Dopo un periodo di silenzio, finalmente il trasmettitore telepatico del nostro corrispondente da Laputa ha ricominciato a ticchettare allegramente, battendo un dispaccio piuttosto curioso che racconta delle strane abitudini che gli abitanti dell'isola volante hanno sviluppato in merito al debito. Pare infatti che lassù i debiti durino un giorno soltanto, e svaniscano al tramontar del sole.
Non ho dubbi che con tale sistema abbiano potuto evitare la catastrofe che noi poveri terrestri stiamo attraversando, mi chiedo però se in realtà, abbia un senso definire questo tipo di transazione “debito.” La mia idea è che i rapporti personali da quelle parti siano molto diversi da quelli che conosciamo noi.
Immerso nella mia perplessa malinconia, vi lascio alla lettura augurandovi un fine settimana leggero e libero da impegni: un fine settimana laputiano, insomma.
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Di Giovanni Pesce
Gli attuali e-venti economici mondiali ci spingono verso nuove mete mentali; e uno dei primi approdi dei nostri viaggi è costituita dal debito.
In realtà il debito, sia da Voi che qui a Laputa, è una virtualizzazione di un comportamento sociale tra due parti: Creditore Vs Debitore.
Purtroppo non è facile trovare una definizione migliore per ognuna delle due parti in causa, in quanto i termini sinonimi (obbligato, impegnato, riconoscente, beneficiario, richiedente) possono essere assegnati a ciascuna delle due entità a seconda del punto di osservazione del fenomeno.
Vediamo, in pratica come vanno le cose; dopo una trattativa complessa, si instaura un nuovo rapporto di convivenza sociale tra le due parti: ora il debitore ha un obbligo nei confronti del creditore non solo nella restituzione del prestato bensì anche nella garanzia di una maggiorazione del prestato e nella conduzione di una vita tale da permettere la certa restituzione del debito.
Il creditore ora è autorizzato a dare consigli al debitore, controllarne l’attività, chiedere un rendiconto temporale dei movimenti e assegnargli un “rating” fiduciario complessivo.
Tutto questo non è limitato al semplice credito/debito di denaro ma è proponibile anche sul piano sociale con la creazione di rapporto di lavoro dipendente più o meno forte che può arrivare fino alla schiavitù. Spingendo il ragionamento vediamo che anche sul piano morale è possibile creare una serie di rapporti creditori/debitori tramite il concetto di peccato. Questi ultimi due contesti sono leggermente più complicati del solo credito/debito di soldi, ma il concetto base rimane lo stesso..
I soldi, da parte loro, dato che non si consumano, potrebbero essere concessi con la formula del “comodato d’uso,” bellissima espressione che esalta il concetto della comodità rispetto a quello della restituzione forzata. Anche nel contesto di rapporti sociali, il lavoro può essere concesso, in alcune occasioni, con la formula del comodato d’uso (“Arbeit macht frei”).
Ed anche tutte quelle piacevolezze della vita, alle quali normalmente si rinuncia in quanto vengono associate al peccato (= debito), potrebbero essere godute in comodato d’uso, senza dover disturbare moralmente alcuno.
Uno dei più bei pezzi sui risvolti sociali dovuto all’instaurazione di un debito è rappresentato ne “Il Mercante di Venezia” dove i rapporti umani basati sul debito/credito sono portati all’eccesso; la vicenda narra di un creditore, a tasso zero, che si fa garante per una somma di 3000 ducati in nome e per conto di un suo amico.
A fronte della mancata restituzione del debito il debitore viene portato in tribunale dove cerca di offrire la somma maggiorata a 6000 ducati per poter riscattare il vero oggetto del debito: una libbra della propria carne umana.
Nella sua opera teatrale, Shakespeare continua a giocare rovesciando i ruoli debitore/creditore tra i protagonisti, ma il messaggio che il pubblico, a fine spettacolo,deve riportare a casa è “Se siete padroni del credito, potete chiedere ai vostri debitori anche la loro stessa carne.”
Non penso che debba essere questa la regola del debito.
Qui a Laputa c’è un rito giornaliero di azzeramento del debito; non lasciamo che alcuno possa andare a letto con l’angoscia di dover restituire quello che non può restituire. Oltretutto se uno è privo di debiti, può il giorno dopo cercarne di nuovi in un turbinio di contrattazioni e di opportunità. Come con i peccati, facciamo, ogni sera, pubblica ammenda delle nostre colpe e siamo più liberi di prima.
Anche nelle scritture evangeliche si parla di remissione di debiti e di peccati, ma più sul piano morale che economico, infatti quando si parla esplicitamente di soldi, si specifica “date a Cesare quel che è di Cesare.”
Si racconta inoltre che nelle popolazioni ebree fosse abitudine cancellare i debiti regolarmente ogni sette anni quando tutti rimettevano i debiti nel nome di Dio Poi l’anno successivo a sette volte sette anni, ovvero il cinquantesimo anno, si svolgeva il Giubileo con una remissione di debiti di ancora più grandi dimensioni.
Per quelle stesse popolazioni anche l’anima doveva essere rimessa a Dio; l’uomo l’aveva in comodato d’uso fino alla fine dei suoi giorni e per questo credito iniziale era soggiogato ad un tipo di comportamento per tutto il resto della vita. I cristiani invece conservano la proprietà dell’anima anche dopo l’ultimo giorno terreno, senza obbligo di restituzione, ma con l’obbligo di rendicontazione delle attività.
Negli anni dei quali trattiamo, non era ancora stata messa in atto la divisione tra Potere Governativo, Potere Militare e Banca Centrale; quella divisione permette ora di tenere sotto scacco economico intere popolazioni anche dopo un eventuale cambio di governo; infatti è il Potere Governativo a definire il valore del denaro ed anche dopo la morte del Cesare di turno, il debito monetario resta inalterato nonostante l’immagine impressa sulle monete non sia più attuale.
Ma la liberazione sociale si effettua anche con la remissione del credito: “Ripigliati i tuoi soldi dei quali non so cosa farne e lasciami in pace!”
E’ in fondo quello che alcune popolazioni propongono quando vengono inviati alcuni aiuti umanitari non completamente necessari. “Smettetela di aiutarci, riprendetevi i vostri schemi di comportamento sociale quindi riprendetevi i vostri crediti”, è un grido lanciato da molti stati ma purtroppo ciò non avviene.
Penso, per concludere, che un po’ di anarchia su certi peccatucci sia, da una parte, ininfluente sul credito sociale e, dall’altra, veramente positiva per la liberazione dell’uomo.
Non ho dubbi che con tale sistema abbiano potuto evitare la catastrofe che noi poveri terrestri stiamo attraversando, mi chiedo però se in realtà, abbia un senso definire questo tipo di transazione “debito.” La mia idea è che i rapporti personali da quelle parti siano molto diversi da quelli che conosciamo noi.
Immerso nella mia perplessa malinconia, vi lascio alla lettura augurandovi un fine settimana leggero e libero da impegni: un fine settimana laputiano, insomma.
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Di Giovanni Pesce
Gli attuali e-venti economici mondiali ci spingono verso nuove mete mentali; e uno dei primi approdi dei nostri viaggi è costituita dal debito.
In realtà il debito, sia da Voi che qui a Laputa, è una virtualizzazione di un comportamento sociale tra due parti: Creditore Vs Debitore.
Purtroppo non è facile trovare una definizione migliore per ognuna delle due parti in causa, in quanto i termini sinonimi (obbligato, impegnato, riconoscente, beneficiario, richiedente) possono essere assegnati a ciascuna delle due entità a seconda del punto di osservazione del fenomeno.
Vediamo, in pratica come vanno le cose; dopo una trattativa complessa, si instaura un nuovo rapporto di convivenza sociale tra le due parti: ora il debitore ha un obbligo nei confronti del creditore non solo nella restituzione del prestato bensì anche nella garanzia di una maggiorazione del prestato e nella conduzione di una vita tale da permettere la certa restituzione del debito.
Il creditore ora è autorizzato a dare consigli al debitore, controllarne l’attività, chiedere un rendiconto temporale dei movimenti e assegnargli un “rating” fiduciario complessivo.
Tutto questo non è limitato al semplice credito/debito di denaro ma è proponibile anche sul piano sociale con la creazione di rapporto di lavoro dipendente più o meno forte che può arrivare fino alla schiavitù. Spingendo il ragionamento vediamo che anche sul piano morale è possibile creare una serie di rapporti creditori/debitori tramite il concetto di peccato. Questi ultimi due contesti sono leggermente più complicati del solo credito/debito di soldi, ma il concetto base rimane lo stesso..
I soldi, da parte loro, dato che non si consumano, potrebbero essere concessi con la formula del “comodato d’uso,” bellissima espressione che esalta il concetto della comodità rispetto a quello della restituzione forzata. Anche nel contesto di rapporti sociali, il lavoro può essere concesso, in alcune occasioni, con la formula del comodato d’uso (“Arbeit macht frei”).
Ed anche tutte quelle piacevolezze della vita, alle quali normalmente si rinuncia in quanto vengono associate al peccato (= debito), potrebbero essere godute in comodato d’uso, senza dover disturbare moralmente alcuno.
Uno dei più bei pezzi sui risvolti sociali dovuto all’instaurazione di un debito è rappresentato ne “Il Mercante di Venezia” dove i rapporti umani basati sul debito/credito sono portati all’eccesso; la vicenda narra di un creditore, a tasso zero, che si fa garante per una somma di 3000 ducati in nome e per conto di un suo amico.
A fronte della mancata restituzione del debito il debitore viene portato in tribunale dove cerca di offrire la somma maggiorata a 6000 ducati per poter riscattare il vero oggetto del debito: una libbra della propria carne umana.
Nella sua opera teatrale, Shakespeare continua a giocare rovesciando i ruoli debitore/creditore tra i protagonisti, ma il messaggio che il pubblico, a fine spettacolo,deve riportare a casa è “Se siete padroni del credito, potete chiedere ai vostri debitori anche la loro stessa carne.”
Non penso che debba essere questa la regola del debito.
Qui a Laputa c’è un rito giornaliero di azzeramento del debito; non lasciamo che alcuno possa andare a letto con l’angoscia di dover restituire quello che non può restituire. Oltretutto se uno è privo di debiti, può il giorno dopo cercarne di nuovi in un turbinio di contrattazioni e di opportunità. Come con i peccati, facciamo, ogni sera, pubblica ammenda delle nostre colpe e siamo più liberi di prima.
Anche nelle scritture evangeliche si parla di remissione di debiti e di peccati, ma più sul piano morale che economico, infatti quando si parla esplicitamente di soldi, si specifica “date a Cesare quel che è di Cesare.”
Si racconta inoltre che nelle popolazioni ebree fosse abitudine cancellare i debiti regolarmente ogni sette anni quando tutti rimettevano i debiti nel nome di Dio Poi l’anno successivo a sette volte sette anni, ovvero il cinquantesimo anno, si svolgeva il Giubileo con una remissione di debiti di ancora più grandi dimensioni.
Per quelle stesse popolazioni anche l’anima doveva essere rimessa a Dio; l’uomo l’aveva in comodato d’uso fino alla fine dei suoi giorni e per questo credito iniziale era soggiogato ad un tipo di comportamento per tutto il resto della vita. I cristiani invece conservano la proprietà dell’anima anche dopo l’ultimo giorno terreno, senza obbligo di restituzione, ma con l’obbligo di rendicontazione delle attività.
Negli anni dei quali trattiamo, non era ancora stata messa in atto la divisione tra Potere Governativo, Potere Militare e Banca Centrale; quella divisione permette ora di tenere sotto scacco economico intere popolazioni anche dopo un eventuale cambio di governo; infatti è il Potere Governativo a definire il valore del denaro ed anche dopo la morte del Cesare di turno, il debito monetario resta inalterato nonostante l’immagine impressa sulle monete non sia più attuale.
Ma la liberazione sociale si effettua anche con la remissione del credito: “Ripigliati i tuoi soldi dei quali non so cosa farne e lasciami in pace!”
E’ in fondo quello che alcune popolazioni propongono quando vengono inviati alcuni aiuti umanitari non completamente necessari. “Smettetela di aiutarci, riprendetevi i vostri schemi di comportamento sociale quindi riprendetevi i vostri crediti”, è un grido lanciato da molti stati ma purtroppo ciò non avviene.
Penso, per concludere, che un po’ di anarchia su certi peccatucci sia, da una parte, ininfluente sul credito sociale e, dall’altra, veramente positiva per la liberazione dell’uomo.
Speriamo che dalla depenalizzazione si passi alla liberalizzazione! E magari che in Italia ci si renda conto di quanto siamo stupidi, irrazionali e ipocriti. Rimaniamo pure stupidi e irrazionali ma almeno l'ipocrisia togliamola: la droga fa male? Galera! Troppi grassi fanno male: più controlli sulle grigliate!
ReplyDeleteAbbiamo una proposta interessante per te
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