Friday, August 24, 2007

Il crimine paga

Ora che le armi di sterminio di massa di Saddam e l'esportazione della democrazia si sono rivelate praticamente agli occhi di tutti per quello che erano, delle patetiche menzogne usate per giustificare la guerra e mascherare le sue vere motivazioni, è piuttosto in auge l'idea che la ragione del conflitto sia da cercare nel controllo delle risorse, nel petrolio.

Vediamo alcuni fatti.
Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti (DoD) è il maggior consumatore di petrolio tra le organizzazioni statali negli Stati Uniti e nel mondo.

Il consumo militare di combustibile rende il Dipartimento della Difesa il singolo più grande consumatore di petrolio negli Stati Uniti.

Il consumo militare di combustibile per velivoli, navi, veicoli di terra ed infrastrutture varie rende il DoD il singolo più grande consumatore di petrolio negli Stati Uniti.

Secondo l'Energy Support Center Fact Book 2004 della difesa degli Stati Uniti, durante l'esercizio fiscale 2004, il consumo militare di combustibile degli Stati Uniti è aumentato a 144 milioni di barili. Circa 40 milioni di barili in più rispetto all'uso militare medio in tempo di pace.

A proposito, 144 milioni di barili sono 395.000 barili al giorno, quasi quanto il consumo giornaliero di energia dell'intera Grecia.

L'esercito degli Stati Uniti è il maggior acquirente di petrolio al mondo.

Nell'edizione almanacco del 1999 della pubblicazione Dimensions della Defense Logistic Agency, è stato dichiarato che la DESC (Defense Energy Support Center) ha acquistato più prodotti petroliferi raffinati di qualunque altra singola organizzazione o paese al mondo. Con un preventivo annuale di 3.5 miliardi di dollari, la DESC ottiene ogni anno quasi cento milioni di barili di prodotti petroliferi. Abbastanza combustibile per far viaggiare mille automobili intorno al mondo per 4.620 volte.

Questo budget è molto aumentato negli ultimi anni: il DoD ha speso 8,2 miliardi in energia nell'anno fiscale 2004.

Il GI americano è il soldato che consuma più energia mai visto su un campo di battaglia. [In media, utilizza quasi 40 volte più combustibile dell'iracheno medio]

L'esercito ha calcolato in 40 milioni di galloni di combustibile il costo di tre settimane di combattimento in Iraq, un importo equivalente alla benzina consumata da tutti gli eserciti alleati uniti durante i quattro anni della seconda guerra mondiale.

Ora, la produzione dell'Iraq prima del 1990, era di 3 milioni di barili al giorno, quantità mai più raggiunta negli anni successivi. Anzi, negli ultimi anni, dopo l'invasione del 2003, la produzione è stata in continuo calo, fino ai livelli attuali intorno ai due milioni di barili al giorno. Tutto ciò nonostante 2,7 miliardi di dollari in fondi per la ricostruzione spesi dagli USA nel settore petrolifero. Se la guerra fosse stata progettata per “rubare” il petrolio dell'Iraq, avremmo di fronte il caso più stupido nella storia del crimine. Piuttosto, quella cifra di 2,7 miliardi di dollari dovrebbe far nascere il sospetto, cifra resa possibile solo dalla guerra, fondi che, prima, non erano disponibili.

Nella ricerca delle motivazioni, dei colpevoli, la migliore risorsa è sempre l'antica domanda “cui bono”. La risposta è che la guerra è un mezzo perfetto per trasferire ricchezza nelle tasche di chi la guerra la organizza, ed in quelle dei suoi complici. E se nel processo grandi quantità di ricchezza – per non parlare della ricchezza rappresentata dalle vite umane – vengono distrutte, non è affatto un problema per questi criminali, anzi: è proprio questo il motore del loro guadagno, ogni nuova distruzione è l'occasione per un nuovo bottino, per una nuova rapina ai danni della collettività.

Andate a vedere le cifre stanziate per l'Iraq Investment and Reconstruction Task Force, e confrontatele con i risultati della ricostruzione in Iraq: a Bagdad, la capitale, ancora mancano la luce, l'acqua. Eppure, per garantire queste ed altre fondamentali risorse agli iracheni, i contribuenti americani hanno pagato e continuano a pagare.

La guerra pochi hanno il potere di deciderla, ma tutti la devono pagare.

E la pagano: con le loro vite.

7 comments:

  1. Dimentichi però che ora in Iraq c'è un governo democratico liberamente eletto dal popolo irakeno sovrano.

    (è tutto vero, era scritto sul corriere)

    ainte kai pali apo tin arhì... :-)

    ReplyDelete
  2. Io non ho idea di perché gli Usa abbiano invaso l'Iraq. Non lo so, e non sostengo di sapere queste cose. In fondo, su cosa possiamo basarci? Su semplici congetture complottiste, su dietrologia di bassa lega.

    Tipo questa

    In his Complete Diaries, Vol.II, Page 711, Theodor Herzl, the founder of Zionism, says that the area of the Jewish state stretches: “From the Brook of Egypt to the Euphrates”.

    Rabbi Fischmann, member of the Jewish Agency for Palestine, declared in his testimony to the UN Special Committee of Enquiry on July 9, 1947:

    The Promised Land extends from the River of Egypt to the Euphrates. It includes parts of Syria and Lebanon.


    http://www.marxists.org/history/etol/document/mideast/hidden/map.htm

    ReplyDelete
  3. La guerra è la salute dello Stato

    Randolph Bourne docet.

    Ciao

    ReplyDelete
  4. Bene, vedo che uno ad uno tornano tutti dalle vacanze. Bentornati!

    Tu Mattiuzzo occhio che stai su una brutta china, prendi esempio da Santa che si affida religiosamente alle parole del Corriere.

    ReplyDelete
  5. Ammazzateli tutti, uno alla volta.

    Jason Bourne docet.

    ReplyDelete
  6. Ci siamo persi anche Sick-boy...

    ReplyDelete