Monday, October 8, 2007

«We all dream of being a child again.»

Un cult. Il capolavoro di Sam Peckinpah: The wild bunch (Mucchio selvaggio, '69). Un cast eccezionale – William Holden, Ernest Borgnine, Edmond O'Brien – per una storia di uomini veri.

3 comments:

Pike Bishop said...

Come potevo evitare, con lo pseudonimo che mi sono scelto, di commentare questa sequenza?

The Wild Bunch e'un film che oltre ad avere il montaggio piu' complesso della storia del cinema e seguire una sceneggiatura affollata di temi ed affinata in anni di prove in cui Bloody Sam ha girato lo stesso film (o telefilm), contiene numerose scene improvvisate, tra le quali le piu' memorabili sono quella qui proposta dal grande Paxtibi de "La Golondrina" (e provate a non piangere quando vedete il vecchio Pike e la sua banda di tagliagole abbandonare il giardino di un Eden imperfetto insanguinato e per loro irraggiungibile, mentre il villaggio li saluta come uniche persone che non abbiano portato fame, miseria e disperazione ma che non potranno fermarvisi - perche' non appartengono come in " I wasn't born to follow" e la scena magistalmente proposta lo stesso anno da "Easy Rider" col sottofondo dei Byrds)e quella della camminata prima della catarsi finale.

Questo improvvisare su un canovaccio, tanto per utilizzare la scena e le comparse, rivelando cosi' sentimenti e momenti chiave che non potevano essere espressi per iscritto sul copione ma possono essere espressi per immagini e musica e' una caratteristica del cinema di Peckinpah. Purtroppo al giorno d'oggi quella stagione in cui la gente poteva appoggiare, incoraggiare e determinare, comprando il biglietto, il genere di films che andava loro a genio e' finita definitivamente, e come risultato sono finite anche le scene girate "ad orecchio", come se si fosse in un album visuale dei Grateful Dead (e non a caso anche nella musica tutto cio' e' finito).

Vorrei anche sottolineare che questo film deve moltissimo (quasi tutto, in termini di atmosfera) al capolavoro di John Huston con il grande Bogey, "The Treasure of the Sierra Madre", ora disponibile in DVD grazie a solerti cinefili Coreani (gli stessi responsabili per il DVD di "The Cross of Iron" finalmente in Widescreen).
Parlando di edizioni Coreane, imperdibile un'altro maestro di Peckinpah ed il primo ad avere usato scene al rallentatore in film a soggetto (per esempio nel capolavoro "Le Salaire de la Peur") il grande Henri-Georges Clouzot.

Per concludere ribadirei, come ho gia' fatto in altra sede, che questo film e' un film prettamente anarchico che pone le autorita' nella loro giusta luce.
Autorita' come la legge comprata dai padroni delle ferrovie che usa criminali sanguinari che se ne fregano della popolazione, sindaci che pensano solo al risarcimento dopo la carneficina procurata dalla "legge" nella scena d'apertura, militari che sono solo dei killers in uniforme e che, anche loro, non esitano ad usare fuorilegge per i loro scopi ma che sono peggio dei fuorilegge per cosa fanno alle popolazioni (la famosa scena in cui Dutch dice "we are nothing like him, we don't hang anybody"). Puo' il vecchio Pike fare nient'altro che mirare alle medaglie dell'odioso colonnello tedesco ed aprire la scena della battaglia piu' sanguinosa che si fosse mai vista sullo schermo?
Ma la violenza, in questo film, non e' mai gratuita e per questo fu tanto criticata: e' un film che scava realisticamente nella mente umana, senza esagerazione, stereotipi ed e' anche graficamente onesto; e' un film dove l'eroe e' un criminale che pensa di essere onesto ma sa di non riuscire ad esserlo e dove il generale cattivo di turno (e la scena fa venire in mente con non poco sgomento il Ganz del film sulla morte di Hitler, anche se l'attore ricorda di piu' Pinochet) dimostra eroismo e sprezzo del pericolo per non sfigurare di fronte ad un soldato bambino che lo adora.

Chi non l'avesse visto compri subito il DVD (quello doppio), non se ne pentira'.

Pike Bishop said...

PS
Leggendo il mio sconnesso commento (chiedo venia, ma tenete anche conto dell'ora a cui sto scrivendo), mi sono reso conto di avere abusato dell'aggettivo "grande". Ma come non abusarne quando si parla di eccellenza?

Paxtibi said...

Volevo scrivere due righe in più per presentare questo film, ma poi mi son detto: tanto passa Pike e ci pensa lui...

Thanks Pike... giv'em hell!

:-)