per la libertà

Un'intervista davvero interessante e godibile, questa di Walter Block. Inserita nel nuovo volume The Privatization of Roads and Highways, offre una panoramica completa del pensiero di Block sull'argomento per finire con alcune confessioni – non propriamente ottimistiche – sulle future prospettive della libertà.
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Intervista a Walter Block


Domanda:
Supponiamo che lo stato sia eliminato dall'equazione; presumiamo che i proprietari di strade private possano scrivere e far rispettare le regole della strada. Dato che è nel loro interesse garantire la sicurezza, le strade saranno utilizzate di più e quindi generano maggiori profitti. Ammesso che sia così, secondo la vostra opinione le regole della strada sarebbero più o meno severe? Pensate che le leggi sulla guida in stato d'ebbrezza, sui limiti di velocità e sulle cinture di sicurezza sarebbero eliminate da questi proprietari di strade private – e che istituirebbero piuttosto un contratto di accordo con cui ogni automobilista dichiara che se causasse morte, lesioni, o danni materiali ad altri viaggiatori su queste strade private, deve prendersi la piena responsabilità del risarcimento?

Walter Block:
È difficile per me fare congetture su come un mercato libero delle strade funzionerebbe in realtà. Sono un economista teorico, non un imprenditore al quale tali domande sarebbero meglio indirizzate. Tuttavia, fatta questa premessa, ecco i miei pensieri. Ipotizzo che alcuni proprietari di strade avrebbero regole più rigorose, altri meno rigorose, qualcuno poco clementi ed altri molto clementi. Poi, il mercato selezionerebbe le cose. Ovvero, probabilmente i desideri dei consumatori spingerebbero gli imprenditori delle strade verso posizioni più o meno severe – che io non conosco. O, è possibile, tale diversità resisterebbe. In alcune sedi (bar, hockey) ci sono regole meno rigorose; in altre (salotti, pallacanestro) ci sono regole più rigorose. Nell'hockey, per esempio, permettono e perfino incoraggiano gli scontri tra i giocatori; cosa rigorosamente vietata nella pallacanestro. Alcuni proprietari di strade potrebbero agire in un modo, altri, in un altro ed il mercato (il benedetto mercato, la “magia del mercato”) renderebbe maggiori profitti a coloro che offrissero ai consumatori un prodotto migliore (regole stradali in questo caso) ad un prezzo più basso. Sto provando ad applicare l'analisi economica come si applica comunemente a questioni ordinarie (gomma da masticare, fagioli, birra) in un campo (le strade) in cui è insolito agire in tal modo.

Domanda:
Ho sentito dire che privatizzare le strade porterebbe ad avere un'aria più pulita. Dover pagare il prezzo di mercato per le strade renderebbe più costoso guidare, facendo preferire agli automobilisti l'autobus, il tram, il treno e la condivisione dell'automobile. Capisco che questo è come chiedervi di scrutare nella sfera di cristallo, ma prevedete un incremento nei costi degli automobilisti, o una diminuzione? Perché, come sono certo che suggeriate, se questi dovessero diminuire rendendo la guida più accessibile a tutti, come rispondereste ai verdi che condanneranno un tale assalto sul pianeta terra?

Walter Block:
Io prevedo una diminuzione nel costo dell'uso delle strade in confronto con oggi. Questa è l'aspettativa normale quando privatizziamo cose come la rimozione dell'immondizia o i servizi postali. C'è persino una regola generale “del due” promulgata da Steve Hanke, E.S. Savas ed altri: il settore pubblico costa approssimativamente due volte tanto il privato. Sarei stupito se le strade fossero un'eccezione.

L'inquinamento atmosferico, con un'eccezione che accennerò sotto, è una questione completamente separata. Il motivo per cui lo abbiamo è il fallimento del governo di sorreggere i diritti della proprietà privata, dato che l'inquinamento è solo e semplicemente un'invasione di confini, in pratica uno sconfinamento di polveri ed altre particelle. Quindi, l'inquinamento atmosferico potrebbe aumentare, diminuire o rimanere lo stesso muovendoci verso la privatizzazione delle strade. Tutto dipende dall'efficacia dello stato nel garantire i diritti della proprietà privata in questo campo.

L'eccezione è che le cause per inquinamento sarebbero molto più facili con le strade private piuttosto che con quelle pubbliche. Non dovreste più citare milioni di diversi proprietari di automobili. Ora, potreste citare solo uno o pochi proprietari di strade per aver permesso e incoraggiato l'inquinamento sulla loro proprietà, che poi si diffonde sulle proprietà altrui. [1]

Domanda:
Ci sarà un ruolo per il governo nel “sollecitare” i proprietari privati a vendere la loro terra alle aziende costruttrici di strade? Costruire una grande autostrada, per esempio, può essere un'impresa scoraggiante. Se i proprietari si rifiutassero di vendere la loro proprietà ad una ditta di costruzione, l'intero progetto potrebbe fermarsi. Potrebbe il governo intervenire ed incoraggiare la vendita – come fece per le ferrovie del 1800 usando il suo diritto di esproprio?

Walter Block:
L'esproprio è totalmente e completamente in contraddizione con la libera impresa e il libertarismo. Non è niente di meno che il furto della terra. Il punto centrale mio (e di mio figlio) nel dibattito con Gordon Tullock era questa questione. Lui diceva che la proprietà della strada privata sarebbe stata impossibile senza leggi di esproprio ed io (noi) lo negavamo. In breve, la nostra discussione era che è possibile scavare tunnel al di sotto – o viadotti al di sopra – di una proprietà, senza violare i suoi diritti. [2]

Domanda:
Negli Stati Uniti, quali ostacoli ed agenzie burocratici si troverebbe sulla sua strada chi volesse realmente fondare un'azienda che intenda comprare, possedere e controllare tutte le strade e le vie in un intero stato?

Walter Block:
Autorità di suddivisione di zone; burocrati incaricati dell'utilizzo della terra; l'Ente per la Salvaguardia dell'Ambiente; il Dipartimento dei Trasporti; la gestione della Sicurezza Stradale delle Autostrade Nazionali.

Domanda:
In che modo la proprietà privata delle strade toccherebbe i pendolari? I costi per l'uso delle strade salirebbero? I problemi di congestione diminuirebbero, rimarrebbero gli stessi, o diminuirebbero?

Walter Block:
La privatizzazione delle strade aiuterebbe tutti, tranne i burocrati, i politici, i “civil servants” impiegati dagli attuali responsabili statali delle strade, ecc. Io sostengo che il costo di utilizzo delle strade diminuirebbe. Vedi la regola “del due” citata in precedenza. I problemi di traffico diminuirebbero, poiché far pagare di più durante le ore di punta che alle 3 del mattino (che appiattisce le variazioni nella domanda durante il giorno) diventerebbe l'ordine del giorno. Ora, il governo è impegnato nel contrario, il che esacerba il problema. Vende normalmente i biglietti mensili per ponti, trafori, ecc., ad un prezzo per viaggio più conveniente. Ma chi usa tali biglietti? Gli impiegati, non consumatori casuali o ospiti. E quando usano questi biglietti? Precisamente durante le ore di punta.

E non è un caso. Il principio è valido (il traffico è un fallimento del governo) anche in molti altri casi. Paragonate il traffico durante il Natale all'ufficio postale ed alle ditte private. Il primo vi dice di non spedire durante i periodi di punta; i secondi si tirano su le maniche, assumono lavoratori supplementari e soddisfanno i consumatori.

Domanda:
Come potete riconciliare lo scavare sotto la proprietà di qualcuno con questioni come i diritti minerari? A che punto sopra e sotto i diritti di proprietà finiscono?

Walter Block:
Ci sono due teorie su questo. La prima, quella errata, è chiamata dottrina ad coelum. In questa, se possedete un acro di terra sulla superficie del pianeta, possedete il territorio giù fino al centro della terra, in cerchi sempre più piccoli; ovvero, laggiù la vostra proprietà finisce in un punto (come tutte le altre). In effetti, possedete un cono (pensate ad un cono gelato) di terra, con alla parte superiore l'acro sulla superficie della terra, ed al punto inferiore al suo centro. In più, la vostra proprietà si innalza nei cieli, in cerchi sempre più larghi, sempre in forma di cono. Il problema qui, per il libertario che basa i diritti di proprietà sulla teoria di Locke-Rothbard-Hoppe dell'homesteading, è che non avete fatto niente per unire il vostro lavoro con la terra 1.000 miglia sotto la superficie. Come questione pratica, inoltre, voi avreste il diritto di vietare agli aeroplani di viaggiare sopra la vostra superficie, persino 30.000 piedi più in alto. Ricordate, secondo questa nociva dottrina, la vostra proprietà si estende dal centro della terra verso l'alto, fino una distanza indefinitamente lontana. Cosa implichi questo per la proprietà di altri pianeti è solo un altra reductio ad absurdum di questa idea.

Nella seconda e corretta visione dell'homesteading, possedete solo ciò a cui unite il vostro lavoro. Se coltivate, possedete soltanto fin dove affondano le radici delle vostre piante; forse appena pochi metri in più, per impedire che qualcuno faccia qualcosa sotto la vostra terra che possa disturbare i vostri raccolti. Diciamo, tre metri o giù di lì, secondo la struttura della terra. Se costruite una casa, allora la vostra proprietà si estenderà verso il basso solo quanto è necessario per impedire a chiunque altro di entrarvi in casa scavando da sotto; di nuovo, la distanza esatta dipenderebbe da quanto solida sarà la terra sotto le vostre fondamenta. Se la vostra casa si estendesse verso il basso per quindici metri, potreste possederne, diciamo, trenta.

Il semplice coltivare o costruire una casa, quindi, non vi dà alcun diritto minerario. Qualcun altro potrebbe perforare per cercare petrolio, o stagno, o qualunque altra cosa, 1.500 metri sotto la vostra proprietà, se fosse il primo a farlo. Quindi, non c'è motivo, in linea di principio, che il non vendere ad un costruttore di strade possa sempre precludere quest'ultimo dal costruire un traforo sotto – o un ponte sopra – questa terra.

Domanda:
Costruire una struttura sopra la terra di qualcuno, effettivamente ricoprendo la sua casa, non sarebbe un'invasione dei suoi diritti di proprietà?

Walter Block:
Dipende da quanto in alto. Sì, potrebbe anche essere un'invasione se costruiste tre o trenta metri sopra, ma forse no se lo faceste sessanta metri sopra e quasi certamente no se lo faceste centoventi metri sopra.

Domanda:
Potete elaborare sull'ipotetica privatizzazione delle strade di uno o più comuni di Saskatchewan?

Walter Block:
Nel Saskatchewan rurale ci sono delle buone strade di ghiaia che arrivano alla porta di ogni fattoria. Tuttavia molte strade principali sono piene di buche e sono abbastanza pericolose. Attualmente, i comuni creano e manutengono le strade locali, e la provincia lo fa per le autostrade.

Le imposte fondiarie comunali, che servono a pagare le strade e le scuole, tra l'altro, sono troppo alte per la percezione della maggior parte dei proprietari terrieri. Le recenti rivolte contro le tasse che hanno infiammato il Saskatchewan del sud sono partite dai coltivatori che semplicemente sono troppo impoveriti per pagare le imposte fondiarie.

È stato suggerito, come opzione per ridurre le tasse, di riunire due o più distretti comunali per assommare le risorse e dividersi i costi amministrativi. Questo dovrebbe, in teoria, diminuire le tasse. Un'altra idea, che vorrei promuovere, è la privatizzazione di tutti i servizi comunali e lo smantellamento di questo terzo livello di governo in tutte le zone rurali.

Perché lanciare la privatizzazione delle strade nel Saskatchewan rurale? Poiché avreste una probabilità ben maggiore di influenzare le opinioni di qualche centinaio di agricoltori sulla privatizzazione di un comune rurale di quella che avreste nel convincere della gente di città che potrebbe vivere senza municipio. Gli agricoltori sono già fiduciosi di sé. Si spazzano da soli la neve dalle proprie strade, per esempio. E Saskatchewan, dove le tasse sono alte e gli elettori rurali sono alienati da una legislatura tipicamente urbano/socialista, è un ottimo posto per sfruttare il malcontento.

Domanda:
Ecco alcune domande alle quali questi agricoltori vorranno avere delle risposte prima di sottoscrivere un simile esperimento di capitalismo laissez-faire:

Se un'azienda comprasse e operasse commercialmente tutte le strade in uno o più comuni, come raccoglierebbe il reddito dagli utenti di queste strade? Si noti che in una zona di forse cento miglia quadrate ci possono essere qualcosa come cento punti d'entrata dal territorio non dell'azienda. Ci saranno inoltre ospiti, qualcuno frequente ed altri no. Forse queste strade locali dovranno essere pagate in toto dai residenti?

Walter Block:
È difficile dire quale sarebbe il metodo migliore per raccogliere il reddito dagli utenti di queste strade. Questa è una decisione imprenditoriale. È come chiedere, prima della costruzione di Disney World, faranno pagare a giro o avranno un biglietto di entrata? Sarebbe più conveniente se compraste un biglietto settimanale, mensile, annuale?

Ora che ho evitato la vostra assai ragionevole domanda, lasciatemi congetturare a questo proposito. Una possibilità potrebbe essere un prezzo al miglio, secondo l'ora del giorno, il giorno della settimana. Un'altra potrebbe essere una tassa fissa. Una terza una certa combinazione di tutto ciò. Forse il proprietario della strada (probabilmente un'azienda le cui azioni sono possedute dai coltivatori locali) permetterebbe ai suoi clienti di scegliere in questo senso. Le aziende stradali che avessero servito bene i consumatori farebbero profitti e potrebbero espandersi, quelle che non l'hanno fatto soffrirebbero delle perdite e sarebbero probabilmente rilevate dai migliori manager. Probabilmente, agli ospiti sarebbero fatto pagare di più, a meno che il posto volesse provare ad attrarre turisti.

Osserviamo le strade private nei centri commerciali. Alcune vi permettono di parcheggiare gratis, se vogliono incoraggiare le presenze. Altri riscuotono un pagamento, a meno che facciate un acquisto. Le pratiche variano. Così potrebbe succedere a Saskatchewan. Tutto ciò che possiamo dire è che se le politiche dei prezzi differenti resistono, allora tutte soddisfanno i bisogni del consumatore. Se non succede, quelli efficienti elimineranno la concorrenza di quelli inefficienti.

Domanda:
I camion pesanti che trasportano grano e bestiame su queste strade di ghiaia sono responsabili di gran parte della degradazione. Forse gli autisti di questi camion dovrebbero pagare più tasse di accesso degli autisti di automobili e camioncini?

Walter Block:
Qui sono su un terreno più sicuro. Una volta avevamo delle strade private, parecchi secoli fa. Facevano pagare di più per i carri e cavalli più pesanti, e con più assi. Inoltre facevano pagare in base alla larghezza delle ruote. Molto per le ruote sottili, che scavavano le strade non asfaltate (pensate ai pattini da ghiaccio) e di meno per le ruote larghe, che le appiattivano (pensate ai rulli compressori). Ho pochi dubbi che i camion pesanti pagherebbero di più, molto di più. È possibile che pagherebbero inversamente alla pressione delle loro gomme.

Dall'altro lato, se avessimo strade private, molto probabilmente avremmo libertà economica tutt'intorno. Questo significa, in effetti, nessun sindacato. Ma il sindacato ha rovinato le ferrovie. Senza sindacati delle ferrovie, le ferrovie probabilmente trasporterebbero la maggior parte delle merci e quei grandi camion sarebbero ben più limitati sulle autostrade (limitatamente ai piccoli carichi). Così, questo problema potrebbe essere dibattuto.

Domanda:
Molte di queste strade campestri finiscono ad una casa di agricoltori. In effetti, la strada è una “strada privata” usata soprattutto dalla famiglia di quella fattoria. Un coltivatore potrebbe comprare la propria strada?

Walter Block:
Certo. Perché no? È come chiedere se qualcuno potrebbe comprare il proprio giornale, ristorante, negozio di scarpe. Naturalmente, chiunque può cercare di comprare qualsiasi cosa desideri in una società libera. Dall'altro lato, c'è una cosa che si chiama specializzazione e divisione del lavoro. È probabile che si presenterebbero degli specialisti della strada, che potrebbero prendere queste mansioni dalle mani dei coltivatori (con l'accordo degli ultimi). In modo simile, non tutti i coltivatori sono anche carpentieri, idraulici, riparatori di tetti, ristoratori, ecc.

Domanda:
E se un individuo comprasse la strada che conduce al suo cortile ma che, in più, era anche usata (all'epoca delle strade statali) da un vicino per raggiungere una sua altrimenti tagliata fuori proprietà? Ora, per qualche motivo (forse i due vicini si odiano) il nuovo proprietario della strada decide di rifiutare il passaggio al suo vicino. Quali sono le possibili risoluzioni a questo problema?

Walter Block:
Parlo di questo problema nel capitolo 1 di questo libro. Supponete di vivere su una via ed improvvisamente il suo proprietario vi dicesse o che non potete uscire affatto sulla via, o che dovete pagargli un milione di dollari ogni volta che lo fate. Dovrete usare un elicottero, o diventare un grande saltatore con l'asta, per uscire dalla vostra proprietà? Per niente! Nell'ambito delle attuali disposizioni istituzionali, prima di comprare una casa o qualsiasi altra proprietà, ottenete l'assicurazione di titolo. Volete essere protetto contro chiunque altro volesse sostenere che è lui in realtà il proprietario della casa che avete appena comprato. Bene, in un'epoca di strade private comprereste anche l'assicurazione di accesso. Non vorreste essere bloccato sulla vostra proprietà. Nessuno comprerebbero alcun bene immobile a meno di essere sicuro di non poter restare intrappolato a questa maniera. Effettivamente, è nell'interesse finanziario del proprietario non farlo, poiché vuole attrarre la gente, e non respingerla, dal vivere adiacente alla sua strada, di modo che possa realizzare più profitto da loro.

Domanda:
Se un uomo vuole vivere da solo in una zona rurale dove non c'è attualmente nessuna strada – è possibile che sopporti il peso del costo della sua costruzione e del suo mantenimento? Una volta costruita la possederà?

Walter Block:
Sì, sopporterebbe l'intero peso della fabbricazione della strada, proprio come ora sopporta l'intero peso di trasportare i mattoni, l'intonaco, il cemento, in questo posto remoto. E naturalmente, poi possederebbe la strada, proprio come ora possiede la sua casa. Non ci sarebbe un sussidio del governo, come quello fornito dall'ufficio postale, per portare la posta in posti remoti allo stesso prezzo di quello che si usa in città, dove costa meno portarla, grazie all'economia di scala.

Domanda:
Liberarsi del governo. Supponiamo che i capitalisti laissez-faire all'interno di un particolare comune riescano a sostituire con una libera impresa ogni servizio locale gestito dallo stato; educazione, strade, fognature, ecc. Supponiamo che le tasse locali si riducano a circa il 50 per cento del loro precedente livello (anche se dovrebbero essere a zero perché il governo, ora, fornisce zero servizi). Come pensate che i cittadini locali potrebbero lavorare insieme per espellere il governo municipale? O pensate che sia possibile? Tenete presente che le soluzioni di mercato ora si sono rivelate più funzionali e una maggioranza della popolazione locale capisce che l'ente locale sia un mazzo inutile di banditi.

Walter Block:
Non sono sicuro di aver ben capito questa domanda. L'unico modo per espellere qualsiasi governo (comunale, statale, federale) è di avere una maggioranza di libertari che caccino i furfanti via con il voto.

Domanda:
Gli abitanti originali del Nord America “possedevano” la terra? Avevano dei “diritti di proprietà” e questa terra è stata rubata loro (gli indiani) dall'uomo bianco? In caso affermativo qual è l'antidoto a questo misfatto? Dobbiamo “noi,” gli attuali proprietari di questa terra, restituirla quando e dove un erede dei proprietari originali possa essere trovato? Possono essere tratti paralleli fra le proprietà rubate alle aristocrazia russe o cubane nelle rivoluzioni comuniste con la proprietà rubata agli indiani in America del Nord? Qual è la differenza? Queste domande sono tutte relative alla costruzione di strade, dato che se i nativi americani davvero possiedono virtualmente tutta la terra e non desiderano venderla per le strade, questo praticamente pone termine all'ampliamento di questa forma di trasporto. Se le riparazioni sono pagate loro sotto forma di terra, possiamo essere costretti a distruggere la maggior parte delle nostre strade principali.

Walter Block:
In primo luogo, anche se accetto la vostra premessa nella sua totalità, che gli indiani in realtà possiedono la maggior parte del territorio degli Stati Uniti, non è affatto chiaro che vorrebbero riconvertire tutte le o almeno la maggior parte delle strade in terreno coltivabile o foreste o riserve di caccia, o qualunque altra cosa. Certamente, la maggior parte di questa superficie vale molto più come sostegno di strade e autostrade che per quegli altri scopi. Se i nativi la possiedono, perché dovrebbero voler soffrire le ampie perdite economiche richieste da tali riconversioni? Perché le fattorie e i boschi sono più coerenti con la loro “cultura”? Estremamente improbabile. Ora presiedono una pletora di case da gioco di tipo occidentale, grazie a delle scappatoie nella legge, ed è difficile sostenere che questo faccia parte delle loro tradizioni. No, la massimizzazione del profitto non è un monopolio dei bianchi, dei neri, o degli orientali.

In secondo luogo, non è affatto chiaro che gli indiani siano i proprietari legittimi di una cosa come gli interi Stati Uniti. Secondo la legge libertaria, potrebbero giusto esigere soltanto quelle parti della terra su cui si erano insediati, o che avevano occupato, non su quella dove cacciavano. Possedevano quei sentieri che usavano per andare dai loro insediamenti invernali a quelli estivi. Questo è basato sulla teoria dell'homesteading lockeana-rothbardiana-hoppeana. Io stimo che possedevano, in questo modo, al massimo l'un per cento della terra negli Stati Uniti. [3]

L'antidoto al furto della terra, e una parte di terra fu effettivamente rubata agli indiani, è il risarcimento, o, meglio ancora, la restituzione della terra rubata. Sì, in effetti, “noi,” gli attuali proprietari di questa terra dobbiamo restituirla quando e dove un erede dei proprietari originali può essere trovato. Ma il possesso è propriamente i 9/10 della legge. Si presume sempre che il proprietario attuale sia il proprietario legittimo. L'onere di provare il contrario ricade su chi vorrebbe capovolgere tali titoli di proprietà. Questo si applica a tutti i rivendicatori, in tutta la storia, senza eccezioni. Non c'è statuto che limiti la giustizia per il libertario. Tuttavia, più andate indietro nel tempo, in particolar modo laddove non c'è linguaggio scritto, e più è difficile trovare questo onere di prova. Nel caso degli indiani, in mancanza di una lingua scritta e del fatto che il furto avvenne così tanti anni fa, ci sono poche speranze per delle restituzioni di terra giustificate. Nel Canada, i tribunali hanno permesso che la testimonianza degli anziani tribali fosse determinante in tali argomenti. Ma un tribunale adeguato lo scarterebbe come semplice diceria.

Domanda:
Ho sentito che state lavorando ad un nuovo libro. Potete dirci qualcosa in proposito – e quando sarà pronto per il nostro consumo?

Walter Block:
Il mio nuovo libro, che sarà pubblicato dal Ludwig von Mises Institute, sarà sulla privatizzazione delle strade. Sarà basato sulle mie esistenti pubblicazioni a questo proposito, più un sacco di nuovo materiale non precedentemente pubblicato. È possibile che il materiale creato in questa intervista ne farà parte. Lasciatemi ribaltare i ruoli per un momento: ho una domanda per voi: quale sarebbe un buon titolo per il libro? Il titolo provvisorio è qualcosa tipo “Privatizzazione delle strade,” ma, si spera, potremmo trovare di meglio.

Domanda:
Vorrei solo chiedervi quale pensate siano attualmente le prospettive per il futuro della libertà, ed anche quali progetti o azioni credete possano essere efficaci, oltre a qualche consiglio per i libertari (ed altri amanti della libertà) per vivere più liberamente. Dopo tutto, le strade non saranno privatizzate a meno che il clima favorevole alla libertà non sia ben maggiore di quanto lo sia adesso.

Walter Block:
Quando ho cominciato nel movimento libertario, intorno circa al 1963, c'erano probabilmente, letteralmente, cento libertari nel mondo intero. Ora, usando quella parola, libertario, con lo stesso significato, ci devono essere decine di migliaia di noi, se non centinaia di migliaia. Abbiamo fatto grandi progressi. Agli inizi, se non sapevo che una persona era un libertario, probabilmente non lo era. Ora, ci sono intere organizzazioni di libertari, per non parlare degli individui, di cui sono del tutto ignaro.

Penso che le prospettive per l'aumento del nostro numero siano ottime. Forse non perché aumenti proporzionalmente, poiché è più facile crescere in percentuale nei tempi in cui siete virtualmente a zero. Se abbiamo raddoppiato il nostro numero una volta l'anno agli inizi, al giorno d'oggi potremmo ancora riuscirci in qualche anno.

Ma, affrontiamo degli ostacoli. Due dei più grandi esponenti della filosofia, che si alzarono più in alto di tutti gli altri in termini di numeri di persone convertite all'unica vera fede, sono recentemente scomparse (Murray Rothbard e Ayn Rand). Questo renderà il nostro compito molto più difficile.

Domanda:
Come dovremmo procedere? Negli stessi vecchi modi: scrivendo, discutendo, insegnando all'università, promuovendo il partito libertario? Non penso che abbiamo alcun vantaggio comparativo nella rivolta, o nel prendere le armi.

Walter Block:
La mia inclinazione naturale è di rifiutare di rispondere a questa domanda (lo so, lo so, ho già cominciato a rispondervi; non chiedete). Il mio motivo per questo “rifiuto” è che le prospettive per la libertà non hanno niente a che fare con il mio impegno nel processo di provare ad ottenerlo. Cioè continuerò a provare, esattamente allo stesso passo, quali che siano le prospettive. Il mio ragionamento ha poco a che fare con le probabilità di successo. Lo faccio perché penso che sia il mio obbligo morale farlo, perché voglio passare alla generazione seguente la bandiera, o la torcia che è stata passata a me, e semplicemente perché è così divertente.

Tuttavia, mi avete posto una domanda civile, così suppongo che dovrei fare un tentativo. Così, ecco qui. Sono un pessimista sulle prospettive per la libertà. Penso, basandomi su considerazione socio-biologiche, che gli esseri umani siano programmati per essere anti-libertà. Come specie, abbiamo vissuto per milioni di anni in gruppi di venti - trenta in caverne e foreste, in cui i mercati non potevano funzionare o, comunque, non hanno funzionato. Di conseguenza, penso, noi non siamo biologicamente costruiti per apprezzare i mercati. Ogni volta che ho una nuova classe di matricole, devo dimostrare, per la loro assoluta stupefazione e costernazione, che i salari minimi non aiutano i poveri, che il libero scambio lo fa, che il mercato, non il welfare, aiuta i poveri, ecc., ecc. Penso che il motivo per questo non siano soltanto i programmi della TV, o libri per bambini (perché, allora, quelli come li spieghiamo?), ma piuttosto che la nostra specie è biologicamente polarizzata contro la libertà economica. Promuovere la libertà sarà sempre una dura sgobbata.

Guardando indietro nella storia, nel mondo intero, sono molto pochi i casi in cui abbiamo avuto la libertà. Sì, duecento anni fa negli Stati Uniti e in Gran Bretagna; ma queste erano aberrazioni. Come sociologi, non dobbiamo spiegare questi erratici valori statistici; piuttosto, dobbiamo rappresentare il 99,99 per cento di storia dell'umanità dove la libertà non è stata un ideale. È forse un merito del movimento libertario che la filosofia della libertà sia stata raramente più forte durante tutta la storia, ma è così soltanto in una dozzina circa di paesi.

Quali sono i migliori mezzi per il raggiungimento della libertà? Bene, su questo sono un individualista metodologico (come sulla maggior parte delle cose). Cioè metodi diversi per persone diverse. Alcuni saranno convinti più facilmente dalle canzoni popolari, o dai film, o dai romanzi (per esempio, La rivolta di Atlante). Alcuni dagli insegnanti e dagli scrittori (il mio vantaggio comparativo, oltre al fatto che questo meglio si adatta alla mia personalità). Alcuni dai partiti politici, o trasferendosi nel New Hampshire, o creando un nuovo paese.
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Note


[1] Vedi su questo il magnifico L'etica della libertà di Murray N. Rothbard (Ed. Liberilibri - Macerata, 1996).

[2] Vedi anche “Debate on Eminent Domain,” di Walter Block e Richard Epstein, NYU Journal of Law & Liberty 1, no. 3 (2005): 1144–69. Ascoltalo su www.mises.org/multimedia/mp3/Block-Epstein.mp3.

[3] Vedi diversi articoli che ho scritto sul soggetto: Walter Block, “On Reparations to Blacks for Slavery,” Human Rights Review 3, no. 4 (July–September): 53–73; Walter Block e Guillermo Yeatts, “The Economics and Ethics of Land Reform: A Critique of the Pontifical Council for Justice and Peace's 'Toward a Better Distribution of Land: The Challenge of Agrarian Reform',” Journal of Natural Resources and Environmental Law 15, no. 1 (1999–2000): 27–69.

Sunday, April 19, 2009

Intervista a Peter Schiff

Nel turbine della “depressione inflazionistica” Peter Schiff – uno dei pochi analisti che predissero correttamente l'attuale crisi – vede nonostante tutto delle occasioni.

In questa intervista con The Gold Report, Schiff discute di cosa ci ha portati alla nostra attuale “economia fasulla” e raccomanda agli investitori di agire rapidamente e di “convertire gli assett in dollari degli Stati Uniti in metalli preziosi fisici, in altre valute ed in azioni ordinarie al di fuori degli Stati Uniti. Ma chissà se può essere sufficiente...
(Scarica il pdf.)
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The Gold Report: Peter, sei stato uno dei pochi a predire la crisi finanziaria in cui si trovano oggi gli Stati Uniti ed il mondo. Ad una recente conferenza, avete denominato le condizioni che stiamo affrontando “una depressione inflazionistica.” Puoi descrivere cosa intendi con questo?

Peter Schiff: Bene, fondamentalmente, è la condizione che il governo sta creando qui negli Stati Uniti e la depressione inflazionistica sarà un prolungato periodo di declino economico accompagnato da un veloce aumento dei prezzi al consumo. Così, sarà qualcosa come la stagflazione degli anni 70, solo con molto più ristagno, una vera e propria contrazione dell'economia, con il costo della vita che aumenta persino più velocemente di allora.

TGR: Esaminando alcune delle cose che Obama che prova a mettere a posto, c'è qualcosa che il governo potrebbe fare per evitarla?

PS: Non c'è niente che il governo possa fare per evitare una certa seria sofferenza a breve termine. Il paese è in grande difficoltà a causa di tutta cattiva gestione monetaria del passato, della spesa pubblica avventata e della creazione di moneta che ci ha condotto all'economia fasulla.

Abbiamo passato molto tempo sperperando la ricchezza di questo paese. Abbiamo preso in prestito molti soldi e stupidamente li abbiamo usati per consumare. Abbiamo permesso che la nostra base industriale si disintegrasse e sarà difficile ricostruire un'economia sostenibile. Ma non riusciremo mai a ricostruirne una se il governo si mette in mezzo. Quello che il governo sta facendo adesso con le sue politiche è di cercare di ottenere una reflazione della bolla; stanno provando a convincere gli americani a indebitarsi e spendere ancora più soldi quando siamo falliti a causa dei soldi che non avremmo dovuto prendere in prestito e spendere in primo luogo. E il governo sta cercando di ingrandirsi. Il governo sta cercando di ingrandire le sue dimensioni in un momento in cui dovrebbe contrarsi perché siamo davvero troppo falliti per poterci permettere un governo gonfiato.

Era un male in passato: ci rendeva meno competitivi, ma almeno potevamo permettercelo; ora, chiaramente, non possiamo. Così, abbiamo bisogno di meno governo. Abbiamo bisogno di una politica monetaria sana. Abbiamo bisogno di tassi d'interesse più elevati. Dobbiamo permettere che le aziende falliscano. Dobbiamo permettere che le aziende chiudano o vadano in bancarotta. Dobbiamo permettere che i pignoramenti avvengano. Dobbiamo permettere che la gente perda determinati lavori. Non possiamo tentare di interferire. E nella misura in cui lo facciamo, generiamo questa depressione; e se continuiamo a stampare soldi, alla fine avremo una massiccia inflazione.

TGR: Nei tuoi discorsi, hai detto che stampare i soldi causerà una massiccia inflazione ed il crollo del dollaro degli Stati Uniti. Puoi parlarci di questo?

PS: La gente pensa che si possa semplicemente creare soldi e usarli per spendere. Ma quando crei soldi non crei potere di acquisto. Così, quel che accade è che devi pagare più soldi; crei inflazione. Il modo per ottenere un aumento del potere d'acquisto è con l'aumento della produzione e stampare semplicemente i soldi non fa apparire le fabbriche. Non fa apparire i beni di consumo.

Per avere un reale aumento del consumo, dobbiamo produrre di più, il che significa che abbiamo bisogno di più risparmio e investimenti – che il governo sta scoraggiando con la sua politica, invece di promuoverli.

TGR: I salvataggi del governo contribuiranno ad aumentare la produzione ed infine il potere d'acquisto?

PS: No, no, i salvataggi sono distruttivi per l'economia perché il governo sta salvando industrie ed aziende che dovrebbero fallire. Sta mantenendo in attività aziende non produttive, il che insidia la competitività ed il rendimento della nostra economia.

Il fallimento è come quando un corpo ha un'infezione. La combatte, e questo è ciò che il mercato libero sta facendo cercando di eliminare le aziende non competitive. Il fallimento è una forza positiva in un'economia. Forse non è positivo per l'entità che fallisce, ma è positivo per l'economia complessivamente perché purifica il corpo dell'economia dalle aziende non sostenibili che stanno sperperando le nostre risorse.

Abbiamo bisogno che delle aziende falliscano così che le aziende più prospere possano riuscire. Mantenendo vive certe imprese, il governo sta impedendo che ne nascano altre che potrebbero essere più produttive.

TGR: Così, se il governo facesse un passo indietro e lasciasse lavorare i sistemi del mercato libero, quanto più rapidamente potrebbero provocare un'inversione di tendenza, piuttosto che farlo fare al governo?

PS: Non avremo affatto un'inversione di tendenza come conseguenza di ciò che il governo sta facendo. L'avremmo molto prima se lasciassero lavorare i sistemi del mercato libero, ma non sarebbe istantaneo. Dobbiamo smantellare l'economia fasulla prima di poter ricostruire un'economia sostenibile. Passeremo questa sofferenza transitoria. Dobbiamo superare tutto il danno che già è stato fatto dalla risposta del governo e dalla cattiva politica fiscale monetaria. Abbiamo avuto un'economia di bolla; abbiamo un'economia basata sullo spendere denaro che gli americani non avevano e sull'acquisto di beni che non avrebbero potuto permettersi o che non avevano prodotto. Abbiamo avuto un'economia costruita sul debito, sul debito di consumo e sull'ingegneria finanziaria, e le nostre aziende creavano profitti con la contabilità piuttosto che con la produzione. E tutto ciò era falso; la prosperità era falsa. Dobbiamo affrontare quei problemi ed ritornare sulla strada della sostenibilità economica.

TGR: È un fenomeno statunitense o mondiale?

PS: Bene, esiste in grado minore in altri paesi e certamente altri paesi ne sono colpiti perché stanno producendo le merci che noi stiamo consumando e ci stanno prestando i soldi per pagarle e, in definitiva, non possiamo ripagarli. E così le loro economie soffriranno come conseguenza di tutta la ricchezza che è stata sperperata e di tutte le risorse che sono state sprecate nella produzione per i consumatori americani perché non possiamo permetterci di pagare.

TGR: Il governo sta stampando denaro. Quale sarà l'effetto di tutti quei soldi che stanno entrando nell'economia?

PS: Bene, spingeranno su i prezzi. Alla fine i prezzi dei beni immobili cominceranno ad aumentare, i prezzi delle azioni cominceranno ad aumentare; ma gli americani non diventeranno più ricchi perché il costo della vita aumenterà molto velocemente. I prezzi degli alimentari e dell'energia aumenteranno molto più velocemente dei prezzi delle azioni o dei beni immobili.

TGR: Vedi arrivare un crollo del dollaro?

PS: Vedo un crollo del dollaro. Il dollaro stava già perdendo valore, ma penso che ne perderà molto di più.

TGR: Cosa dovrebbero guardare come porto sicuro gli investitori per i loro soldi?

PS: Bene, dovrebbero guardare i beni rifugio tradizionali come oro e argento; dovrebbero anche guardare ad altri prodotti ed investimenti al di fuori degli Stati Uniti. Ci sono molte occasioni nel mondo. Ci sono molte azioni estremamente economiche, a mio parere, specialmente nei mercati asiatici e nel campo delle risorse naturali.

Ci sono molte transazioni azionarie a valutazioni che non ho mai visto; c'è molto pessimismo nei mercati globali e ci sono prezzi da svendita. Il mondo ha reagito esageratamente davanti ai nostri problemi ed al modo in cui i nostri problemi hanno colpito le loro economie. Ed in questa atmosfera di de-leveraging e di liquidazione dei beni, gli investitori prudenti che hanno contanti possono fare grandi affari in tutto il mondo. Possono conservare la loro ricchezza e realmente ottenere profitto da ciò che sta accadendo.

TGR: Puoi condividere con noi alcuni settori che la gente dovrebbe considerare?

PS: In generale nei settori produttivi dell'economia ci sono aziende che fabbricano prodotti ed hanno buoni bilanci, aziende che operano all'interno di un settore di risorse che ha riserve immense – riserve minerarie o energetiche – o aziende che operano in vari campi dell'agricoltura. Lì ci sono grandi opportunità. Le azioni sono vendute per multipli molto bassi e ad una sola cifra da guadagni depressi. E ci sono molte aziende che offrono dei dividendi superiori al 10% e questi sono dividendi reali pagati dai guadagni. Ma, come investitore, dovete fare i vostri compiti a casa per trovarli. I tassi dei titoli sono così bassi che è possibile ottenere rendimenti incredibili sulle azioni ordinarie e questa è un grande opportunità, in particolare se quei rendimenti ci saranno pagati in valute che penso si rinforzeranno significativamente contro il dollaro degli Stati Uniti.

TGR: Quali paesi e valute vedi emergere per primi dalla recessione?

PS: Be', in definitiva, molte delle valute che attualmente sono legate al dollaro USA saranno molto forti, molte delle valute asiatiche. Già vediamo che molte delle valute legate alle risorse cominciano a indietreggiare. Abbiamo osservato una forza piuttosto notevole nel dollaro australiano ed in quello della Nuova Zelanda nelle ultime settimane. Penso che vedremo tale forza anche nell'euro, perché l'euro sembra essere una buona alternativa al dollaro come valuta di riserva. E la politica monetaria degli europei non è così cattiva quanto la nostra, così maggiori quantità di quel tipo di moneta saranno attirate verso l'euro e probabilmente beneficerà altre valute dell'eurozona – le valute scandinave, il franco svizzero – anche quelle valute si otterranno benefici.

TGR: La Cina, la Russia ed alcune altre nazioni dell'OPEC stanno chiedendo che il FMI emetta una valuta internazionale. Penso che li stiano chiamando diritti speciali di prelievo.

PS: Sì, la Cina parlava di cercare valute di riserva alternative al dollaro e sta suggerendo dei diritti speciali di prelievo emessi dal FMI. Non penso che sia una buona idea. In definitiva, la Cina deve effettivamente convincere il mondo a cercare un altro standard. La Cina deve trovare un'altra riserva da sé e lo può fare. I cinesi dovrebbero cominciare a disinvestire dal dollaro adesso. Possono scegliere qualsiasi valuta desiderino come loro valuta di riserva. Quando cominceranno a farlo questo avrà un impatto sul valore del dollaro.

TGR: Vederemo un ritorno ad una parità aurea?

PS: Le valute devono avere un valore e la carta non è un valore. Nessuna moneta inconvertibile nella storia è mai sopravvissuta. Tutti dicono che questa va benissimo ma siamo stati fuori dalla parità aurea soltanto dal 1971: è troppo presto per dirlo, ma di sicuro la situazione non sembra buona.

TGR: Vedi un ritorno alla parità aurea nel corso della tua vita?

PS: Sì: deve accadere.

TGR: Che consiglio di investimento hai per i nostri lettori?

PS: Gli investitori devono agire rapidamente e farsi carico del loro destino finanziario. Stiamo affrontando la più grande ridistribuzione di ricchezza attraverso inflazione.

Il colpo più duro sarà per i risparmiatori e gli investitori che vedranno i loro risparmi spazzati via se li mantengono in dollari. I dollari saranno sottratti ai risparmiatori per pagare queste politiche di enormi spese di governo: per la sanità, la formazione ed i salvataggi.

Convertirei gli assett in dollari USA in metalli preziosi fisici, in altre valute ed in azioni ordinarie al di fuori degli Stati Uniti, e mi focalizzerei sulle aziende che possiedono ben reali e che hanno una domanda.

Thursday, April 2, 2009

Io, Santa e la Grecia

Il blog dell'amico Felice Capretta ha pubblicato un'intervista a due voci con Santaruina e me, da cui si evince che abbiamo praticamente la stessa comprensione dell'attuale situazione in Grecia.

Friday, February 27, 2009

Hayek a “Meet the Press” nel 1975

Hayek parla dei pericoli dell'inflazione in questa intervista del 22 giugno 1975 a “Meet the Press.” L'audio completo lo potete trovare a questo link. Trascrizione a cura di Karen Y. Palasek, direttrice dei programmi educativi e accademici della Fondazione John Locke. (Scarica il pdf.)
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Intervistatori:
Irving R. Levine di NBC News
George F. Will di National Review
Hobart Rowan di The Washington Post
Eileen Shanahan di The New York Times

Will:
“Dott. von Hayek, durante i 30 anni dopo la Seconda Guerra Mondiale, le economie di alcune nazioni sonno andate molto meglio di altre. La Repubblica federale di Germania, per esempio, è andata molto meglio della Gran Bretagna. Potete ricavare delle generalizzazioni da ciò? Qual è il segreto per il successo ed il segreto per i problemi?”

Hayek:
“Bene, naturalmente è una questione molto complicata ma c'è un punto semplice: i sindacati tedeschi sono stati straordinariamente ragionevoli e sono stati ragionevoli perché si sono ricordati cosa significa inflazione. Tuttavia, c'è una certa implicazione; questa direzione potrebbe non durare a lungo, perché la generazione che la ricorda ora sta svanendo. Sono piuttosto apprensivo per il futuro.”

Will:
“Dott. von Hayek, abbiamo oggi un'amministrazione fondamentalmente conservatrice negli Stati Uniti, ma anch'essa deve affrontare deficit pianificati (più o meno pianificati) che superano forse i 100 miliardi di dollari nei due prossimi anni. Pensate che questo causerà un'inflazione rinnovata e forse socialmente distruttiva?”

Hayek:
“Non è improbabile, temo. Finché la gente al governo sarà persuasa che un'inflazione di questo tipo sia persino benefica nei suoi effetti, la tendenza in quella direzione sarà molto forte. Penso che tutto dipenda dal persuadere le persone responsabili del pericolo dell'inflazione.”

Rowan:
“Dott. von Hayek, avete parlato in risposta al sig. Levine di un doloroso aggiustamento degli spiacevoli effetti che avremmo dovuto sopportare per sconfiggere l'inflazione. Con tutto il dovuto rispetto, signore, non sono le vostre teorie in qualche modo non realistiche in senso politico?Potete immaginare oggi governi in grado di intraprendere le azioni che suggerite?”

Hayek:
“Forse non sono realistico. Finché la gente non comprenderà completamente il pericolo di inflazione, potrà ben fare pressione per maggiore inflazione come rimedio di breve durata ai mali. Quindi è ben possibile che saremo guidati ad una maggiore inflazione, finché la gente non avrà imparato la lezione, ma questo significa che l'inflazione potrà ancora arrecare molti più danni, prima di essere curata.”

Rowan:
“Bene, per essere specifico, che tasso di disoccupazione pensate che questo paese debba essere disposto a tollerare per battere l'inflazione? Dodici per cento, quindici per cento?”

Hayek:
“Non è una questione di cosa il paese è disposto a tollerare. Più a lungo avete inflazione, e più una maggiore disoccupazione diventa inevitabile. Non avremo scelta. La questione è che il governo non può evitare la disoccupazione causata dalla precedente errata destinazione della forza lavoro, che l'inflazione ha prodotto.”

Rowan:
“Ma quando parlate di effetti sgradevoli che il paese dovrebbe sopportare, di cosa parlate esattamente? Deve trattarsi di un certo livello di disoccupazione che pensate risulterebbe se curiamo l'inflazione.”

Hayek:
“Bene, un periodo d'inflazione, non un'inflazione duratura. Quando se volete realizzare una posizione ragionevolmente stabile, dovete in realtà passare per un periodo d'inflazione, che respingerebbe la disoccupazione, che potrebbe durare più di un anno.„

Rowan:
“E a che livello potrebbe arrivare?”

Hayek:
“Non saprei dire. Intendo dire che dovrei conoscere molto di più sulle circostanze specifiche, ma non escluderei un aumento provvisorio al tredici, quattordici per cento o a qualcosa di quel genere.”

Rowan:
“Pensate il tessuto sociale di questo paese potreste tollerare un tasso del quattordici per cento di disoccupazione?”

Hayek:
“Per alcuni mesi, certamente.”

Shanahan:
“Professor von Hayek, il vostro collega Premio Nobel, il professor Leontief, è un fautore della pianificazione, e due dei nostri prominenti senatori, Humphrey e Javits, hanno introdotto una legislazione per realizzare la sua idea, che è in gran parte materia di studio per vari enti governativi e raccomandazioni – niente di obbligatorio. Vedete in questo tipo di pianificazione gli stessi pericoli che vedete in una forma più obbligatoria?”

Hayek:
“Bene. se davvero non è obbligatorio, sarebbe anche completamente inefficace e quindi non arrecherebbe danni. Penso che ci sia una risposta molto semplice. Egli in realtà immagina che la gente sarà spinta in qualche modo a far ciò che progetta.”

Shanahan:
“Il pensiero, credo, che hanno espresso è che potrebbero essere evidenziate cose come la previsione di carenze di capacità produttiva industriale, e le industrie incoraggiate a procedere nella costruzione di nuovi impianti, questo genere di cose. Comprendete che nel vostro pensiero ciò sarebbe del tutto inefficace?”

Hayek:
“Ma perché chiamarla pianificazione? Se potete fornire migliori informazioni all'industria, fatelo, con qualsiasi mezzo.”

Shanahan:
“Possiamo allora dire che sosterreste quella legislazione, nonostante i vostri timori verso la pianificazione?”

Hayek:
“Be', non ha niente a che fare con la pianificazione.”

Moderatore:
“Dott. von Hayek, se ho ben capito quel che avete detto in risposta alla domanda del sig. Levine il modo per fermare l'inflazione è fermare le macchine tipografiche? Allora voi suggerite che è questo che stiamo facendo, stiamo semplicemente stampando soldi, e che così ha avuto inizio questa inflazione, e così continua, e così continuerà?”

Hayek:
“La frase “fermare le macchine tipografiche” è un'espressione figurata, perché ora sta venendo fatto con la creazione di credito dal sistema della Federal Reserve. Ma questa è un'azione governativa – tutta l'inflazione è alla fine il risultato di attività che il governo determina e che può controllare. E tutte le inflazioni si sono interrotte nel passato quando il governo ha smesso di creare denaro, o ha impedito alla banca centrale di creare altro denaro. Posso aggiungere solo una cosa? Vedete, tutte le inflazioni sono state fermate da gente che ha creato o creduto in una forma molto naif della Teoria della Quantità ed ha agito su quella base. Può essere errata, ma è l'unica teoria adeguata che sia efficace per fermare un'inflazione.”

Moderatore:
“Avrete studiato, ne sono certo, gli Stati Uniti perché avete insegnato qui per molti anni. Che cosa pensate abbia dato inizio alla nostra inflazione? Abbiamo avuto inflazione per un certo numero di anni e non penso che stessimo stampando soldi a quel tempo, o che la Federal Reserve stesse necessariamente spargendo grandi quantità di denaro. Che cosa pensate sia stato responsabile dell'inizio della nostra inflazione?”

Hayek:
“La fede nell'aumento intenzionale della domanda aggregata, al fine di creare occupazione. In effetti, quella che è comunemente chiamata fede nelle politiche keynesiane per creare occupazione.”

Levine:
“Il Dott. von Hayek, la generale credenza fra gli economisti dell'amministrazione è che ora siamo al fondo, o quasi, della recessione che stiamo attraversando. Se ho capito bene, voi dite che dovremmo essere disposti ad sperimentare una continuazione di questo periodo di bassa attività economica per più o meno un altro anno piuttosto che fare il tipo di sforzi che il governo ha intrapreso – di un taglio delle tasse per stimolare l'economia?”

Hayek:
“Il taglio delle tasse punta ancora sull'aumento della domanda aggregata e la difficoltà attuale non è dovuta ad una mancanza di domanda aggregata. È dovuta al fatto che senza continua inflazione, voi non potete mantenere la gente nei nuovi impieghi in cui è stata attirata dall'inflazione del passato.”

Levine:
“Vorrei insistere sulla prima parte della mia domanda: vedete la necessità, per evitare un risorgere dell'inflazione, che il governo intraprenda politiche che ci manterranno al presente basso livello di attività economica per un periodo di un anno o più?”

Hayek:
“Bene, non necessariamente al più basso livello, ma noi non dovremmo produrre niente più di un recupero molto lento. Vorrei aggiungere, più lento è il recupero, migliori sono le probabilità che duri.”

Levine:
“In un discorso di fronte ad un gruppo congressuale non molto tempo fa, avete detto che la minaccia contro il sistema della libera impresa della nostra società non è mai stata più imminente di quanto lo sia ora. Cosa intendevate?”

Hayek:
“Be', che temo che il governo continuerà a inflazionare per combattere la disoccupazione, ed abbiamo provato ad contrastarne gli effetti imponendo controlli dei prezzi. E se utilizzate i controlli dei prezzi per quello scopo, finite in un sistema pianificato centralmente.”

Will:
“Trent'anni fa, dott. von Hayek, voi avete insistito, e insistito ancora, che le libertà politiche ed economiche devono fiorire insieme o perire insieme. Vedete dei segni – specificamente negli Stati Uniti di oggi (o in Gran Bretagna, con la quale avete familiarità) – che indichino che la libertà politica è in pericolo?”

Hayek:
“In Gran Bretagna certamente, ed è piuttosto evidente che tramite il processo democratico stabilito, non potete condurre il genere di politiche economiche che l'attuale partito al governo vuole condurre. Perché il pericolo di una riduzione della libertà politica in Gran Bretagna è considerevole. In questo paese non è così imminente, in massima parte per la ragione per cui gli sforzi non sono stati diretti così tanto verso la nazionalizzazione ed il diretto controllo statale delle industrie. Ma i tentativi sono stati fatti tramite una ridistribuzione dei redditi per mezzo delle tasse. E quello è un processo molto più lento. Penso che tenda nella stessa direzione, ma molto più lentamente dell'altro.”

Rowan:
“Dott. von Hayek, come valutate l'impatto del potere di mercato esercitato dai sindacati o dalle corporazioni come fattore nell'inflazione? Sembrate mettere tutta l'enfasi sulla quantità di moneta e sulle macchine tipografiche. Non è una parte della nostra inflazione, e parte delle inflazioni in alcune altre parti del mondo, dovuta all'eccessivo potere di mercato dei sindacati e delle corporazioni?”

Hayek:
“Mai direttamente. Bene, può anche essere e frequentemente accade, che a causa del potere dei sindacati come pure delle corporazioni il governo si senta obbligato a inflazionare. Si trasforma in un incentivo per l'azione governativa. Ma la causa immediata è sempre l'aumento della quantità di moneta da parte del governo, qualunque sia l'incentivo ad agire in tal modo.”

Rowan:
“Tornando alla crisi in Gran Bretagna, il cancelliere dello Scacchiere mi ha detto mercoledì che il governo considererà il ritorno ad una politica formale salari-prezzi-redditi. Che effetto pensate che potrebbe avere, nel caso, negli stipendi e nei prezzi con l'altissimo livello d'inflazione britannica?”

Hayek:
“Non penso che sarà affatto d'aiuto. Vede, potrebbe essere necessario come misura provvisoria, nel momento in cui siete nella posizione di arrestare l'aumento nella quantità di moneta. Non vedo alcuna prospettiva nell'immediato futuro che il governo britannico possa arrestare efficacemente un aumento nella quantità di moneta. In quella situazione, nascondete soltanto momentaneamente gli effetti dell'inflazione.”

Rowan:
“Quale sarebbe la vostra prescrizione per i mali che affliggono la Gran Bretagna?”

Hayek:
“Be', è innanzitutto un problema di persuadere il pubblico che, nella situazione attuale, la pressione del sindacato non merita supporto pubblico. Cosa che dovete realizzare prima di poter fare qualcosa attraverso la legislazione per ridurre il potere dei sindacati. Deve essere un processo lungo. Non vedo alcuna cura immediata.”

Shanahan:
“Professor von Hayek, avete sempre evidenziato che le azioni governative che inflazionano, la pianificazione e il controllo del governo sono i grandi pericoli per la nostra libertà politica. Molti americani vedono un altro scenario per la perdita della libertà in questo paese, e sono le politiche economiche per cui ora la disoccupazione nelle città si concentra fra la gioventù di colore, oltre il quaranta per cento, e che la loro rabbia e la loro frustrazione possono condurre alla violenza, che a sua volta condurrà all'azione repressiva governativa. Cosa dite di questo scenario? Possiamo semplicemente sederci e lasciare che accadono?”

Hayek:
“No, ma questo deriva dalla stessa causa. La disoccupazione di cui parlate, che è la causa iniziale, è dovuta al fatto che la forza lavoro è stata temporaneamente diretta in posti o attività o industrie in cui non possono essere mantenuti senza ulteriore inflazione. Di conseguenza potete curarla soltanto ottenendo una nuova ridistribuzione del lavoro fra le occupazioni. Adattamento ad una condizione in cui la domanda aggregata non deve progressivamente aumentare per mantenere quell'occupazione.”

Shanahan:
“Ma voi avete detto in tutto quello che aveste scritto e detto ultimamente che questo è un lungo processo, che non torneremo rapidamente ad una moneta stabile. Nel frattempo, cosa fareste per questi urgenti problemi e difficoltà umane?”

Hayek:
“Non dobbiamo supporre che tutti i problemi siano solubili nel breve periodo. Ci sono problemi che non possiamo risolvere o che provare a risolverli rapidamente può arrecare più danni che benefici.”

Shanahan:
“Ma nel frattempo, che cosa fareste per le difficoltà umane e la rabbia montante che certamente sta accumulandosi?”

Hayek:
“Be', non penso che ci sia qualcosa che io possa fare a questo proposito. Dobbiamo navigare oltre la minacciosa tempesta.”

Moderatore:
“Dott. von Hayek, possiamo essere un attimo specifici su una cosa particolare, ovvero la Gran Bretagna? Siete un cittadino della Gran Bretagna; vi avete insegnato e penso che conosceste qualcosa della sua economia. Se ho capito, il loro tasso d'inflazione potrebbe arrivare al cinquanta per cento. Qual è la conseguenza di una cosa del genere? Che cosa pensate accadrà nel paese di cui siete un cittadino?”

Hayek:
“Bene, avrete una crisi economica molto grave con disoccupazione ragionevolmente estesa, nel momento in cui si arresta l'inflazione. Probabilmente ci saranno ripetuti tentativi di riavviare il processo tornando all'inflazione… il che probabilmente combatterebbe la cosa sbagliata – gli effetti dell'inflazione sui prezzi tramite il controllo dei prezzi – conducendo ad un'economia diretta centralmente, che indebolirà la posizione economica internazionale della Gran-Bretagna ancora di più. E questo probabilmente porterebbe ad una posizione per cui qualcuno può decidere che la direzione della politica economica dev'essere completamente cambiato. Quasi spero che la crisi grave arrivi presto. Non ci sarà il trascinarsi di un lungo processo di miseria. Ma non vedo alcuna possibilità immediata, con l'attuale situazione politica in Inghilterra, di un cambiamento nella politica economica così completo come sarebbe necessario.”

Moderatore:
“State dicendo che l'Inghilterra o fallirà, o si trasformerà in una dittatura? Cosa dite che accadrà precisamente in Gran Bretagna?”

Hayek:
“Il popolo inglese sta cominciando a sperimentare, forse per la prima volta, ma sono diventati molto più poveri e stanno diventando velocemente ancora più poveri. E quello condurrà alla risoluzione o al riconoscimento che la politica del passato era errata. Il fatto stupefacente è che la grande maggioranza del popolo inglese non è ancora cosciente di stare vivendo in una crisi economica molto grave. Per questo motivo, non sono disposti a considerare seriamente un cambiamento completo nella politica.”

Moderatore:
“Bene, ma cosa pensate che accadrà dal momento che la pensate così? Che cosa succederà? Falliranno?”

Hayek:
“Nessun paese può fallire. Tutto quel che accade è che le condizioni economiche della vita quotidiana peggiorano molto, così ci sarà penuria. Le persone scopriranno che il loro reddito non è più sufficiente per mantenere il loro livello di vita. Cominceranno a diffidare in primo luogo dell'attuale governo e delle attuali politiche, e potrebbero allora essere disposti a tornare ad un sistema complessivamente differente. Ma non sono un profeta; non posso dire quando succederà.”

Moderatore:
“E pensate che, se proseguiamo lungo il nostro attuale percorso, la stessa cosa accadrà a noi?”

Hayek:
“Sì, ma in dieci o vent'anni, non è un problema per il futuro immediato.”

Levine:
“Dott. von Hayek, per provare a tradurre alcune delle cose che state dicendo nei termini del portafoglio dell'americano medio, che consiglio dareste ad un americano con un risparmio di venti, trenta, forse centomila dollari? Che cosa dovrebbe fare con quei soldi per proteggerli dai problemi dell'inflazione che state discutendo?”

Hayek:
“Credo che ancora non ci sia niente di meglio che metterli nelle azioni ordinarie, anche se neppure quello oggi può promettere di proteggerli davvero, ma vi potrebbe dare buone probabilità di salvarne una buona parte.”

Levine:
“Dott. von Hayek, queste teorie, con cui avete guadagnato riconoscimento in questi anni, hanno avvertito costantemente, come è stato notato, dei pericoli e delle minacce dell'inflazione. Ma questo paese ha vissuto con l'inflazione per molti, molti anni, ed il tenore di vita è aumentato costantemente. Questo vi fa mettere in discussione in qualche modo la vostra tesi?”

Hayek:
“Neanche un po', perché i pericoli dell'inflazione sono molto differenti. Sono esattamente il tipo di disoccupazione che ora si sta presentando. Nella discussione solita, c'è un'enfasi piuttosto errata. Ci sono molti nocivi effetti dell'inflazione, ma il peggiore è che dirotta i lavoratori in occupazioni dove possono essere mantenuti impiegati soltanto con un'inflazione in accelerazione. Ed il problema si presenta inevitabilmente dove l'inflazione non può essere accelerata abbastanza per mantenerli in quell'inflazione. Facciamo un breve [esempio]… l'inflazione è come mangiare troppo e fare indigestione. Mangiare troppo è molto piacevole; così è l'inflazione. L'indigestione viene soltanto in seguito, e quindi la gente non vede il collegamento.”

Will:
“Dott. von Hayek, il capitalismo e specialmente il capitalismo americano sembrerebbe avere una buona tradizione nel dare alla gente un crescente tenore di vita. Perché tanti intellettuali, e specialmente tanti economisti, sono scettici o perfino ostili al capitalismo?”

Hayek:
“Be', da tempo sono sconcertato a questo proposito, specialmente per gli economisti che dovrebbero capirne di più. È molto difficile sapere perché non lo fanno. Penso che sia l'attrazione intellettuale di un sistema che potete controllare deliberatamente, che affascina l'intellettuale.”

Rowan:
“Dott. von Hayek, tornando rapidamente alla Gran Bretagna, non è possibile che se perseguissimo la vostra filosofia e la vostra teoria, che potremmo distruggere il capitalismo piuttosto che salvarlo, guardando all'analogia degli italiani?”

Hayek:
“No, non è probabile che si aggravi. La tendenza attuale distruggerà inevitabilmente il capitalismo. Penso che la cosa importante sia che alla gente sia data una possibilità di cambiare idea, prima che sia distrutto irrevocabilmente…”

Moderatore:
“Mi dispiace interrompere, ma il nostro tempo è quasi finito e non possiamo avere un'altra domanda ed un'altra risposta. Grazie dott. von Hayek per essere stato con noi oggi a Meet the Press.”