Saturday, July 26, 2008

Le élite naturali, gli intellettuali e lo Stato #2

Di Hans-Hermann Hoppe



L'ascesa della democrazia

Un cambiamento fondamentale nel rapporto fra lo stato, le élite naturali e gli intellettuali si è avuto soltanto con la transizione dalla monarchia alla democrazia. Fu il prezzo inflazionato della giustizia e le perversioni della legge antica da parte dei re come giudici e pacificatori monopolistici a motivare l'opposizione storica contro la monarchia. Ma, quanto alle cause di questo fenomeno, la confusione è prevalsa. Ci furono coloro che riconobbero correttamente che il problema era nel monopolio, non nelle élite o nella nobiltà. Tuttavia, sono stati largamente superati nel numero da coloro che incolparono erroneamente il carattere elitista del governo per il problema e che sostennero il mantenimento del monopolio della legge e della sua applicazione e la semplice sostituzione del re e dello sfoggio reale altamente visibile con il “popolo” e la presunta decenza dell'“uomo comune.” Da qui il successo storico della democrazia.

È molto ironico che il monarchismo si sia distrutto con le stesse forze sociali che i re in primo luogo avevano stimolato ed arruolato quando cominciarono ad escludere le autorità naturali concorrenti dalla funzione di giudice: l'invidia degli uomini comuni contro i migliori ed il desiderio degli intellettuali per il loro presunto posto meritato nella società. Quando le promesse del re di e giustizia migliore e meno costosa risultarono essere vuote, gli intellettuali rivoltarono i sentimenti egalitari che i re precedentemente avevano sollecitato contro gli stessi governanti monarchici. Di conseguenza, sembrò logico che anche i re dovessero essere abbattuti, e che le politiche egalitarie, che i monarchi avevano iniziato, dovessero essere portate alla loro ultima conclusione: il controllo monopolistico dell'ordinamento giudiziario da parte dell'uomo comune. Degli intellettuali, questo intendevano loro, come portavoci del popolo.

Come l'elementare teoria economica poteva prevedere, con la transizione dal governo monarchico a quello democratico di un-uomo-un-voto e con la sostituzione del re con il popolo, la situazione si è aggravata. Il prezzo della giustizia è aumentato astronomicamente mentre la qualità della legge si è deteriorata in modo costante. Perché questa transizione si è rivelata essere la sostituzione di un sistema di proprietà privata del governo – un monopolio privato – con un sistema di proprietà pubblica del governo – un monopolio pubblico.

Una “tragedia dei comuni” era stata generata. Tutti, non solo il re, erano ora autorizzati a tentare di arraffare ogni proprietà privata altrui. Le conseguenze sono state un maggiore sfruttamento del governo (tasse); il deterioramento della legge al punto che l'idea di un corpo di principi universali ed invariabili di giustizia è scomparsa ed è stata sostituita dall'idea della legge come legislazione (legge fatta, piuttosto che trovata e “eternamente data”); e un aumento nel tasso sociale di preferenza temporale (orientamento al presente aumentato).

Un re possedeva il territorio e poteva passarlo al proprio figlio, e provava così a conservarne il valore. Un governante democratico era ed è un guardiano provvisorio e tenta così di massimizzare ogni tipo di reddito del governo corrente a scapito dei valori capitali, e così spreca.

Ecco alcune delle conseguenze: durante l'era monarchica prima della Prima Guerra Mondiale, la spesa pubblica come percentuale del PIL era raramente superiore al 5%. Da allora è arrivata tipicamente intorno al 50%. Prima della Prima Guerra Mondiale, l'occupazione statale era tipicamente meno del 3% dell'occupazione totale. Da allora è aumentata fra il 15 e il 20%. L'era monarchica è stata caratterizzata dalla moneta merce (oro) ed il potere di acquisto del denaro aumentava gradualmente. In contrasto, l'era democratica è l'era dei soldi di carta il cui potere di acquisto è permanentemente diminuito.

I re si indebitavano sempre di più, ma almeno durante il tempo di pace riducevano caratteristicamente il loro carico di debito. Durante l'era del governo democratico il debito è aumentato in guerra e in pace ad altezze incredibili. I tassi di interesse reale durante l'era monarchica scendevano gradualmente intorno al 2½ %. Da allora, i tassi di interesse reale (tassi nominali aggiustati sull'inflazione) sono stati in rialzo fino a intorno il 5% – come i tassi del XV secolo. La legislazione virtualmente non è esistita fino alla fine del diciannovesimo secolo. Oggi, durante un singolo anno, decine di migliaia di leggi e regolamenti vengono approvati. I tassi di risparmio stanno diminuendo invece di aumentare con l'aumento dei redditi e gli indicatori della disintegrazione della famiglia e del crimine si stanno muovendo costantemente verso l'alto.


Il destino delle élite naturali

Mentre lo stato è andato molto meglio sotto il sistema democratico, e mentre il “popolo” è andato molto peggio da quando hanno cominciato “essi stessi” a governare, che cosa è successo alle élite naturali ed agli intellettuali? Per quanto riguarda le prime, la democratizzazione è riuscita laddove i re fecero soltanto un modesto inizio: nella distruzione dell'élite e della nobiltà naturali. Le fortune delle grandi famiglie sono state dissipate con la confisca delle tasse, durante la vita ed al momento della morte. La tradizione di queste famiglie di indipendenza economica, la lungimiranza intellettuale e la direzione morale e spirituale sono state perse e dimenticate.

Esistono anche oggi gli uomini ricchi, ma più frequentemente che no devono direttamente o indirettamente le loro fortune allo stato. Quindi, dipendono spesso dai continui favori dello stato di molte persone di ricchezza molto minore. Non sono più in genere i capi di importanti famiglie da lunga data, ma “nuovi ricchi.” Il loro comportamento non è caratterizzato da virtù, saggezza, dignità, o dal gusto, ma è una riflessione della stessa cultura di massa proletaria orientata al presente, dell'opportunismo e dell'edonismo che i ricchi e famosi ora condividono con tutti gli altri. Di conseguenza - e grazie al cielo – i loro pareri non hanno maggior peso nell'opinione pubblica di quelli della maggior parte dell'altra gente.

La democrazia ha realizzato quello che Keynes aveva soltanto sognato: “l'eutanasia della classe della classe redditiera.” La dichiarazione di Keynes che “a lungo termine saremo tutti morti” esprime lo spirito democratico del nostro periodo: edonismo orientato al presente. Anche se è perverso non pensare oltre la propria vita, tale pensiero è diventato tipico. Invece di nobilitare i proletari, la democrazia ha proletarizzato le élite e ha pervertito sistematicamente il pensiero ed il giudizio delle masse.


Il destino degli intellettuali

Dall'altro lato, mentre le élite naturali venivano distrutte, gli intellettuali hanno guadagnato una posizione più prominente e più potente nella società. Effettivamente, in larga misura hanno realizzato il loro obiettivo e si sono trasformati nella classe dirigente, controllando lo stato e funzionando come giudice monopolistico.

Questo non vuol dire che i politici democratico scelti sono tutti intellettuali (anche se ci sono al giorno d'oggi certamente più intellettuali che diventano presidenti di quanti ce ne furono che diventarono re.) Dopo tutto, essere un intellettuale richiede abilità e talenti in qualche modo diversi da quelli necessari per affascinare le masse ed essere un raccoglitore di fondi di successo. Ma persino i non-intellettuali sono i prodotti dell'indottrinamento delle scuole finanziate dalle tasse, delle università e degli intellettuali occupati nel pubblico, e quasi tutti i loro consiglieri arrivano da questo ambiente.

Non ci sono quasi economisti, filosofi, storici, o teorici sociali di rango occupati privatamente dai membri dell'élite naturale. E quei pochi della vecchia élite che rimangono e che potrebbero comprare i loro servizi non possono più permettersi finanziariamente gli intellettuali. Invece, gli intellettuali sono ora in genere impiegati pubblici, anche se lavorano per istituzioni o fondazioni nominalmente private. Quasi completamente protetti dal capriccio della domanda dei consumatori (“impiegato di ruolo”), il loro numero è aumentato drammaticamente e la loro compensazione è in media molto al di sopra del loro genuino valore di mercato. Allo stesso tempo la qualità della loro produzione intellettuale è calata costantemente.

Quello che scoprirete è principalmente irrilevanza ed incomprensibilità. Peggio, quando l'attuale produzione intellettuale è del tutto rilevante e comprensibile, è viziosamente statalista. Ci sono eccezioni, ma se praticamente tutti gli intellettuali sono occupati nelle molteplici ramificazioni dello stato, non dovrebbe sorprendere che la maggior parte della loro sempre più voluminosa produzione sia, per commissione o per omissione, propaganda statalista. Ci sono in giro oggi più propagandisti del sistema democratico di quanti ce ne siano stati del sistema monarchico in tutta la storia dell'umanità.

Questa spinta apparentemente inarrestabile verso lo statalismo è illustrata dal destino della cosiddetta Scuola di Chicago: Milton Friedman, i suoi predecessori, e i suoi seguaci. Negli anni 30 e 40, la Scuola di Chicago era ancora considerata di sinistra, e giustamente, considerando che Friedman, per esempio, sosteneva la necessità di una banca centrale e dei soldi di carta al posto della parità aurea. Sottoscrisse con entusiasmo il principio dello stato sociale con la sua proposta di un reddito minimo garantito (imposta negativa sul reddito) al quale non poté fissare un limite. Sostenne l'imposta progressiva sul reddito per realizzare i suoi obiettivi esplicitamente egalitari (e aiutò personalmente ad implementare la ritenuta d'acconto). Friedman appoggiò l'idea che lo stato potesse imporre delle tasse per finanziare la produzione di tutte le merci che avessero un effetto ambientale positivo o che egli pensava lo avessero. Ciò implica, naturalmente, che non c'è quasi niente che lo stato non possa finanziare con le tasse!

In più, Friedman ed i suoi seguaci erano fautori della più superficiale di tutte le filosofie superficiali: il relativismo etico ed epistemologico. Non esistono verità morali definitive e tutta la nostra conoscenza effettiva e empirica è, nel migliore dei casi, solo ipoteticamente vera. Tuttavia non hanno mai dubitato che ci debba essere uno stato e che lo stato debba essere democratico.

Oggi, mezzo secolo dopo, la Scuola di Chicago e di Friedman, senza essenzialmente aver cambiato alcuna delle sue posizioni, è considerata di destra ed a favore del libero mercato. In effetti, la scuola costituisce il limite ultimo dell'opinione rispettabile nella destra politica, che soltanto gli estremisti attraversano. Tale è la dimensione del cambiamento nell'opinione pubblica che gli impiegati pubblici hanno determinato.

Considerate altri indicatori della deformazione statalista determinata dagli intellettuali. Se diamo uno sguardo alle statistiche elettorali, generalmente troveremo la seguente immagine: più tempo una persona passa negli istituti scolastici, qualcuno con una laurea, per esempio, rispetto a qualcuno con soltanto un diploma, più è probabile che questa persona sia ideologicamente statalista e voti democratico. Inoltre, maggiore la quantità di tasse usate per finanziare l'educazione, più in basso cadranno i risultati del SAT [test attitudinale scolastico, NdT] e di altre simili misure della prestazione intellettuale, e sospetto che ancora di più declineranno gli standard tradizionali di condotta morale e di comportamento civile.

Oppure considerate il seguente indicatore: nel 1994 è stata chiamata una “rivoluzione,” ed il Presidente della Camera, Newt Gingrich, è stato chiamato un “rivoluzionario,” quando appoggiò il New Deal e la previdenza sociale, ed elogiò la legislazione sui diritti civili, in altre parole la discriminazione positiva e l'integrazione forzata che è responsabile della distruzione quasi totale dei diritti della proprietà privata, e dell'erosione della libertà di contratto, di associazione e dissociazione. Che razza di rivoluzione è quella in cui i rivoluzionari hanno accettato di tutto cuore le premesse stataliste causa dell'attuale disastro? Ovviamente, questa può essere identificata come rivoluzione soltanto in un ambiente intellettuale inerentemente statalista.

___________________________

Hans-Hermann Hoppe è professore di economia all'Università del Nevada a Las Vegas. È l'autore di The Economics and Ethics of Private Property. Mandagli una mail. Vedi i suoi articoli. Commenta sul blog.
___________________________

Link all'articolo originale.
Link alla prima parte.
Link alla terza parte.

La tecnica Delphi

Breve intermezzo nella lettura del saggio di Hoppe sulle élite naturali per accompagnare l'inviato da Laputa Giovanni Pesce in una delle sue ardite indagini, casualmente in tema con l'argomento trattato dal buon Hans-Hermann: nel dispaccio telepatico settimanale scopriamo infatti che anche la sedicente democrazia è in realtà un giocattolo al servizio di alcune élite, ben poco naturali e per niente nobili, ma molto abili nella manipolazione delle masse.

È in effetti piuttosto ingenua e romantica l'idea che la massa possa essere in grado di “governare” e soprattutto che i veri detentori del potere abbiano mai avuto l'intenzione di consegnarglielo bonariamente.

Lasciamoci guidare quindi dal Pesce Volante in questa sua nuova ricerca, cautamente assisi su una comoda poltrona, perché in ogni caso un altro fine settimana è arrivato, e spero che tutti voi lo passiate nel miglior modo possibile, nonostante tutto.
___________________________

La tecnica Delphi, ovvero le masse umane gestite democraticamente da pochi.

Di Giovanni Pesce


Con le ultime navigazioni avevamo completato l’esplorazione dei Territori del Nord-Ovest; ora salpiamo le ancore ed andiamo ad esplorare i luoghi mentali, là dove si generano le idee e gli ideali comuni, prendendo confidenza con tecniche di controllo sociale delle umane menti

L'esplorazione di idee creative ed attendibili (suitable), o l'elaborazione di informazioni utili al processo decisionale, costituiscono l'obiettivo scientifico primario della famosa Tecnica Delphi, predisposta dalla Rand Corporation negli anni 50.

La Rand era quel “think tank” californiano che, tra le altre cose, preparava la dottrina di impiego delle armi nucleari e che, studiando un metodo di risposta “automatico” rispetto ad un attacco russo, aveva predisposto una serie di calcolatori “tutti collegati tra loro” pronti a rispondere autonomamente ad un “first strike” atomico, come ci ha svelato personalmente il Dr. Strangelove.
ArpaNet e poi Internet sono, infatti, prodotti “pensati” dalla Rand, che, per questo scopo, ha inventato la commutazione a pacchetto come metodo trasmissivo particolarmente utile per reti di calcolatori.

La Tecnica Delphi è invece un metodo per raggiungere, su temi controversi, un consenso sociale globale; questo consenso, pre-suggerito da pochi, viene presentato come risultante dalla volontà di tutti; insomma un’applicazione pratica delle idee di J.J. Rosseau.
Per la messa in azione possiamo invece notare un uso ed abuso della dialettica hegeliana di tesi, antitesi, e sintesi, con la sintesi che diventa una nuova tesi in un crescendo di allucinazioni collettive.

Il metodo richiede un gruppo ben formato di professionisti, noti come “agenti di cambiamento,” (simili ai magistrati di Rosseau) che deliberatamente fanno aumentare la tensione tra i membri del gruppo, spingendo una fazione contro un’altra per fare apparire “ragionevole” un preordinato punto di vista, mentre i pareri contrastanti vengono resi ridicoli.
Importante è preservare l'illusione che vi sia “la partecipazione della comunità nei processi decisionali, mentre in realtà i cittadini sono esclusi da tali processi.”

Operativamente, dato che quando le persone sono in gruppi queste tendono a condividere una base di conoscenza particolare e mostrano alcune caratteristiche identificabili, note come dinamiche di gruppo, allora l’“agente di cambiamento” ha la possibilità di applicare alcune strategie “particolari” di gestione del gruppo.

Gli agenti di cambiamento incoraggiano ogni persona in un gruppo di esprimere preoccupazioni circa i programmi, i progetti, o le politiche in questione. Essi, organizzati come “task force,” ascoltano con attenzione, suscitano input da membri del gruppo, esortano i partecipanti a scrivere articoli, ed a passare attraverso queste proposte, informazioni su ciascun membro di un gruppo.
Essi sono addestrati a individuare i “leader,” i “chiaccheroni,” i “membri deboli,” e quelli che sono adatti per cambiare frequentemente i ruoli nel corso di un dibattito.

Improvvisamente, gli “avvocati del diavolo,” addestrati nella manipolazione psicologica, utilizzando il “divide et impera,” manipolano i pareri uno contro l'altro, rendendo quelli che non sono allineati “ridicoli, non bene proposti o dogmatici.” Essi sono in grado di prevedere le reazioni di ogni membro in un gruppo.

La Tecnica Delphi è stata utilizzata in modo molto efficace per cambiare il metodo di governo da una forma rappresentativa in cui gli individui eletti rappresentano il popolo, a una “democrazia partecipativa” in cui i rappresentanti sono scelti a seconda di decisioni preimpostate. Questi cittadini sono convinti che il loro contributo sarà importante per il risultato, mentre la realtà è che il risultato è stato già stabilito da persone non note ai partecipanti.

Vengono suggeriti alcuni consigli agli agenti di cambiamento Delphi:
1. Siate sempre affascinanti, cortesi e piacevoli;
Sorridete;
Moderate la vostra voce in modo da non venire percepiti come belligeranti o aggressivi.

2. State concentrati “sul pezzo”.
Se possibile, annotare i vostri pensieri o domande.

3. Siate persistenti.
Non arrabbiatevi in nessun caso.
L'obiettivo degli “change agents” è quello di catturare la maggioranza dei membri del gruppo e convogliarla verso le proprie idee, e di allontanare tutti coloro che potrebbero rappresentare una minaccia per la realizzazione del loro ordine del giorno.

Le tecniche efficaci di controllo della masse pensanti sono:
  • Suddivisione delle masse in gruppi di sette o otto persone;
  • Obiezioni scritte su carta piuttosto che espresse a voce alta;
  • Dispersione di due o tre persone che conoscono la Tecnica Delphi attraverso la folla in modo tale facciano “da spalla” all’azione del change agent”.
  • Stabilire un piano d'azione prima della riunione.
  • Briefing per distribuire i ruoli.
  • Debriefing per analizzare cosa e perchè sia andato bene e che cosa sia andato storto e ciò che dovrà avvenire la prossima volta.
  • Non definire mai la strategia nel corso di una riunione.
  • Creare della nicchie di osservazione per controllare coloro i quali dissentono ed inviare lì degli agenti.
Se queste righe vi rammentano qualche episodio della vostra vita sociale, allora capirete quanta parte di Delphi sia intorno a voi.

Se non lo capite, potete usufruire di quei servizi (a pagamento, ndr) che a Delfi (Grecia) offrivano ulteriori spiegazioni su gli arcani vaticinii di Pizia.

A proposito quando sarete a Delfi, percorrete la via Sacra fino a visitare lo stadio e lì evitate di fregarvi quel vino retsina lasciato come offerta al Dio Apollo, e rimasto a graziosa disposizione degli “change agents”.

Friday, July 25, 2008

Per molti ma non per tutti

Hans-Hermann Hoppe non è certo il tipo che ha paura di sostenere le idee in cui crede, neanche quando – come in questo caso – queste idee si scontrano come un pugno ben assestato sotto la cintura del politicamente corretto, delle dottrine ufficiali, delle “verità” accettate. Ma che l'egalitarismo sia una perversa ipocrisia che ha ridotto la civiltà ad un simulacro di sé stessa è un fatto sotto gli occhi di tutti – o almeno: di tutti coloro che vogliono vedere.

Hoppe ne spiega le ragioni storiche e sociali in questo breve saggio che ho diviso in tre parti. Vale la pena di leggerlo tutto.
___________________________

Le élite naturali, gli intellettuali e lo Stato

Di Hans-Hermann Hoppe


Uno stato è un monopolista territoriale coercitivo, un'agenzia che può dedicarsi a continue violazioni istituzionalizzate dei diritti di proprietà ed allo sfruttamento dei proprietari privati tramite espropriazione, tassazione, e regolamentazione.

Ma come nascono gli stati? Ci sono due teorie sull'origine degli stati. Una è associata a nomi come Franz Oppenheimer, Alexander Ruestow ed Albert Jay Nock e sostiene che gli stati sono nati come il risultato della conquista militare di un gruppo su un altro. Questa è la teoria dell'origine esogena dello stato.

Ma questa opinione è stata severamente criticata su base storica così come teorica dagli etnografi e dagli antropologi come Wilhelm Muehlmann. Questi critici precisano che non tutti gli stati hanno avuto origine con una conquista esterna. Effettivamente, i critici considerano l'opinione che i primissimi stati siano stati il risultato della conquista da parte di mandriani nomadi sui coltivatori come cronologicamente falsa. Inoltre, questa interpretazione soffre teoricamente del problema che la conquista in sé sembra presupporre un'organizzazione di tipo statuale fra i conquistatori. Quindi, l'origine esogena richiede una teoria più fondamentale dell'origine endogena degli stati.

Una tale teoria è stata presentata da Bertrand de Jouvenel. Secondo il suo punto di vista, gli stati sono la conseguenza delle élite naturali: il risultato naturale delle transazioni volontarie fra i proprietari privati è non-egalitario, gerarchico ed elitista. In ogni società, alcuni individui acquistano la condizione di élite con il talento. Grazie ai loro successi in ricchezza, saggezza e valore, questi individui arrivano a possedere un'autorità naturale, ed i loro pareri e giudizi godono di rispetto diffuso. Inoltre, a causa degli accoppiamenti e matrimoni selettivi, e delle leggi dell'eredità civile e genetica, posizioni di autorità naturale è probabile che si trasmettano all'interno di poche famiglie nobili. È verso queste famiglie con una lunga storia di grandi successi, di lungimiranza, e di condotta personale esemplare che gli uomini si rivolgono con i loro conflitti e reclami. Questi capi dell'élite naturale fungono da giudici e pacificatori, spesso gratis, per il senso del dovere che ci si attende da una persona di autorità o per l'interesse per la giustizia civile intesa come “bene pubblico” privatamente prodotto.

Il piccolo ma decisivo passo nella transizione verso lo stato consiste precisamente nella monopolizzazione della funzione del giudice e del pacificatore. Questo è avvenuto quando un singolo membro dell'élite naturale volontariamente riconosciuta fu in grado di ottenere, malgrado l'opposizione di altri membri dell'élite, che tutti i conflitti all'interno di un territorio specifico venissero portati davanti a lui. Le parti in conflitto non poterono più scegliere un altro giudice o pacificatore.


Origine della monarchia

Una volta che l'origine di uno stato è vista come la conseguenza di un ordine anteriore e gerarchicamente strutturato di élite naturali, diventa chiaro perché l'umanità, fintantoché è stata soggetta ad un governo, è stata sotto la monarchia (piuttosto che la democrazia) per la maggior parte della sua storia. Ci sono stati eccezioni, naturalmente: la democrazia ateniese, Roma fino al 31 BC, le repubbliche di Venezia, Firenze e Genova durante il Rinascimento, i cantoni svizzeri dal 1291, le Province Unite (Paesi Bassi) a partire dal 1648 fino al 1673 e l'Inghilterra sotto Cromwell. Ma si trattava di avvenimenti rari e nessuno di loro assomigliava lontanamente ai sistemi democratici moderni, un-uomo-un-voto. Piuttosto, anch'esse erano altamente elitiste. Ad Atene, per esempio, niente più del 5% della popolazione votava ed era eleggibile per le posizioni di comando. Solo dopo la fine della Prima Guerra Mondiale l'umanità abbandonò veramente l'era monarchica.


Il potere monopolizzato

Dal momento in cui un singolo membro dell'élite naturale riuscì a monopolizzare la funzione di giudice e pacificatore, la legge e l'applicazione di legge sono diventate più costose. Invece di essere offerte gratis o in cambio di un pagamento volontario, sono finanziate con la tassazione obbligatoria. Allo stesso tempo, la qualità della legge si è deteriorata. Invece di sostenere le antiche leggi della proprietà privata ed applicare i principi universali ed invariabili della giustizia, un giudice monopolistico, che non deve temere di perdere i clienti come risultato dell'essere meno che imparziale, pervertirà la legge attuale a suo proprio vantaggio.

Come è stato possibile questo piccolo ma decisivo passo della monopolizzazione della legge e dell'ordine da parte di un re, che com'era prevedibile ha condotto a prezzi più elevati e ad una qualità inferiore della giustizia? Certamente, altri membri dell'élite naturale si sarebbero opposti a qualsiasi simile tentativo. Tuttavia ecco perché gli eventuali re si sono allineati tipicamente con “la gente” o “l'uomo comune.” Facendo appello al sentimento sempre popolare dell'invidia, i re hanno promesso alla gente una giustizia migliore e meno costosa in cambio e a carico della tassazione dei loro uomini migliori (i competitori del re) riducendone la dimensione. In secondo luogo, i re hanno chiamato in aiuto la classe degli intellettuali.


Il ruolo degli intellettuali

Ci si poteva aspettare che la domanda di servizi intellettuali sarebbe cresciuta con l'aumento della qualità della vita. Tuttavia, la maggior parte delle persone si preoccupa di affari piuttosto terreni e mondani e fa scarso uso delle attività intellettuali. Oltre alla Chiesa, le uniche persone con una domanda dei servizi degli intellettuali erano membri dell'élite naturale – come insegnanti per i loro bambini, consiglieri personali, segretari e bibliotecari. L'occupazione per gli intellettuali era rischiosa e la paga generalmente bassa. Ancora, mentre i membri dell'élite naturale erano solo raramente essi stessi intellettuali (cioè, persone che spendono tutto il loro tempo in occupazioni da studioso), ma erano invece persone interessate del comportamento delle imprese terrene, erano in genere intelligenti almeno quanto i loro impiegati intellettuali, così che la stima per i successi dei “loro” intellettuali era piuttosto modesta.

Non sorprende, quindi, che gli intellettuali, soffrendo di un'immagine di sé notevolmente gonfiata, si risentissero di questo fatto. Quanto era ingiusto che quelli – le élite naturali – a cui loro insegnavano, fossero realmente i loro superiori e conducessero una vita comoda mentre loro – gli intellettuali – erano comparativamente poveri e dipendenti. Non desta inoltre meraviglia che gli intellettuali potessero essere conquistati facilmente da un re nel suo tentativo di stabilirsi come monopolista della giustizia. In cambio della loro giustificazione ideologica del governo monarchico, il re poteva non solo offrir loro un'occupazione migliore e di condizione più elevata, ma come intellettuali della corte reale potevano finalmente far pagare alle élite naturali la loro mancanza di rispetto.

Eppure, il miglioramento della posizione della classe intellettuale fu soltanto moderato. Sotto un governo monarchico, c'era una distinzione definita fra il governante (il re) ed il governato, ed il governato sapeva che non avrebbe potuto mai trasformarsi in governante. Di conseguenza, c'era una considerevole resistenza non solo delle élite naturali ma anche della gente comune contro qualsiasi aumento nel potere del re. Era così estremamente difficile per il re riscuotere le tasse e le possibilità d'impiego per gli intellettuali rimanevano altamente limitate. In più, una volta ben trincerato, il re non curava molto meglio i suoi intellettuali di quanto facessero le élite naturali. E dato che un re controllava territori molto più grandi di quanto avessero fatto mai le élite naturali, perdere il suo favore era ancora più pericoloso, e ciò rese la posizione degli intellettuali per alcuni versi più precaria.

Un'ispezione delle biografie dei principali intellettuali – da Shakespeare a Goethe, da Cartesio a Locke, da Marx a Spencer – mostra più o meno lo stesso modello: fino a gran parte del diciannovesimo secolo, il loro lavoro era patrocinato da donatori privati, da membri dell'élite naturale, da principi, o da re. Conquistando o perdendo il favore dei loro garanti, cambiavano di frequente occupazione ed erano geograficamente molto mobili. Se da un lato questo significava spesso insicurezza finanziaria, ha contribuito non solo ad un cosmopolitismo unico degli intellettuali (come indicato dalla loro competenza nelle numerose lingue), ma anche ad un'insolita indipendenza intellettuale. Se un donatore o garante non li sosteneva più, ne esistevano molti altri che avrebbero colmato felicemente la lacuna. In effetti, la vita intellettuale e culturale fioriva maggiormente, e più grande era l'indipendenza degli intellettuali, dove la posizione del re o dell'amministrazione centrale era relativamente debole e quella delle élite naturali era rimasta relativamente forte.
___________________________

Hans-Hermann Hoppe è professore di economia all'Università del Nevada a Las Vegas. È l'autore di The Economics and Ethics of Private Property. Mandagli una mail. Vedi i suoi articoli. Commenta sul blog.
___________________________

Link alla seconda parte.
Link alla terza parte.

Thursday, July 24, 2008

«There's something afoot in the wind»

Lo spassoso inizio dell'episodio Major Star dalla serie Blackadder goes forth, che ho già citato più volte. Peccato per i non anglofoni, si perdono una serie di battute fulminanti a ritmo serratissimo. Divertente notare la satira dissacrante di Rowan Atkinson su Chaplin, proprio lui che diventerà poi famosissimo come mr. Bean, uno Charlot del nostro tempo.

Wednesday, July 23, 2008

Premio Caligola - Luglio '08

Riprendiamo – dopo breve interruzione – il nostro viaggio alla ricerca della più lampante prova di autorità fuori controllo con l'edizione di luglio del Premio Caligola - Il potere gli ha dato alla testa.

Invero un'edizione che si annuncia agguerrita, con delle performance da lasciare a bocca aperta: il primo candidato arriva dalla Scozia, un tempo terra di cuori coraggiosi ed oggi tristemente in mano a burocrati impazziti, veri e propri welfare-junky, messianicamente investiti della sacra missione di salvare i poveri dalla minaccia del fumo. Buoni spesa per chi smette di fumare, questa l'idea delirante del Servizio Nazionale Sanitario Britannico: Il costo di questa impresa, in denaro del contribuente, è di 500.000 sterline, per convincere 900 persone ad abbandonare il vizio. È chiaro che se c'è qualcuno che deve smettere di fumare sono i benefattori di Stato, o almeno – ci permettiamo di consigliare – ci mettano più tabacco.

Il secondo concorrente è monsieur Bruni, al secolo Nicolas Sarkozy, che si esibisce in una delle più classiche piroette democratiche, peraltro ricevendo sonore pernacchie in risposta dagli irlandesi, invitati dal playboy tascabile a rivotare per il trattato di Lisbona. Non è piaciuto il risultato? Ripetere finché non esce quello giusto, questo è il senso della democrazia in versione europeista.

Infine, una vera chicca dalla più potente aeronautica del mondo, già impegnata – senza grande successo per la verità – in svariati conflitti in giro per il mondo, in difesa dei valori e delle libertà dell'occidente. Mentre a terra la carne da cannone dello zio Sam si trascina, equipaggiata inadeguatamente e sfiancata da anni di “guerra al terrorismo,” nell'aere i comandanti supremi si preoccupano del loro comfort, e progettano speciali capsule dotate di ogni comodità. Non si bada a spese per assicurare la soddisfazione dei condottieri, peccato non avere dati sull'eventuale fornitura di puttane, necessaria per sfogare l'eccitazione della battaglia.

Insomma, una scelta difficile, confesso di aver pensato di premiarli tutti e tre, con lode, ma il comitato si è opposto: la partecipazione al voto democratico è un esercizio irrinunciabile. Fate contare il vostro voto!

___________________________

Smettete di fumare, e lo stato vi paga lo shopping.


La città scozzese di Dundee vuole provare nuovi metodi per spingere i cittadini a smettere di fumare, offrendo di pagare la loro spesa settimanale.

I partecipanti al programma, che verrà collaudato in autunno, riceveranno 12,50 sterline (25 dollari) la settimana per rinunciare al fumo – o 150 sterline per la durata di tre mesi del progetto pilota.

Il denaro sarà accreditato su una scheda elettronica che i partecipanti possono utilizzare per acquistare nel loro supermercato locale cibi freschi e altro – tutto tranne l'alcool e le sigarette.

L'iniziativa del Servizio Nazionale Sanitario Britannico (NHS) è destinato alle zone più povere della città portuale di 150.000 abitanti. Dei 36.000 fumatori di Dundee, circa la metà vivono in povertà, come mostrano le statistiche del consiglio comunale.

I partecipanti riceveranno una terapia di sostituzione della nicotina (NRT) dalla loro farmacia locale, mentre dovranno sottoporsi settimanalmente a prove dell'alito per dimostrare che continuano a non fumare.

I partecipanti inoltre riceveranno un supporto sociale dall'Iniziativa Vivere Sano di Dundee (DHLI) dove potranno accedere al supporto per la cessazione del fumo, ad attività fisiche e altri consigli e aiuti per lo stile di vita.

Il consiglio di città spera che il programma pilota, ad un costo di 500.000 sterline (988.245 dollari), finalmente aiuterà 900 persone a smettere di fumare nel corso dei due anni futuri.

___________________________

UE: Sarkozy, gli irlandesi dovranno rivotare su trattato


Bruxelles, 15 lug. - (Adnkronos/Aki) - Gli irlandesi dovranno tornare a votare sul trattato di Lisbona, dopo la bocciatura dello scorso 12 giugno. Lo ha dichiarato il presidente francese Nicolas Sarkozy, il cui paese detiene la presidenza di turno dell'Ue, durante un ricevimento all'Eliseo con i deputato dell'Ump. "Gli irlandesi - ha dichiarato Sarkozy - dovranno rivotare, e io porro' il veto a ogni allargamento (dell'Ue) fin tanto che non vi saranno nuove istituzioni".

___________________________


Le “capsule-comfort” dell'U.S. Air Force


Secondo alcune email interne e documenti del budget, gli alti gradi dell'aeronautica hanno cercato per tre anni di spendere i fondi dell'antiterrorismo per installare delle “capsule-comfort” sugli aerei militari che trasportano i funzionari di grado elevato ed i leader civili intorno al mondo, con almeno quattro alti generali impegnati nel disegnare dettagli come il colore della moquette e delle sedie di cuoio delle capsule.

La produzione della prima capsula -–consistere di due stanze sigillate che possono essere inserite nella fusoliera di un grande aereo militare – è già cominciata.

I funzionari dell'aeronautica dicono che il governo ha bisogno delle nuove capsule per assicurare ai leader di comunicare, lavorare e riposare confortevolmente nell'aria. Ma la preoccupazione degli alti gradi per la creazione di nuovo lusso in tempo di guerra ha alienato gli ufficiali dell'aeronautica di grado inferiore, così come diversi membri del Congresso e un gruppo senza scopo di lucro che ha definito il programma uno spreco di soldi.

I documenti dell'aeronautica spiegano come ciascuna delle capsule deve “soddisfare esteticamente ed essere ammobiliata per riflettere il grado dei leader che usano la capsula,” con dei letti, un divano, un tavolo, un monitor a shermo piatto da 37 pollici con altoparlanti stereo e uno specchio integrale.

Gli sforzi sono stati ritardati, tuttavia, dalla resistenza congressuale all'uso di fondi dell'antiterrorismo per il progetto e dalle lunghe discussioni interne su una serie di richieste di modifiche dei generali dell'aeronautica. Una richiesta era di cambiare il colore del cuoio per i sedili e le cinture di sicurezza da marrone a blu aeronautica e che venissero aggiunte delle tasche ai sedili; un altra di rendere più scuro il colore del legno del tavolo.

Per il solo cambio di colore e l'aggiunta di tasche ai sedili è stato stimato in un documento interno del 12 marzo un costo di almeno $68.240.

Tuesday, July 22, 2008

The Lew Rockwell Show

I commenti di Lew Rockwell da oggi si trovano anche in versione podcast. Dal LRC blog:

Farò un breve podcast ogni giorno della settimana. A volte parlerò delle ultime atrocità dello Stato; altre volte intervisterò un ospite (sulle ultime atrocità dello Stato!). Ascoltate il podcast #1 su ciò che la Fed ed i suoi amici stanno facendo alla nostra economia.
Da non perdere!

Monday, July 21, 2008

Annunciazio'

Ho finalmente trovato il tempo di aggiornare l'altro mio blog, in cui pubblico i miei lavori come illustratore. Siete invitati a visitarlo, anche se, purtroppo, non è previsto il rinfresco.

Sunday, July 20, 2008

Pacifista = terrorista

Parlando di Kafka...
Secondo documenti rivelati giovedì, agenti in incognito dello stato del Maryland hanno infiltrato tre gruppi di attivisti per la pace e contro la pena di morte, presenziando alle riunioni e trasmettendo rapporti sulle loro attività all'intelligence degli Stati Uniti ed alle agenzie militari.

I documenti mostrano le attività che hanno avuto luogo a partire almeno dal marzo 2005 fino al maggio 2006 e che gli agenti hanno usato nomi falsi – che i documenti definiscono “identità segrete” – per aprire indirizzi di posta elettronica per ricevere i messaggi dai gruppi.

Inoltre, inclusa nelle 46 pagine dei documenti, ottenuti dalla sezione del Maryland dell'Unione Americana per le Libertà Civili (ACLU) con una richiesta Freedom of Information Act, vi è la registrazione del nome di un'attivista che è stato inserito in una banca dati finanziata federalmente e destinata per lo scambio di informazioni sui sospetti di traffico di droga e di terrorismo fra gli stati e le agenzie legali locali e federali.

L'avvocato David Rocah della ACLU ha detto che la polizia dello Stato ha violato le leggi federali che proibiscono ai dipartimenti che ricevono finanziamenti federali di mantenere banche dati con informazioni sulle attività e sulle affiliazioni politiche.

L'attivista è stato identificato come Max Obuszewski. Il suo “crimine primario” è stato inserito nella banca dati come “terrorismo - anti governo.” Il suo “crimine secondario” è stato definito “terrorismo - contestatore pacifista.” La banca dati è conosciuta come Washington-Baltimore High Intensity Drug Trafficking Area, o HIDTA.

“Questo non dovrebbe accadere in America,” ha detto il sig. Rocah. “In una società libera, che conta sull'impegno dei cittadini nel dibattito, nella protesta e nell'attività politica per mantenere quella libertà… si dovrebbe poter presenziare ad una riunione su un problema che vi preoccupa senza doversi preoccupare che le spie del governo stiano introducendo il vostro nome in una banca dati usata per seguire i presunti terroristi ed i trafficanti di droga.”

Il sig. Rocah ha definito la sorveglianza “follia kafkiana.” […]

Come comincia

Qualcuno doveva aver calunniato Joseph K. perché, senza che avesse fatto niente di male, una mattina fu arrestato. La cuoca della signora Grubach, la sua affittacamere, che ogni mattina verso le otto gli portava la colazione, quella volta non venne. Non era mai successo fino allora. K. aspettò ancora un po', guardò dal suo cuscino la vecchia che abitava di fronte e che lo osservava con una curiosità che non le era assolutamente abituale, infine, meravigliato e insieme affamato, suonò il campanello. Subito qualcuno bussò e un uomo che in quella casa non si era mai visto si fece avanti. Era snello e tuttavia di solida corporatura, portava un attillato abito nero che, come gli abiti da viaggio, era provvisto di numerose pieghe, tasche, fibbie, bottoni, e di una cintura, e che di conseguenza, senza che risultasse chiara la funzione di tutto ciò, dava l'impressione di essere particolarmente pratico. "Lei chi è?" chiese K., e si mise subito mezzo seduto sul letto. Ma l'uomo ignorò la domanda, come se si fosse obbligati ad accettare la sua comparsa, e si limitò a dire a sua volta: "Ha suonato?"
(Incipit de Il processo, di Franz Kafka)

Saturday, July 19, 2008

«... why I was arrested»

Non c'è opera in cui l'individuo soccomba in modo più totale di fronte all'assurdità della burocrazia come ne Il processo di Kafka, che Orson Welles traspose cinematograficamente, con pochi mezzi e suprema maestria, nel 1962 (Le procès). Quando l'amministrazione della giustizia si allontana da chi dovrebbe servire diventa un terrificante macchinario repressivo, inarrestabile e spietato, da cui nessuno può sentirsi al sicuro: questo è il messaggio del Processo di Kafka, a cui la cinepresa di Welles aggiunge una dimensione visiva alienata e surreale.

Friday, July 18, 2008

Un milione di terroristi

Tra i vari segni del delirio paranoico della democrazia terminale, alcuni sono persino ridicoli nella loro abissale stupidità, e dimostrano una volta di più come venga visto il cittadino da coloro i quali si definiscono, con involontaria ironia, i suoi rappresentanti: una minaccia.

Uno di questi è sicuramente la lista di vigilanza sul terrorismo, che negli Stati Uniti ha appena raggiunto la fantastica cifra di un milione di nomi, tra cui alcuni “insospettabili,” come Nelson Mandela, l'ex presidente del Sudafrica, che soltanto recentemente ne è stato rimosso, e pure il senatore democratico Edward Kennedy, costretto a continui ritardi ogni volta che deve spostarsi in aereo.
“Il nuovo record di un milione della lista di vigilanza americana è un simbolo perfetto per ciò che c'è di sbagliato nell'approccio alla sicurezza di questa amministrazione,” ha detto in una dichiarazione Barry Steinhardt, un portavoce per l'Unione Americana per le Libertà Civili (ACLU).

“È ingiusto, fuori controllo, uno spreco di risorse, minaccia i diritti degli innocenti ed è un ostacolo molto reale nelle vite di milioni di viaggiatori in questo paese,” ha aggiunto.
Quando nella lista ci finisce anche la famiglia Bush fatemi un fischio.

Thursday, July 17, 2008

Il marchio della bestia

“If you want total security, go to prison. There you're fed, clothed, given medical care and so on. The only thing lacking... is freedom.”
(Dwight David Eisenhower)
Non c'è nessuna soddisfazione nel poter dire “ve l'avevo detto,” “vi avevo avvertito.” Non c'è perché l'avvertimento è stato inutile, e ciò che si sarebbe voluto evitare si avvera. Eppure è così semplice, così semplice e logico capire gli scopi del mandriano mentre guida il bestiame nel recinto. Tesi, antitesi, sintesi. Ma la mandria sedotta dalla voce suadente del padrone non si cura dei pochi suoi componenti che cercano di cambiare direzione, non annusano il pericolo.

Bestiame. Carne da macello o da riproduzione, che si avvia a testa bassa alla marchiatura: «è per il nostro bene, nulla di male ci potrà capitare,» nulla se non perdere la libertà, quel poco che ne rimane, quella che distingue l'uomo dall'animale. Sono solo io un uomo, dunque, capace di provar tristezza, di vedere la civiltà che finisce, la società che diventa prigione, se la protesta latita, come se, e forse è questo il punto, il resto dell'umanità già da tempo avesse di buon grado accettato la sua nuova condizione bestiale? Quale maga Circe e con quale sortilegio ha trasformato l'uomo in animale?

Rivestita di parole accattivanti, “multiculturalismo,” “solidarietà,” la magia ha raggiunto il suo scopo: si inserisce nelle cellule della società un nucleo estraneo, incompatibile, si aspetta la reazione purulenta, se ne dà risalto con l'aiuto dei media, scoppia il caso Rom. Tesi. Si propone la soluzione, inaccettabile ai più, si monta un nuovo caso, “no alla discriminazione” (e come dir di no?) si accende la controversia. Antitesi. Infine la stoccata, allorché la bestia è preparata, stanca, eccitata: ed ecco la marchiatura, per tutti, senza differenze, per il nostro bene, non c'è dubbio. Sintesi.

Chissà se adesso, al momento di premere le dita inchiostrate sul foglio, come un qualsiasi criminale catturato, a qualcuno verrà il dubbio. Se gli passerà per la mente almeno per un attimo, che questo Stato assomiglia molto a una prigione.

Ghiaccio bollente

Pensate che strano, una spedizione scientifica scopre decine di vulcani sottomarini sotto l'Artico, ma di tale notizia non si trova traccia nei quotidiani. Leggete con attenzione:
“Lo scarico volatile esplosivo è stato chiaramente un processo diffuso e continuo,” secondo una squadra internazionale che ha utilizzato delle sonde senza equipaggio nello sconosciuto mondo infuocato sotto il ghiaccio artico.

Sono tornati con dati ed immagini che mostrano che il magma rovente è salito dalle profondità della terra facendo saltare le sommità di dozzine di vulcani sottomarini, quattro chilometri sotto il ghiaccio. “I getti o le fontane di materiale probabilmente hanno raggiunto l'altezza di uno, forse persino due chilometri nelle acque,” dice il geofisico Robert Sohn della Woods Hole Oceanographic Institution, che ha guidato la spedizione.

Lui ed i suoi colleghi, che descrivono oggi la scena subacquea nella rivista Nature, valutano che le miscele esplosive di lava e gas sono fuoriuscite dai vulcani alla velocità di più di 500 metri al secondo. Sohn spiega che, quando il materiale ha colpito la gelida acqua marina, avrebbe formato nubi enormi dalle quali il materiale vulcanico è caduto sul fondo del mare, generando il tappeto di cocci e di spuntoni vetrosi che possono essere osservati per chilometri.

La squadra ha esplorato l'estate scorsa i vulcani mentre i Russi piantavano una bandiera sul fondale vicino innescando una contesa internazionale sulla proprietà del fondo marino.

In un'intervista, Sohn ha detto mercoledì che la sua squadra di 30 ricercatori dagli Stati Uniti, dall'Europa e dal Giappone ha sorriso di tanta “pomposità” mentre i Russi irrompevano sulle loro rompighiaccio. Ma sono rimasti concentrati sull'intrigante sito sul Gakkel Ridge che erano venuti ad esplorare. La cresta lunga 1.800 chilometri, che attraversa l'Artide dalla Groenlandia alla Siberia, è in acque internazionali. È una delle creste di “diffusione” del pianeta in cui la roccia fusa sale dall'interno della terra generando la nuova crosta. [...]

“La scala e la grandezza dell'attività esplosiva che stiamo vedendo qui sminuiscono qualsiasi cosa vediamo su altre dorsali medio-oceaniche,” dice Sohn, che studia le creste intorno al mondo. Il volume di gas e di lava che sembra essere stato espulso dai vulcani di Gakkel è “molto, molto più in alto” di quanto osservato in altre creste.

Sohn dice che sarebbe stato “spettacolare assistere” alle eruzioni, ma che è una buona cosa che ci siano quattro chilometri di acqua di mare in cima al Gakkel Ridge poiché le eruzioni sarebbero state “altamente problematiche” se si fossero presentate su terra asciutta.
Ovviamente, non poteva mancare la prudente precisazione:
Gli scienziati dicono che il calore liberato dalle esplosioni non sta contribuendo alla fusione del ghiaccio artico, [non sono mica dei SUV!] ma Sohn dice che gli enormi volumi di gas CO2 eruttati dai vulcani subacquei hanno probabilmente contribuito all'aumento della concentrazione di gas serra nell'atmosfera. Quanto, non sa dirlo.

Non ci sono vulcani che esplodono nella zona ora, ma secondo gli scienziati sembra che molto stia ancora accadendo sul fondo del mare. “Ho avuto l'impressione che questa intera zona centrale del vulcano stesse stillando del liquido caldo” [senza sciogliere il ghiaccio, mi raccomando], dice Henrietta Edmonds dell'Università del Texas, che nella spedizione seguiva i flussi di acque calde che salgono dalla cresta di diffusione. Dice che indicano la presenza “getti di fumo nero” così come forme microbiche ed altre forme di vita che possono prosperare nelle bollenti acque ricche di minerali che filtrano dalle creste di diffusione.

Wednesday, July 16, 2008

«Police activity»

Il cattivo tenente (Bad lieutenant, '92) di Abel Ferrara è un film duro, disperato, un pugno nello stomaco. È un viaggio all'inferno, l'inferno di un uomo al quale l'autorità e l'impunità regalatagli dal distintivo diventa una condanna alla perdizione. È un film che svela il carattere corruttivo del potere, e l'invincibile debolezza di chi ne è investito. Sicuramente la migliore interpretazione di Harvey Keitel, che raggiunge vette difficilmente ripetibili. Da non perdere.

Tuesday, July 15, 2008

Contro lo Stato

Sono da sempre convinto che tra anarchici, quale che sia il suffisso caratterizzante preferito, si dovrebbe sempre essere in grado di trovare un accordo. Se ciò che più si desidera, infatti è la possibilità di ciascuno di vivere la propria vita seguendo le personali aspirazioni liberi da imposizioni, il dialogo tra anarchici – tra coloro cioè che hanno individuato nello Stato il nemico, l'ostacolo principale alla pace e all'evoluzione stessa dell'uomo – dovrebbe essere una priorità. In una società libera, chiunque è libero, appunto, di scegliere il tipo di sistema economico in cui preferisce vivere, senza per questo avere il diritto di imporlo agli altri: questo è il senso vero del libertarismo. Lo Stato è il muro che ci impedisce di approdare a questa “terra promessa,” ed è assurdo dividersi in fazioni per chi ha lo scopo primario l'abbattimento di quel muro.

Per questo motivo pubblico questo articolo di Giuseppe Genna a commento della vergognosa sentenza sui fatti della Bolzaneto, autore del quale non condivido molte posizioni, ma che sicuramente prova la mia stessa lucida rabbia verso questa letale organizzazione criminale chiamata Stato.
___________________________

di Giuseppe Genna


[Le opinioni qui espresse sono da considerarsi di responsabilità oggettiva solo e unicamente dello scrivente e non includono alcun coinvolgimento editoriale di chiunque altro scriva su questo blog. gg]

Il primo commento alla indegna sentenza che riduce la tragedia della scuola Diaz a una rissa in cui qualcuno ha alzato un po' troppo il gomito (col gomito fracassando calotte craniche e lacerando tessuti) sarebbe che ha ragione Berlusconi. La Magistratura è da riformare. Ogni sentenza risulta disomogenea rispetto alle altre emanate per vicende consimili. Sui fatti nodali della storia italiana, i giudici non hanno giudicato niente. Sul passato devastato di questa nazione, i magistrati sono forcaioli in attesa di incrementare l'intensità con cui il passato non è devastato ma devastante. Avrebbe ragione Berlusconi e, di conseguenza, avrebbe ragione quello che non so più come definire (centro, pallida socialdemocrazia cristiana, incrocio genetico dell'a-politica...), insomma, quella roba rosa pallido lì: si dovrebbe riformare la Giustizia, ma finché c'è Berlusconi non lo si può fare.

E sarebbero giudizi sbagliati. Perché la sentenza sui fatti di Bolzaneto evidenzia che è lo Stato tutto, in qualunque sua funzione, a risultare compromesso, purulento, contaminante. Il giudizio va tracciato oltre ogni tentazione ideologica. Si ha da essere contro lo Stato. Poiché, dopo giorni di scontro istituzionale sull'indipendenza del potere legislativo da quello esecutivo, garantito dalla Costituzione, tra i cui Padri non c'è quel figlio di puttana di Benjamin Franklin bensì quell'anima santa di Giulio Andreotti - dopo una battaglia all'ultimo finto sangue, poiché quello vero scorse alla Diaz, ecco come questa mascherata si risolve: con i poteri che si tutelano a vicenda e non smentiscono le lucide previsioni di chi, vivendo in stato statale, sapeva già da tempo che, al momento decisivo, lo Stato si sarebbe rinsaldato tutto di un colpo, escludendo il diritto alla verità di chi lo Stato rappresenta e di chi ne è a fondamento: cioè noi tutti.

Potrei dissertare filosoficamente all'infinito sulle teorie politiche che giustificano quanto sto affermando, e cioè che lo Stato è contro la natura della civiltà, dell'umanità, dei valori, della convivenza, dell'empatia e dell'amore. Altrettante teorie potrebbero essere scagliate contro questo personalissimo giudizio. Poiché, tuttavia, l'immediatezza del momento, con questa evidenza dell'indegnità del potere giudiziario a fronte di una patente violazione dei diritti personali e collettivi, solleva emozioni, risponderò con una citazione che mi sta a cuore, di cui non sto a enunciare né l'autore né l'opera - tanto, chi ha occhi per vedere vedrà e chi ha orecchi per ascoltare ascolterà:

Noi, rivoluzionari-anarchici, fautori dell’istruzione generale del popolo, dell’emancipazione e del piú vasto sviluppo della vita sociale e di conseguenza nemici dello Stato e di ogni statalizzazione, affermiamo, in opposizione a tutti i metafisici, ai positivisti e a tutti gli adoratori scienziati o non della scienza deificata, che la vita naturale precede sempre il pensiero, il quale è solo una delle sue funzioni, ma non sarà mai il risultato del pensiero; che essa si sviluppa a partire dalla sua propria insondabile profondità attraverso una successione di fatti diversi e mai con una serie di riflessi astratti e che a questi ultimi, prodotti sempre dalla vita, che a sua volta non ne è mai prodotta, indicano soltanto come pietre miliari la sua direzione e le varie fasi della sua evoluzione propria e indipendente.

In conformità con questa convinzioni noi non solo non abbiamo l’intenzione né la minima velleità d’imporre al nostro popolo, o a qualunque altro popolo, un qualsiasi ideale di organizzazione sociale tratto dai libri o inventato da noi stessi ma, persuasi che le masse popolari portano in se stesse, negli istinti piú o meno sviluppati dalla loro storia, nelle loro necessità quotidiane e nelle loro aspirazioni coscienti o inconsce, tutti gli elementi della loro futura organizzazione naturale, noi cerchiamo questo ideale nel popolo stesso; e siccome ogni potere di Stato, ogni governo deve, per la sua medesima essenza e per la sua posizione fuori del popolo o sopra di esso, deve necessariamente mirare a subordinarlo a un’organizzazione e a fini che gli sono estranei noi ci dichiariamo nemici di ogni governo, di ogni potere di Stato, nemici di un’organizzazione di Stato in generale e siamo convinti che il popolo potrà essere felice e libero solo quando, organizzandosi dal basso in alto per mezzo di associazioni indipendenti e assolutamente libere e al di fuori di ogni tutela ufficiale, ma non fuori delle influenze diverse e ugualmente libere di uomini e di partiti, creerà esso stesso la propria vita.

Queste sono le convinzioni dei socialisti rivoluzionari e per questo ci chiamano anarchici. Noi non protestiamo contro questa definizione perché siamo realmente nemici di ogni autorità, perché sappiamo che il potere corrompe sia coloro che ne sono investiti che coloro i quali devono soggiacervi. Sotto la sua nefasta influenza gli uni si trasformano in despoti ambiziosi e avidi, in sfruttatori della società in favore della propria persona o casta, gli altri in schiavi.

È chiaro allora perché i rivoluzionari dottrinari che si sono assunta la missione di distruggere i poteri e gli ordini esistenti per creare sulle loro rovine la propria dittatura, non sono mai stati e non saranno mai i nemici ma, al contrario sono stati e saranno sempre i difensori piú ardenti dello Stato. Sono nemici dei poteri attuali solo perché vogliono impadronirsene; nemici delle istituzioni politiche attuali solo perché escludono la possibilità della loro dittatura; ma sono tuttavia i piú ardenti amici del potere di Stato che dev’essere mantenuto, senza di che la rivoluzione, dopo aver liberato sul serio le masse popolari, toglierebbe a questa minoranza pseudorivoluzionaria ogni speranza di riuscire a riaggiogarle a un nuovo carro e di gratificarle dei suoi provvedimenti governativi.

Ciò è tanto vero che oggi, quando in tutta l’Europa trionfa la reazione, quando tutti gli Stati ossessionati dallo spirito piú frenetico di conservazione e di oppressione popolare, armati da capo a piedi di una triplice corazza, militare, politica e finanziaria e si apprestano sotto la direzione del principe Bismarck a una lotta implacabile contro la Rivoluzione Sociale; oggi, quando si sarebbe dovuto pensare che tutti i sinceri rivoluzionari s’unissero per respingere l’attacco disperato della reazione internazionale, noi vediamo al contrario che i rivoluzionari dottrinari sotto la guida del signor Marx prendono dappertutto il partito dello statalismo e degli statalisti contro la rivoluzione del popolo.
Ora, mi sia permesso aggiungere qualche breve nota personale. E cioè che io mi vergogno non soltanto di vivere in uno Stato la mia esistenza che forzosamente è resa miseranda dalla struttura statuale stessa, ma mi vergogno maggiormente a vivere in questo Stato; mi repelle qualunque istituzione, che si forma per necessità tutt'altro che naturali e popolari, ma per imposizione non contestabile da chiunque, che si ritrova immerso in questo habitat da quando è demilienizzato a un giorno dalla nascita e, anche se poi si mette a contestare questo condizionamento totalizzante (che è tale poiché lo Stato è un ente totalitario), comunque finirà a morire in un ospedale senza avere sortito nulla, e chi rimane dovrà pure essere grato perché lo Stato garantisce un posto di merda dove morire; sono orripilato quotidianamente dalla visione delle cosiddette Forze dell'Ordine, che con l'Arma dei Carabinieri sortiscono il massimo gradimento e fiducia dei miei concittadini, e si stanno visibilmente moltiplicando sotto i miei occhi, godendo di leggi fatte all'impromptu per permettere loro un controllo ancora più serrato sulle persone, non bastando il fatto che, trascorsa la stagione di Piombo, non sono state ancora abrogate le leggi restrittive emanate ai tempi da Francesco Cossiga, cosicché senza accorgersi i miei concittadini vivono in uno stato di guerra legislativo, senza che ci sia più quella guerra; mi viene da vomitare al pensiero che si sorveglino militarmente inesistenze e astrazioni dette "confini", purissimi atti di volontà di potenza che nessun geomorfismo giustifica; sono angosciato dal fatto che lo Stato permetta a difensori e pm e giudici di trattare donne violate come le tratta in quelle enclave che sono le aule giudiziarie; sono sconvolto dall'aberrazione dell'ideologia trionfante (quintessenziale all'idea di Stato stesso) della pena, questo protocollo per cui, anziché arrivare a una civiltà, si invera in forma legislativa l'occhio per occhio e il dente per dente, appalesando con somma serenità e assenza di opposizione qualunque la reale natura vendicativa dell'istituzione stessa, che condiziona chiunque; sono sconcertato dall'assoluta assenza di reazione coscienziale di chi abita con me in questo che, prima che uno Stato, è un luogo, puramente e semplicemente un luogo, dove si è sviluppata una lingua comune e peraltro la lingua più poetica del mondo moderno.

Il mio pensiero va agli ultimi tra i calpestati dallo Stato, che sono i massacrati della Diaz. Si aggiungono a una teoria infinita di persone, non di cittadini, per cui non c'è stata la tanto vantata tutela dello Stato, perché non può esserci, e dunque sarebbe anche inutile aspettarsela o berciare, come sto facendo, perché non c'è. E dico le vittime e i colpevoli tutti, tutti gli abitanti di questo luogo, che ha una storia cangiante e multiforme, che non si trova nei manuali di storia statale che vengono comminati nelle scuole, per l'attuale disinteresse delle giovani generazioni, le più condizionate che abbiano calcato questa penisola e vissuto in questa civiltà, erettasi su fondamenti etruschi e cioè asiatici, greci, mediorientali, ebrei, arabi, normanni, tedeschi, francesi, spagnoli, africani, cinesi e, purtroppo, sì, anche vaticani.

Concludo citando quello di prima, perché si comprenda che non a caso ho citato il connubio vomitevole di cui l'Italia è attuale avanguardia residuale (un paradosso che da solo qualifica questo posto in cui stiamo) - quello tra Stato e Chiesa, cioè tra Idea dello Stato e Dio. Buon futuro a tutti, concittadini, ovverosia voi che vi sentite cittadini...
Dio appare, l’uomo si annienta; e più la Divinità si fa grande, più l’umanità diventa miserabile. Ecco la storia di tutte le religioni: ecco l’effetto di tutte le ispirazioni e di tutte le legislazioni divine. Nella storia, il nome di Dio è la terribile vera clava con la quale tutti gli uomini divinamente ispirati, i "grandi geni virtuosi", hanno abbattuto la libertà, la dignità, la ragione e la prosperità degli uomini.

Abbiamo avuto prima la caduta di Dio. Abbiamo ora una caduta che c’interessa assai più: quella dell’uomo, causata dalla sola apparizione di Dio o manifestazione sulla terra. Vedete dunque in quale orrore profondo si trovano i nostri cari ed illustri idealisti. Parlandoci di Dio, essi credono e vogliono elevarci, emanciparci, nobilitarci, ed al contrario ci schiacciano e ci avviliscono. Col nome di Dio, essi immaginano di poter edificare la fratellanza fra gli uomini, ed invece creano l’orgoglio e il disprezzo, seminano la discordia, l’odio, la guerra, fondano la schiavitù.

Perché con Dio vengono necessariamente i diversi gradi d’ispirazione divina; l’umanità si divide in uomini ispiratissimi, meno ispirati, non ispirati.
Tutti sono egualmente nulla davanti a Dio, è vero, ma confrontati, gli uni agli altri, alcuni sono più grandi degli altri; non solamente di fatto, ciò che non avrebbe importanza perché una ineguaglianza di fatto si perde da se stessa nella collettività quando non può afferrarsi ad alcuna finzione o istituzione legale; ma alcuni sono più grandi degli altri per volere del diritto divino dell’ispirazione: il che costituisce subito una in eguaglianza fissa, costante, pietrificata.
I più ispirati devono essere ascoltati ed obbediti dai meno ispirati e questi dai non ispirati.

Ecco il principio di autorità ben stabilito e con esso le due istituzioni fondamentali della schiavitù: la Chiesa e lo Stato.

Monday, July 14, 2008

Nero su bianco

“There is no nonsense so arrant that it cannot be made the creed of the vast majority by adequate governmental action”
(Bertrand Russell)

Se c'è qualcosa che può rivelare la sostanziale identità di intenti dei due candidati alla successione di Giorgio II l'Osceno, lo troviamo senza dubbio nelle loro originali idee sulle guerre in corso. John McCain, ad esempio, durante il suo discorso a Columbus, Ohio, probabilmente in preda ad un delirio mistico da far impallidire il mago Otelma, prevede il futuro forse leggendolo nelle interiora dei GI americani sparse per le strade polverose di Bagdad.
Leggiamo:

“Entro il gennaio 2013, l'America saluterà il ritorno a casa della maggior parte dei soldati e soldatesse che si sono sacrificati terribilmente perché l'America potesse essere sicura nella sua libertà. La guerra in Iraq sarà stata vinta.”
E ancora:
“Non è un programma; è la vittoria. È la vittoria, come ho sempre predetto. Non sapevo quando avremmo vinto la Seconda Guerra Mondiale; sapevo semplicemente che l'avremmo vinta.”
Tra cinque anni avremmo dunque il piacere di scoprire se gli USA avranno vinto la guerra in Iraq, qualsiasi cosa possa significare, e se la previsione si rivelerà azzeccata. Per il momento dobbiamo accontentarci di sapere che, in caso di vittoria elettorale, questo demente ha intenzione di trascorrere il mandato guerreggiando allegramente in Mesopotamia.

Ma che dire del contendente nero (“...alle falde del Kilimangiaro”), speranza delle sinistre “pacifiste”? Ah be', lui le truppe le vuole portar via. Dall'Iraq. Per spostarle in Afghanistan.
Settemila soldati americani in più sul fronte dell'Afghanistan. E' la promessa del senatore di Chicago Barack Obama, il candidato democratico alle presidenziali di novembre, convinto che Washington debba smobilitare al più presto dall'Iraq e rafforzare l'impegno contro i talebani sul confine tra Afghanistan e Pakistan, la nuova roccaforte di al Qaida.

Obama, che ha dedicato alla questione un intervento nella pagina degli editoriali del New York Times oggi, ha precisato cosa ha in mente per l'Afghanistan. Parla di due brigate da combattimento in più, per un totale di circa settemila uomini, tanto per cominciare.

“Se sarò presidente, ci sarà un cambio di strategia. Cominceremo con l'inviare almeno due brigate da combattimento in più a sostegno delle forze che si trovano già sul campo”. Obama è convinto che “servano più soldati, più elicotteri, più agenti di intelligence e più personale di appoggio per completare con successo la missione. Non resteremo ostaggi della necessità di garantire basi in Iraq a difendere una politica sbagliata”.
Eccola qua la “politica sbagliata”: non il fatto di condurre guerre di aggressione imperialiste per trasferire i soldi del taxpayer nelle capienti tasche del complesso militar-industriale. Quello è giusto. Bisogna solo scegliere meglio le vittime, e lui è qui per questo.

Morale della favola: che si scelga il bianco o il nero non ha la minima importanza, se la scelta è solo per il colore del sudario.

Non fidarsi è meglio

Mentre Bush l'osceno si prepara a chiudere il suo secondo mandato con una nuova guerra, un sondaggio condotto dalla World Public Opinion (WPO) ha rivelato che più del 60% delle popolazioni di Gran Bretagna e Stati Uniti non ha fiducia nel proprio governo:
Il sondaggio ha indicato che il 67% dei britannici ha un basso livello di fiducia nel governo Labour mentre il 60% degli americani nutre lo stesso sentimento verso l'amministrazione Bush.

Il malcontento generale per il comportamento del governo è ancora più alto con il 77% dei britannici e una percentuale ancora più alta, 83%, per gli americani.

Ogni anno che passa, vediamo i governi occidentali mentire sempre più sfacciatamente e imporre limiti sulle nostre libertà e privacy.

Il sondaggio ha inoltre chiesto “a beneficio di chi è governato il paese?

Prevedibilmente, il 60% dei britannici percepiscono il loro governo come al servizio di potenti interessi particolari piuttosto che dell'interesse del popolo, e anche l'80% degli Americani ha risposto alla stessa maniera.

La contrarietà per l'influenza corporativa sui governi è chiara, ma forse la mancanza di fiducia nel governo va ancora più a fondo. Ha ovviamente avuto la sua importanza la fabbricazione di prove e la diffusione di menzogne tra la popolazione per ottenere il consenso all'invasione ed all'occupazione illegali di altre nazioni.
Appare evidente come a Londra e soprattutto a Washington il consenso della popolazione viene ormai considerato un inutile optional, che in caso di necessità può comunque essere facilmente ottenuto con l'uso della forza.

La società orwelliana è ormai una realtà.

Sunday, July 13, 2008

«Happy birthday to meee!»

È passato un anno dal primo post del Gongoro. Brindo alla salute di tutti gli affezionati lettori:
Total page views: 47.124
Total visitors 27.693
Sono tanti? Sono pochi? Non ne ho idea, ma spero che tutti abbiano trovato la lettura fruttuosa e interessante.

Saturday, July 12, 2008

Il Grande Black-Out

Nemmeno l'isola volante di Laputa è immune agli effetti del caro energia, e il nostro inviato ha pensato bene di risparmiare il carburante della sua capsula temporale limitandosi ad un viaggetto di soli cinque anni. L'occasione è la Notte Bianca a Roma, illuminata idea dell'allora sindaco oggi leader della come-si-dice, dell'opposizione.

Notte che, come da legge di Murphy, finì per essere piuttosto scura. Ma a Laputa la legge di Murphy viene interpretata in modo un po' diverso da come l'intendiamo noi, e chissà che non abbiano ragione loro. Del resto, se la sfiga ci vede benissimo, si suppone che debba avere almeno un occhio, da qualche parte.

E con questo sibillino commento vi lascio al dispaccio telepatico della settimana, con il consueto augurio di una buona e – si spera luminosa domenica.
___________________________

Di Giovanni Pesce


Eravate rimasti elettrizzati dal racconto inerente gli arcani misteri? Bene, ora discuteremo il problema opposto: il black-out di cinque anni fa.

Correva l’anno 2003 D.C. ed il sindaco della Città Eterna si recò a New York per la gita “fuori porta” di Ferragosto ed al momento del ritorno dovette sperimentare i disagi derivanti da un black-out che bloccò New York in quei giorni: in particolare i mezzi di trasporto, aerei compresi, restarono fermi.

Il ritorno a Roma fu difficoltoso; dopo pochi giorni furono organizzate tra Comune, Metro, Azienda Elettrica delle riunioni per decidere cosa/come fare se, per mera contingenza, un black-out elettrico avesse colpito la Capitale.

Inoltre l’Amministrazione Capitolina decise di anticipare la Grande Festa Notturna (Notte Bianca) al 27 Settembre, nonostante la proteste della comunità ebraica sulla scelta di quella data, coincidente con la festa di Rosh Ha-Shanà.
Sul fronte elettrico, i giornali prepararono articoli sul cosa fare e su cosa no fare durante un black-out.

Meno male perché alle ore 3.15 circa del 28 Settembre un provvidenziale pino svizzero fece saltare l’intera distribuzione di energia elettrica dalle Alpi alla Sicilia, Sardegna esclusa, la Grande Festa Notturna si fermò e nessuno capì dove finiva lo scherzo e dove iniziava il dramma.

Non si capì sul momento che cosa fosse avvenuto e quali dovessero essere i rimedi e le commissioni d’inchiesta non furono molto convincenti relativamente alle cause vere dell’incidente.

Il Pino Svizzero (Giuseppe da Bellinzona) fu incolpato come unico criminale, perché cadendo verso l’alto (sic!) aveva interrotto il flusso elettromagnetico dalle Alpi a Lampedusa.
Come soluzione finale si decise di costruire altri 19 centrali elettriche, una per regione, così il problema non si sarebbe più ripresentato; la tecnologia sarebbe stata quella basata sul petrolio. Penso che attualmente si stia pensando, per alcune centrali elettriche, all’uso di tecnologia nucleare.

Ma sarà vero?
Mio nonno diceva che la corrente elettrica non saltava neanche durante i bombardamenti dell’ultima guerra eppure quel giorno saltò tutto.

Cui prodest?

Petrolieri, Governanti e Riciclatori di materiale fissile! Non sono persone che meritano fiducia.
Il Grande piano di demolizione e svenduta degli stati-nazione prevede la seguente tempificazione:
  1. Le grandi aziende che gestiscono l’energia;
  2. Le grandi aziende alimentari;
  3. Le grandi aziende dei servizi.
Controllate la storia economica di Enel, Eni, Cirio, Bertolli, De Rica, Ferrarelle, Peroni, Ferrovie e Poste e poi, con un processo di “reverse engineering”, sarete in grado di ricostruire il Master Plan.

Per gustare il Master Plan lo chef consiglia un grandissimo vino dai sapori “elettrici”: l’Amarone.

Wednesday, July 9, 2008

Il Comitato Reece

Quando leggo notizie come questa, o come quest'altra, mi tornano in mente alcuni lontani ricordi. Ad esempio, che la scuola pubblica è prima di tutto uno strumento di ingegneria sociale.

Godetevi questo articolo.

___________________________

Il Comitato Reece: le scienze sociali come strumento di controllo

Di Daniel Taylor


Nel 1954 il Comitato Reece, presieduto da Carroll B. Reece, presentò i suoi risultati per quanto riguarda l'influenza delle fondazioni esenti da tasse nel campo dell'educazione.* Il rapporto accenna inoltre brevemente alla loro influenza nella politica, nella propaganda, nelle scienze sociali e negli affari internazionali. La Fondazione Rockefeller, la Fondazione Ford, la Fondazione Carnegie ed altre sono stati esaminate durante le udienze del Comitato.

Il Comitato Reece venne denigrato dai media e dallo stesso John D. Rockefeller III come completamente sbagliato, ma il giudizio storico retrospettivo ci offre una prospettiva da cui vediamo che ciò che il comitato scoprì è molto più vicino alla verità di quanto Rockefeller vorrebbe farvi credere.

Un tema predominante nei risultati del Comitato è il desiderio delle fondazioni e delle persone dietro di esse di generare un sistema di controllo mondiale. L'uso della propaganda e dell'ingegneria sociale fu identificato come il mezzo per realizzare questo obiettivo. Nel 1932, il presidente della Fondazione Rockefeller, Max Mason, dichiarò che “le scienze sociali… si occuperanno della razionalizzazione del controllo sociale…”

Il comitato citava un rapporto della Commissione Presidenziale sull'Istruzione Superiore, pubblicata nel 1947, che descrive gli obiettivi dei programmi di ingegneria sociale; la realizzazione da parte del popolo della necessità di un governo mondiale “… psicologicamente, socialmente e… politicamente.” Il rapporto citato dichiara,
“Nella velocità dei trasporti e della comunicazione e nell'interdipendenza economica, le nazioni del globo sono già un unico mondo; il compito è di assicurare il riconoscimento e l'accettazione di questa unità (oneness, ndt) nel pensiero della gente, giacché il concetto di un mondo può essere realizzato psicologicamente, socialmente ed in tempo utile politicamente.

È questo compito in particolare che sfida i nostri studiosi ed insegnanti ad aprire la via verso un nuovo modo di pensare. C'è un'esigenza urgente di un programma per la cittadinanza mondiale che può diventare parte dell'istruzione generale di ogni persona.

Saranno necessarie la scienza sociale e l'ingegneria sociale per risolvere i problemi dei rapporti umani. La nostra gente deve imparare a rispettare l'esigenza di una conoscenza speciale e di un addestramento tecnico in questo campo come fanno con gli esperti in fisica, chimica, medicina ed in altre scienze.” [enfasi aggiunta] (P. 483)
Rene A. Wormser, autore del libro Foundations: Their Power and Influence, prestò servizio come consulente legale per il Comitato. Wormser discusse l'indagine delle scienze sociali da parte delle fondazioni – come le fondazioni Carnegie e Rockefeller - e l'influenza che esercitano.
“Mr. WORMSER. Professore, tornando a questo termine, “l'ingegneria sociale,” ancora, non c'è una certa presunzione, o arroganza, da parte dei sociologi, nel considerarsi l'unico gruppo dell'elite ad essere in grado – e a cui dovrebbe venir offerta l'opportunità – di guidarci nel nostro sviluppo sociale? Essi escludono per deduzione, suppongo, i leader religiosi e quelli che potreste chiamare leader umanistici. Combinano la tendenza verso il concetto auto-generato di ingegneria sociale con un'alta concentrazione di potere in quell'intreccio di fondazioni ed agenzie e mi sembra che potrebbe essere qualcosa piuttosto pericoloso.” [enfasi aggiunta] (P. 579)
Il comitato elencava le varie organizzazioni che erano coinvolte con l'indagine sulle scienze sociali della Fondazione Rockefeller. Erano inoltre identificate altre organizzazioni come il Council on Foreign Relations, che sono state strumentali nell'elaborazione della politica globalista.
“Quando la Fondazione Rockefeller si rivolse alle scienze sociali ed agli studi umanistici come mezzi per migliorare il “benessere” dell'umanità, la sezione intitolata “Scienze Sociali” nel rapporto annuale venne ripartita nei seguenti titoli, che sono rimasti identici fino al 1935:

Progetti di Scienza Sociale Generale: Impegni Cooperativi.
Ricerca nelle Discipline Fondamentali.
Studi Internazionali e Interrazziali.
Studi Sociali Correnti.
Ricerca nel Campo della Pubblica Amministrazione.
Ricerca Fondamentale e Promozione di Determinati Tipi di Organizzazioni.
Associazioni nelle Scienze Sociali.

Il rapporto dichiara che tale ripartizione era ai fini di “semplificare e per dare risalto allo scopo per cui sono stati fatti gli stanziamenti.”

Nel decennio dal 1929 al 1938 gli stanziamenti delle fondazioni ai progetti di scienze sociali ammontavano a 31,4 milioni di dollari e sono stati fatti ad agenzie come la Brookings Institution, il Social Science Research Council, il National Research Council, la Foreign Policy Association, il Council on Foreign Relations, e l'Institute of Pacific Relations in questo paese così come ad un dozzina o più in altri paesi, ed al Fiscal Committee of the League of Nations. “(P. 879)
Una campagna per denigrare il Comitato Reece ebbe inizio poco tempo dopo la sua pubblicazione. Lo stesso John D. Rockefeller III rispose ai risultati del Comitato, negando recisamente che la Fondazione Rockefeller o qualsiasi delle organizzazioni a cui aveva dato del denaro avesse mai sostenuto il governo mondiale. Rockefeller dichiarò,
“Se l'espressione “teorie del governo unico mondiale” significa qualcosa, significa governo mondiale. Nessun brandello di prova è stato presentato nel rapporto per indicare che la Fondazione Rockefeller o qualsiasi delle organizzazioni che ha finanziato abbia sostenuto il governo mondiale.” (P. 1104)
Con il vantaggio del giudizio storico retrospettivo, questa affermazione di Rockefeller può essere facilmente smentita. In realtà, la famiglia Rockefeller – a partire da antica data – ha promosso il governo mondiale ed il globalismo, che oggi è quasi una realtà. Il seguenti sono alcuni esempi dell'influenza dei Rockefeller durante i vari decenni passati. Programmi di ingegneria sociale progettati per preparare la gente alla politica e gli obiettivi globalisti, insieme alle pressioni per il controllo globale sono stati imposti sul popolo americano per quasi 100 anni.

Il Movimento Interecclesiale Mondiale

Un progetto iniziale della famiglia Rockefeller fu il Movimento Interecclesiale Mondiale, nato nel 1919. Il MIM venne fondato da John D. Rockefeller Jr, figlio di John D. Rockefeller II. Charles E. Harvey, professore di storia all'Università dello Stato della California, ha scritto una storia del Movimento Interecclesiale Mondiale in un documento del 1982 chiamato John D. Rockefeller, Jr., and the Interchurch World Movement of 1919-1920: A Different Angle on the Ecumenical Movement. L'obiettivo del MIM era di consolidare le chiese in una singola organizzazione che avrebbe controllato la direzione delle chiese in generale. Il MIM, nelle parole dello stesso Rockefeller, aveva un'inclinazione globalista. Egli scrive,
“Non penso che possiamo sopravvalutare l'importanza di questo movimento. Come lo intendo, è in grado di avere un'influenza molto più ampia della Lega delle Nazioni nel determinare la pace, la soddisfazione, la benevolenza e la prosperità fra i popoli della terra.”
Una lettera rivelatrice scritta da Rockefeller stesso indicava che vedeva un potenziale per una sicura “stabilità” guadagnando il controllo sulle chiese.
“Non conosco migliore assicurazione per un uomo d'affari per la sicurezza dei suoi investimenti, la prosperità del paese e la stabilità futura del nostro governo di quella permessa da questo movimento…” [1]
Il Consiglio Federale delle Chiese

Un'organizzazione successiva, il Consiglio Federale delle Chiese, evidenzia inoltre l'investimento dei Rockefeller nelle organizzazioni che promuovono il governo mondiale.

Secondo le aspettative, il Consiglio Federale delle Chiese – che si fuse con il Consiglio Nazionale delle Chiese nel 1950 – ricevette finanziamenti significativi da John D. Rockefeller Jr. [1] Usando una struttura corporativa delle chiese simile a quella adottata dal Movimento Interecclesiale Mondiale in primo luogo, il programma sviluppò diverse linee guida per le chiese, con il governo mondiale come scopo finale. Come segnalato dalla rivista Time nel 1942,
“Questi sono i punti salienti del nuovo programma del protestantesimo organizzato degli Stati Uniti per una pace giusta e durevole dopo la seconda guerra mondiale:

In definitiva, “un governo mondiale dei poteri delegati.”

Totale abbandono dell'isolazionismo degli Stati Uniti.

Forti limitazioni immediate della sovranità nazionale.

Controllo di internazionale di tutti gli eserciti e marine.

“Un sistema monetario universale… progettato per prevenire l'inflazione e la deflazione.”

Libertà di immigrazione universale.

Eliminazione progressiva di tutte le tariffe e quote nel commercio mondiale.

“Autonomia per tutti i popoli assoggettati e delle colonie” (con un trattamento molto migliore per i negri negli Stati Uniti).

“Nessuna riparazione punitiva, nessun umiliante decreto di colpevolezza di guerra, nessuno smembramento arbitrario delle nazioni.”

Una banca internazionale “democraticamente controllata” “per mettere a disposizione il capitale per lo sviluppo ogni parte del mondo senza le conseguenze predatorie ed imperialistiche così caratteristiche dei prestiti privati e governativi su vasta scala.”

Questo programma è stato adottato la settimana scorsa da 375 rappresentanti nominati di 30 confessioni chiamate insieme all'Università Wesleyan dell'Ohio dal Consiglio Federale delle Chiese. Ogni chiesa protestante locale nel paese sarà ora invitata a seguire il programma. “Come cittadini cristiani,” i suoi promotori hanno affermato, “dobbiamo cercare di tradurre la nostra fede in realtà pratiche e di creare un'opinione pubblica che assicurerà che gli Stati Uniti sostengano pienamente la propria parte essenziale nella creazione di un senso morale della vita internazionale.” [2]
Le Nazioni Unite

Dopo la seconda guerra mondiale, John D. Rockefeller Jr. donò il terreno su cui sorge la sede delle Nazioni Unite a New York City con un regalo di 8,5 milioni di dollari. L'ONU è servita da sbocco per varie iniziative dei Rockefeller fin dalla sua fondazione. Steven C. Rockefeller, ex presidente del consiglio fiduciario della Rockefeller Brothers Fund, è stato intimamente coinvolto con la Carta della Terra delle Nazioni Unite. Durante i primi stadi della Carta della Terra, ha presieduto l'Earth Charter International Drafting Committee dal 1997 al 2000.

L'Unione Atlantica

Nelson Rockefeller fu un importante fautore dell'Unione Atlantica fra gli Stati Uniti e l'Europa. Oggi, questa visione è un passo più vicino alla realtà con la fondazione del Consiglio Economico Transatlantico nel 2007. Gary Allen documenta l'influenza di Rockefeller nella spinta per un'Unione Atlantica in The Rockefeller File (1976),
In The Future of Federalism, Noble Nelson ha affermato:

“Nessuna nazione oggi può difendere la sua libertà, o soddisfare i bisogni e le aspirazioni del proprio popolo, dall'interno dei propri confini o per mezzo soltanto delle proprie risorse…. E così la nazione-stato, restando da sola, minaccia, in molti sensi, di sembrare anacronistica come le città-stato greche diventarono alla fine nei tempi antichi.”

Capito? L'uomo che non poteva essere eletto alla Casa Bianca, ma che è riuscito comunque ad entrarci, dice che gli Stati Uniti liberi ed indipendenti sono ora anacronistici.

Webster definisce “l'anacronismo” come qualcosa da un'era precedente che è incongruente nel presente. Ogni efficace fautore di governo mondiale impara presto alcuni trucchi retorici, come chiamare il nero “bianco.” Nelson Rockefeller non fa eccezione. Nello stesso libro, suggerisce:

“L'idea federale, che i nostri padri fondatori applicarono nel loro atto storico della creazione politica nel XVIII secolo, possono applicarsi in questo ventesimo secolo nel più grande contesto mondiale delle nazioni libere – se vogliamo eguagliare i nostri antenati in coraggio e visione.” [1]
L'Alleanza delle Civiltà

Come esempio dell'impegno continuato della famiglia del Rockefeller nelle scienze sociali e nell'ingegneria sociale, il programma della Alliance of Civilizations (AoC) Media Fund per la valutazione delle risposte psicofisiche ai media è un buon posto per cominciare. La AoC fa parte del “Meccanismo di Risposta Rapida dei Media” dell'organizzazione dedicato a sorvegliare e tentare di guidare il contenuto di vari mezzi di comunicazione compreso Hollywood. Con l'obiettivo di creare “… il pluralismo religioso e culturale come valore globale,” la AoC sta sostenendo la ricerca “… sul processo tramite cui immagini di umiliazione e di violenza influenzano le risposte fisiologiche e del comportamento.” La ricerca investigherà inoltre,
“L'uso dei metodi psicofisici (conduttività della pelle, frequenza cardiaca ed impedenza, livelli ormonali, ecc.) e di risonanza magnetica cattura l'attivazione del cervello e del corpo mentre gli individui interagiscono con i media e/o i membri esterni al gruppo, facendo luce su come le emozioni e le convinzioni degli individui possono cambiare – anche senza esserne consapevoli.”
La ricerca, secondo la AoC “… sarà usata per generare le raccomandazioni politiche per le persone dei media ed i funzionari di governo.” La ricerca è un progetto speciale dei consiglieri di filantropia dei Rockefeller Philanthropy Advisors.

I metodi della Alleanza delle Civiltà sono simili a quelli di un'altra organizzazione dell'ONU, la United Nations Educational, Scientific and Cultural Organisation (UNESCO). L'Unesco riceve regolari finanziamenti dalla Fondazione Rockefeller. Nel documento fondante dell'organizzazione, Unesco, il suo scopo e la sua filosofia, sir Julian Huxley scrive,
“Prendere le tecniche di persuasione ed informazione e la vera propaganda che abbiamo imparato ad applicare nazionalmente in guerra, e deliberatamente piegarle alle mansioni internazionali della pace, se necessario utilizzandole, come Lenin concepì, “vincendo la resistenza di milioni” ad un desiderabile cambiamento. Usare il dramma per rivelare realtà ed arte come metodo con cui, nelle parole di sir Stephen Tallent, “la verità si trasforma in in principio di azione impressionante e vitale,” e mirare a produrre quello sforzo concordato che, per citare Grierson una volta di più, necessita di un background di fede e di un senso del destino. Questa dev'essere una filosofia totale, una dottrina religiosa totale e non potrà mai essere realizzata senza l'uso dei mezzi di comunicazione di massa. L'Unesco, nella stampa del proprio dettagliato lavoro, non deve dimenticare mai questo enorme fatto.”
Se ci sono dubbi quanto all'impegno della famiglia Rockefeller per il globalismo ed il governo mondiale, date un'occhiata alle parole di David Rockefeller alla pagina 405 delle sue memorie,
“Alcuni credono persino che facciamo parte di una congiura segreta che lavora contro gli interessi degli Stati Uniti, caratterizzando la mia famiglia e me come ‘internazionalisti’ e che cospiriamo con altri in tutto il mondo per costruire una struttura politica ed economica globale integrata – un unico mondo, se volete. Se questa è l'accusa, mi dichiaro colpevole e sono fiero di esserlo.”
___________________________

Citazioni:

*Vedi il documento completo del comitato di Reece: Parte 1, parte 2, parte 3, parte 4

Il Movimento Interecclesiale Mondiale

[1] Harvey, Charles E. John D. Rockefeller, Jr., and the Interchurch World Movement of 1919-1920: A Different Angle on the Ecumenical Movement. Church History, Vol. 51, No 2. (Jun., 1982), p. 198-209.

Consiglio Federale delle Chiese

[1] lbid, Harvey. p. 205.

[2] “American Malvern.” Time. 16 marzo 1942. Disponibile a: <>

L'Unione Atlantica

[1] Allen, Gary. The Rockefeller File. Seal Beach, California: '76 Press, 1976