Che senso ha scandalizzarsi di fronte all'ennesima prova video dei crimini di guerra degli agenti dello stato, si chiede giustamente Butler Shaffer, quando abbiamo accettato in primo luogo la logica disumanizzante delle istituzioni, quella logica per cui il nostro essere e le nostre aspirazioni devono necessariamente passare in secondo piano rispetto agli “alti scopi” della mistica istituzionale?
Gli allegri massacratori di Bagdad (e di My Lai, Kabul, e di mille altri luoghi) non sono che la conseguenza ultima di un meccanismo che noi stessi mettiamo in moto con la nostra sottomissione ed adesione. Non sono altro da noi, sono parte di noi, dal momento che abbiamo accettato di non essere noi stessi ma semplicemente una parte di quella macchina chiamata stato.
___________________________
Di Butler Shaffer
“L'attaccamento è il grande fabbricatore d'illusioni; chi vuole il reale dev'essere distaccato.”
~ Simone Weil
Se qualcuno non ha visto il video dell'attacco dell'elicottero americano del 12 luglio 2007 che ha provocato la morte di civili iracheni disarmati e di due reporter della Reuters, può guardarlo su YouTube. Dopo mesi di richieste della Reuters per questo video – seguite dai rifiuti dell'esercito – WikiLeaks ha ricevuto una copia da una fonte sconosciuta. La rivelazione di questa atrocità ha subito suscitato critiche non solo della pratica, ma della mentalità di soldati in grado di eseguire con tanto ardore e allegria un tale massacro di innocenti. Anche lo sparare a dei bambini non ha prodotto alcun apparente effetto negativo sui soldati. Una delle migliori analisi di questo atto diabolico è stata offerta da Karen Kwiatkowski.
In che modo tale depravazione morale non solo si verifica, ma diventa così pervasiva nel nostro mondo? Le occasionali registrazioni di un tale comportamento sfiorano soltanto la superficie della depravazione istituzionalizzata. Rodney King è stata la prima persona brutalizzata dagli agenti di polizia? I civili erano al sicuro dall'omicidio stile esecuzione prima del massacro di My Lai? Le rivelazioni su Abu Ghraib riguardavano i primi atti di tortura esercitati da soldati americani su prigionieri civili? In ciascuno di questi eventi – senza dubbio un precedente che sarà seguito per l'attuale mitragliamento criminale di iracheni – furono scelti per la punizione uno o più capri espiatori, in modo da distanziare la brutalità delle loro azioni dalla più pervasiva disumanità inerente nelle istituzioni per le quali agirono.
Il tema centrale dei miei scritti è stato di dimostrare che permettere agli scopi istituzionali di rimpiazzare i nostri è stato distruttivo per la vita, la libertà, la pace e, infine, per la civiltà. A lungo abbiamo camminato su un filo fra la nostra esigenza di organizzazione sociale – come metodo per soddisfare vari reciproci bisogni – ed il diventare così attratti dai sistemi che servono i nostri interessi da volerli rendere permanenti. Ci muoviamo impercettibile da associazioni che controlliamo nell'inseguire i nostri fini, verso organizzazioni che si trasformano in fini in sé, e che ci controllano per promuovere i loro interessi. Quando questo accade, l'organizzazione informale si è trasformata in un'istituzione. Ho analizzato questo processo più compiutamente nel mio libro Calculated Chaos.
Un'istituzione non è più un conveniente strumento per il nostro reciproco beneficio, ma un fine in sé; la sua propria raison d'être. Vive di vita propria, una vita che differisce da, e usurpa, i nostri scopi. Poiché possono funzionare e sopravvivere soltanto attraverso l'uso delle persone, le istituzioni richiedono agli esseri umani di identificarsi con esse. A questo scopo sono state stabilite le scuole del governo, il cui scopo primario è sempre stato di condizionare le giovani menti alla necessità e l'opportunità dello schema istituzionale delle cose. Con le parole di Ivan Illich, “[l]a scuola è quell'agenzia di pubblicità che vi fa credere di aver bisogno della società così com'è.” Le scuole inoltre ci aiutano ad imparare a cercare carriere significative e ben pagate all'interno delle gerarchie istituzionali.
Quando ci identifichiamo con, e ci attacchiamo a queste entità istituzionali, assorbiamo i loro valori; i loro scopi; il loro modus operandi. Tale pratica di attaccamento può essere paragonata ad un cancro che metastatizza la nostra essenza. Nel processo veniamo disumanizzati, dato che le istituzioni non hanno anima; né emozioni; né senso spirituale, morale, o intuitivo. Né esse piangono, sanguinano, amano, o provano esaltazione. Sono macchine e, come tutte le macchine, funzionano solamente in base alla meccanica, ai processi lineari ed ai fini materiali. Quando siamo istituzionalizzati, diventiamo poco più che robot – servomeccanismi – che funzionano in risposta come siamo stati programmati a fare.
Le dimensioni emozionale e spirituale che fanno di noi degli uomini non hanno alcun valore per le istituzioni che, in tempi di trasgressione politica, ci invitano a sopprimere tali sentimenti. Qualsiasi cosa non materiale è immateriale per i membri dell'ordine istituzionale. Al posto di profondi principi filosofici, le istituzioni hanno politiche; il loro senso di “significato” consiste soltanto nel perpetuarsi aumentando il proprio potere e ricchezza materiale. Per tali entità, gli esseri umani hanno valore soltanto come risorse fungibili da sfruttare in nome dei fini istituzionali.
Sarebbe facile condannare i soldati che hanno eseguito tale massacro come esseri “malvagi” o “depravati” o “pazzi.” Questo è il modo in cui a lungo ci siamo abituati a sopprimere ogni consapevolezza del “lato oscuro” del nostro incoscio. In modo simile abbiamo isolato noi stessi dagli Hitler, Stalin, Mao Tse-Tung, Pol Pot e da altri tiranni, lasciandoci con la confortante sensazione di non avere niente in comune con loro. Ma la storia ci informa – se soltanto volessimo guardare – che, una volta che ci siamo identificati con qualsiasi scopo oltre noi stessi, diventiamo capaci delle peggiori forme di trasgressione. Come sarebbe possibile se no che degli uomini altrimenti rispettabili partecipino ad un linciaggio?
Lo stato – un'istituzione che è definita come un ente che gode del monopolio sull'uso della violenza – è particolarmente attraente per gli uomini e le donne il cui “lato oscuro” è più vicino alla superficie di quello di persone più tolleranti e più pacifiche. Quando lo stato eccita questo “lato oscuro” – cosa che fa specialmente in tempo di guerra, la qualità che condusse Randolph Bourne ad identificare la guerra come “la salute dello stato” – uomini e donne altrimenti rispettabili possono trasformarsi in agenti di una selvaggia brutalità. Quando le loro azioni omicide sono eseguite in nome dello stato – con cui la maggior parte delle persone si identifica – le loro azioni acquistano un alone di legittimità che non avrebbero ottenuto in altre circostanze; una distinzione che impedirebbe loro di diventare dei serial killer mentre tornano a casa.
L'identificazione con lo stato, in altre parole, ha la capacità di trasformarci in sociopatici. Non è che lo stato faccia questo a noi, ma è la nostra volontà di attaccarci a delle entità esterne – ed ai valori su cui si basano – a separarci dalla nostra essenza interiore. Questo si applica non solo ai piloti degli elicotteri da guerra sopra Bagdad, ma anche alle più visibili figure politiche come Madeleine Albright – che difese le sue politiche dell'era Clinton che provocarono la morte di 500.000 bambini iracheni – e Janet Reno, che difese il suo massacro di uomini, donne e bambini davidiani a Waco. L'applicazione più recente di questa dinamica si trova nell'entusiasmo mostrato da George W. Bush nel dare inizio a guerre preventive contro il resto del mondo e dell'apparente volontà di Barack Obama di utilizzare le armi nucleari nei futuri attacchi preventivi, così come di assassinare dei cittadini americani.
Le persone disposte ad abbracciare – o persino a tollerare – un tale comportamento asociale, hanno perso ogni contatto con ciò che significa essere umani; hanno perso la loro anima. Nessun prestito federale; nessun aumento del Dow Jones, o diminuzione del livello di disoccupazione, annullerà questa perdita. Né potrebbe essere – promulgato un “pacchetto di stimolo” – con o senza sostegno bipartisan – per ristabilire l'integrità personale da lungo tempo perduta.
Ci fu un tempo, molti decenni fa, quando la forza bruta – specialmente quando usata dalla polizia e dagli agenti militari dello stato – se non condannata, faceva almeno aggrottare le sopracciglia agli uomini ed alle donne rispettabili. Il livello di soglia per tali pratiche continua ad abbassarsi progressivamente. Un contributo importante alla sconfitta di Barry Goldwater nella campagna presidenziale del 1964, fu l'infondato timore che avrebbe potuto essere disposto a utilizzare le armi nucleari nella guerra del Vietnam. Oggi, la volontà di Bush ed Obama di iniziare una guerra nucleare non ha suscitato proteste di qualche rilievo nella maggior parte degli americani, che sembrano preferire la “speranza” (ovvero, il pio desiderio) sopra la “comprensione” intelligente come modo per rendere il mondo libero, pacifico e produttivo.
Quando John McCain, candidato presidenziale conservatore nel 2008, può raccogliere quasi 60.000.000 di voti con la sua danza sociopatica “bomb, bomb, bomb Iran,” dovremmo essere scioccati dal comportamento da macellai di alcuni piloti d'elicottero americano?
Gli allegri massacratori di Bagdad (e di My Lai, Kabul, e di mille altri luoghi) non sono che la conseguenza ultima di un meccanismo che noi stessi mettiamo in moto con la nostra sottomissione ed adesione. Non sono altro da noi, sono parte di noi, dal momento che abbiamo accettato di non essere noi stessi ma semplicemente una parte di quella macchina chiamata stato.
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Di Butler Shaffer
“L'attaccamento è il grande fabbricatore d'illusioni; chi vuole il reale dev'essere distaccato.”
~ Simone Weil
Se qualcuno non ha visto il video dell'attacco dell'elicottero americano del 12 luglio 2007 che ha provocato la morte di civili iracheni disarmati e di due reporter della Reuters, può guardarlo su YouTube. Dopo mesi di richieste della Reuters per questo video – seguite dai rifiuti dell'esercito – WikiLeaks ha ricevuto una copia da una fonte sconosciuta. La rivelazione di questa atrocità ha subito suscitato critiche non solo della pratica, ma della mentalità di soldati in grado di eseguire con tanto ardore e allegria un tale massacro di innocenti. Anche lo sparare a dei bambini non ha prodotto alcun apparente effetto negativo sui soldati. Una delle migliori analisi di questo atto diabolico è stata offerta da Karen Kwiatkowski.
In che modo tale depravazione morale non solo si verifica, ma diventa così pervasiva nel nostro mondo? Le occasionali registrazioni di un tale comportamento sfiorano soltanto la superficie della depravazione istituzionalizzata. Rodney King è stata la prima persona brutalizzata dagli agenti di polizia? I civili erano al sicuro dall'omicidio stile esecuzione prima del massacro di My Lai? Le rivelazioni su Abu Ghraib riguardavano i primi atti di tortura esercitati da soldati americani su prigionieri civili? In ciascuno di questi eventi – senza dubbio un precedente che sarà seguito per l'attuale mitragliamento criminale di iracheni – furono scelti per la punizione uno o più capri espiatori, in modo da distanziare la brutalità delle loro azioni dalla più pervasiva disumanità inerente nelle istituzioni per le quali agirono.
Il tema centrale dei miei scritti è stato di dimostrare che permettere agli scopi istituzionali di rimpiazzare i nostri è stato distruttivo per la vita, la libertà, la pace e, infine, per la civiltà. A lungo abbiamo camminato su un filo fra la nostra esigenza di organizzazione sociale – come metodo per soddisfare vari reciproci bisogni – ed il diventare così attratti dai sistemi che servono i nostri interessi da volerli rendere permanenti. Ci muoviamo impercettibile da associazioni che controlliamo nell'inseguire i nostri fini, verso organizzazioni che si trasformano in fini in sé, e che ci controllano per promuovere i loro interessi. Quando questo accade, l'organizzazione informale si è trasformata in un'istituzione. Ho analizzato questo processo più compiutamente nel mio libro Calculated Chaos.
Un'istituzione non è più un conveniente strumento per il nostro reciproco beneficio, ma un fine in sé; la sua propria raison d'être. Vive di vita propria, una vita che differisce da, e usurpa, i nostri scopi. Poiché possono funzionare e sopravvivere soltanto attraverso l'uso delle persone, le istituzioni richiedono agli esseri umani di identificarsi con esse. A questo scopo sono state stabilite le scuole del governo, il cui scopo primario è sempre stato di condizionare le giovani menti alla necessità e l'opportunità dello schema istituzionale delle cose. Con le parole di Ivan Illich, “[l]a scuola è quell'agenzia di pubblicità che vi fa credere di aver bisogno della società così com'è.” Le scuole inoltre ci aiutano ad imparare a cercare carriere significative e ben pagate all'interno delle gerarchie istituzionali.
Quando ci identifichiamo con, e ci attacchiamo a queste entità istituzionali, assorbiamo i loro valori; i loro scopi; il loro modus operandi. Tale pratica di attaccamento può essere paragonata ad un cancro che metastatizza la nostra essenza. Nel processo veniamo disumanizzati, dato che le istituzioni non hanno anima; né emozioni; né senso spirituale, morale, o intuitivo. Né esse piangono, sanguinano, amano, o provano esaltazione. Sono macchine e, come tutte le macchine, funzionano solamente in base alla meccanica, ai processi lineari ed ai fini materiali. Quando siamo istituzionalizzati, diventiamo poco più che robot – servomeccanismi – che funzionano in risposta come siamo stati programmati a fare.
Le dimensioni emozionale e spirituale che fanno di noi degli uomini non hanno alcun valore per le istituzioni che, in tempi di trasgressione politica, ci invitano a sopprimere tali sentimenti. Qualsiasi cosa non materiale è immateriale per i membri dell'ordine istituzionale. Al posto di profondi principi filosofici, le istituzioni hanno politiche; il loro senso di “significato” consiste soltanto nel perpetuarsi aumentando il proprio potere e ricchezza materiale. Per tali entità, gli esseri umani hanno valore soltanto come risorse fungibili da sfruttare in nome dei fini istituzionali.
Sarebbe facile condannare i soldati che hanno eseguito tale massacro come esseri “malvagi” o “depravati” o “pazzi.” Questo è il modo in cui a lungo ci siamo abituati a sopprimere ogni consapevolezza del “lato oscuro” del nostro incoscio. In modo simile abbiamo isolato noi stessi dagli Hitler, Stalin, Mao Tse-Tung, Pol Pot e da altri tiranni, lasciandoci con la confortante sensazione di non avere niente in comune con loro. Ma la storia ci informa – se soltanto volessimo guardare – che, una volta che ci siamo identificati con qualsiasi scopo oltre noi stessi, diventiamo capaci delle peggiori forme di trasgressione. Come sarebbe possibile se no che degli uomini altrimenti rispettabili partecipino ad un linciaggio?
Lo stato – un'istituzione che è definita come un ente che gode del monopolio sull'uso della violenza – è particolarmente attraente per gli uomini e le donne il cui “lato oscuro” è più vicino alla superficie di quello di persone più tolleranti e più pacifiche. Quando lo stato eccita questo “lato oscuro” – cosa che fa specialmente in tempo di guerra, la qualità che condusse Randolph Bourne ad identificare la guerra come “la salute dello stato” – uomini e donne altrimenti rispettabili possono trasformarsi in agenti di una selvaggia brutalità. Quando le loro azioni omicide sono eseguite in nome dello stato – con cui la maggior parte delle persone si identifica – le loro azioni acquistano un alone di legittimità che non avrebbero ottenuto in altre circostanze; una distinzione che impedirebbe loro di diventare dei serial killer mentre tornano a casa.
L'identificazione con lo stato, in altre parole, ha la capacità di trasformarci in sociopatici. Non è che lo stato faccia questo a noi, ma è la nostra volontà di attaccarci a delle entità esterne – ed ai valori su cui si basano – a separarci dalla nostra essenza interiore. Questo si applica non solo ai piloti degli elicotteri da guerra sopra Bagdad, ma anche alle più visibili figure politiche come Madeleine Albright – che difese le sue politiche dell'era Clinton che provocarono la morte di 500.000 bambini iracheni – e Janet Reno, che difese il suo massacro di uomini, donne e bambini davidiani a Waco. L'applicazione più recente di questa dinamica si trova nell'entusiasmo mostrato da George W. Bush nel dare inizio a guerre preventive contro il resto del mondo e dell'apparente volontà di Barack Obama di utilizzare le armi nucleari nei futuri attacchi preventivi, così come di assassinare dei cittadini americani.
Le persone disposte ad abbracciare – o persino a tollerare – un tale comportamento asociale, hanno perso ogni contatto con ciò che significa essere umani; hanno perso la loro anima. Nessun prestito federale; nessun aumento del Dow Jones, o diminuzione del livello di disoccupazione, annullerà questa perdita. Né potrebbe essere – promulgato un “pacchetto di stimolo” – con o senza sostegno bipartisan – per ristabilire l'integrità personale da lungo tempo perduta.
Ci fu un tempo, molti decenni fa, quando la forza bruta – specialmente quando usata dalla polizia e dagli agenti militari dello stato – se non condannata, faceva almeno aggrottare le sopracciglia agli uomini ed alle donne rispettabili. Il livello di soglia per tali pratiche continua ad abbassarsi progressivamente. Un contributo importante alla sconfitta di Barry Goldwater nella campagna presidenziale del 1964, fu l'infondato timore che avrebbe potuto essere disposto a utilizzare le armi nucleari nella guerra del Vietnam. Oggi, la volontà di Bush ed Obama di iniziare una guerra nucleare non ha suscitato proteste di qualche rilievo nella maggior parte degli americani, che sembrano preferire la “speranza” (ovvero, il pio desiderio) sopra la “comprensione” intelligente come modo per rendere il mondo libero, pacifico e produttivo.
Quando John McCain, candidato presidenziale conservatore nel 2008, può raccogliere quasi 60.000.000 di voti con la sua danza sociopatica “bomb, bomb, bomb Iran,” dovremmo essere scioccati dal comportamento da macellai di alcuni piloti d'elicottero americano?
Incredibile veramente. Questo si ricollega al mio test sulla capacità umana di avere una doppia morale, una idnividuale e una di massa dove tutto è consentito.
ReplyDeletehttp://fabristol.wordpress.com/2010/04/12/test/
http://fabristol.wordpress.com/2010/04/12/soluzione-al-test/
http://fabristol.wordpress.com/2010/04/13/linganno/
Molto interessante il tuo test. Mi dispiace solo che tu abbia usato Robin Hood come fanno gli statalisti, ovvero come metafora dello stato ridistributore buono, mentre il buon Robin rubava ai ricchi nobili proprio i soldi sottratti al popolo con tasse inique.
ReplyDeleteSi vede che lo stato riesce a stravolgere a suo vantaggio anche le leggende popolari...
Btw, ti ho aggiunto al mio totemlink, mi sono accorto che ancora non c'eri.
E' come se mi avessi letto nel pensiero!
ReplyDeleteMmm questo di Robin Hood deve essere un equivoco che divide i libertari. :D
E' vero mi sono lasciato andare con un cliché abusato e adesso ti spiego perché. Sto leggendo la Rand e nel suo libro Robin Hood viene considerato il peggior nemico dell'umanità perché, secondo il cliché comunemente utilizzato. Poi però sotto la doccia (io uso la doccia come pensatoio) ho fatto lo stesso tuo discorso! Mi sono detto: ma Robin Hood rubava ai nobili che rappresentavano gli sfruttatori della popolazione per ridistribuirli agli sfruttati. Mi sono allora chiesto perché la Rand avesse fatto un errore così grossolano. Poi mi sono ripromesso di investigare di più su questa cosa e, non so perché, mi sono convinto che siccome la Rand aveva questa opinione su Robin Hood allora forse aveva ragione.
Insomma, tutto questo per dire, che mi sono lasciato andare ad un cliché ma che in fondo la penso esattamente come te.
Ehm nel commento su volevo dire:
ReplyDelete"Sto leggendo la Rand e nel suo libro Robin Hood viene considerato il peggior nemico dell'umanità perché, secondo il cliché comunemente utilizzato, nutre i poveri rubando ai ricchi.
Qui c'è il testo in inglese:
http://thatsawesome.blogspot.com/2004/10/robin-hood-is-evil.html
Anche la Rand ogni tanto sbagliava. :-)
ReplyDeleteForse non pienamente ma in qualche modo mi sembra in tema:
ReplyDeletehttp://www.corriere.it/cronache/10_aprile_14/ganzer-richiesta-condanna%20_1615d3d0-47c1-11df-ac43-00144f02aabe.shtml