Di Murray N. Rothbard
EFFETTO VICINATO
Quindi, nei due vitali campi macro della tassazione e della moneta, l'influenza di Milton Friedman è stata enorme – ben più che in qualunque altro campo – e quasi uniformemente disastrosa dal punto di vista di un genuino libero mercato. Ma anche al livello micro, in cui la sua influenza è stata minore e solitamente più favorevole, Friedman ha fornito agli interventisti una scappatoia teorica larga quanto la porta di un granaio. Perché Friedman sostiene che è legittimo per il governo interferire con il mercato libero ogni qualvolta le azioni di qualcuno provochino un “effetto vicinato.” Quindi, se A fa qualcosa che beneficia B e B non la deve pagare, i Chicago Boys lo considerano un “difetto” nel libero mercato, e diventa quindi allora compito del governo “correggere” quel difetto tassando B per pagare A per questo “beneficio.”
È per questo motivo che Friedman firma la fornitura del governo di fondi per l'educazione di massa, per esempio; poiché l'educazione dei ragazzi si presume avvantaggi altre persone, allora il governo si presume sia giustificato nel tassare queste persone per pagare questi “benefici” (ancora una volta, in questo campo, l'influenza perniciosa di Friedman è stata nel tentativo di rendere un operazione statale inefficiente molto più efficiente; qui suggerisce di sostituire le insostenibili "scuole pubbliche” con pagamenti di buoni pubblici ai genitori – così lasciando intatto l'intero concetto di finanziamento fiscale per l'educazione di massa).
Oltre al regno estremamente importante dell'educazione, Friedman, in pratica, limiterebbe la discussione dell'effetto vicinato a misure quali i parchi urbani. Qui, Friedman è preoccupato che se i parchi fossero privati, qualcuno potrebbe godere della loro vista da lontano e non essere costretto a pagare questo beneficio psichico. Di conseguenza, egli sostiene soltanto i parchi pubblici urbani. I parchi rurali, egli ritiene, possono essere privati in quanto possono essere abbastanza appartati da obbligare tutti gli utenti a pagare per i servizi resi.
È di scarso conforto il fatto che Friedman stesso limiterebbe questo argomento dell'effetto vicinato a pochi casi, come l'educazione ed i parchi urbani. In realtà, questo argomento potrebbe essere usato per giustificare quasi ogni intervento, sovvenzione e programma di tassazione. Io, per esempio, ho letto l'Azione Umana di Mises; quindi ho assorbito maggiore saggezza e sono diventato una persona migliore; diventando una persona migliore, beneficio il mio prossimo; tuttavia, accidenti, non sono costretti a pagare quei benefici! Non dovrebbe forse il governo tassare questa gente e sovvenzionarmi per essere così degno da leggere l'Azione Umana?
O, per fare un altro esempio, che ai Liberatori delle Donne piaccia o meno, molti uomini ottengono moltissimo godimento dal guardare le ragazze in minigonna; tuttavia, questi uomini non pagano questo godimento. Ecco un altro effetto vicinato che rimane impunito! Non dovrebbero gli uomini di questo paese essere tassati per sovvenzionare le ragazze che indossano minigonne?
Non c'è ragione di moltiplicare gli esempi; proliferano quasi all'infinito ed espongono la totale assurdità e pervasività delle concessioni allo statalismo dell'effetto vicinato alla Chicago. L'unica risposta che i Chicago Boys hanno potuto dare a questa reductio ad absurdum è che essi non avrebbero portato l'intervento del governo fino a quel punto, seppur accettando la logica. Ma perché no? Secondo quale metro, secondo quale criterio, essi si fermano ai parchi ed alle scuole? Il punto è che non c'è tale criterio, e questo indica soltanto un fallimento intellettuale, una mancanza di rigore logico, al cuore della gran parte dell'attuale economia e scienza sociale – friedmanismo incluso.
L'IMPATTO DI FRIEDMAN
E così, esaminando le credenziali di Milton Friedman per essere il leader dell'economia di mercato, arriviamo alla raggelante conclusione che è difficile considerarlo un economista di mercato. Anche nella sfera micro, le concessioni teoriche di Friedman al grande ideale della “concorrenza perfetta” consentirebbero una gran quantità di antitrust governativo e la sua concessione dell'effetto vicinato all'intervento del governo potrebbe consentire un virtuale stato totalitario, anche se Friedman limita illogicamente la sua applicazione ad alcuni campi. Ma persino qui, Friedman usa questo argomento per giustificare la fornitura a tutti dell'educazione di massa da parte dello Stato.
Ma è nella sfera macro, sconsideratamente separata da quella micro da economisti che rimangono dopo sessant'anni ignari dell'impresa di integrarle di Ludwig von Mises, è qui che l'influenza di Friedman è stata la più funesta. Perché scopriamo che Friedman ha la pesante responsabilità sia del sistema di ritenuta fiscale che del disastroso reddito annuo garantito che appare all'orizzonte. Allo stesso tempo, scopriamo che Friedman richiede il controllo assoluto dello Stato sulla massa monetaria – una parte cruciale dell'economia di mercato. Ogni volta che il governo ha, irregolarmente e quasi per caso, smesso di aumentare la massa monetaria (come Nixon ha fatto per diversi mesi nella seconda metà del 1969), Milton Friedman era pronto ad issare nuovamente il vessillo dell'inflazione. E dovunque ci giriamo, troviamo Milton Friedman, che propone non misure in nome della libertà, non programmi per sminuzzare lo Stato Leviatano, ma misure per rendere il potere di quello Stato più efficiente e quindi, fondamentalmente, più terribile.
Il movimento libertario ha seguito fin troppo a lungo il pigro percorso intellettuale di non riuscire a fare distinzioni, o di non riuscire a discriminare, di non riuscire a fare una ricerca rigorosa per distinguere la verità dall'errore nei punti di vista di coloro che sostengono essere suoi membri o alleati. È quasi come se qualunque burlone di passaggio che borbotta poche parole sulla “libertà” dovessimo automaticamente stringerlo al nostro petto come membro dell'unica, grande famiglia libertaria. Con la crescita dell'influenza del nostro movimento, non possiamo più permetterci il lusso di questa pigrizia intellettuale. È ora di identificare Milton Friedman per quello che realmente è. È ora di chiamare una vanga vanga e uno statalista statalista.
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BIBLIOGRAFIA
* Brehm, C.T., and T.R. Saving. “The Demand for General Assistance Payments.” American Economic Review 54, no. 6 (dicembre 1964).
* Fisher, Irving. The Stock Market Crash – And After. New York: Macmillan, 1930.
* Friedman, Milton, e Anna Schwartz. A Monetary History of the United States, 1867–1960. Princeton, N.J.: Princeton University Press, 1963.
* Friedman, Milton, e George J. Stigler. Roofs or Ceilings? Irvington-on-Hudson, N.Y.: Foundation for Economic Education, 1946.
* Hayek, F.A. Individualism and the Economic Order. Chicago: University of Chicago Press, 1948.
* Hazlitt, Henry. Man vs. The Welfare State. New Rochelle, N.Y.: Arlington House, 1969.
* Mises, Ludwig von. The Theory of Money and Credit. Translated by H.E Batson. Indianapolis, Ind.: Liberty Classics, 1980.
* Mowat, Charles Loch. The Charity Organization Society. London: Methuen, 1961.
* Rothbard, Murray N. America’s Great Depression. Princeton, N.J.: D. Van Nostrand, 1963.
* – – – . “The Great Inflationary Recession Issue: ‘Nixonomics’ Explained.” The Individualist (June 1970).
* – – – . “The Guaranteed Annual Income.” The Rational Individualist (September 1969).
* – – – . What Has Government Done To Our Money? Auburn, Ala.: Ludwig von Mises Institute, 1990.
* Simons, Henry C. A Positive Program for Laissez Faire: Some Proposals for a Liberal Economic Policy. Chicago: University of Chicago Press, 1934.
* Welfare Plan of the Church of Jesus Christ of Latter-Day Saints. The General Church Welfare Committee, 1960.
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Link alla prima parte.
Link alla seconda parte.
Link all'articolo originale.
EFFETTO VICINATO
Quindi, nei due vitali campi macro della tassazione e della moneta, l'influenza di Milton Friedman è stata enorme – ben più che in qualunque altro campo – e quasi uniformemente disastrosa dal punto di vista di un genuino libero mercato. Ma anche al livello micro, in cui la sua influenza è stata minore e solitamente più favorevole, Friedman ha fornito agli interventisti una scappatoia teorica larga quanto la porta di un granaio. Perché Friedman sostiene che è legittimo per il governo interferire con il mercato libero ogni qualvolta le azioni di qualcuno provochino un “effetto vicinato.” Quindi, se A fa qualcosa che beneficia B e B non la deve pagare, i Chicago Boys lo considerano un “difetto” nel libero mercato, e diventa quindi allora compito del governo “correggere” quel difetto tassando B per pagare A per questo “beneficio.”
È per questo motivo che Friedman firma la fornitura del governo di fondi per l'educazione di massa, per esempio; poiché l'educazione dei ragazzi si presume avvantaggi altre persone, allora il governo si presume sia giustificato nel tassare queste persone per pagare questi “benefici” (ancora una volta, in questo campo, l'influenza perniciosa di Friedman è stata nel tentativo di rendere un operazione statale inefficiente molto più efficiente; qui suggerisce di sostituire le insostenibili "scuole pubbliche” con pagamenti di buoni pubblici ai genitori – così lasciando intatto l'intero concetto di finanziamento fiscale per l'educazione di massa).
Oltre al regno estremamente importante dell'educazione, Friedman, in pratica, limiterebbe la discussione dell'effetto vicinato a misure quali i parchi urbani. Qui, Friedman è preoccupato che se i parchi fossero privati, qualcuno potrebbe godere della loro vista da lontano e non essere costretto a pagare questo beneficio psichico. Di conseguenza, egli sostiene soltanto i parchi pubblici urbani. I parchi rurali, egli ritiene, possono essere privati in quanto possono essere abbastanza appartati da obbligare tutti gli utenti a pagare per i servizi resi.
È di scarso conforto il fatto che Friedman stesso limiterebbe questo argomento dell'effetto vicinato a pochi casi, come l'educazione ed i parchi urbani. In realtà, questo argomento potrebbe essere usato per giustificare quasi ogni intervento, sovvenzione e programma di tassazione. Io, per esempio, ho letto l'Azione Umana di Mises; quindi ho assorbito maggiore saggezza e sono diventato una persona migliore; diventando una persona migliore, beneficio il mio prossimo; tuttavia, accidenti, non sono costretti a pagare quei benefici! Non dovrebbe forse il governo tassare questa gente e sovvenzionarmi per essere così degno da leggere l'Azione Umana?
O, per fare un altro esempio, che ai Liberatori delle Donne piaccia o meno, molti uomini ottengono moltissimo godimento dal guardare le ragazze in minigonna; tuttavia, questi uomini non pagano questo godimento. Ecco un altro effetto vicinato che rimane impunito! Non dovrebbero gli uomini di questo paese essere tassati per sovvenzionare le ragazze che indossano minigonne?
Non c'è ragione di moltiplicare gli esempi; proliferano quasi all'infinito ed espongono la totale assurdità e pervasività delle concessioni allo statalismo dell'effetto vicinato alla Chicago. L'unica risposta che i Chicago Boys hanno potuto dare a questa reductio ad absurdum è che essi non avrebbero portato l'intervento del governo fino a quel punto, seppur accettando la logica. Ma perché no? Secondo quale metro, secondo quale criterio, essi si fermano ai parchi ed alle scuole? Il punto è che non c'è tale criterio, e questo indica soltanto un fallimento intellettuale, una mancanza di rigore logico, al cuore della gran parte dell'attuale economia e scienza sociale – friedmanismo incluso.
L'IMPATTO DI FRIEDMAN
E così, esaminando le credenziali di Milton Friedman per essere il leader dell'economia di mercato, arriviamo alla raggelante conclusione che è difficile considerarlo un economista di mercato. Anche nella sfera micro, le concessioni teoriche di Friedman al grande ideale della “concorrenza perfetta” consentirebbero una gran quantità di antitrust governativo e la sua concessione dell'effetto vicinato all'intervento del governo potrebbe consentire un virtuale stato totalitario, anche se Friedman limita illogicamente la sua applicazione ad alcuni campi. Ma persino qui, Friedman usa questo argomento per giustificare la fornitura a tutti dell'educazione di massa da parte dello Stato.
Ma è nella sfera macro, sconsideratamente separata da quella micro da economisti che rimangono dopo sessant'anni ignari dell'impresa di integrarle di Ludwig von Mises, è qui che l'influenza di Friedman è stata la più funesta. Perché scopriamo che Friedman ha la pesante responsabilità sia del sistema di ritenuta fiscale che del disastroso reddito annuo garantito che appare all'orizzonte. Allo stesso tempo, scopriamo che Friedman richiede il controllo assoluto dello Stato sulla massa monetaria – una parte cruciale dell'economia di mercato. Ogni volta che il governo ha, irregolarmente e quasi per caso, smesso di aumentare la massa monetaria (come Nixon ha fatto per diversi mesi nella seconda metà del 1969), Milton Friedman era pronto ad issare nuovamente il vessillo dell'inflazione. E dovunque ci giriamo, troviamo Milton Friedman, che propone non misure in nome della libertà, non programmi per sminuzzare lo Stato Leviatano, ma misure per rendere il potere di quello Stato più efficiente e quindi, fondamentalmente, più terribile.
Il movimento libertario ha seguito fin troppo a lungo il pigro percorso intellettuale di non riuscire a fare distinzioni, o di non riuscire a discriminare, di non riuscire a fare una ricerca rigorosa per distinguere la verità dall'errore nei punti di vista di coloro che sostengono essere suoi membri o alleati. È quasi come se qualunque burlone di passaggio che borbotta poche parole sulla “libertà” dovessimo automaticamente stringerlo al nostro petto come membro dell'unica, grande famiglia libertaria. Con la crescita dell'influenza del nostro movimento, non possiamo più permetterci il lusso di questa pigrizia intellettuale. È ora di identificare Milton Friedman per quello che realmente è. È ora di chiamare una vanga vanga e uno statalista statalista.
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BIBLIOGRAFIA
* Brehm, C.T., and T.R. Saving. “The Demand for General Assistance Payments.” American Economic Review 54, no. 6 (dicembre 1964).
* Fisher, Irving. The Stock Market Crash – And After. New York: Macmillan, 1930.
* Friedman, Milton, e Anna Schwartz. A Monetary History of the United States, 1867–1960. Princeton, N.J.: Princeton University Press, 1963.
* Friedman, Milton, e George J. Stigler. Roofs or Ceilings? Irvington-on-Hudson, N.Y.: Foundation for Economic Education, 1946.
* Hayek, F.A. Individualism and the Economic Order. Chicago: University of Chicago Press, 1948.
* Hazlitt, Henry. Man vs. The Welfare State. New Rochelle, N.Y.: Arlington House, 1969.
* Mises, Ludwig von. The Theory of Money and Credit. Translated by H.E Batson. Indianapolis, Ind.: Liberty Classics, 1980.
* Mowat, Charles Loch. The Charity Organization Society. London: Methuen, 1961.
* Rothbard, Murray N. America’s Great Depression. Princeton, N.J.: D. Van Nostrand, 1963.
* – – – . “The Great Inflationary Recession Issue: ‘Nixonomics’ Explained.” The Individualist (June 1970).
* – – – . “The Guaranteed Annual Income.” The Rational Individualist (September 1969).
* – – – . What Has Government Done To Our Money? Auburn, Ala.: Ludwig von Mises Institute, 1990.
* Simons, Henry C. A Positive Program for Laissez Faire: Some Proposals for a Liberal Economic Policy. Chicago: University of Chicago Press, 1934.
* Welfare Plan of the Church of Jesus Christ of Latter-Day Saints. The General Church Welfare Committee, 1960.
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Link alla prima parte.
Link alla seconda parte.
Link all'articolo originale.
Ciao, grazie per queste pubblicazioni che fate, sempre molto interessanti. Volevo cogliere l'occasione per chiedervi se sapete qualcosa riguardo al fatto che Friedman abbia ritrattato gran parte delle sue idee monetariste negli ultimi anni della sua vita. L'ho letto da qualche parte, ma non ho trovato un riscontro diretto. Voi ne sapete qualcosa?
ReplyDeleteMi risulta che ritrattò solo le sue idee più keynesiane, ma la sostanza rimane.
ReplyDeleteDa Wikipedia:
As a Treasury spokesman in 1942 he advocated a Keynesian policy of taxation, and during this time he helped to invent the payroll withholding tax system, although he later regretted it.[16]
In his autobiography, he comments on "how thoroughly Keynesian I was then".[17] As Friedman grew older he reversed himself; in 2006 he observed, "You know, it's a mystery as to why people think Roosevelt's policies pulled us out of the Depression. The problem was that you had unemployed machines and unemployed people. How do you get them together by forming industrial cartels and keeping prices and wages up?"