“Coloro che vi possono far credere delle assurdità vi possono far commettere delle atrocità.”
(Voltaire)
Ci sono o ci fanno? Non posso fare a meno di chiedermelo, osservando gli stupefacenti sviluppi dell'intervento della Fed nel suo tentativo di “salvare l'economia.” In un recente articolo su MarketWatch, ad esempio, Greg Robb scrive di una Fed che “elimina qualsiasi freno per provare ad interrompere la discesa a spirale dell'economia,” determinata a questo scopo a “sommergere di soldi il sistema finanziario.” Per compiere tale missione, lo strumento selezionato è l'acquisto di buoni del Tesoro a lungo termine.
“La Fed è pronta a comprare qualsiasi cosa venga suggerita da qualcuno come aiuto. Il limite è il cielo,” dice Mike Englund, economista capo della Action Economics, evocando nella mente dei presenti l'immagine di Bernanke in elicottero. A questo punto, verrebbe da dire, potrebbe anche comprare intere tirature di Hustler, per salvare il mercato del porno in crisi come suggerito da Larry Flint. Del resto se alla depressione economica si aggiungesse l'astinenza da pugnette la situazione potrebbe diventare davvero grave.
Qualcuno che ragiona – e quindi si preoccupa – comunque, ancora c'è. Lou Crandall, economista capo a Wrightson ICAP in una nota ai suoi clienti ha scritto:
Ci sono? Ci fanno? La domanda è legittima, perché o questi sono completamente andati, esauriti, fuori di testa, oppure è necessario pensare a quali potrebbero essere gli eventuali possibili profitti politici ottenibili con una simile condotta. Si potrebbe, ad esempio, dare un'occhiata a quello che sta succedendo all'Islanda che, naufragata nella tempesta finanziaria, si appresta ora ad essere salvata dal pronto, prontissimo intervento dell'arca di Bruxelles. La procedura d'ammissione potrebbe essere accelerata per permettere alla piccola isola di diventare membro a tempo di record, entro il 2011, scrive il Guardian.
La spinta definitiva per l'annessione dell'Islanda nella UE è stata ottenuta bruciando la valuta nazionale, la krona. È possibile che la distruzione del dollaro – paventata negli ultimi giorni anche da Ron Paul – possa servire da combustibile per una fusione politica di ben altro spessore? Lo stesso MarketWatch – che non è un sito “complottista” ma fa parte del Network Digitale del Wall Street Journal – comincia a sentire puzza di bruciato:
Oppure, appunto, lo scopo è ben diverso e quindi i mezzi utilizzati per raggiungerlo non sono affatto così demenziali, ma perfettamente adeguati. In questo caso, altrettanto precise sarebbero allora le parole del primo ministro inglese, Gordon Brown, che ha descritto la recessione come “le difficili doglie del parto di un nuovo ordine globale.”
Non ci resterebbe che sperare di riuscire a buttare il bambino insieme all'acqua sporca.
“La Fed è pronta a comprare qualsiasi cosa venga suggerita da qualcuno come aiuto. Il limite è il cielo,” dice Mike Englund, economista capo della Action Economics, evocando nella mente dei presenti l'immagine di Bernanke in elicottero. A questo punto, verrebbe da dire, potrebbe anche comprare intere tirature di Hustler, per salvare il mercato del porno in crisi come suggerito da Larry Flint. Del resto se alla depressione economica si aggiungesse l'astinenza da pugnette la situazione potrebbe diventare davvero grave.
Qualcuno che ragiona – e quindi si preoccupa – comunque, ancora c'è. Lou Crandall, economista capo a Wrightson ICAP in una nota ai suoi clienti ha scritto:
“Se la Fed si impegna in una politica per diminuire artificialmente i ritorni sui titoli del Ministero del Tesoro per un periodo esteso, spingerà i comitati d'investimento in tutto il mondo a riconsiderare le loro allocazioni di portfolio al mercato del Tesoro degli Stati Uniti come classe di asset.”Perché al momento la preoccupazione maggiore sarà anche la deflazione – così si dice, almeno – ma prima o poi questo tsunami di carta comincerà a far vedere i suoi effetti sul mercato, e non oso pensare ad una situazione in cui ad un'alta disoccupazione – che già sta facendo registrare i primi numeri da record – si accompagnasse un aumento dei prezzi per non parlare di una diffusa propensione all'azzardo morale coltivato da quest'orgia di bailout.
Ci sono? Ci fanno? La domanda è legittima, perché o questi sono completamente andati, esauriti, fuori di testa, oppure è necessario pensare a quali potrebbero essere gli eventuali possibili profitti politici ottenibili con una simile condotta. Si potrebbe, ad esempio, dare un'occhiata a quello che sta succedendo all'Islanda che, naufragata nella tempesta finanziaria, si appresta ora ad essere salvata dal pronto, prontissimo intervento dell'arca di Bruxelles. La procedura d'ammissione potrebbe essere accelerata per permettere alla piccola isola di diventare membro a tempo di record, entro il 2011, scrive il Guardian.
La spinta definitiva per l'annessione dell'Islanda nella UE è stata ottenuta bruciando la valuta nazionale, la krona. È possibile che la distruzione del dollaro – paventata negli ultimi giorni anche da Ron Paul – possa servire da combustibile per una fusione politica di ben altro spessore? Lo stesso MarketWatch – che non è un sito “complottista” ma fa parte del Network Digitale del Wall Street Journal – comincia a sentire puzza di bruciato:
Le forze deflazionistiche nel mercato sono dominanti e “l'altro lato” della nostra attuale equazione, l'iperinflazione, potrebbe essere ad anni di distanza. Data la magnitudine, l'ampiezza e la velocità dell'epidemia finanziaria globale, tuttavia, dobbiamo esplorare ogni aspetto della perversa situazione.Le basi per sospettare una pianificazione, allora, una precisa volontà, ci sono tutte. L'alternativa è considerare la gente alla guida delle istituzioni politiche e finanziarie come una mal assortita banda di minorati deliranti, sfuggiti non si sa come dai recinti di qualche istituto di igiene mentale, che tentano di evitare un naufragio aprendo nuove falle nella carena.
Anni fa, la Riserva Federale scrisse “un documento di soluzione” riguardo alla necessità di combattere i tassi di interesse azzerati. La preoccupazione era la fuga di capitali dagli Stati Uniti e un'opzione discussa era una valuta a due livelli, una per i cittadini degli Stati Uniti ed una per gli stranieri.
L'economista canadese Herbert Grubel per primo introdusse una potenziale manifestazione di questo concetto nel 1999. La valuta nordamericana – ha chiamata “Amero” in cerchie selezionate – unirebbe efficacemente il dollaro canadese, il dollaro statunitense e il peso messicano.
Oppure, appunto, lo scopo è ben diverso e quindi i mezzi utilizzati per raggiungerlo non sono affatto così demenziali, ma perfettamente adeguati. In questo caso, altrettanto precise sarebbero allora le parole del primo ministro inglese, Gordon Brown, che ha descritto la recessione come “le difficili doglie del parto di un nuovo ordine globale.”
Non ci resterebbe che sperare di riuscire a buttare il bambino insieme all'acqua sporca.