Saturday, June 26, 2010

Insegnante in Sei Lezioni

Pubblicato la prima volta su Whole Earth Review dell'autunno 1991, questo articolo di John Taylor Gatto, premiato quello stesso anno come Insegnante dell'Anno dello Stato di New York, rivela impietosamente la vera funzione della scuola: privare i ragazzi della loro individualità e plasmarli perché occupino in futuro una precisa posizione nella piramide sociale.
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Di John Taylor Gatto


Chiamatemi Mr. Gatto, grazie. Ventisei anni fa, non avendo niente di meglio da fare, mi sono messo alla prova con l'insegnamento. La mia licenza mi certifica come istruttore di inglese e letteratura lingua, ma non è affatto quello che faccio. Ciò che insegno è la scuola, e vinco dei premi facendolo.

L'insegnamento significa molte cose diverse, ma sei sono le lezioni comuni da Harlem a Hollywood. Pagate queste lezioni in più modi di quelli che potete immaginare, quindi dovreste pure sapere cosa sono:

La prima lezione che insegno è: “Rimanete nella classe a cui appartenete.” Non so chi decide dove i miei ragazzi appartengono ma non è affar mio. I bambini sono numerati di modo che se uno dovesse sfuggire lo si possa riportare alla giusta classe. Nel corso degli anni la varietà di maniere con cui i bambini vengono numerati è aumentata drammaticamente, fino al punto che è difficile vedere l'essere umano sotto il carico di numeri che ciascuno si porta addosso. La numerazione dei bambini è un grande affare di molto profitto, benché lo scopo per cui è progettato sia evasivo.

Comunque, ancora, non è affar mio. Il mio lavoro è di farlo piacere ai ragazzi – l'essere chiusi dentro insieme, intendo – o come minimo, di farglielo sopportare. Se le cose vanno bene, i ragazzi non riescono ad immaginarsi in qualsiasi altro luogo; invidiano e temono le classi migliori ed hanno disprezzo per le classi più stupide. Così la classe mantiene generalmente un buon ordine di marcia. Questa è la vera lezione di tutte le competizioni truccate come la scuola. Arrivi a capire qual è il tuo posto.

Tuttavia, nonostante il modello generale, faccio lo sforzo per spingere i bambini ai livelli più alti di successo nei test, promettendo loro il trasferimento finale dalle classi di livello più basso come ricompensa. Insinuo che verrà il giorno in cui un datore di lavoro li assumerà in base alle valutazioni del test, anche se la mia propria esperienza è che i datori di lavoro sono (giustamente) indifferenti di fronte a cose simili. Non mento mai spudoratamente, ma sono giunto a capire che la verità e l'insegnamento [scolastico] sono incompatibili.

La lezione delle classi numerate è che non c'è via d'uscita dalla vostra classe a se non con la magia. Senza di essa dovrete rimanere dove vi mettono.

La seconda lezione che insegno ai ragazzi è di accendersi e spegnersi come un interruttore. Chiedo che si lascino coinvolgere completamente nelle mie lezioni, saltando su e giù nei loro banchi con entusiasmo, competendo vigorosamente tra loro per ottenere il mio favore. Ma quando la campanella suona insisto che lascino il lavoro immediatamente e procedo rapidamente al seguente posto di lavoro. Niente di importante viene mai finito nella mia classe né, che io sappia, in qualunque altra classe.

La lezione della campanella è che non vale la pena di finire nessun lavoro, così perché curarsi troppo a fondo di qualcosa? La campanella è la logica segreta del tempo a scuola; il suo argomento è inesorabile; la campanella distrugge il passato e il futuro, convertendo ogni intervallo in routine, come una mappa astratta rende identici ogni fiume o montagna reali anche se non lo sono. La campanella inocula l'indifferenza in ogni impresa.

La terza lezione che insegno è di cedere la vostra volontà ad una predestinata catena di comando. I diritti possono essere dati o tolti, per autorità, senza appello. Come insegnante io intervengo in molte decisioni personali, concedendo un pass per quelle che ritengo legittime, o avviando un confronto disciplinare per i comportamenti che minacciano il mio controllo. I miei giudizi sono duri e saldi, perché l'individualità tenta costantemente di affermarsi nella mia aula. L'individualità è una maledizione per tutti i sistemi di classificazione, una contraddizione della teoria delle classi.

Questi sono alcuni dei modi più comuni con cui si rivela: i bambini sgattaiolano nei bagni per stare un momento da soli con il pretesto di svuotare la vescica; mi ingannano con la scusa che hanno bisogno di un po' d'acqua per avere un momento privato nel corridoio. A volte il libero arbitrio mi appare davanti in bambini arrabbiati, depressi o eccitati da cose fuori dalla mia comprensione. Diritti per cose simili per gli insegnanti non possono esistere; esistono soltanto privilegi, che possono essere ritirati.

La quarta lezione che insegno è che solo io decido il programma che studierete (o meglio, faccio rispettare decisioni trasmesse da chi mi paga). Questo potere mi fa separare immediatamente i bambini buoni da quelli cattivi. Quelli buoni eseguono le mansioni che assegno con un minimo di conflitto e una rispettabile esposizione di entusiasmo. Dei milioni di cose che vale la pena imparare, io decido quelle poche per le quali abbiamo il tempo da dedicarvi. Le scelte sono mie. La curiosità non ha un posto importante nel mio lavoro, la conformità sì.

Quelli cattivi, naturalmente, combattono questo fatto, cercando apertamente o di nascosto di prendere loro le decisioni riguardo cosa imparare. Come potremmo permetterlo e sopravvivere come insegnanti? Fortunatamente ci sono procedure per spezzare la volontà di coloro che resistono.

Questo è un altro modo con cui insegno la lezione della dipendenza. I buoni aspettano che un insegnante dica loro cosa fare. Questa è la lezione più importante di tutte, che dobbiamo aspettare qualcun altro, più preparato di noi, che dia un significato alla nostra vita. Non è un'esagerazione dire che l'intera nostra economia dipende dall'imparare questa lezione. Pensate alle cose che crollerebbero se i ragazzi non fossero istruiti con la lezione della dipendenza: I servizi sociali difficilmente potrebbero sopravvivere, compresa la fiorente industria dell'assistenza; l'intrattenimento commerciale di ogni specie, compresa la televisione, appassirebbe se la gente si ricordasse come divertirsi per conto loro; i servizi di ristoro, i ristoranti ed i fornitori di cibi pronti si ridurrebbero se la gente tornasse a cucinarsi i propri pasti piuttosto che dipendere da sconosciuti che lo fanno per loro. Gran parte della legge, della medicina e dell'ingegneria moderne scomparirebbe allo stesso modo – il commercio dell'abbigliamento pure – se non si riversasse ogni anno fuori dalle nostre scuole un rifornimento garantito di gente impotente. Abbiamo costruito un modo di vivere che dipende dal fatto che le persone facciano ciò che viene detto loro perché non conoscono altra maniera. Per l'amor d'Iddio, non facciamo rovesciare questa barca!

Nella lezione cinque insegno che il vostro amor proprio dovrebbe dipendere dalla misura del vostro valore da parte di un osservatore. I miei ragazzi vengono costantemente valutati e giudicati. Un rapporto mensile, impressionante nella sua precisione, viene spedito alle case degli allievi per diffondere approvazione o segnalare esattamente – fino ad un singolo punto percentuale – quanto i genitori dovrebbero essere insoddisfatti dei loro bambini. Anche se qualcuno potrebbe essere sorpreso da quanto poco tempo o riflessione viene speso per compilare queste annotazioni, il peso cumulativo degli apparentemente obiettivi documenti stabilisce un profilo del difetto che costringe un bambino ad arrivare a determinate decisioni su di sé e sul suo futuro basandosi sul giudizio casuale di sconosciuti.

L'auto-valutazione – l'ingrediente base di tutti i principali sistemi filosofici apparsi sul pianeta – non è mai un fattore in queste cose. La lezione delle pagelle, dei voti e dei test è che i bambini non devono fidarsi di sé stessi o dei loro genitori, ma contare sulla valutazione dei funzionari autorizzati. Alle persone dev'essere detto quel che valgono.

Nella lezione sei insegno ai bambini che sono osservati. Mantengo ogni allievo sotto costante sorveglianza e così fanno i miei colleghi. Non ci sono spazi privati per i bambini; non c'è tempo privato. Il cambiamento di classe dura 300 secondi per mantenere la fraternizzazione promiscua a bassi livelli. Gli allievi sono incoraggiati a sparlare l'uno dell'altro, a sparlare anche dei loro genitori. Naturalmente incoraggio anche i genitori a limare l'indocilità dei loro figli.

Assegno i “compiti a casa” in modo che questa sorveglianza si estenda in seno alla famiglia, dove gli allievi potrebbero altrimenti usare il tempo per imparare qualcosa di non autorizzato, forse da un padre o da una madre, o ascoltando qualche persona più saggia nel vicinato.

La lezione della sorveglianza costante è che nessuno può fidarsi di nessuno, che la segretezza non è legittima. La sorveglianza è un'antica urgenza fra certi influenti pensatori; era una prescrizione fondamentale stabilita da Calvino negli Istituti, da Platone nella Repubblica, da Hobbes, da Comte, da Francis Bacon. Tutti questi uomini senza figli scoprirono la stessa cosa: i bambini devono essere osservati molto attentamente se volete mantenere una società sotto un controllo centrale.

È il grande trionfo dell'istruzione che persino tra i migliori dei miei colleghi insegnanti, e persino tra i migliori genitori, ce ne sia solo un piccolo numero in grado di immaginare un modo diverso di fare le cose. Eppure solo poche generazioni fa le cose erano diverse negli Stati Uniti: l'originalità e la varietà erano valuta comune; la nostra libertà dall'inquadramento aveva fatto di noi il miracolo del mondo; i confini delle classi sociali erano relativamente facili da attraversare; i nostri cittadini erano meravigliosamente sicuri di sé, inventivi e capaci di fare molte cose indipendentemente, di pensare con la propria testa. Eravamo qualcosa come individui, e tutto grazie alle nostre forze.

Bastano soltanto circa 50 ore a contatto per trasmettere il saper leggere e scrivere e far di conto abbastanza bene perché i bambini possano auto-istruirsi da quel momento in poi. I proclami per le “conoscenze di base” è una cortina fumogena dietro cui le scuole si appropriano del tempo dei bambini per dodici anni ed insegnano loro le sei lezioni che vi ho appena insegnato.

Abbiamo avuto una società sempre più sotto controllo centrale negli Stati Uniti fin da appena prima la Guerra Civile: le vite che conduciamo, i vestiti che indossiamo, i cibi che mangiamo ed i segnali verdi delle autostrade che percorriamo da costa a costa sono prodotti di questo controllo centrale. Così anche, io credo, lo sono le epidemie di droga, di suicidi, di divorzi, di violenza, di crudeltà, e la trasformazione delle classi in caste negli Stati Uniti, prodotti della disumanizzazione delle nostre vite, della diminuzione dell'importanza dell'individuo e della famiglia che il controllo centrale impone.

Senza un ruolo del tutto attivo nella vita della comunità non ci si può sviluppare in un essere umano completo. Lo insegnò Aristotele. Aveva sicuramente ragione; guardatevi intorno o guardatevi nello specchio: quella è la dimostrazione.

La “scuola” è un sistema di supporto essenziale per una visione di ingegneria sociale che condanna la maggior parte delle persone ad essere pietre secondarie in una piramide che si riduce ad un punto di controllo mentre sale. La “scuola” è un artificio che fa sembrare inevitabile un tale ordine sociale piramidale (anche se una tale premessa è un fondamentale tradimento della Rivoluzione Americana). Ai tempi delle Colonie e nel primo periodo della Repubblica non avevamo scuole di sorta. Eppure la promessa della democrazia stava cominciando ad essere realizzata. Abbiamo voltato le spalle a questa promessa riportando in vita l'antico sogno dell'Egitto: addestramento obbligatorio alla subordinazione per tutti. La scuola dell'obbligo era il segreto che Platone inserì riluttante nella Repubblica quando stabilì i piani per il totale controllo statale della vita umana.

Il dibattito corrente circa l'opportunità di avere un programma di studi nazionale è falso; ne abbiamo già uno, fissato nelle sei lezioni di cui vi ho parlato più qualcuna che vi ho risparmiato. Questo programma di studi produce paralisi morale ed intellettuale e nessun programma di studi sarà sufficiente per invertire i suoi effetti maligni. Ciò di cui si sta discutendo è del tutto irrilevante.

Niente di tutto ciò è inevitabile, sapete. Niente di tutto ciò è impermeabile al cambiamento. Abbiamo una scelta su come far crescere i giovani; non c'è un modo giusto. Non c'è “competizione internazionale” che costringa la nostra esistenza, per quanto sia difficile persino pensarlo a fronte del costante sbarramento dei media del mito contrario. Per quanto concerne ogni importante aspetto materiale la nostra nazione è autosufficiente. Se avessimo una filosofia non materiale che trova il significato dove è davvero situato – nella famiglia, negli amici, nel passaggio delle stagioni, nella natura, nelle semplici cerimonie e rituali, nella curiosità, nella generosità, nella pietà e nel servizio agli altri, in un'indipendenza ed in una sfera privata rispettabili – allora noi saremmo davvero autosufficienti.

Come hanno fatto ad apparire questi posti terribili, queste “scuole”? Come li conosciamo, sono un prodotto dei due “Terrori Rossi” del 1848 e del 1919, quando interessi potenti temevano una rivoluzione tra i nostri poveri delle industrie e sono parzialmente il risultato della repulsione con cui le famiglie di antico lignaggio vedevano le ondate di immigrazione celtica, slava e latina – e la religione cattolica – dopo il 1845. E certamente una terza causa che ha contributo si può trovare nella repulsione con cui queste stesse famiglie vedevano la libera circolazione degli africani nella società dopo la Guerra Civile.

Riguardate le sei lezioni della scuola. È un addestramento per sottoclassi permanenti, gente che dev'essere privata per sempre della capacità di individuare il centro del proprio genio particolare. Ed è un addestramento tratto dalla sua logica originale: regolamentare i poveri. Dagli anni 20 la crescita della ben articolata burocrazia scolastica, e quella meno visibile di un'orda delle industrie che profittano dall'istruzione esattamente com'è, ha allargato la stretta originaria dell'istruzione per sequestrare anche i figli e le figlie della classe media.

Dovrebbe meravigliare che Socrates si sentì oltraggiato dall'accusa di aver preso dei soldi per insegnare? Anche allora, i filosofi vedevano chiaramente il corso inevitabile che il professionalizzare l'insegnamento avrebbe preso, appropriandosi della funzione dell'istruzione che in una comunità in buona salute appartiene a tutti; appartiene, in effetti, soprattutto a noi stessi, dato che nessun altro si preoccupa tanto del nostro destino. L'insegnamento professionistico tende ad un altro grave errore. Rende difficili cose che sono di per sé facili da imparare, come la lettura, la scrittura e l'aritmetica – insistendo che vengano insegnate con procedure pedagogiche.

Con le lezioni come quelle che io insegno giorno dopo giorno, dovrebbe meravigliare se oggi abbiamo la crisi nazionale che affrontiamo? Giovani indifferenti al mondo adulto ed al futuro; indifferenti a quasi tutto tranne la diversione dei giocattoli e della violenza? Ricchi o poveri, gli scolari non possono concentrarsi su qualcosa per troppo a lungo. Hanno poco senso del tempo passato e futuro; diffidano dell'intimità (come i figli di divorziati che sono in realtà); odiano la solitudine, sono crudeli, materialisti, dipendenti, passivi, violenti, timidi di fronte all'inatteso, dipendenti dalle distrazioni.

Tutte le tendenze periferiche dell'infanzia sono ingrandite in misura grottesca dall'istruzione, il cui programma di studi occulto impedisce l'efficace sviluppo della personalità. Effettivamente, senza sfruttare le paure, l'egoismo e l'inesperienza dei bambini le nostre scuole non potrebbero affatto sopravvivere, né potrei farlo io come insegnante certificato.

“Pensiero critico” è un termine che sentiamo frequentemente in questi giorni come forma di addestramento che annunzierà un nuovo giorno per la scuola di massa. Sarebbe certamente così, se mai dovesse succedere. Nessuna scuola comune che abbia davvero osato insegnare l'uso della dialettica, dell'euristica e di altri strumenti delle menti libere non è durata un anno senza essere fatta a pezzi.

Gli insegnanti istituzionali sono distruttivi per lo sviluppo dei bambini. Nessuno sopravvive indenne al programma di studi in Sei Lezioni, neppure gli istruttori. Il metodo è profondamente anti-educativo. Nessuna pezza potrà aggiustarlo. In una delle grandi ironie degli affari umani, la massiccia revisione che le scuole richiedono costerebbe così tanto di meno di quello che stiamo spendendo ora che non è probabile che accada. Prima di tutto, quello di cui faccio parte è un business di posti di lavoro e contratti d'affitto. Non possiamo permetterci di risparmiare soldi, neppure per aiutare i bambini.

Al passaggio a cui siamo giunti storicamente, e dopo 26 anni di insegnamento, devo concludere che una delle uniche alternative all'orizzonte per la maggior parte delle famiglie è di insegnare ai propri bambini in casa. Le scuole piccole, de-istituzionalizzate, sono un'altra. Qualche forma di sistema di mercato per l'istruzione pubblica è il luogo più probabile per cercare delle risposte. Ma la quasi impossibilità di queste cose per le famiglie spaccate dei poveri, e per troppe persone ai bordi della classe economica media, lascia prevedere che il disastro delle scuole delle Sei Lezioni probabilmente continuerà.

Dopo una vita adulta passata insegnando la scuola credo che il metodo di istruzione sia l'unico contenuto reale che abbia. Non fatevi ingannare dal pensiero che i buoni programmi di studi o i buoni insegnanti o le buone attrezzature siano i fattori determinanti nella giornata di scuola dei vostri figli. Tutte le patologie che abbiamo considerato si verificano in larga misura perché le lezioni scolastiche impediscono ai bambini di mantenere appuntamenti importanti con loro stessi e le loro famiglie, di imparare le lezioni dell'auto-motivazione, della perseveranza, della fiducia in sé stessi, del coraggio, della dignità e dell'amore – e, naturalmente, le lezioni del servizio agli altri, che sono fra le lezioni chiave della vita domestica.

Trent'anni fa queste cose potevano ancora essere imparate nel tempo lasciato dopo la scuola. Ma la televisione ha divorato la maggior parte di quel tempo, e una combinazione di televisione e degli sforzi peculiari delle famiglie a doppio reddito o con un solo genitore ha inghiottito la maggior parte del tempo della famiglia. Ai nostri ragazzi non rimane tempo per crescere come esseri umani completi, ed hanno soltanto terreni incolti dove farlo.

Un futuro sta scorrendo giù veloce sulla nostra coltura che richiederà che tutti noi impariamo la saggezza dell'esperienza non materiale; questo futuro richiederà, come prezzo della sopravvivenza, che seguiamo un ritmo di vita naturale economico nei suoi costi materiali. Queste lezioni non possono essere imparate nelle scuole così come sono. La scuola è come cominciare la vita con una sentenza di 12 anni di prigione in cui le cattive abitudini sono l'unico programma di studi davvero imparato. Insegno a scuola e vinco dei premi facendolo. Dovrei saperlo.

6 comments:

  1. Ciao Pax

    Articolo tremendamente lucido questo di Gatto ( avevo già letto, probabilmente
    tradotto da altri, questa denuncia, ma purtroppo non ricordo dove).

    In questa parte:

    “Pensiero critico” è un termine che sentiamo frequentemente in questi giorni come forma di addestramento che annunzierà un nuovo giorno per la scuola di massa. Esso certamente volontà, se accade mai. Nessuna scuola comune che abbia davvero osato insegnare l'uso della dialettica, dell'euristica e di altri strumenti delle menti libere non è durata un anno senza essere fatta a pezzi.

    c'è questa espressione:

    "Esso certamente volontà, se accade mai"

    che mi disorienta ( mi sembra un errore di traduzione, non riletto).
    Anche se ad intuito, la sostituirei con

    " non contateci assolutamente che qualcuno vi insegni ad esercitarlo"

    non son sicuro che (sono certo che non) "suoni bene" con la prosa del prof. Gatto.

    Ne potresti scrivere una traduzione più adeguata?

    Ti ringrazio dell'attenzione.
    ( e di tutti gli articoli qui pubblicati che sono riuscito a leggere)

    effeviemme

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  2. Sì, era un errore che mi era sfuggito. La frase era: "It certainly will, if it ever happens."

    L'ho corretto nel testo, grazie della segnalazione.

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  3. Ciao a tutti:
    finalmente qualcuno che afferma che la scuola non ti "insegna a pensare con la tua testa."
    Davide71

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  4. Non so perchè, ma l'articolo di Gatto m'ha ricordato il testo di questa canzone:

    http://www.youtube.com/watch?v=FjV8SHjHvHk

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  5. interessante questo articolo...
    la scuola vista come un campo disciplinare con regole precise, ferrea e spietata come l'insegnamento può arrivare ad essere, la scuola del domani non prevede sentimentalismi.

    Ciao son tornata :-)
    Chapù

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