Thursday, July 9, 2009

Cosa cambia e cosa no

Nel clima un po' vacanziero del Gongoro Summer Edition, e mentre i grandi del mondo sfidano il terremoto per decidere delle nostra sorte, mi è parso opportuno postare questo breve articolo (originalmente pubblicato nel 1962 su The Freeman) in cui Rothbard si lancia in un'accorata difesa dell'individuo di fronte al potere uniformante del collettivismo, come antidoto all'ipnotico fiume di parole vuote che la Casta al potere riversa su di noi nel vano tentativo di convincerci che la situazione sia sotto il loro controllo.
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Di Murray N. Rothbard


“Figuriamoci, voi vorreste farci tornare alle carrozze a cavalli.”

La fallacia di base di questo fin troppo comune cliché sta nel confondere la tecnologia con altri aspetti della vita umana come la morale ed i principi politici. Nei secoli, la tecnologia tende a progredire: dalla prima ruota alla carrozza a cavalli alla ferrovia all'aereo a reazione. Osservando questo drammatico ed innegabile progresso, è facile che gli uomini commettano l'errore di credere che tutti gli altri aspetti della società siano in qualche modo legati alle condizioni della tecnologia in ciascuna era storica, e siano da essa determinate.

Ogni progresso nella tecnologia, allora, apparentemente richiede un certo tipo di cambiamento in tutti gli altri valori ed istituzioni dell'uomo. La costituzione degli Stati Uniti fu compilata, senza dubbio, durante l'era delle “carrozze a cavalli.” Questo significa forse che l'era delle ferrovie richiedeva un certo cambiamento radicale in quella costituzione e che l'era dei jet richiede qualcos'altro? Mentre guardiamo alla nostra storia, scopriamo che dal 1776 la nostra tecnologia sta progredendo, e che anche il ruolo del governo nell'economia, ed in tutta la società, è cresciuto velocemente. Questo cliché assume semplicemente che la crescita del governo sia richiesta dal progresso della tecnologia.

Se riflettiamo su questa idea, i difetti e gli errori saltano agli occhi. Perché un aumento nella tecnologia dovrebbe richiedere un cambiamento nella costituzione, nella nostra morale o nei nostri valori? Che cambiamento morale o politico ci obbliga ad adottare l'apparizione di un jet?

Non c'è alcun bisogno che la morale o la filosofia politica si modifichino ogni volta che la tecnologia migliora. Le relazioni fondamentali tra gli uomini – la loro necessità di unire il loro lavoro alle risorse per produrre beni di consumo, il loro desiderio di socialità, il loro bisogno di proprietà privata, per menzionarne solo alcune - sono sempre le stesse, in tutte le epoche. Gli insegnamenti di Gesù non sono applicabili solo al tempo dei carri coi buoi nella Palestina del primo secolo, né l'invenzione della puleggia ha reso in qualche modo “obsoleti” i Dieci Comandamenti.

La tecnologia può progredire nei secoli, ma la moralità delle azioni umane non è per questo garantita; in realtà può regredire facilmente e velocemente. Non servono secoli perché gli uomini imparino a saccheggiare e ad uccidersi l'un l'altro, o ad arrogarsi il potere coercitivo sui loro compagni. Ci sono sempre degli uomini che vogliono agire in tal modo. Tecnologicamente, la storia è effettivamente una storia di progresso; ma moralmente, è una lotta imprevedibile ed eterna fra morale ed immorale, fra libertà e coercizione.

Non esiste strumento tecnico specifico che possa in qualche modo determinare dei principi morali, anzi, la verità è agli antipodi: per far sì che anche la tecnologia possa progredire, gli uomini hanno bisogno di almeno una briciola di libertà per sperimentare, cercare la verità, scoprire e sviluppare le idee creative dell'individuo. E ricordate, ogni nuova idea proviene necessariamente da un singolo individuo. La libertà è necessaria per il progresso tecnologico; e quando la libertà è perduta, la tecnologia stessa decade e la società viene risucchiata indietro, come negli Anni Bui, dalla virtuale barbarie.

Il simpatico cliché cerca di legare la libertà ed il governo limitato alla carrozza a cavalli; il socialismo e lo stato sociale, esso implica subdolamente, sono fatti su misura per i requisiti dei jet e dei set televisivi. Ma al contrario, sono la pianificazione di stato e socialista ad essere antiche di molti secoli, dai selvaggi dispotismi orientali degli antichi imperi al regime totalitario degli Incas. La libertà e la morale hanno dovuto aprirsi lentamente la strada per molti secoli, finché l'espansione della libertà ha infine reso possibile il grande progresso tecnologico della Rivoluzione Industriale e la fioritura del capitalismo moderno.

La reversione in questo secolo ad uno statalismo sempre più esteso minaccia di sprofondarci nuovamente nella barbarie dell'antico passato. Gli statalisti si definiscono sempre come “progressisti,” ed i libertari come “reazionari.” Queste etichette nascono proprio dal cliché che abbiamo qui esaminato. Questa discussione sul “determinismo tecnologico” per lo statalismo cominciò con Karl Marx e venne continuata da Thorstein Veblen e dai loro numerosi seguaci – i veri reazionari del nostro tempo.

1 comment:

Ed Schlecter said...

Mai sentite tante sciocchezze.

La morale è il frutto di tutto ciò che avviene nella società, evoluzione tecnologica inclusa.

Sarebbe interessante chiedere ad un antico greco che cosa penserebbe dell'"individuo" così come lo concepiamo negli ultimi tre secoli.

E cosa direbbe del concetto liberale di "libertà".

Per non parlare delle varie rivoluzioni del pensiro in seguito ad alcuni avvenimenti storici, come ad esempio la scoperta dell'America o la rivoluzione copernicana.

Gli insegnamenti di Gesù saranno anche sempre gli stessi, ma la loro interpretazione non mi pare sia rimasta sempre la stessa in questi ultimi duemila anni. Ancora peggio per quanto riguarda la Bibbia.

"Questa discussione sul “determinismo tecnologico” per lo statalismo cominciò con Karl Marx"

Cosa vuol dire questa frase?