Semplicemente la storia di un soldato, di tutti i soldati, dall'inimitabile Fred Reed.
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Di Fred Reed
Era cresciuto tra i boschi e i fiumi della contea, pescando e nuotando e cacciando sotto immensi cieli azzurri e guidando come un pazzo la sua auto sgangherata e rotolandosi sul muschio con la sua ragazza e guardando i rami in alto abbracciare il cielo e meravigliandosi come fanno i giovani della stranezza della vita, e la guerra scoppiò in un lontano paese. Non importa quale paese. Semplicemente un paese.
Suo padre, un uomo rabbioso che emetteva il puzzo ripugnante del patriottismo, disse che il suo dovere era di diventare un soldato e di uccidere chi stava nel lontano paese, dovunque fosse. Suo padre non lo sapeva né se ne curava granché. Non importava. Qualcuno lo sapeva. Un uomo deve fare quel che deve fare. Sarebbe stata una grande avventura, gli disse uno zio.
Si arruolò. Nel calore umido e doloroso di uno stato caldo prese l'equipaggiamento e del dentifricio e dei vestiti verdi dal magazzino ed imparò a marciare in quadrato mentre un sergente diceva sinìs-des-sinìs-des. Sentiva quel senso di potere e di invincibilità ispirato dal cameratismo ritmico con il passo cadenzato degli stivali. Imparò a usare granate e lanciafiamme ed il giusto posizionamento della baionetta in un rene. Imparò l'obbedienza e varie forme di probabile suicidio, ma era per il suo paese, dulce et decorum est e cantava marciando feroci ritornelli. Se muoio sul fronte russo, seppellitemi con una fica russa, sinìs-des-sinìs-des. Era una grande avventura, che faceva appello alla volontà disperata di un giovane maschio di sfidare l'esistenza, attraversare le montagne, vedere il drago, vincere. I colonnelli al campo di addestramento l'avevano calcolato bene.
Sentiva il romanticismo e la varietà e l'assurdità che gli uomini amano nell'esercito in tempo di pace, ed ascoltava le storie che i soldati raccontano nei bar. Vedi, eravamo a Tijuana al Blue Fox e Murphy si stava godendo una lap dance di quella senorita con due fottutissimi meloni, voglio dire quelle tettone non volevano saperne di stare ferme e questo gufo vola dentro, cioè un qualche fottuto uccello, e lei strilla e cade su Murphy e… Sentiva la libertà di essere lontano dalla contea, in bar selvaggi di cui nessuno laggiù a casa aveva mai sentito parlare. Era la vita.
Poi fu a tarda notte sull'asfalto dell'aeroporto, in partenza per il lontano paese di cui non sapeva nulla. Il vento fischiava e la turbolenza sapeva di cherosene e lui era in forma e notava appena il peso del suo zaino. I trasporti pesanti rombavano avanti e indietro, caricando le truppe. Assaporò una nuova frase, FMF WesPac. La Flotta della Forza dei Marines del Pacifico Occidentale, vibrante degli appelli ormonali di eserciti in marcia, di legioni straniere e di Marcus Aurelius sulla linea del Reno-Danubio, benché non ne avesse sentito mai parlare, ma faceva parte degli enormi eventi che accadono nella notte.
Il primo giorno in quel paese andò alla sua postazione in una terra sperduta, in un convoglio di blindati aperti. Il calore e la gente strana lungo la strada lo rallegravano ed era davvero, assolutamente lontano dalla contea e assorbiva tutto con gli occhi spalancati e la mina esplose sotto il primo camion e l'autista atterrò sulla strada gridando, le sue gambe andate. Le mine lo fanno. I marines corsero da lui e dicevano Gesù, oh Gesù. Cazzo. Cazzo, Cazzo, Cazzo. Chiamate un medico. Oh merda. Oh Gesù. Le grida finirono, essendo quella la natura delle arterie femorali.
Tre mesi passarono. Ora odiava la gente del lontano paese, benché ancora non ne sapesse nulla. I soldati odiano. Aveva ucciso dei soldati nemici ed alcuni che avrebbero potuto essere dei soldati nemici e poi altri che sapeva non esserlo ma che erano nel posto sbagliato dopo che il suo plotone aveva perso degli uomini per mano di un cecchino. Non lo interessava, non per quanto ne sapeva. I morti era solo morti, e allora? Odiava quegli odiosi scarafaggi in ogni caso. Bruciali. Bruciali tutti. Fagli sputare l'anima. Non aveva mai sentito parlare degli Albigesi, ma i soldati sono tutti uguali.
Un giorno il plotone si avvicinò ad una città e un cecchino fece fuoco contro di loro. “Brucialo” disse il tenente, che odiava gli indigeni. Dieci minuti più tardi trentasette abitanti erano morti ed il reporter che era lì aveva fotografato tutto. Le immagini fecero il giro del mondo. Il plotone non sapeva perché erano stati scelti. Se gli abitanti non vogliono essere colpiti, non dovrebbero lasciar entrare dei ribelli armati nel loro villaggio. Nei quartieri di mille legioni, i membri dissero che la guerra è guerra, la gente si fa male. Te lo devi aspettare. I giornalisti sono vigliacchi, rossi, idealisti non realistici. Dobbiamo liberare le truppe, lasciarle vincere.
Gli ufficiali, sapendo che i reporter erano il più pericoloso dei loro nemici, dissero che non era successo, che in realtà era stato il nemico, che era un evento isolato e che ci sarebbe stata un'inchiesta. Il generale in comando di ciò che in modo interessante veniva chiamato “il teatro” aveva aspirazioni presidenziali e così sacrificò il tenente, che alla fine ricevette tre mesi di arresti domiciliari.
Il soldato della contea ce l'aveva quasi fatta. Si stava avvicinando al congedo, determinato dal tempo di gestazione della gonorrea, quando il suo camion colpì la mina. Niente di nuovo. Uomini agonizzanti, ossa esposte, polmoni schiacciati e i morenti che invocavano gridando la trinità dei feriti gravi, moglie madre e acqua. Questa volta il soldato della contea era mezzo sventrato.
Era una grande avventura, comunque.
Nell'ospedale da campo in cui gli rimossero un tratto dell'intestino, vide molte cose. Vide il soldato con la mascella fracassata alimentato attraverso un tubo nel naso. Vide una ragazza del Tennessee di diciassette anni che guardava il suo fidanzato, completamente cieco, la sua faccia una poltiglia spaventosa che avrebbe disgustato una larva.
Johnny… Johnny… oh Johnny.
Lasciò l'ospedale con il sacchetto della colostomia e le istruzioni di non mangiare mai niente di ciò che gli piaceva. Alle donne non piacciono i sacchetti della colostomia, così aveva molto tempo a sua disposizione. Leggeva. Pensava. Arrivò ad odiare, odiare con un'intensità rabbrividente che innervosiva i suoi amici, che impararono a non parlare della guerra. Come tutti i soldati da prima che il tempo esistesse, imparò che la guerra non è tutte quelle cose nobili che si suppone essere, dio e patria e democrazia, ma soldi, potere, appalti e gli ego degli uomini che, per il principio per cui la merda galleggia, rimangono sempre in alto. Per il resto della sua vita avrebbe voluto davvero, assolutamente uccidere.
Aveva fatto una lunga strada dalla contea. Era stata una grande avventura.
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Di Fred Reed
Era cresciuto tra i boschi e i fiumi della contea, pescando e nuotando e cacciando sotto immensi cieli azzurri e guidando come un pazzo la sua auto sgangherata e rotolandosi sul muschio con la sua ragazza e guardando i rami in alto abbracciare il cielo e meravigliandosi come fanno i giovani della stranezza della vita, e la guerra scoppiò in un lontano paese. Non importa quale paese. Semplicemente un paese.
Suo padre, un uomo rabbioso che emetteva il puzzo ripugnante del patriottismo, disse che il suo dovere era di diventare un soldato e di uccidere chi stava nel lontano paese, dovunque fosse. Suo padre non lo sapeva né se ne curava granché. Non importava. Qualcuno lo sapeva. Un uomo deve fare quel che deve fare. Sarebbe stata una grande avventura, gli disse uno zio.
Si arruolò. Nel calore umido e doloroso di uno stato caldo prese l'equipaggiamento e del dentifricio e dei vestiti verdi dal magazzino ed imparò a marciare in quadrato mentre un sergente diceva sinìs-des-sinìs-des. Sentiva quel senso di potere e di invincibilità ispirato dal cameratismo ritmico con il passo cadenzato degli stivali. Imparò a usare granate e lanciafiamme ed il giusto posizionamento della baionetta in un rene. Imparò l'obbedienza e varie forme di probabile suicidio, ma era per il suo paese, dulce et decorum est e cantava marciando feroci ritornelli. Se muoio sul fronte russo, seppellitemi con una fica russa, sinìs-des-sinìs-des. Era una grande avventura, che faceva appello alla volontà disperata di un giovane maschio di sfidare l'esistenza, attraversare le montagne, vedere il drago, vincere. I colonnelli al campo di addestramento l'avevano calcolato bene.
Sentiva il romanticismo e la varietà e l'assurdità che gli uomini amano nell'esercito in tempo di pace, ed ascoltava le storie che i soldati raccontano nei bar. Vedi, eravamo a Tijuana al Blue Fox e Murphy si stava godendo una lap dance di quella senorita con due fottutissimi meloni, voglio dire quelle tettone non volevano saperne di stare ferme e questo gufo vola dentro, cioè un qualche fottuto uccello, e lei strilla e cade su Murphy e… Sentiva la libertà di essere lontano dalla contea, in bar selvaggi di cui nessuno laggiù a casa aveva mai sentito parlare. Era la vita.
Poi fu a tarda notte sull'asfalto dell'aeroporto, in partenza per il lontano paese di cui non sapeva nulla. Il vento fischiava e la turbolenza sapeva di cherosene e lui era in forma e notava appena il peso del suo zaino. I trasporti pesanti rombavano avanti e indietro, caricando le truppe. Assaporò una nuova frase, FMF WesPac. La Flotta della Forza dei Marines del Pacifico Occidentale, vibrante degli appelli ormonali di eserciti in marcia, di legioni straniere e di Marcus Aurelius sulla linea del Reno-Danubio, benché non ne avesse sentito mai parlare, ma faceva parte degli enormi eventi che accadono nella notte.
Il primo giorno in quel paese andò alla sua postazione in una terra sperduta, in un convoglio di blindati aperti. Il calore e la gente strana lungo la strada lo rallegravano ed era davvero, assolutamente lontano dalla contea e assorbiva tutto con gli occhi spalancati e la mina esplose sotto il primo camion e l'autista atterrò sulla strada gridando, le sue gambe andate. Le mine lo fanno. I marines corsero da lui e dicevano Gesù, oh Gesù. Cazzo. Cazzo, Cazzo, Cazzo. Chiamate un medico. Oh merda. Oh Gesù. Le grida finirono, essendo quella la natura delle arterie femorali.
Tre mesi passarono. Ora odiava la gente del lontano paese, benché ancora non ne sapesse nulla. I soldati odiano. Aveva ucciso dei soldati nemici ed alcuni che avrebbero potuto essere dei soldati nemici e poi altri che sapeva non esserlo ma che erano nel posto sbagliato dopo che il suo plotone aveva perso degli uomini per mano di un cecchino. Non lo interessava, non per quanto ne sapeva. I morti era solo morti, e allora? Odiava quegli odiosi scarafaggi in ogni caso. Bruciali. Bruciali tutti. Fagli sputare l'anima. Non aveva mai sentito parlare degli Albigesi, ma i soldati sono tutti uguali.
Un giorno il plotone si avvicinò ad una città e un cecchino fece fuoco contro di loro. “Brucialo” disse il tenente, che odiava gli indigeni. Dieci minuti più tardi trentasette abitanti erano morti ed il reporter che era lì aveva fotografato tutto. Le immagini fecero il giro del mondo. Il plotone non sapeva perché erano stati scelti. Se gli abitanti non vogliono essere colpiti, non dovrebbero lasciar entrare dei ribelli armati nel loro villaggio. Nei quartieri di mille legioni, i membri dissero che la guerra è guerra, la gente si fa male. Te lo devi aspettare. I giornalisti sono vigliacchi, rossi, idealisti non realistici. Dobbiamo liberare le truppe, lasciarle vincere.
Gli ufficiali, sapendo che i reporter erano il più pericoloso dei loro nemici, dissero che non era successo, che in realtà era stato il nemico, che era un evento isolato e che ci sarebbe stata un'inchiesta. Il generale in comando di ciò che in modo interessante veniva chiamato “il teatro” aveva aspirazioni presidenziali e così sacrificò il tenente, che alla fine ricevette tre mesi di arresti domiciliari.
Il soldato della contea ce l'aveva quasi fatta. Si stava avvicinando al congedo, determinato dal tempo di gestazione della gonorrea, quando il suo camion colpì la mina. Niente di nuovo. Uomini agonizzanti, ossa esposte, polmoni schiacciati e i morenti che invocavano gridando la trinità dei feriti gravi, moglie madre e acqua. Questa volta il soldato della contea era mezzo sventrato.
Era una grande avventura, comunque.
Nell'ospedale da campo in cui gli rimossero un tratto dell'intestino, vide molte cose. Vide il soldato con la mascella fracassata alimentato attraverso un tubo nel naso. Vide una ragazza del Tennessee di diciassette anni che guardava il suo fidanzato, completamente cieco, la sua faccia una poltiglia spaventosa che avrebbe disgustato una larva.
Johnny… Johnny… oh Johnny.
Lasciò l'ospedale con il sacchetto della colostomia e le istruzioni di non mangiare mai niente di ciò che gli piaceva. Alle donne non piacciono i sacchetti della colostomia, così aveva molto tempo a sua disposizione. Leggeva. Pensava. Arrivò ad odiare, odiare con un'intensità rabbrividente che innervosiva i suoi amici, che impararono a non parlare della guerra. Come tutti i soldati da prima che il tempo esistesse, imparò che la guerra non è tutte quelle cose nobili che si suppone essere, dio e patria e democrazia, ma soldi, potere, appalti e gli ego degli uomini che, per il principio per cui la merda galleggia, rimangono sempre in alto. Per il resto della sua vita avrebbe voluto davvero, assolutamente uccidere.
Aveva fatto una lunga strada dalla contea. Era stata una grande avventura.
Estremamente forte, estremamente esplicativo, grazie Pax per averlo pubblicato, quando un mio amico mi dirà di volersi arruolare saprò cosa fargli leggere.
ReplyDeleteFLOH