Qualcuno avrà già letto la notizia dei “giochi di guerra economici” organizzati dal Pentagono per “studiare” gli scenari futuri: una pericolosa e inutile stravaganza degna del Premio Caligola che Justin Raimondo, giustamente, non ha potuto lasciare senza commento.
Una perfetta illustrazione della mentalità distruttiva che emana dal malsano apparato statale, ed un perfetto esempio di quell'assorbimento della società nel corpo dello stato di cui scriveva Chodorov.
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Chi ha ucciso la nostra economia: gli “stranieri,” o Washington, Wall Street e il partito della guerra?
Di Justin Raimondo
Non ho potuto far a meno di ridere quando ho visto questo titolo squillare da un'estremità all'altra del sito Huffington Post: “Preparazioni del Pentagono per la guerra economica globale”!
Yikes! Ai bastioni! Schierate le carte di credito! Liberate i default credit swaps! E per l'amore di Dio fate andare quelle stampanti alla Federal Reserve! Nel resoconto di Politico si riportano queste divertenti notizie:
L'intera premessa di questa dubbia esercitazione è che i nostri problemi non sono causati da qualcosa o qualcuno qui sul fronte interno – no, no, sono quegli orribili stranieri, con la loro manodopera a buon mercato ed i loro cibi piccanti, i responsabili della difficile situazione economica della nostra nazione!
Oh, mi par di sentirlo, nelle richieste di misure protezioniste e nelle zoppicanti giustificazioni per i sussidi del governo alle aziende favorite: “Gli europei lo fanno!” Non ci vorrà molto prima di sentire le accuse che il Nemico del Mese sta ammassando armi economiche di distruzione di massa puntate direttamente sul popolo americano.
Per quanto assurda sia tale premessa – l'idea dell'economia mondiale come campo di battaglia, piuttosto che come rete interconnessa di interessi economici individuali, è un ritorno al passato primitivo dell'economia preindustriale – essa si adatta perfettamente al moderno welfare-warfare state, e non sorprende affatto che adesso il Pentagono stia spendendo i soldi provenienti dalle nostre tasse in una simile assurdità autarchica e anti-mercatista. Sono pronti a dissolvere i legami economici che ci legano tutti e trattano il mercato mondiale come se si trattasse di un campo di battaglia – e chiamano noi “isolazionisti”!
Una mentalità specularmente guerresca ha infettato la psiche nazionale dall'11 settembre 2001 ed ora pervade ogni aspetto della vita, compresi i dibattiti sull'economia. L'inaugurazione di Barack Obama come presidente non cambia questo fatto di una virgola: in effetti, si adatta agli scopi di questa amministrazione, che sta combattendo una “guerra contro la recessione” così come la Lunga Guerra sul fronte Af-Pak.
Il pezzo di Politico descrive come segue la scena di questa esposizione di ignoranza economica computerizzata finanziata dal contribuente:
Mentre “ufficiali militari in uniforme e membri della comunità dei servizi segreti osservavano con attenzione,” ci assicura Politico, il gioco ha raggiunto il suo punto culminante:
Gli Stati Uniti perseguono guerre di “liberazione” inutili e orribilmente costose nel mondo intero, mantengono un impero su cui il sole non tramonta mai, spendono più di quel che producono – ed è tutta colpa della Cina! Dopo tutto, sono stati loro a spingerci a prendere in prestito tutti quei soldi – è un complotto comunista che utilizza mezzi capitalisti! Ora so quello che Lenin intendeva quando disse che l'ultimo capitalista avrebbe venduto ai rivoluzionari la corda per impiccarsi. Solo che Lenin sbagliava: sono stati i comunisti cinesi a venderci la corda, e noi ci siamo impiccati.
Uno dei membri della sessione, il professor Paul Bracken, uno specialista di equità privata alla facoltà di management di Yale, sostiene di aver imparato dall'esercitazione una cosa importante:
Che cosa si può dire di una cultura che trasforma tutto in una “guerra contro questo o contro quello”? Dove il linguaggio popolare e la mentalità nazionale sono apparentemente fissati con la gloria e la necessità della conquista?
Almeno, questo è ciò che mi domando nei miei momenti più tristi. Nella maggior parte del tempo restante, tuttavia, mi rendo conto che questa descrizione della cultura politica americana è solo un riflesso della “falsa coscienza” generata dalla propaganda di regime, imposta dalle élite sugli ordinari americani. Ecco perché Antiwar.com esiste: per contrastare questa falsa coscienza, per esporre le bugie del partito della guerra e per creare una contro-cultura della coscienza pacifista e anti-autoritaria. Non importa quale partito sia al potere, questo movimento sta crescendo e crescerà oltre il potere degli Stati di addomesticarlo o fermarlo – e quello è il potere che i nostri governanti ed i governanti degli stati in tutto il mondo, temono di più.
Ogni tentativo di incolpare gli “stranieri” dei nostri mali economici lascia il Potere Finanziario negli Stati Uniti fuori dal gioco e devia la giusta rabbia del popolo americano verso un conveniente capro espiatorio d'oltremare. Se stiamo cercando qualcuno a cui dare la colpa dell'imminente fallimento degli Stati Uniti d'America, allora la ricerca dei colpevoli deve cominciare entro i nostri confini – e non dovete essere un moderno Sherlock Holmes per sapere esattamente dove trovarli. I sabotatori economici non sono a Pechino o Mosca: sono a Washington, DC.
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Note a margine
Ho scritto un saggio commemorativo in onore di Burt Blumert, mio mentore e buon amico morto l'altro giorno: è stato appena pubblicato da Taki's Magazine. Se volete conoscere un vero campione della libertà, allora vorrete darci un'occhiata.
Una perfetta illustrazione della mentalità distruttiva che emana dal malsano apparato statale, ed un perfetto esempio di quell'assorbimento della società nel corpo dello stato di cui scriveva Chodorov.
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Chi ha ucciso la nostra economia: gli “stranieri,” o Washington, Wall Street e il partito della guerra?
Di Justin Raimondo
Non ho potuto far a meno di ridere quando ho visto questo titolo squillare da un'estremità all'altra del sito Huffington Post: “Preparazioni del Pentagono per la guerra economica globale”!
Yikes! Ai bastioni! Schierate le carte di credito! Liberate i default credit swaps! E per l'amore di Dio fate andare quelle stampanti alla Federal Reserve! Nel resoconto di Politico si riportano queste divertenti notizie:
Il Pentagono ha patrocinato il mese scorso un war game senza precedenti focalizzato non su pallottole e bombe – ma su come delle nazioni ostili potrebbero cercare di paralizzare l'economia degli Stati Uniti, uno scenario reso tanto più reale dalla crisi finanziaria globale.Perché queste “nazioni ostili” dovrebbero preoccuparsi di montare una campagna per paralizzare la nostra economia quando stiamo facendo un così buon lavoro da soli?
L'intera premessa di questa dubbia esercitazione è che i nostri problemi non sono causati da qualcosa o qualcuno qui sul fronte interno – no, no, sono quegli orribili stranieri, con la loro manodopera a buon mercato ed i loro cibi piccanti, i responsabili della difficile situazione economica della nostra nazione!
Oh, mi par di sentirlo, nelle richieste di misure protezioniste e nelle zoppicanti giustificazioni per i sussidi del governo alle aziende favorite: “Gli europei lo fanno!” Non ci vorrà molto prima di sentire le accuse che il Nemico del Mese sta ammassando armi economiche di distruzione di massa puntate direttamente sul popolo americano.
Per quanto assurda sia tale premessa – l'idea dell'economia mondiale come campo di battaglia, piuttosto che come rete interconnessa di interessi economici individuali, è un ritorno al passato primitivo dell'economia preindustriale – essa si adatta perfettamente al moderno welfare-warfare state, e non sorprende affatto che adesso il Pentagono stia spendendo i soldi provenienti dalle nostre tasse in una simile assurdità autarchica e anti-mercatista. Sono pronti a dissolvere i legami economici che ci legano tutti e trattano il mercato mondiale come se si trattasse di un campo di battaglia – e chiamano noi “isolazionisti”!
Una mentalità specularmente guerresca ha infettato la psiche nazionale dall'11 settembre 2001 ed ora pervade ogni aspetto della vita, compresi i dibattiti sull'economia. L'inaugurazione di Barack Obama come presidente non cambia questo fatto di una virgola: in effetti, si adatta agli scopi di questa amministrazione, che sta combattendo una “guerra contro la recessione” così come la Lunga Guerra sul fronte Af-Pak.
Il pezzo di Politico descrive come segue la scena di questa esposizione di ignoranza economica computerizzata finanziata dal contribuente:
L'evento di due giorni vicino a Fort Meade, nel Maryland, mostrava tutti i segni di un normale gioco di guerra. I partecipanti si sono seduti lungo una fila a V di scrivanie sotto una enorme parete di monitor che visualizzavano dati economici, secondo i racconti di tre partecipanti.Bene, sì, effettivamente vedo la somiglianza: Il dottor Stranamore, dopo tutto, era un ex nazionalsocialista ed un perfetto scienziato pazzo. Tuttavia chi erano questi potenziali Stranamore, che giocano a spese moneta dei contribuenti? Politico racconta:
“Mi sono sentito un po' come il dottor Stranamore,” ha detto a Politico una persona presente all'esercitazione precedentemente segreta.
Anziché dei pezzi grossi dell'esercito che progettavano la difesa dell'America, c'erano manager di hedge-fund, professori e quadri da almeno una banca d'investimento, la UBS – tutti invitati dal Pentagono per giocare scenari globali che potrebbero spostare l'equilibrio delle forze fra le principali economie del mondo.Questo Pentagono per plutocrati che giocano giochi di guerra con la nostra economia risulta non consistere altro che dei Napoleoni della nostra recente Waterloo economica. È un parruccone della UBS, una banca svizzera che ha dovuto esser salvata dal proprio governo, davvero la specie di generale che vogliamo mettere al comando del nostro destino economico? Non penso.
Mentre “ufficiali militari in uniforme e membri della comunità dei servizi segreti osservavano con attenzione,” ci assicura Politico, il gioco ha raggiunto il suo punto culminante:
Alla fine, le notizie per gli Stati Uniti erano erano deprimenti: il guerriero economico più saggio si è rivelata essere la Cina, un potere economico in crescita che ha rinforzato più degli altri la sua posizione nel corso del gioco di guerra.Una nazione con uno dei più alti tassi di risparmio e con il costo della manodopera più basso del mondo, per non parlare di un quinto della popolazione mondiale, è una potenza economica? Non mi dire! Per questa solenne rivelazione abbiamo avuto bisogno di un gruppo di “esperti” che giochicchiano con dei supercomputer costosi? L'articolista di Politico si entusiasma:
Gli Stati Uniti sono rimasti la più grande economia del mondo ma hanno degradato significativamente la propria condizione in una serie di schermaglie finanziarie con la Russia, hanno detto i partecipanti. Il gioco di guerra ha dimostrato che nel mondo post-11 settembre, il Pentagono sta pensando ad una vasta gamma di minacce contro la posizione dell'America nel mondo, comprese alcune che potrebbe venire lontano dal campo di battaglia.
E non è affatto fantascienza. La Cina recentemente ha scosso il valore del dollaro nei mercati valutari globali soltanto chiedendosi se la recessione potrebbe mettere a rischio il suo trilione di dollari in titoli di Stato degli Stati Uniti – obbligando il presidente Barack Obama ad organizzare una frettolosa difesa del dollaro.È una prospettiva interessante: il problema, vedete, non è la debolezza causata dallo scoppio dell'economia di bolla, né le politiche perseguite dalle nostre proprie élite nel governo e nell'alta finanza – il problema sono i cinesi, che hanno osato puntare l'indice sulla nostra essenziale insolvenza. Noi non siamo mai colpevoli: sono sempre gli altri. Conosco molti alcolizzati che parlano così. Ma davvero siamo tanto ubriachi dei nostri soldi facili e della nostra hybris da crederci?
Gli Stati Uniti perseguono guerre di “liberazione” inutili e orribilmente costose nel mondo intero, mantengono un impero su cui il sole non tramonta mai, spendono più di quel che producono – ed è tutta colpa della Cina! Dopo tutto, sono stati loro a spingerci a prendere in prestito tutti quei soldi – è un complotto comunista che utilizza mezzi capitalisti! Ora so quello che Lenin intendeva quando disse che l'ultimo capitalista avrebbe venduto ai rivoluzionari la corda per impiccarsi. Solo che Lenin sbagliava: sono stati i comunisti cinesi a venderci la corda, e noi ci siamo impiccati.
Uno dei membri della sessione, il professor Paul Bracken, uno specialista di equità privata alla facoltà di management di Yale, sostiene di aver imparato dall'esercitazione una cosa importante:
Prima di tutto, che gli Stati Uniti hanno bisogno di un metodo integrato per il controllo della finanza e di ciò che il Pentagono chiama guerre ‘cinetiche’ o combattute. Per esempio dice, la Marina degli Stati Uniti è impegnata nel blocco dell'Iran e gli Stati Uniti stanno anche conducendo una guerra economica contro l'Iran sotto forma di sanzioni. Ma sostiene che non c'è sufficiente coordinazione fra i due sforzi.Proprio mentre la gestione di Obama diffonde video del Caro Leader che tende la mano come Dio fece con Mosé, i giocatori del Pentagono progettano di strangolare gli iraniani, economicamente, oppure di cancellarli fisicamente – e non ne fanno segreto.
Che cosa si può dire di una cultura che trasforma tutto in una “guerra contro questo o contro quello”? Dove il linguaggio popolare e la mentalità nazionale sono apparentemente fissati con la gloria e la necessità della conquista?
Almeno, questo è ciò che mi domando nei miei momenti più tristi. Nella maggior parte del tempo restante, tuttavia, mi rendo conto che questa descrizione della cultura politica americana è solo un riflesso della “falsa coscienza” generata dalla propaganda di regime, imposta dalle élite sugli ordinari americani. Ecco perché Antiwar.com esiste: per contrastare questa falsa coscienza, per esporre le bugie del partito della guerra e per creare una contro-cultura della coscienza pacifista e anti-autoritaria. Non importa quale partito sia al potere, questo movimento sta crescendo e crescerà oltre il potere degli Stati di addomesticarlo o fermarlo – e quello è il potere che i nostri governanti ed i governanti degli stati in tutto il mondo, temono di più.
Ogni tentativo di incolpare gli “stranieri” dei nostri mali economici lascia il Potere Finanziario negli Stati Uniti fuori dal gioco e devia la giusta rabbia del popolo americano verso un conveniente capro espiatorio d'oltremare. Se stiamo cercando qualcuno a cui dare la colpa dell'imminente fallimento degli Stati Uniti d'America, allora la ricerca dei colpevoli deve cominciare entro i nostri confini – e non dovete essere un moderno Sherlock Holmes per sapere esattamente dove trovarli. I sabotatori economici non sono a Pechino o Mosca: sono a Washington, DC.
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Note a margine
Ho scritto un saggio commemorativo in onore di Burt Blumert, mio mentore e buon amico morto l'altro giorno: è stato appena pubblicato da Taki's Magazine. Se volete conoscere un vero campione della libertà, allora vorrete darci un'occhiata.
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Una Società Democratica non ha Stato nè statali
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Una Società Democratica, per essere società e per essere democratica, necessita di leggère strutture di governo al cui interno possano circolare, senza rimanervi bloccate, le persone di volta in volta deputate ad essere guida del popolo. Questa composita unità di governo è posta all'interno di una più ampia e spessa organizzazione centrale le cui strutture sono di proprietà comune e forniscono alla popolazione beni e servizi di primaria necessità o comunque di fondamentale importanza per il vivere civile. All'interno di queste strutture pubbliche circolano, senza rimanervi bloccate, le persone cui periodicamente vengono redistribuiti i ruoli che le fanno funzionare.
Una Società Democratica non ha Stato nè statali: non ha alcuna struttura in cui le persone possano rimanere oltre un certo periodo di tempo oltre il quale, inevitabilmente, la mancanza di un fresco ricambio con conseguente stanco ristagno porterebbe ad ogni genere e livello di inaridimento e corruzione.
E' da notare che la complessiva organizzazione centrale di una Società Democratica non fornisce soltanto guida, alimento e supporto logistico. Essa è esattamente ciò che unisce e tiene insieme le persone al fine di evitare che la società si disgreghi, a danno di tutti, in mille rivoli d'inutile energia, concentrandole invece verso scopi d'indubbio interesse comune. Far sì che questa unione nasca da un intimo e spontaneo desiderio, e non invece artificiosamente o da una imposizione esterna, è uno dei compiti fondamentali della cultura che si sviluppa nel nucleo, la quale è tenuta a ricordare, in modo corretto ed equilibrato, le positive valenze dell'aspetto etico ed unificante, solidale della vita.
Al di fuori dell'organizzazione centrale si apre invece il campo della più libera espressione individuale, libera naturalmente fintantoché rispetti tutti e tutto. E' al di fuori dell'organizzazione centrale che ogni essere umano può esprimere più completamente e con maggiore intensità la propria sensibilità e creatività, la propria originale personalità. Se, trovandosi inserita all'interno del nucleo, la persona, pur pienamente libera di essere se stessa, è comunque diretta verso uno scopo definito collettivamente, nell'area esterna al nucleo essa è ancor più libera, potendo definire autonomamente anche l'obiettivo per cui lavorare.
Le due aree di una Società Democratica, il nucleo e la periferia, non possono che essere capillarmente comunicanti, per permettere ad ogni cittadino di passare agevolmente dall'esterno verso il centro e viceversa. In questo modo si attua una circolazione di esperienze e percezioni che arricchisce costantemente le due parti distinte dell'unità sociale. Inoltre, permettendo, non imponendo bensì fornendo a chiunque lo voglia la possibilità concreta di mutare ambito di competenza, si fà sì che l'insieme di informazioni relative ad una materia non ristagni in essa bensì, fluendo, irrori di preziose conoscenze ogni angolo della società, completando così la visione focalizzata data dalla specializzazione con la visione organica data dall'approccio olistico.
In una Società Democratica le persone, e quindi le idee, circolano liberamente. Proprio in questa circolazione di persone ed idee consiste anzi la democrazia. Quando la circolazione s'interrompe e compaiono rigide strutture immobilizzanti persone ed idee, la democrazia scompare e la società inizia subito a soffrire, tanto al suo interno quanto nelle relazioni col mondo esterno. Giustamente, in verità, perché il suo scorretto modo d'essere va letteralmente a cozzare col carattere dinamico della realtà e, non riuscendo a cogliere le sue sempre mutevoli esigenze, non riesce a farvi fronte, patendone le dovute conseguenze.
Oggi il nostro Paese, quanto ogni altro nel mondo, non può ancora dirsi una democrazia fiorita completamente. I Paesi del mondo, troppo presto definiti democratici, sono ancora come dei boccioli soltanto appena dischiusi che un improvviso gelo può uccidere in men che non si dica. Sta a tutti noi, che sinceramente aneliamo il progresso sociale ed abbiamo a cuore la libertà, il compito di modificare tutte quelle situazioni e strutture che impediscono alle persone ed alle idee di circolare ed alla democrazia di affermarsi in tutto il suo potenziale.
Danilo D'Antonio
Laboratorio Eudemonia
http://Armonica-Rotazione-Sociale.hyperlinker.org
Il potere della rivoluzione nella vita di tutti i giorni
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Oddio, un altro democratico.
ReplyDeleteQualcuno ha trafugato il libro di bordo della Collective Hope...
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