È carnevale, e anche il Premio Caligola - Il potere gli ha dato alla testa vuole partecipare all'atmosfera festosa e scanzonata. E cosa c'è di meglio del nostro primo candidato, il nostro vecchio amico Robert Mugabe che festeggia il suo compleanno con aragoste e champagne mentre i suoi sudditi muoiono di fame sommersi da un mare di carta straccia un tempo chiamata denaro? Sicuramente il superfavorito di questa edizione, e direi anche serio candidato a diventare una maschera da Commedia dell'Arte, un Mugabe farebbe la sua porca figura tra un Arlecchino e un Pulcinella.
Parlando di Commedia dell'Arte non poteva mancare un degno rappresentante dell'Italia, paese dalle grandi tradizioni carnevalesche, e chi meglio del senatore dell'UDC Gianpiero D’Alia, autore del repellente emendamento per il filtraggio di internet, che potrebbe facilmente provocare la chiusura di popolari siti e social network. Un provvedimento che evoca in qualche modo l'immagine di un oratore che impone il silenzio in sala perché le sue parole possano essere udite più chiaramente. Immagine cui si accompagna il fastidioso sospetto che quelle parole non ci saranno affatto gradite.
Terza eccellente performance a guadagnare la candidatura, Beverley Hughes, il ministro dell'infanzia inglese – da sottolineare che l'esistenza stessa di un tale ministero dovrebbe valere almeno un Premio della Giuria – che ha pensato bene di utilizzare i soldi dei contribuenti per spiegar loro, a mezzo opuscolo, quando e come introdurre la progenie ai misteri del sesso. Il quando, i più smaliziati l'avranno già intuito, è il più presto possibile; il come, logica conseguenza, è senza inutili orpelli di tipo morale. Del resto, considerato come vengono trovati i fondi per simili pubblicazioni, raccontare ai bimbi di principi morali potrebbe confonderli irrimediabilmente, e condannarli ad un'esistenza da disadattati.
Un bel trio, non vi potete lamentare: c'è solo il piacevole imbarazzo della scelta. È il vostro turno di essere protagonisti e di sottoporre al vostro insindacabile giudizio di elettori le ambizioni dei candidati. Un voto più importante di quello sardo, forse anche di quello sanremese. Votare è un dovere, ma è anche un piacere!
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Zimbabwe alla fame, aragoste per Mugabe
Morgan Tsvangirai, leader dell’opposizione e che oggi giurerà come primo ministro nel governo di unità nazionale dello Zimbabwe, ha scelto Tendai Biti come ministro delle Finanze. Tale mossa segue l’agognato accordo stipulato l’anno scorso tra il presidente Robert Mugabe e Tsvangirai, secondo cui al primo ministro era infatti concessa la possibilità di scegliere chi avrebbe presieduto l’importante ministero delle finanze.
L’economia del Paese, in palese fallimento da tempo, ha bisogno di grossi investimenti da parte dei Paesi donatori e di personalità forti che, dopo più di un decennio, riportino lo Zimbabwe ad essere un «ottimo esempio di riuscita economica» per gli Stati dell’Africa meridionale. «Il ministero delle finanze dovrà creare un’economia stabile per tutti i cittadini, e rendere lo Zimbabwe un forte centro di investimenti» ha detto il primo ministro il cui governo di unità nazionale giurerà venerdì 13 febbraio.
Secondo il Times di Londra invece, il nipote di Mugabe, Patrick Zhuwawo, è occupato con i preparativi per la festa di compleanno dello zio che avverrà il 21 febbraio. A 85 anni, e al potere dal 1980, Robert Mugabe non ha nessuna intenzione di cedere. Sembra che agli invitati della festa sia stato proposto di donare una somma tra i 45 e 55mila dollari per il “Movimento del 21 febbraio”, la controparte giovanile del partito Zanu-PF del presidente. Per il menù sono state ordinate 2mila bottiglie di champagne, 8mila aragoste, 100 chili di gamberi, 4mila porzioni di caviale e 8mila scatole di cioccolatini.
Il tutto in un Paese in cui la disoccupazione ha raggiunto il 90% e l’inflazione i 231 milioni per cento. Inoltre, secondo le stime ufficiali dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e del ministero della Sanità di Harare, capitale del Paese, fino al 7 febbraio ci sono stati almeno 3.391 morti per colera. Una situazione «devastante», secondo John Roach, responsabile della divisione Africa della Federazione internazionale della Croce Rossa. Per il quale «il numero dei casi sospetti di colera è vicino ai 70mila ed è probabile che l’epidemia s’impadronisca anche degli Stati limitrofi con la stagione delle piogge».
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Italia, libertà filtrate?
Con il pacchetto sicurezza, potrebbero finire fuori dalla rete apologia di reato e istigazione a delinquere. Gli ISP potrebbero diventare l'ascia dell'inibizione. E Facebook potrebbe rischiare l'esilio dalla rete italiana
Roma - La sicurezza pubblica passa dalla rete: in caso di apologia di reato, in caso di istigazione a delinquere, i provider potrebbero trovarsi costretti a innescare misure per filtrare le pagine sotto indagine. Dietro l'angolo, in caso di inottemperanza, c'è la minaccia della corresponsabilità. Nelle mani dei provider ci potrebbe essere l'onere di percorrere il crinale che divide la libertà di espressione e il reato di opinione.
La disposizione che potrebbe costringere i provider a filtrare le sortite dei cittadini della rete è contenuta nel pacchetto sicurezza, il noto disegno di legge 733: sotto forma di un emendamento incastonato nel testo dal senatore Gianpiero D'Alia (UDC), si introduce nel DDL l'articolo 50-bis, "Repressione di attività di apologia o istigazione a delinquere compiuta a mezzo internet". Il Senato ha approvato ieri il testo definitivo, testo che ora rimbalzerà alla Camera.
Al comma 1 si recita:
Ma una volta emesso il decreto la palla passerà agli ISP: dovranno innescare "appositi strumenti di filtraggio", dei quali tracceranno i contorni tecnici e tecnologici il Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico e con quello della pubblica amministrazione e innovazione. Avranno 24 ore per isolare dalla rete la pagina indicata dal decreto del Ministro: a pendere sul capo del provider potrebbero esserci sanzioni che oscillano dai 50mila ai 250mila euro. Ma soprattutto, sottolinea l'avvocato Minotti, l'ombra dell'accusa di essere corresponsabili di "apologia o di istigazione in via telematica sulla rete internet". "Rischiano di essere accusati di concorso - spiega Minotti - si tratta di un meccanismo perverso: avere l'obbligo giuridico di impedire un evento e sfuggire a quest'obbligo equivale a lasciare che altri continuino a compiere il reato e si finisce per dover rispondere di reato omissivo improprio. Pagando per la stessa imputazione". Un'imputazione che, delineata dagli artt. 414 e 414 c.p., è punita con il carcere: da 1 a 5 anni per l'istigazione a delinquere e per l'apologia di reato, da 6 mesi a 5 anni per l'istigazione alla disobbedienza delle leggi di ordine pubblico o all'odio fra le classi sociali.
L'articolo 50-bis del DDL prevede in sostanza che, in caso di indagini relative a delitti di apologia di reato e di istigazione a delinquere o a disobbedire alle leggi, in caso di decreto emesso dal Ministro i provider operino così come disposto per quanto riguarda pedopornografia e gambling. Fatta eccezione per ordinanze della magistratura come quella emessa nel caso delle sigarette vendute online o nel caso di The Pirate Bay, solo per gli abusi sui minori riversati online e solo per il gambling non autorizzato mediato dalla rete è possibile ordinare ai provider di operare il filtraggio. Le sanzioni che rischiano i provider che non procedono a rendere irraggiungibile la pagina sono le stesse di quelle previste dal decreto Gentiloni in materia di pedopornografia online: in entrambi i casi incombe sugli ISP un'ammenda da 50mila a 250mila euro, in entrambi i casi i provider potrebbero rischiare la corresponsabilità.
Le poche parole contenute nell'articolo 50-bis potrebbero aprire uno squarcio su uno scenario inquietante: l'avvocato Minotti sottolinea che i reati d'opinione sono reati che non sono inquadrati dalla legge in maniera definita, che potrebbero sovrapporsi con la manifestazione del pensiero dell'individuo, un diritto tutelato dall'articolo 21 della Costituzione. I provider, concordano i consumatori, potrebbero trovarsi ad agire come setacci della libera espressione: il filtraggio può essere ordinato qualora "sussistono concreti elementi che consentano di ritenere" che sia stato commesso un reato.
Sono numerosi gli interrogativi che si configurerebbero, qualora il DDL dovesse convertirsi in legge senza che l'art.50-bis venga stralciato. L'attenzione dell'autorità giudiziaria potrebbe concentrarsi ad esempio su un video postato su una piattaforma di sharing. Nell'ipotesi che la piattaforma non rimuova il contenuto su segnalazione, dovrebbero intervenire i provider. Che potrebbero non avere i mezzi per agire in maniera chirurgica, e potrebbero trovarsi costretti a inibire l'accesso all'intero dominio. "L'applicazione del DDL appena approvato - conferma a Punto Informatico l'avvocato Guido Scorza - porta come automatica conseguenza il ritorno del paese ad un film liberticida già visto 10 anni fa: quello in cui per impedire la circolazione di un contenuto ritenuto illecito si sequestrava un intero server".
Gli ISP, in attesa del testo consolidato del DDL, manifestano apprensioni e denunce. Assoprovider, che poche settimane fa si era espressa in materia, è netta: "Lo schema ormai collaudato - spiega a Punto Informatico il presidente Dino Bortolotto - è che se qualche reato viene commesso per mezzo di Internet allora è indispensabile un intervento legislativo speciale che contenga necessariamente un coinvolgimento dei provider (ovviamente italiani) nell'azione di repressione e dove le sanzioni per i provider che non ottemperano in tempi richiesti ovviamente non tengono in nessun conto né delle capacita operative ed economiche dei provider". "Come dire - affonda Bortolotto - che con la scusa di perseguire un fine nobile (perseguire un reato) si determinino delle misure che ledono significativamente la libertà d'impresa di chi non ha commesso alcun reato". Il presidente di Assoprovider scaglia una provocazione: "ad esempio per catturare tutti i latitanti perché non obbligare tutti gli esercizi pubblici ad effettuare l'identificazione dei frequentatori e ovviamente, in caso di mancata identificazione di un latitante, erogare una multa da 50mila a 250mila euro"?
"Se fosse vero - paventa invece il presidente di AIIP Paolo Nuti - ci troveremmo di fronte ad un provvedimento che sovverte, e non sarebbe la prima volta, il concetto di sequestro". "Anziché concentrare l'attenzione su chi utilizza Internet per compiere reati e rimuovere i contenuti illecitamente diffusi - spiega Nuti a Punto Informatico - ci si limiterebbe a nasconderne l'esistenza ad un'opinione pubblica giustamente allarmata, ma sostanzialmente inconsapevole della differenza che corre tra pull e push, tra internet e la televisione, tra censura e sequestro". "Se fosse vero - denuncia Nuti - il prossimo passo potrebbe essere il ripristino della censura, espressamente esclusa dall'articolo 15 della Costituzione, delle comunicazioni interpersonali".
Ma il senatore D'Alia, che pure in passato si è fatto promotore di altre misure di controllo della rete, si mostra soddisfatto dell'integrazione dell'emendamento. Un emendamento che fa seguito alle invettive scagliate contro coloro che su Facebook inneggino a capi mafiosi, a gruppi terroristici, alla violenza. D'Alia nei giorni scorsi aveva definito Facebook "un social network che si sta rendendo complice di ogni genere di nefandezza, cavalcando per puri motivi pubblicitari i più beceri istinti emulativi". Il senatore aveva promesso "la regolamentazione di un settore che somiglia sempre più a una giungla dove tutto è tollerato". Il primo passo verso la regolamentazione è stato compiuto: "In questo modo - ha commentato D'Alia nelle scorse ore - diamo concretezza alle nostre iniziative per ripulire la rete, e in particolare il social network Facebook, dagli emuli di Riina, Provenzano, delle BR, degli stupratori di Guidonia e di tutti gli altri cattivi esempi cui finora si è dato irresponsabilmente spazio".
"L'ICT - denuncia l'esperto Stefano Quintarelli sulle pagine di Punto Informatico - è un tema specialistico non così ampiamente noto ai parlamentari. Esiste la Fondazione Bordoni che è un thinktank in materia di TLC, che ha sempre lavorato per il ministero delle Comunicazioni." "È stata consultata? - si chiede Quintarelli - Non credo proprio che avrebbero espresso parere favorevole a un provvedimento come questo. E se non è stata consultata, sarebbe cosa buona e giusta farlo, per il futuro". "Internet è uno strumento di comunicazione - ammonisce Quintarelli - non un'arma di diffusione di massa".
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Opuscolo consiglia ai genitori di evitare la moralità nell'educazione sessuale
I genitori dovrebbero evitare di cercare di convincere i loro figli adolescenti della differenza fra giusto e sbagliato quando parlano con loro di sesso, è la raccomandazione un nuovo opuscolo del governo.
Al contrario, ogni discussione sui valori dovrebbe essere mantenuta “leggera” per incoraggiare gli adolescenti a formare proprie opinioni, spiega l'opuscolo, che un critico ha chiamato “amorale.”
Parlare ai vostri figli adolescenti del sesso e delle relazioni sarà distribuito nelle farmacie a partire dal mese prossimo come parte di un'iniziativa guidata da Beverley Hughes, il ministro dell'infanzia.
L'opuscolo viene a seguito del caso di Alfie Patten, il ragazzo di 13 anni dell'East Sussex che ha generato un bambino con una ragazza di 15 anni ed ha acceso un dibattito su come abbassare le percentuali di genitori adolescenti.
Raccomanda: “Discutere i vostri valori con i vostri figli adolescenti li aiuterà a formare il loro propri. Ricordate, tuttavia, che provare a convincerli di cosa è giusto e cosa è sbagliato può scoraggiarli dall'essere aperti.”
L'opuscolo suggerisce che i genitori dovrebbero iniziare il “grande discorso” quando i bambini sono più giovani possibile, prima che prendano “informazioni sbagliate” dai loro coetanei. Dice poi che il miglior modo di introdurre il soggetto può essere mentre si effettuano mansioni quotidiane come “lavare l'automobile ... pulire, guardare la TV, ecc.”
Parlando di Commedia dell'Arte non poteva mancare un degno rappresentante dell'Italia, paese dalle grandi tradizioni carnevalesche, e chi meglio del senatore dell'UDC Gianpiero D’Alia, autore del repellente emendamento per il filtraggio di internet, che potrebbe facilmente provocare la chiusura di popolari siti e social network. Un provvedimento che evoca in qualche modo l'immagine di un oratore che impone il silenzio in sala perché le sue parole possano essere udite più chiaramente. Immagine cui si accompagna il fastidioso sospetto che quelle parole non ci saranno affatto gradite.
Terza eccellente performance a guadagnare la candidatura, Beverley Hughes, il ministro dell'infanzia inglese – da sottolineare che l'esistenza stessa di un tale ministero dovrebbe valere almeno un Premio della Giuria – che ha pensato bene di utilizzare i soldi dei contribuenti per spiegar loro, a mezzo opuscolo, quando e come introdurre la progenie ai misteri del sesso. Il quando, i più smaliziati l'avranno già intuito, è il più presto possibile; il come, logica conseguenza, è senza inutili orpelli di tipo morale. Del resto, considerato come vengono trovati i fondi per simili pubblicazioni, raccontare ai bimbi di principi morali potrebbe confonderli irrimediabilmente, e condannarli ad un'esistenza da disadattati.
Un bel trio, non vi potete lamentare: c'è solo il piacevole imbarazzo della scelta. È il vostro turno di essere protagonisti e di sottoporre al vostro insindacabile giudizio di elettori le ambizioni dei candidati. Un voto più importante di quello sardo, forse anche di quello sanremese. Votare è un dovere, ma è anche un piacere!
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Zimbabwe alla fame, aragoste per Mugabe
Morgan Tsvangirai, leader dell’opposizione e che oggi giurerà come primo ministro nel governo di unità nazionale dello Zimbabwe, ha scelto Tendai Biti come ministro delle Finanze. Tale mossa segue l’agognato accordo stipulato l’anno scorso tra il presidente Robert Mugabe e Tsvangirai, secondo cui al primo ministro era infatti concessa la possibilità di scegliere chi avrebbe presieduto l’importante ministero delle finanze.
L’economia del Paese, in palese fallimento da tempo, ha bisogno di grossi investimenti da parte dei Paesi donatori e di personalità forti che, dopo più di un decennio, riportino lo Zimbabwe ad essere un «ottimo esempio di riuscita economica» per gli Stati dell’Africa meridionale. «Il ministero delle finanze dovrà creare un’economia stabile per tutti i cittadini, e rendere lo Zimbabwe un forte centro di investimenti» ha detto il primo ministro il cui governo di unità nazionale giurerà venerdì 13 febbraio.
Secondo il Times di Londra invece, il nipote di Mugabe, Patrick Zhuwawo, è occupato con i preparativi per la festa di compleanno dello zio che avverrà il 21 febbraio. A 85 anni, e al potere dal 1980, Robert Mugabe non ha nessuna intenzione di cedere. Sembra che agli invitati della festa sia stato proposto di donare una somma tra i 45 e 55mila dollari per il “Movimento del 21 febbraio”, la controparte giovanile del partito Zanu-PF del presidente. Per il menù sono state ordinate 2mila bottiglie di champagne, 8mila aragoste, 100 chili di gamberi, 4mila porzioni di caviale e 8mila scatole di cioccolatini.
Il tutto in un Paese in cui la disoccupazione ha raggiunto il 90% e l’inflazione i 231 milioni per cento. Inoltre, secondo le stime ufficiali dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e del ministero della Sanità di Harare, capitale del Paese, fino al 7 febbraio ci sono stati almeno 3.391 morti per colera. Una situazione «devastante», secondo John Roach, responsabile della divisione Africa della Federazione internazionale della Croce Rossa. Per il quale «il numero dei casi sospetti di colera è vicino ai 70mila ed è probabile che l’epidemia s’impadronisca anche degli Stati limitrofi con la stagione delle piogge».
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Italia, libertà filtrate?
Con il pacchetto sicurezza, potrebbero finire fuori dalla rete apologia di reato e istigazione a delinquere. Gli ISP potrebbero diventare l'ascia dell'inibizione. E Facebook potrebbe rischiare l'esilio dalla rete italiana
Roma - La sicurezza pubblica passa dalla rete: in caso di apologia di reato, in caso di istigazione a delinquere, i provider potrebbero trovarsi costretti a innescare misure per filtrare le pagine sotto indagine. Dietro l'angolo, in caso di inottemperanza, c'è la minaccia della corresponsabilità. Nelle mani dei provider ci potrebbe essere l'onere di percorrere il crinale che divide la libertà di espressione e il reato di opinione.
La disposizione che potrebbe costringere i provider a filtrare le sortite dei cittadini della rete è contenuta nel pacchetto sicurezza, il noto disegno di legge 733: sotto forma di un emendamento incastonato nel testo dal senatore Gianpiero D'Alia (UDC), si introduce nel DDL l'articolo 50-bis, "Repressione di attività di apologia o istigazione a delinquere compiuta a mezzo internet". Il Senato ha approvato ieri il testo definitivo, testo che ora rimbalzerà alla Camera.
Al comma 1 si recita:
Quando si procede per delitti di istigazione a delinquere o a disobbedire alle leggi, ovvero per delitti di apologia di reato, previsti dal codice penale o da altre disposizioni penali, e sussistono concreti elementi che consentano di ritenere che alcuno compia detta attività di apologia o di istigazione in via telematica sulla rete internet, il Ministro dell'interno, in seguito a comunicazione dell'autorità giudiziaria, può disporre con proprio decreto l'interruzione della attività indicata, ordinando ai fornitori di connettività alla rete internet di utilizzare gli appositi strumenti di filtraggio necessari a tal fine.Se le parole di un cittadino della rete dovessero finire sotto indagine per essersi pronunciato riguardo a certi delitti, se il cittadino della rete dovesse essere sospettato di aver incoraggiato a commettere un reato, l'autorità giudiziaria potrebbe comunicare al Ministro dell'Interno la necessità di intervenire. "Ci sono i presupposti perché il ministro agisca in modo discrezionale" spiega l'avvocato Daniele Minotti, contattato da Punto Informatico: la formulazione del testo non sembra obbligare il Ministro a disporre il decreto per mettere in moto i provider.
Ma una volta emesso il decreto la palla passerà agli ISP: dovranno innescare "appositi strumenti di filtraggio", dei quali tracceranno i contorni tecnici e tecnologici il Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico e con quello della pubblica amministrazione e innovazione. Avranno 24 ore per isolare dalla rete la pagina indicata dal decreto del Ministro: a pendere sul capo del provider potrebbero esserci sanzioni che oscillano dai 50mila ai 250mila euro. Ma soprattutto, sottolinea l'avvocato Minotti, l'ombra dell'accusa di essere corresponsabili di "apologia o di istigazione in via telematica sulla rete internet". "Rischiano di essere accusati di concorso - spiega Minotti - si tratta di un meccanismo perverso: avere l'obbligo giuridico di impedire un evento e sfuggire a quest'obbligo equivale a lasciare che altri continuino a compiere il reato e si finisce per dover rispondere di reato omissivo improprio. Pagando per la stessa imputazione". Un'imputazione che, delineata dagli artt. 414 e 414 c.p., è punita con il carcere: da 1 a 5 anni per l'istigazione a delinquere e per l'apologia di reato, da 6 mesi a 5 anni per l'istigazione alla disobbedienza delle leggi di ordine pubblico o all'odio fra le classi sociali.
L'articolo 50-bis del DDL prevede in sostanza che, in caso di indagini relative a delitti di apologia di reato e di istigazione a delinquere o a disobbedire alle leggi, in caso di decreto emesso dal Ministro i provider operino così come disposto per quanto riguarda pedopornografia e gambling. Fatta eccezione per ordinanze della magistratura come quella emessa nel caso delle sigarette vendute online o nel caso di The Pirate Bay, solo per gli abusi sui minori riversati online e solo per il gambling non autorizzato mediato dalla rete è possibile ordinare ai provider di operare il filtraggio. Le sanzioni che rischiano i provider che non procedono a rendere irraggiungibile la pagina sono le stesse di quelle previste dal decreto Gentiloni in materia di pedopornografia online: in entrambi i casi incombe sugli ISP un'ammenda da 50mila a 250mila euro, in entrambi i casi i provider potrebbero rischiare la corresponsabilità.
Le poche parole contenute nell'articolo 50-bis potrebbero aprire uno squarcio su uno scenario inquietante: l'avvocato Minotti sottolinea che i reati d'opinione sono reati che non sono inquadrati dalla legge in maniera definita, che potrebbero sovrapporsi con la manifestazione del pensiero dell'individuo, un diritto tutelato dall'articolo 21 della Costituzione. I provider, concordano i consumatori, potrebbero trovarsi ad agire come setacci della libera espressione: il filtraggio può essere ordinato qualora "sussistono concreti elementi che consentano di ritenere" che sia stato commesso un reato.
Sono numerosi gli interrogativi che si configurerebbero, qualora il DDL dovesse convertirsi in legge senza che l'art.50-bis venga stralciato. L'attenzione dell'autorità giudiziaria potrebbe concentrarsi ad esempio su un video postato su una piattaforma di sharing. Nell'ipotesi che la piattaforma non rimuova il contenuto su segnalazione, dovrebbero intervenire i provider. Che potrebbero non avere i mezzi per agire in maniera chirurgica, e potrebbero trovarsi costretti a inibire l'accesso all'intero dominio. "L'applicazione del DDL appena approvato - conferma a Punto Informatico l'avvocato Guido Scorza - porta come automatica conseguenza il ritorno del paese ad un film liberticida già visto 10 anni fa: quello in cui per impedire la circolazione di un contenuto ritenuto illecito si sequestrava un intero server".
Gli ISP, in attesa del testo consolidato del DDL, manifestano apprensioni e denunce. Assoprovider, che poche settimane fa si era espressa in materia, è netta: "Lo schema ormai collaudato - spiega a Punto Informatico il presidente Dino Bortolotto - è che se qualche reato viene commesso per mezzo di Internet allora è indispensabile un intervento legislativo speciale che contenga necessariamente un coinvolgimento dei provider (ovviamente italiani) nell'azione di repressione e dove le sanzioni per i provider che non ottemperano in tempi richiesti ovviamente non tengono in nessun conto né delle capacita operative ed economiche dei provider". "Come dire - affonda Bortolotto - che con la scusa di perseguire un fine nobile (perseguire un reato) si determinino delle misure che ledono significativamente la libertà d'impresa di chi non ha commesso alcun reato". Il presidente di Assoprovider scaglia una provocazione: "ad esempio per catturare tutti i latitanti perché non obbligare tutti gli esercizi pubblici ad effettuare l'identificazione dei frequentatori e ovviamente, in caso di mancata identificazione di un latitante, erogare una multa da 50mila a 250mila euro"?
"Se fosse vero - paventa invece il presidente di AIIP Paolo Nuti - ci troveremmo di fronte ad un provvedimento che sovverte, e non sarebbe la prima volta, il concetto di sequestro". "Anziché concentrare l'attenzione su chi utilizza Internet per compiere reati e rimuovere i contenuti illecitamente diffusi - spiega Nuti a Punto Informatico - ci si limiterebbe a nasconderne l'esistenza ad un'opinione pubblica giustamente allarmata, ma sostanzialmente inconsapevole della differenza che corre tra pull e push, tra internet e la televisione, tra censura e sequestro". "Se fosse vero - denuncia Nuti - il prossimo passo potrebbe essere il ripristino della censura, espressamente esclusa dall'articolo 15 della Costituzione, delle comunicazioni interpersonali".
Ma il senatore D'Alia, che pure in passato si è fatto promotore di altre misure di controllo della rete, si mostra soddisfatto dell'integrazione dell'emendamento. Un emendamento che fa seguito alle invettive scagliate contro coloro che su Facebook inneggino a capi mafiosi, a gruppi terroristici, alla violenza. D'Alia nei giorni scorsi aveva definito Facebook "un social network che si sta rendendo complice di ogni genere di nefandezza, cavalcando per puri motivi pubblicitari i più beceri istinti emulativi". Il senatore aveva promesso "la regolamentazione di un settore che somiglia sempre più a una giungla dove tutto è tollerato". Il primo passo verso la regolamentazione è stato compiuto: "In questo modo - ha commentato D'Alia nelle scorse ore - diamo concretezza alle nostre iniziative per ripulire la rete, e in particolare il social network Facebook, dagli emuli di Riina, Provenzano, delle BR, degli stupratori di Guidonia e di tutti gli altri cattivi esempi cui finora si è dato irresponsabilmente spazio".
"L'ICT - denuncia l'esperto Stefano Quintarelli sulle pagine di Punto Informatico - è un tema specialistico non così ampiamente noto ai parlamentari. Esiste la Fondazione Bordoni che è un thinktank in materia di TLC, che ha sempre lavorato per il ministero delle Comunicazioni." "È stata consultata? - si chiede Quintarelli - Non credo proprio che avrebbero espresso parere favorevole a un provvedimento come questo. E se non è stata consultata, sarebbe cosa buona e giusta farlo, per il futuro". "Internet è uno strumento di comunicazione - ammonisce Quintarelli - non un'arma di diffusione di massa".
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Opuscolo consiglia ai genitori di evitare la moralità nell'educazione sessuale
I genitori dovrebbero evitare di cercare di convincere i loro figli adolescenti della differenza fra giusto e sbagliato quando parlano con loro di sesso, è la raccomandazione un nuovo opuscolo del governo.
Al contrario, ogni discussione sui valori dovrebbe essere mantenuta “leggera” per incoraggiare gli adolescenti a formare proprie opinioni, spiega l'opuscolo, che un critico ha chiamato “amorale.”
Parlare ai vostri figli adolescenti del sesso e delle relazioni sarà distribuito nelle farmacie a partire dal mese prossimo come parte di un'iniziativa guidata da Beverley Hughes, il ministro dell'infanzia.
L'opuscolo viene a seguito del caso di Alfie Patten, il ragazzo di 13 anni dell'East Sussex che ha generato un bambino con una ragazza di 15 anni ed ha acceso un dibattito su come abbassare le percentuali di genitori adolescenti.
Raccomanda: “Discutere i vostri valori con i vostri figli adolescenti li aiuterà a formare il loro propri. Ricordate, tuttavia, che provare a convincerli di cosa è giusto e cosa è sbagliato può scoraggiarli dall'essere aperti.”
L'opuscolo suggerisce che i genitori dovrebbero iniziare il “grande discorso” quando i bambini sono più giovani possibile, prima che prendano “informazioni sbagliate” dai loro coetanei. Dice poi che il miglior modo di introdurre il soggetto può essere mentre si effettuano mansioni quotidiane come “lavare l'automobile ... pulire, guardare la TV, ecc.”
8 comments:
mi astengo e clicco un ad, va bene lo stesso? :D
Non me ne vogliano il "buon" Mugabe, che ho avuto modo di votare in diverse altre occasioni, ed il nostrano D'Alia, che comunque ha ampiamente superato la soglia del ridicolo: il mio importantissimo voto non può che andare alla traviatrice di pargoli... Se non altro per il bersaglio e perché il ricco contradditorio dell'articolo riportato si limita ad un "... che un critico ha definito amorale..." immerso nella marea di boiate. ;-)
Se la gente dello Zimbawue muore di fame e di colera, ciò vuol dire che è stato finalmente sconfitto l'AIDS.Quindi festeggiare con aragoste mi sembra il minimo.
Finito il festeggiamento,
Mugabe ha scritto al ministro inglese per dirgli quale pericolo
rappresenti l'AIDS e come batterlo. Hughes ha subito steso un piano di legge per
informare i bambini del modo giusto di affrontare il sesso.
Accortosi che i bambini ne sapevano più di lui in materia
ha chiamato D'alia, intimandogli di provvedere subito.
D'alia ha subito capito che c'è gente che sa anche troppo e ha suggerito una legge per impedire che i bambini vadano su internet per informarsi su cose che la scuola stessa ha l'obbligo di dare.
Exequo.(preferenza D'alia).
Giustissimo l'accostamento tra il carnevale, il voto in Sardegna e il festival di Sanremo.
A questo proposito mi permetterei di far presente una specie di mistero, causato da questa domanda:
A febbraio ci sono stati tre spettacoli concomitanti:
1) elezione governatore
2) elezione Miss Carnevale 2009
3) elezione vincitore (sardo) di Sanremo.
Ancora nessuno però ha capito in quale ordine temporale siano avvenute queste cose.
Miss Sardegna carnevale è stata vista entrare in parlamento, il vincitore di Sanremo è stato visto in una sfilata, e il governatore su un carro del carnevale tempiese.
Anche loro exequo.
(preferenza Miss Carnevale 2009).
PYTER
D'Alia, perchè, se posso, gioco in casa.
io non posso che propendere per Mugabe.
e' sempre un fuoriclasse, tutti gli altri devono pedalare parecchio per raggiungerlo.
Linda Blair, a clinical psychologist, said educating older children and teenagers about sex had to be a process of negotiation. “We do not know what is right and wrong; right and wrong is relative, although [b]your child does need clear guidelines[/b],” she said.
Scusate ma Mugabe è storia vecchia,io voto questa.
Chopperman
Linda Blair, a clinical psychologist, said educating older children and teenagers about sex had to be a process of negotiation. “We do not know what is right and wrong; right and wrong is relative...
Certo che detto da una famosa per aver interpretato l'indemoniata nell'Esorcista...
Concordo con Paolo.
Mugabe sarà anche un fuoriclasse (vero), D'Alia ha superato il ridicolo e per un punto e virgola la libera informazione rischia di estinguersi dal giorno alla notte, ma io quando si toccano i bambini vado in bestia..
Come diceva quel tale a proposito dei microchip: "One generation is all they need".
Gli basta una generazione.
Come suol dirsi, i bambini sono il futuro. Il solo pensiero delle conseguenze che comportano le decisioni di quei rincitrulliti luciferiani al potere mi dà i brividi.
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