Multiculturalismo è una parola con cui i politici si riempiono spesso e volentieri la bocca, perché nel mondo astratto del politicamente corretto è un valore fuori discussione. Nel film L'odio (La haine, '95), invece, Mathieu Kassovitz ci mostra, con grande padronanza del mezzo cinematografico, in che razza di inferno questa parola si traduca quando si scende nel mondo reale delle banlieues parigine. Un inferno che inghiotte tutti, gli spacciatori, gli sbirri, e anche quelli determinati ad uscirne per trovare una vita diversa. È la storia del declino della nostra società, “è la storia di un uomo che cade da un palazzo di 50 piani. Mano a mano che cadendo passa da un piano all'altro, il tizio per farsi coraggio si ripete: fin qui tutto bene, fin qui tutto bene, fin qui tutto bene... Il problema non è la caduta ma l'atterraggio.”
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