“La pace è più importante di ogni giustizia; e la pace non fu fatta per amore della giustizia, ma la giustizia per amor della pace.”
(Martin Lutero)
Lemma fondamentale della neolingua, il cui significato è stato scambiato con il suo contrario – la guerra – proprio come nelle previsioni di Orwell. Vediamo come.
___________________________Pace
Significato originario:
1a condizione di un popolo o di uno stato che non sia in guerra con altri o non abbia conflitti, lotte armate in corso al suo interno: mantenere, consolidare la p., politica, tempo di p., la p. europea
1b ristabilimento di tale condizione dopo un periodo di guerra: chiedere la p. | atto che sanziona tale ristabilimento: trattare, firmare la p., trattato, conferenza di p.; anche con l’indicazione del luogo in cui è stato stipulato: la p. di Westfalia
C'è un motto latino che ai pianificatori sociali piace molto ripetere, ed è la famosa frase di Vegezio “si vis pacem, para bellum“, ovvero: "chi vuole la pace, prepari la guerra". È la sintesi perfetta della logica del potente di turno, al quale fa comodo non solo per giustificare la sottrazione di risorse dalla società civile per mantenere un apparato militare, ma anche e soprattutto per mascherare vere e proprie operazioni di guerra da azioni di pace.
Abbiamo già visto infatti come lo stato si sia arrogato il monopolio della sicurezza – legittima esigenza dell'uomo – e come lo mantenga con la creazione fittizia di continue crisi, facendo lievitare la domanda per poter così aumentare l'offerta dirottando sempre maggiori risorse in quella direzione; non è quindi difficile comprendere che la pace a cui è interessato è solo quella del quieto vivere dei suoi rappresentanti, e questa è garantita al massimo grado soltanto da uno stato di guerra perenne.
Questa condizione si sta realizzando grazie a quelle che, astutamente, vengono definite “missioni di pace,” la cui legittimità è garantita dall'autorità delle Nazioni Unite, ovvero il centro di potere e controllo in cui convergono gli organismi di potere di tutto il mondo. Vere e proprie spedizioni militari vengono così vendute, grazie al “bollino blu” dell'ONU, come soluzioni a conflitti e crisi, vere o presunte che siano, in ogni angolo del pianeta, dove provocano, come succede in ogni luogo occupato da contingenti militari, il fiorire di attività che in tempi di vera pace vengono considerate immorali o quantomeno poco desiderabili: la prostituzione, il traffico di droga e di alcolici, gli abusi sui minori. Il tutto a scapito di altre attività più utili e costruttive, e a tutto vantaggio delle organizzazioni criminali autoctone o meno.
La normale vita civile di una nazione occupata dalle forze di pace, si trasforma quindi nella normale condizione di un paese in guerra, quale che fosse la situazione prima del loro arrivo. Ma soprattutto, il risultato decisamente più deleterio di una simile filosofia è che si elimina qualsiasi alternativa all'assunto che solo con l'intervento militare si possano risolvere problemi che non sempre hanno a che fare con conflitti di un qualche tipo. Lo stesso controllo della “ricostruzione” passa dalla società civile locale a quello dei responsabili dell'occupazione, che ne decidono scopi e priorità.
In conclusione, se vogliamo chiarire il senso della frase di Vegezio, se vogliamo comprenderne meglio cos'è che l'uomo di potere intende quando la ripete ispirato, non abbiamo che da ribaltarla, così da leggerla nella giusta luce di questo mondo al contrario: chi vuole la guerra, prepari la pace.
Abbiamo già visto infatti come lo stato si sia arrogato il monopolio della sicurezza – legittima esigenza dell'uomo – e come lo mantenga con la creazione fittizia di continue crisi, facendo lievitare la domanda per poter così aumentare l'offerta dirottando sempre maggiori risorse in quella direzione; non è quindi difficile comprendere che la pace a cui è interessato è solo quella del quieto vivere dei suoi rappresentanti, e questa è garantita al massimo grado soltanto da uno stato di guerra perenne.
Questa condizione si sta realizzando grazie a quelle che, astutamente, vengono definite “missioni di pace,” la cui legittimità è garantita dall'autorità delle Nazioni Unite, ovvero il centro di potere e controllo in cui convergono gli organismi di potere di tutto il mondo. Vere e proprie spedizioni militari vengono così vendute, grazie al “bollino blu” dell'ONU, come soluzioni a conflitti e crisi, vere o presunte che siano, in ogni angolo del pianeta, dove provocano, come succede in ogni luogo occupato da contingenti militari, il fiorire di attività che in tempi di vera pace vengono considerate immorali o quantomeno poco desiderabili: la prostituzione, il traffico di droga e di alcolici, gli abusi sui minori. Il tutto a scapito di altre attività più utili e costruttive, e a tutto vantaggio delle organizzazioni criminali autoctone o meno.
La normale vita civile di una nazione occupata dalle forze di pace, si trasforma quindi nella normale condizione di un paese in guerra, quale che fosse la situazione prima del loro arrivo. Ma soprattutto, il risultato decisamente più deleterio di una simile filosofia è che si elimina qualsiasi alternativa all'assunto che solo con l'intervento militare si possano risolvere problemi che non sempre hanno a che fare con conflitti di un qualche tipo. Lo stesso controllo della “ricostruzione” passa dalla società civile locale a quello dei responsabili dell'occupazione, che ne decidono scopi e priorità.
In conclusione, se vogliamo chiarire il senso della frase di Vegezio, se vogliamo comprenderne meglio cos'è che l'uomo di potere intende quando la ripete ispirato, non abbiamo che da ribaltarla, così da leggerla nella giusta luce di questo mondo al contrario: chi vuole la guerra, prepari la pace.
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