Uno dei miei siti favoriti è l'archivio del Marxists Internet Archive (marxists.org). Quei tipi mantengono un'enorme quantità di testi marxisti. In più, forniscono libri ed articoli online essenziali per ogni marxista che si rispetti – così come al misesiano che desideri eseguire qualche ricerca.
Uno di quei libri è opera, nientemeno, di Eugen von Böhm-Bawerk. Proprio così, il sito comprende una versione gratuita del suo Karl Marx e la fine del suo sistema. E danno al libro un equo trattamento con questo sommario:
Scritto nel 1896 per una serie di saggi indipendenti sulla scienza politica, il lavoro di Böhm-Bawerk è considerato una critica classica della teoria economica marxista. Nel Capitale Vol. I, Marx spiegava i profitti del capitale come derivanti dal surplus di valore, lasciando aperto il problema di spiegare come capitalisti con differenti rapporti di lavoro e macchine possono avere profitti simili, una contraddizione da risolvere in ulteriori lavori. Marx, nel Capitale Vol. III, riprende la materia, ma secondo il saggio di Böhm-Bawerk, non risolve logicamente il problema. Egli conclude con una critica del suo contemporaneo, l'interpretazione di Marx di Werner Sombart nel suo saggio, “Zur Kritik des ökonomischen Systems von Karl Marx.”
Ironicamente, mentre il sito sostiene di contenere oltre 8 gigabyte di materiale scritto, questo libro trasforma il resto degli studi marxisti in null'altro che interessanti reliquie del nostro passato. Tuttavia i marxisti vanno avanti sulla stessa strada, proprio come i nostri due partiti principali con il loro continuo rimasticare delle stesse vecchie assurdità economiche. Non deve essere facile essere un ideologo di fronte ad un Böhm-Bawerk o ad un Ron Paul. Naturalmente, le false teorie e un sacco pieno di capri espiatori hanno funzionato per secoli.
Tempo fa ordinai via internet "Riflessioni sulla scarsità" di Edmund Burke, nota icona del conservatorismo anglosassone ma anche ispiratore di Rothbard per quanto riguarda le sue teorie sull'ordine spontaneo e la società naturale.
ReplyDeleteEbbene, con mia enorme sorpresa all'arrivo del pacco mi accorgo che l'editore è nientedimeno che il "Nazifesto". Incuriosito corro subito a leggermi l'introduzione del curatore e vi leggo (più o meno):
Burke rifiuta lo stato come strumento per limitare la scarsità delle risorse e ribadendo la necessità del libero mercato mette a nudo l'ideologia liberale.
In due righe, insomma, una dlle penne migliori (non ricordo il nome) delle pagine economiche del quotidiano comunista dimostra non solo di non avere capito una mazza, ma contraddice quegli stessi presupposti (la libertà degli scambi) che più avanti definisce come complementari della teoria marxista, quando in realtà ne sono la totale e netta negazione.
Forse Reagan, almeno su questo, aveva ragione:
"Il comunista è colui che dice di aver letto Marx, l'anticomunista è chi lo ha compreso".
È la sindrome del credente...
ReplyDelete"È la sindrome del credente..."
ReplyDeleteChe spesso si manifesta con stati febbrili, secchezza delle fauci e capovolgimento della realtà. :)