Wednesday, November 21, 2007

La segreta dei servizi

When all our liberties are gone, there will be nothing left to protect.

(
Andrew Napolitano)
Capita talvolta che, spinti da nuovi eventi traumatici, antichi ricordi particolarmente dolorosi riaffiorino dalle profondità dell'inconscio, là dove per tanti anni li avevamo relegati come si nasconde il sudicio sotto il tappeto. E il dolore del trauma irrisolto ci colpisce nuovamente come allora, stavolta mischiato ad un certo senso di colpa per la verità negata che abbiamo preferito dimenticare.
Un episodio inquietante riporta alla ribalta uno dei tanti "misteri italiani", quello legato al disastro del Moby Prince. Nella notte tra venerdì e sabato sera a Marina di Pisa è stato aggredito un consulente tecnico che si stava occupando della tragedia, in cui morirono 140 persone, il 10 aprile 1991, dopo una collisione con la petroliera Agip Abruzzo. Quattro persone a volto coperto hanno drogato l'uomo, ex paracadutista di 39 anni e l'hanno chiuso nella sua auto, alla quale hanno poi dato fuoco. L'uomo ha ripreso subito i sensi, ed è riuscito a mettersi in salvo.
Non è mia intenzione inoltrarmi nell'indagine su quella tragedia, su quelle 140 (o 144?) vite sacrificate, su quel “porto delle nebbie” in cui la nebbia non c'era. È evidente che da quell'intreccio oscuro di omissioni, menzogne, coperture e doppie lealtà non potremmo mai estrarre la storia vera del rogo della Moby Prince. Nel manifesto del film Tideland, la bambina protagonista siede sulle ramificazioni delle radici di un albero: ma la terra è rovesciata, e il cielo sta in basso: così stiamo noi, “come sugli alberi le foglie”, senza più sapere se il nostro mondo sia sotto il cielo, o sottoterra; senza sapere qual è la realtà.

Preferisco allora riflettere su questo, sull'uomo che ha ceduto la propria libertà credendo di ottenere in cambio la sicurezza, ricevendo invece solo schiavitù e morte. Sull'uomo che, diabolicamente ingannato, ha accettato di rinunciare alla sua individualità, alla possibilità di condurre la propria vita ed alla propria coscienza, lasciandosi ridurre a semplice cellula indistinta nel magmatico corpo dello stato. Esiste, sì, l'organismo sociale, e non come concetto astratto: esso vive, agisce, distrugge, è la bestia apocalittica delle antiche profezie che imperversa nel mondo che un tempo fu dell'uomo. È Cthulhu, il mostro ancestrale nato nei nostri incubi, evocato e liberato dal desiderio di potenza e sopraffazione.

E come noi un tempo possiede una sua volontà, e un inconscio. Una zona grigia sterminata di qui nulla possiamo sapere noi povere cellule, la cui conoscenza è riservata a chi ne occupa i centri nervosi e di controllo, un ricettacolo di orrori nascosti che ogni tanto affiorano con una fiammata assassina, per poi sprofondare di nuovo nell'oscurità di quell'inconscio refrattario ad ogni analisi, ad ogni indagine. Per noi, povere insignificanti monadi del Leviatano, questo inconscio ha un suo nome politicamente corretto: servizi segreti.

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