Friday, December 18, 2009

Collective Hope Bonus #12

Non l'ho fatto io, è una graditissima dedica dell' amico e collega Ennio Bufi.

Friday, November 13, 2009

Diritto, diritti di proprietà e inquinamento

Nel sito Rothbardiana, per ora anche in homepage, la traduzione italiana di Law, Property Rights, and Air Pollution, Diritto, diritti di proprietà e inquinamento. È a mio avviso un saggio fondamentale di Rothbard, forse non valorizzato abbastanza, ma senz'altro ai livelli delle sue opere più celebri. Scritto nel 1982, è l'ultima parola di Rothbard relativamente agli sviluppi giuridici e giudiziari della teoria dei diritti di proprietà, con qualche modifica rispetto ad alcune tesi sostenute ne L'etica della libertà.

Tra l'altro in questo saggio Rothbard affronta temi in genere non approfonditi dalla teoria libertaria, inerenti anche la procedura penale e civile, come: il corretto standard della prova, l'assegnazione dell'onere della prova, i tipi di responsabilità (diretta, oggettiva, indiretta ecc.), la teoria dell'homesteading utilizzata per definire i limiti al diritto di emissioni inquinanti, la confluenza del diritto penale nel diritto dell'illecito civile (tort), il litisconsorzio e le
azioni collettive. Insomma, una pietra miliare. Buona lettura. (P. Vernaglione).

Saturday, October 31, 2009

Politica e statistica

I grandi romanzi distopici del passato provarono ad avvertirci di come la rinuncia al primato dell'individuo a favore del collettivismo di stato avrebbe portato alla riduzione in semplici numeri degli esseri umani, numeri da calcolare per aggregati come nell'economia keynesiana. Ma quegli avvertimenti non sono stati ascoltati, e le nostre vite sono oggi solo un segno su qualche tabella negli istituti di statistica.

In questo articolo, publicato 50 anni fa (!) su The Quarterly Journal of Economics nel febbraio 1960, Rothbard spiega come il proliferare delle statistiche – oggi praticamente ubique – sia intimamente legato all'aumento del ruolo e dell'intervento del governo nell'economia.
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Di Murray Rothbard


Durante la sua interessante discussione su “la Politica degli Economisti Politici,” il professor Stigler sfida la presunta opinione del professor Mises per cui “la statistica economica, o più in generale l'economia quantitativa – generano una posizione politica radicale.” [1] Stigler afferma che lo studente empirico acquisisce una “vera sensibilità” per il funzionamento di un sistema economico e “ha le complessità dell'economia impresse a fuoco nella sua anima.” Senza entrare nel merito dell'opinione precisa di Mises sulla questione, penso sia importante notare come Stigler abbia trascurato diverse considerazioni fondamentali.

In primo luogo, le statistiche sono disperatamente necessarie per ogni tipo di pianificazione governativa del sistema economico. In un'economia di mercato, la singola azienda ha poco o nessun bisogno delle statistiche. Deve soltanto conoscere i suoi prezzi e costi. I costi vengono in gran parte scoperti internamente in seno alla ditta e non sono quei dati generali dell'economia che chiamiamo solitamente “statistica.”

Il mercato “automatico,” allora, non richiede virtualmente alcuna collezione di statistiche; l'intervento del governo, dall'altro lato, sia in parte che del tutto socialista, non potrebbe letteralmente far nulla senza una vasta raccolta di mucchi di statistiche. La statistica è l'unica forma di conoscenza dell'economia per il burocrate, e sostituisce la conoscenza intuitiva, “qualitativa” dell'imprenditore, guidato soltanto dal test quantitativo dei profitti e delle perdite. [2] Di conseguenza, la spinta per l'intervento governativo e quella per più statistica, sono andate di pari passo. [3]

L'enorme espansione dell'attività governativa nella raccolta e diffusione di statistiche durante gli ultimi 25 anni non è certo solo per coincidenza correlata alla simile espansione del ruolo del governo nella regolamentazione e nella manipolazione dell'economia. Uno delle principali autorità sulla crescita della spesa pubblica l'ha così descritta:
Il progresso nella scienza economica e statistica ha migliorato la nostra conoscenza delle differenze nei bisogni e nelle potenzialità all'interno degli stati e da uno stato all'altro, e può contribuire a stimolare il sistema delle sovvenzioni statali e federali. Ha rinforzato la fiducia nelle possibilità di occuparsi dei problemi sociali tramite l'azione collettiva. Ha portato ad un aumento nelle attività statistiche e di indagine del governo. [4]
Non dobbiamo qui entrare nel dettaglio del vasto uso che è stato fatto delle statistiche sul reddito nazionale e sul prodotto interno lordo, così come di altre misure statistiche, nei tentativi del governo federale di lottare contro i cicli economici o la disoccupazione.

Né questa è solo una storia contemporanea. Un autorevole lavoro sul governo britannico descrive così il caso:
il ruolo minore del governo durante il diciannovesimo secolo non riflette solo l'assenza di una disgregazione economica violenta; riflette anche l'infanzia delle scienze economiche e sociali. Rispetto agli ultimi decenni, il volume di informazione sistematica sulle condizioni sociali era molto piccolo, il che significava che era difficile stabilire in modo persuasivo l'esistenza di problemi…. Se il volume della disoccupazione è sconosciuto, la gravità del problema è in dubbio.

L'accumulazione di informazioni effettive sulle condizioni sociali e lo sviluppo dell'economia e delle scienze sociali hanno aumentato la pressione per l'intervento del governo…. Inchieste come Life and Labor of the People in London di Charles Booth rivelarono condizioni che scossero l'opinione pubblica verso la fine degli anni 80 e degli anni 90. Con il miglioramento delle statistiche ed il moltiplicarsi degli studenti delle condizioni sociali, la continua esistenza di tali condizioni rimase visibile al pubblico. La crescente conoscenza di esse ridestò cerchie influenti e fornì ai movimenti della classe operaia delle armi efficaci. [5]
Certamente il ruolo degli assidui studi empirici della Fabian Society nella promozione della causa del socialismo in Gran Bretagna è fin troppo nota per approfondirla in questa sede.

Sul continente ed in America alla fine del 19esimo secolo, è ben noto che i ribelli contro il laissez-faire e l'economia politica classica sollecitarono la loro sostituzione con l'induzione dalla storia economica e dalla statistica. Questo era l'obiettivo della Scuola Storica Tedesca e del suo Verein für Sozialpolitik e degli esponenti giovani e di formazione tedesca della “nuova economia politica” dell'intervento governativo negli anni 70 e 80 dell'ottocento. [6] Uno dei loro leader, Richard T. Ely, che chiamò il nuovo approccio metodo “guarda e vedi,” chiarì che lo scopo della raccolta di fatti era “modellare le forze al lavoro nella società e di migliorare le condizioni attuali”; essi credevano di avere come economisti la responsabilità di “modellare il carattere dell'economia nazionale.” [7]

E non trascuriamo l'eminente sociologo interventista Lester Frank Ward, la cui economia pianificata “scientifica” e “positiva,” sarebbe consistita di una “ingegneria sociale” basata su informazioni statistiche inserite da ogni parte del paese in un ufficio centrale di statistica. [8]

Né erano soltanto speculatori dell'astratto ad esprimere tali opinioni. Gli stessi statistici presero parte a questo movimento. Fin dal 1863, Samuel B. Ruggles, delegato americano al Congresso Statistico Internazionale a Berlino, dichiarava che “le statistiche sono gli occhi stessi dello statista, che gli permettono di esaminare ed esplorare con una visione libera e completa l'intere struttura ed economia del corpo politico.” Uno dei fondatori del Verein für Sozialpolitik era il famoso statistico Ernst Engel, capo dell'Ufficio Statistico Reale di Prussia. [9]

E Carrol D. Wright, uno dei primi commissari del lavoro negli Stati Uniti e uomo notevolmente influenzato da Engel, sollecitò la raccolta delle statistiche sulla disoccupazione perché voleva trovare un rimedio (presumibilmente per mezzo dell'azione governativa). Wright acclamò la nuova scuola tedesca per il suo includere uomini di ogni terra “che cercano, con mezzi legittimi e senza rivoluzioni, di migliorare rapporti industriali e sociali disagiati.” Henry Carter Adams, un allievo di Engel, che istituì l'Ufficio Statistico della Commissione di Commercio Interstatale, credeva che “una sempre crescente attività statistica da parte del governo sia essenziale non solo per il controllo delle industrie naturalmente monopolistiche, ma anche per il funzionamento efficiente della concorrenza ove possibile.” [10] E certamente uno di grandi stimoli verso la costruzione degli indici dei prezzi all'ingrosso e di altro tipo era il desiderio che il governo stabilizzasse il livello dei prezzi. [11]

Uno dei principali fondatori della moderna inchiesta statistica in economia fu sicuramente Wesley C. Mitchell. Non c'è dubbio che Mitchell aspirava a porre le basi per la pianificazione “scientifica” del governo. Così:
[Citando da Mitchell] “il tipo di invenzione sociale più necessario oggi è chiaramente quello che offre tecniche definite con cui il sistema sociale possa essere controllato e manovrato per il vantaggio ottimale dei suoi membri.” A questo scopo [Mitchell] cercò costantemente di estendere, migliorare e raffinare la raccolta e la compilazione dei dati…. Mitchell credeva che l'analisi del ciclo economico… avrebbe potuto indicare il mezzo per il successo dell'ordinato controllo sociale dell'attività economica. [12]
E:
[Mitchell] vedeva il grande contributo che il governo avrebbe potuto dare alla comprensione dei problemi economici e sociali se i dati statistici raccolti indipendentemente da vari enti federali fossero stati sistematizzati e pianificati in modo che le correlazioni fra essi potessero essere studiate. L'idea di sviluppare la statistica sociale, non soltanto come registro ma come base per la pianificazione, emerse presto nel suo lavoro. [13]
Il resoconto dell'aumento degli enti statistici del governo federale differisce poco dagli esempi di cui sopra. L'Ufficio del Budget, durante l'amministrazione non rabbiosamente socialista del presidente Eisenhower, spiegava il continuo aumento delle statistiche federali come segue:
La crescita e la prosperità della nazione hanno richiesto un comportamento illuminato degli affari pubblici con l'aiuto di informazioni fattuali. La responsabilità ultima del governo federale nell'assicurare la salute dell'economia nazionale è stata sempre implicita nel sistema americano. [14]
Quindi, parlando dell'era del New Deal dopo il 1933, l'ufficio aggiunse:
Si cominciò a comprendere nel congresso e nelle alte cerchie dell'amministrazione che proposte sane e positive per combattere la depressione avevano richiesto un'analisi basata su informazioni certe. Di conseguenza… l'espansione statistica venne ripresa ad un passo accelerato. [15]
È sufficiente allora dire che una causa principale della proliferazione delle statistiche governative è il bisogno di dati statistici nella pianificazione economica di governo. Ma il rapporto funziona anche al contrario: lo sviluppo delle statistiche, spesso aumentate in origine nel loro stesso interesse, finisce per moltiplicare le vie di intervento del governo e della pianificazione. In breve, le statistiche non hanno bisogno di essere elaborate originariamente per fini politico-economici; il loro stesso sviluppo autonomo, direttamente o indirettamente, apre nuovi campi da sfruttare per gli interventisti.

Ogni nuova tecnica statistica, che sia flusso di fondi, economia interindustriale, o analisi di attività, in breve acquisterà la propria posizione ed applicazione nel governo. Un esempio particolare è l'analisi input-output, che ebbe inizio come tentativo puramente teorico di fornire contenuto empirico al sistema walrasiano dell'equilibrio generale. È ora arrivata al punto in cui i suoi campioni la acclamano perché fornisce
un'immagine integrata del meccanismo industriale. Credono che possa misurare con buona esattezza i cambiamenti nei rapporti interindustriali che seguirebbero a presupposte variazioni “nel conto finale delle merci…” In pratica, la variazione più importante nel conto delle merci è quello richiesto dal riarmo su grande scala. Non provoca molto stupore, quindi, che la maggior parte dello sviluppo e dell'applicazione degli studi dell'input-output è stata collegata con la mobilizzazione industriale. [16]
Ci sono altre ragioni per le quali l'orientato statisticamente tenderà a diventare interventista. Per prima cosa, lo statistico economico tenderà ad essere insofferente verso ogni teoria considerandole “speculazioni da poltrona,” e quindi tenderà a sostenere il tipo di pianificazione governativa graduale, pragmatica, decidi-ogni-caso-nel-“merito.” È forse vero, come dichiara Stigler, che pochi economisti empirici sono diventati autentici socialisti o comunisti; un tale percorso sarebbe troppo teorico per loro. Ma nemmeno sono diventati aderenti del laissez-faire; invece, il metodo caso-per-caso e ad hoc li guida lungo il percorso di un confuso interventismo governativo.

Non so se, come afferma Stigler, “l'ala più radicale dei sostenitori del New Deal non si era distinta per la propria conoscenza empirica dell'economia americana.” Ma certamente i Tugwell e gli Stuart Chase e i vebleniani proclamarono il loro empirismo abbastanza spesso. E gli storici del New Deal, in genere, lo elogiano molto per il suo metodo elastico e pragmatico.

Un'altra ragione per la quale la statistica ed il pragmatismo politico sono reciprocamente congeniali è che lo stesso marchio di riconoscimento del metodo pragmatico è di cominciare cercando i problemi o i “settori problematici” nella società. Il pragmatista cerca le zone dove l'economia e la società non sono esattamente un giardino dell'Eden e queste, naturalmente, abbondano. Povertà, disoccupazione, anziani con scorbuto, giovani con denti cariati – la lista è effettivamente infinita. E mentre ogni problema si moltiplica sotto le cure della sua volenterosa ricerca, il pragmatista esige in maniera sempre più stridula che il governo faccia qualcosa – rapidamente – per risolvere il problema. Soltanto una severa e deduttiva teoria economica aprioristica può insegnargli qualcosa su mezzi e fini, sulla destinazione delle risorse, sul costo di opportunità e sulle altre rigidità della disciplina economica.

Tenendo conto degli argomenti di cui sopra, non meraviglia che i membri conservatori del Congresso, prima che venissero indottrinati nelle moderne delicatezze economiche dal Comitato Misto sul Rapporto Economico, sospettavano molto dell'espansione apparentemente inoffensiva delle attività statistiche federali. Quindi, nel 1945, il rappresentante Frank Keefe, membro repubblicano conservatore del Congresso dal Wisconsin, procedeva all'interrogazione del dott. A. Ford Hinrichs, capo dell'Ufficio delle Statistiche del Lavoro, sulla richiesta di quest'ultimo di un aumento di stanziamenti. Nel corso dell'interrogazione, i dubbi di Keefe circa le statistiche di governo emersero come un grido dal suo cuore – non sofisticato forse, ma almeno di sano istinto conservatore:
Non c'è dubbio che sarebbe bello avere un sacco di statistiche…. Mi sto solo chiedendo se non ci stiamo imbarcando in un programma pericoloso continuando ad aggiungere ed aggiungere ed aggiungere a questa cosa.

Stiamo pianificando e raccogliendo statistiche fin dal 1932 per provare ad affrontare una situazione di carattere interno, ma non siamo mai stati in grado nemmeno di affrontare quella questione…. Ora siamo coinvolti in una questione internazionale…. A me pare che stiamo passando una quantità tremenda di tempo con i grafici e le tabelle e le statistiche e la pianificazione. Quello che interessa alla mia gente è, cos'è tutto ciò? Dove stiamo andando e dove state andando? [17]
Penso che possiamo concludere che la principale differenza fra Stigler e me è questa: per lui un radicale o un non conservatore è essenzialmente un socialista o un comunista. Per me, un non conservatore è qualcuno che predica l'intervento piuttosto che il laissez-faire. La differenza è sostanziale. Se definiamo il conservatorismo come Stigler, allora è vero che la maggior parte degli economisti sono conservatori; se lo definiamo come credere nel laissez-faire, allora la conclusione dev'essere molto diversa. Perché la chiave allora diventa non tanto l'economia e la non economia quanto teoria contro empirismo. Gli empirici tenderanno meno ad essere socialisti completi, ma anch'essi seguiranno generalmente una deriva verso l'intervento. [18]

Eppure, alla fine, è probabilmente vero che persino la percentuale di chi crede nel laissez-faire è molto maggiore fra gli economisti che in altre discipline accademiche, e che il punto “medio” sulla scala ideologica in economia è considerevolmente “sulla destra” della media in altri campi di studio. Sembra che la disciplina economica, di per sé, imponga una variazione verso destra nella fede ideologica. E questa, dopo tutto, è la questione principale dell'articolo di Stigler.

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Note

[1] George Stigler, “The Politics of Political Economists,” Quarterly Journal of Economics 73 (novembre 1959): p. 529.

[2] Sul tipo di conoscenza richiesto per un imprenditore nell'economia di mercato, vedi F.A. Hayek, Individualism and the Economic Order (Chicago: University of Chicago Press, 1948), chaps. 4 and 2.

[3] A questo proposito, possiamo notare la distinzione del professor Hutchison fra l'accento di Carl Menger sui fenomeni della società benefici, non pianificati, “non riflettuti” (che, naturalmente, comprendono il mercato libero) e sulla crescita della “auto-coscienza sociale” e della pianificazione di governo. Per Hutchison, una componente prominente della “auto-coscienza sociale” è la statistica sociale ed economica. Terence W. Hutchison, A Review of Economic Doctrines, 1870–1929 (Oxford: Clarendon Press, 1953), pp. 150–51, 427.

[4] Solomon Fabricant, The Trend of Government Activity in the United States since 1900 (Princeton, N.J.: National Bureau of Economic Research, 1952), p. 143.

[5] Moses Abramovitz e Vera F. Eliasberg, The Growth of Public Employment in Great Britain (Princeton, N.J.: National Bureau of Economic Research, 1957), pp. 22–23, 30.

[6] Quindi, la nuova scuola “trovò inadeguato per i suoi scopi il metodo di ragionamento deduttivo. Sostenne il metodo induttivo…. Rifiutato tutti i principi a priori e si rivolse alla storia ed alle statistiche per fornire i fatti di vita economica. Con le informazioni così ottenute, i giovani economisti si avvicinarono ai problemi economici con uno spirito pragmatico, giudicando ogni caso nei suoi diversi meriti. In questo modo, cercarono di impedire alla scienza economica di degenerare in alcune formule astratte, divorziate dalle realtà del tempo.” Sidney Fine, Laissez-Faire and the General-Welfare State (Ann Arbor: University of Michigan Press, 1956), p. 204. Vedi inoltre i principi della nuova scuola presentati da Joseph Dorfman in “The Role of the German Historical School in American Economic Thought,” American Economic Review, Papers and Proceedings 45 (May 1955): p. 21.

[7] Fine, Laissez-Faire and the General-Welfare State, p. 207. Potremmo aggiungere che l'economista francese del laissez-faire Maurice Block attaccò la scuola storica tedesca ed i suoi seguaci come “empirici” che cercavano di sostituire il principio con il sentimento e che sostenevano che “lo stato… dovrebbe condurre tutto, dirigere tutto, decidere tutto.” Dorfman, “The Role of the German Historical School in American Economic Thought,” p. 20. E recentemente il professor Hildebrand ha commentato, sull'enfasi induttiva della scuola tedesca, che “forse c'è, allora, un certo collegamento fra questo genere di insegnamento e la popolarità delle idee grezze della pianificazione territoriale nei periodi più recenti.” George H. Hildebrand, "International Flow of Economic Ideas — Discussion," American Economic Review, Papers and Proceedings 45 (May 1955): p. 37. Vedi inoltre di F.A. Hayek, “History and Politics,” in Capitalism and the Historians, F.A. Hayek, ed. (Chicago: University of Chicago Press, 1954), p. 23.

[8] Fine, Laissez-Faire and the General-Welfare State, p. 258.

[9] “The Role of the German Historical School in American Economic Thought,” p. 18.

[10] Joseph Dorfman, The Economic Mind in American Civilization (New York: Viking Press, 1949), 3, pp. 172, 123. Dorfman nota che il sistema contabile dell'Ufficio inventato da Adams “è servito da modello per la regolamentazione delle utilità pubbliche qui e nel mondo intero.” Dorfman, “The Role of the German Historical School in American Economic Thought,” p. 23. Potremmo anche aggiungere che il primo professore di statistica negli Stati Uniti, Roland P. Falkner, era un allievo devoto di Engel e un traduttore dei testi dell'assistente di Engel, August Meitzen.

[11] “Uno di più grandi ostacoli che allora ostacolavano la stabilizzazione era l'idea prevalente che gli indici numerici non fossero affidabili. Finché questa difficoltà non avesse potuto essere superata, difficilmente ci si sarebbe potuti aspettare che la stabilizzazione si trasformasse in una realtà. Per fare la mia parte nella soluzione di questo problema, ho scritto The Making of Index Numbers.” Irving Fisher, Stabilized Money (London: George Allen and Unwin, 1935), p. 383.

[12] Joseph Dorfman, The Economic Mind in American Civilization (New York: Viking Press, 1949), 4, pp. 376, 361.

[13] Lucy Sprague Mitchell, Two Lives (New York: Simon e Schuster, 1953), p. 363. Corsivo mio.

[14] Dichiarazione dell'Ufficio del Budget, in Economic Statistics, Udienze di Fronte al Sottocomitato sulle Statistiche Economiche del Comitato Misto per il Rapporto Economico, ottantatreesimo Cong., 2d sess., 12 luglio 1954 (Washington, DC: Ufficio per la Stampa degli Stati Uniti, 1954), pp. 10-12.

[15] Ibid.

[16] Raymond W. Goldsmith, “Introduction,” in Input–Output Analysis, An Appraisal (Princeton, NJ.: National Bureau of Economic Research, 1955), p. 5. Come affermano Hoffenberg ed Evans: “È a causa della necessità di fare un lavoro migliore nell'analisi della mobilizzazione industriale… che sono in corso la maggior parte degli attuali sviluppi nel campo dell'economia interindustriale.” W. Duane Evans e Marvin Hoffenberg, "The Nature and Uses of Interindustry-Relations: Data and Methods," ibid., p. 102. Inoltre vedi ibid., pp. 116ff e le critiche dell'analisi input/output di Clark Warburton e Milton Friedman, ibid., pp. 127, 174.

Un altro esempio dell'analisi input/output come stimolo per la raccolta di statistiche e la pianificazione di governo: “mentre ci può essere un pensiero sistematico fra gli economisti sull'analisi economica applicata a regioni, essi possono offrire pochi consigli ai politici a meno che gli ultimi siano preparati a rendere più facile l'ottenere la materia prima statistica” A.T. Peacock e D.G.M. Dosser, "Regional Input–Output Analysis and Government Spending," Scottish Journal of Political Economy (novembre 1959): p. 236.

[17] Ministero del Lavoro - Legge di Stanziamento FSA per il 1945. Udienze di fronte al Sottocomitato del Comitato della Camera sugli Stanziamenti. settantottesimo Cong., 2d sess., pt. 1 (Washington, DC: Ufficio per la Stampa degli Stati Uniti, 1945), pp. 258ff, 276ff.

[18] Ci sono inoltre profondi motivi epistemologici per l'empirismo nelle “scienze sociali” che tendono verso lo statalismo. Questo coinvolge l'intero problema del positivismo e dello “scientismo.” Su questo, vedi F.A. Hayek, The Counter-Revolution of Science (Glencoe, ifi.: The Free Press, 1952).

Saturday, September 26, 2009

I Missili in giardino

Il problema di vivere ancorati a terra è che è spesso difficile rendersi conto dell'enormità di certi eventi, se non attraverso le lenti offuscate del quotidiano tran tran.

Ci è negata la visione d'insieme prerogativa di chi si libra a considerevole distanza dai travagli terreni, come gli dei o gli abitanti di Laputa.

Ma quando i dispacci telepatici del nostro corrispondente dall'isola volante ci offrono un assaggio di questo tipo di comprensione, diventa chiaro che la nebbia che avvolge certe vicende umane può essere talvolta una benedizione: come potremmo mai essere sereni, infatti, con dei missili in giardino?
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Di Giovanni Pesce


Nel corso degli anni ’50 anche l’Italia partecipò al conflitto nucleare “freddo” ospitando graziosamente nel territorio delle Murge una trentina di missili Jupiter dotati di testata atomica.

Pochi anni prima (1943-1945) la Puglia, in particolare Foggia, era stata scelta come avamposto per l’attacco sull’Europa Continentale; da vari campi d'aviazione dislocati intorno a quella città decollavano quotidianamente bombardieri Usa con obiettivi particolari: campi petroliferi di Ploesti in Romania, città italiane del Nord, insediamenti industriali della Germania del Sud.

Nel 1958 i governi di Usa e Italia decisero di posizionare 30 missili Jupiter con testata nucleare H nell’altopiano tra Bari e Taranto, con sede di comando a Gioia del Colle.

Il progetto, all’oscuro dell’opinione pubblica italiana, venne messo in opera e portato a termine in pochi mesi nella primavera 1961.
Contemporaneamente, in quegli stessi pochi mesi Hollywood produceva un filmetto che, con il titolo italiano I missili in giardino,” trattava da un punto di vista familiare questo tipo di installazioni militari.

La realtà comunque è ben altra cosa.
In quelle installazioni militari si segue il falso concetto della doppia chiave: ovvero il missile non parte se non ci sono le due autorizzazioni da parte dei due governi: Italia ed USA.

Però la chiave generale del sistema, la terza chiave, è nella sola disponibilità USA; come sono nella sola disponibilità USA le bombe “strategiche,” quelle sui missili balistici.
Queste pugliesi sono invece classificate come tattiche e pertanto possono essere usate solo con l’assenso del governo italiano e vanno utilizzate con parsimonia all’interno del metodo MAD (Mutual Assured Destruction).

Più o meno i progettisti della RAND Corporation avevano definito la guerra nucleare in queste fasi:
  1. First Strike (il primo colpo);
  2. la Ritorsione (il paese colpito può rispondere usando l’atomica con una risposta “flessibile”);
  3. la guerra “Fine di Mondo” messa in azione da un insieme di calcolatori collegati in rette.
Più o meno sono i concetti espressi nel film “Dr. Strangelove,” uscito nelle sale alla fine del 1963.

Nel 1962 alla conclusione del blocco navale Usa nei confronti di Cuba, Kennedy concordò con Kruscev un accordo semi-segreto: se Kruscev avesse ritirato i missili a Cuba Kennedy avrebbe ritirato i missili in Puglia ed in Turchia. Tra le condizioni dell’accordo c’era quella di non dare molta pubblicità alle concessioni americane e questa clausola venne rispettata.

Così, nell’aprile 1963 i trenta missili vennero ritirati e riportati oltreoceano.

Per amanti della statistica, a Gioia del Colle si totalizzavano allora per trenta testate termonucleari (H), ben 50 megatoni, (migliaia di volte più potenti dell’esplosione di Hiroshima).

In quei giorni i serviti segreti di Laputa registrarono la seguente telefonata: “Pronto, Gioia, ho il razzo pronto per l’esercitazione!”.
Che tipo di esercitazione volessero fare resta un mistero.

Sunday, September 20, 2009

Genzai Bakudan

Qual è la massima ambizione di un'organizzazione criminale che abbia come scopo il dominio assoluto (leggi: di uno stato)? Facile: possedere la bomba “Fine di Mondo,” l'arma definitiva, simbolo e garanzia del potere politico.

Non appare strano, quindi, se alla ricerca atomica dedicarono ingenti risorse tutte le maggiori potenze coinvolte nell'ultimo conflitto mondiale. È strano semmai che della storia della bomba giapponese non se ne sappia nulla o quasi.

Poco male, i lettori del Gongoro possono sempre far affidamento sulle preziose notizie che il nostro corrispondente, il Pesce Volante, ha raccolto negli archivi di Laputa. Giusto per ricordarci quanto i governi amino la Bomba.
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Di Giovanni Pesce


Nella prima metà del secolo scorso, anche i giapponesi volevano l’atomica ed alla fine di WWII ottennero qualche piccolo risultato.

Si organizzarono, già a partire dagli anni 20, con tecnici molto bravi che portarono avanti due progetti: uno con la Marina Imperiale ed un altro con l’Esercito.

L’organizzazione soffrì a causa dei bombardamenti USA ed il governo nipponico decise di trasferire la produzione in Corea, a Konan.

Lì, come ad Auschwitch, si combinarono tra di loro delle risorse particolari:
  • il lavoro non pagato di schiavi locali e di prigionieri di guerra,
  • l’abbondanza di metallo uranifero della regione,
  • l’abbondanza di acque (Yalu Chosin e Fusan) per il processamento dell’uranio e per la fornitura di energia elettrica.
Questa combinazione di risorse portò alla nascita del primo ordigno nipponico.

Un difetto di questa operazione fu la tempificazione; infatti il risultato fu raggiunto solo dopo le esplosioni di Hiroshima e Nagasaki, utilizzando talaltro molte parti di tecnologia tedesca. Si presume che gran parte dell’uranio arricchito provenisse dalle centrifughe tedesche.

Il 12 agosto 1945, pochissimi giorni dopo Hiroshima e Nagasaki, i tecnici giapponesi decisero di far brillare l’unica bomba che avevano a disposizione.

Non avendo un vettore aereo adeguato alle necessità e non disponendo di un poligono nucleare, i tecnici del Sol Levante optarono per il posizionamento della bomba su una nave giapponese sulla quale, al largo del porto di Hungman, venne fatta esplodere l’atomica, probabilmente per il doppio motivo di studiarne gli effetti e di sottrarre quest’arma ai nuovi vincitori (USA e URSS).

Dalle esame delle risultanze dell’esperimento emergono chiari indizi sul tipo dell’esplosione:
  • Grandissima luce
  • Poca esplosione
  • Molto calore
  • Grande vento
  • Fall-out radioattivo
Sembrerebbe tutto finito qui; invece coincidenza delle coincidenze, pochi anni dopo USA ed Cina si affrontarono in uno scontro epico sul fiume Yalu, come se il controllo del territorio della Corea fosse determinante per il controllo del mondo.

Come al Gen. Patton fu dato l’incarico di recuperare la tecnologia nucleare tedesca così al Gen. MacArthur venne affidato il compito di recuperare il recuperabile dai siti nucleari coreani, durante la “strana” guerra di Korea.

Mac Arthur avrebbe utilizzato le atomiche in Corea, ma il governo USA preferì evitare; così l’11 Aprile 1951 il presidente Truman tolse l’incarico a Mac Arthur, il quale nella vita civile raggiunse alti traguardi diventando anche presidente della RAND Corporation.

Nel corso degli anni anche la Corea del Nord è entrata a far parte del Club Atomico a partire dal 9 Ottobre 2006, anche se una forte esplosione era forse avvenuta a Ryongchon già nell’aprile 2004.

Collective Hope Bonus #6

Questa settimana, grazie alle succulente polpe di Rosa Peligrosa, Collective Hope conquista anche la copertina...

Saturday, September 19, 2009

The Government Can

Un simpatico video di Tim Hawkins, segnalato dal fedele lettore Hiei: 3 minuti di gioia e allegria.

Tuesday, September 15, 2009

Cos'è la giustizia?

Il problema di tutti i monopoli è che chi li dirige ha un potere assoluto sulla “merce” che producono: non c'è limite a quanto si possa adulterare il prodotto, lo si può trasformare anche in qualcosa di diverso, perché non c'è concorrenza che possa offrire un'alternativa.

Ed è infatti proprio ciò che è successo alla giustizia, fornita in regime di monopolio dallo stato, che è stata trasformata nel suo contrario, in uno strumento per creare nuove ingiustizie, sulla base di torti passati.


Butler Shaffer analizza per noi questo perverso meccanismo per cui al monopolio della giustizia si accompagna sempre una società ingiusta.
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Di Butler Shaffer

A tutti piace la giustizia a spese degli altri.
~ Anonimo

Una delle parole più vuote nella nostra cultura è “giustizia.” La sua vacua qualità è ciò che la rende così popolare: bastano poche spiegazioni focalizzate e intelligenti per impiegarla. Per chi fa parte della “sinistra” politica, la “giustizia” si traduce nel chiedere che del denaro sia preso da qualcuno e consegnato ad altri. Quelli della “destra politica” la usano come pretesto per la costruzione di più prigioni e l'assunzione di più agenti di polizia che scovino più persone per riempirle. Quando la gente mi dice “voglio giustizia,” la mia risposta è avvertirli che moderino la loro insistenza, perché potrebbero ottenerla!

Se proprio devo dare una definizione, rispondo che la giustizia è la ridistribuzione della violenza. Nella sua forma più semplice, X commette un torto su Y, per cui Y chiede una rappresaglia contro X. Nella sua forma più complessa nel nostro mondo collettivizzato, quindici sauditi, due uomini degli Emirati Arabi Uniti, un egiziano ed un libanese commettono gli attacchi del 9/11 ai palazzi del World Trade Center. Mentre questi uomini sono riamasti uccisi nell'operazione, le richieste di “giustizia” hanno portato la maggior parte degli americani ad accettare il bombardamento e l'uccisione di uomini, donne e bambini innocenti in luoghi non correlati come l'Afghanistan e l'Iraq! La giustizia e la razionalità hanno poco in comune.

La morte di Robert McNamara ha rivelato la natura insignificante di questo concetto. Questo criminale di guerra – come tanti altri del tipo nostrano – era responsabile, forse più di chiunque altro, della morte di più di un milione di vittime innocenti durante la guerra del Vietnam. Sapeva che la guerra era finta e impossibile da vincere, tuttavia continuò ad insistere perché sempre più vite venissero investite in questo schema maligno. Il suo co-cospiratore, Lyndon Johnson, aiutò ad occultare le loro opere malvagie premiando McNamara con una Medal of Freedom. Se gli americani fossero stati altrettanto severi nel punire i crimini dei loro capi come continuano ad esserlo con i mostri stranieri, entrambi avrebbero concluso le loro carriere sul patibolo.

Lo stesso destino avrebbe atteso i Churchill, i Truman, gli Stalin ed altri esecutori di crimini “alleati.” Il capo del comando britannico dei bombardieri della RAF nella seconda metà della Seconda Guerra Mondiale era Arthur “Bomber” Harris (anche conosciuto come “macellaio” Harris persino all'interno della RAF). Harris – più tardi premiato con un cavalierato – fu responsabile dei bombardamenti a saturazione di città tedesche che non avevano la minima importanza militare; essendo il suo scopo, piuttosto, di infliggere morte di massa come fine in sé. Il bombardamento incendiario della bella città di Dresda – immortalato così bene in Mattatoio numero cinque di Kurt Vonnegut – venne giustificato con il fatto che non erano rimaste altre città tedesche da bombardare. Harris, con Churchill, avrebbe certamente penzolato da una forca se la “giustizia” avesse significato qualcosa di diverso da un'ipocrita vendetta inflitta sul perdente, o ciò che altri hanno chiamato “giustizia del vincitore.”

La decisione di Harry Truman di lanciare le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki allo scopo di mostrare all'Unione Sovietica lo stato della capacità distruttiva americana, valeva un suo viaggio al patibolo. Gli ottuagenari – con i loro berretti da baseball della “U.S.S. Missouri” – continuano a blaterare la storia secondo cui questo atto di macelleria inflitto su una popolazione civile era necessario per terminare la guerra e risparmiare delle vite americane. Il fatto che il Giappone stesse provando ad arrendersi prima che queste città fossero attaccate, e che dei prigionieri di guerra americani fossero fra le migliaia di vittime di questo attacco, confuta la menzogna.

Un appuntamento con il boia dovrebbe spettare anche a Henry Kissinger, Madeleine Albright, George W. Bush, Dick Cheney e... be', cominciate a vedere lo schema: la morte inflitta su uomini, donne e bambini di altri paesi dev'essere scusata, persino onorata, se portata a compimento dai capi politici americani.

Durante questi anni post-Bush, ci sono stati dei tentativi, da parte di alcuni, di “portare davanti alla giustizia” i criminali di guerra responsabili degli attacchi non provocati contro il popolo afgano ed iracheno. Per quanto malvagi fossero gli esecutori di questi crimini, io mi oppongo con forza a tali tentativi. Dal mio punto di vista, attendere fino a dopo che questi vermi morali hanno lasciato le poltrone per infliggere la punizione è un atto di pura codardia morale. Sarebbe come se le vittime di un bullo di quartiere attendessero fino a quando il tormentatore non avrà rotto loro una gamba e zoppicheranno con delle grucce prima di opporre una qualche resistenza ai suoi torti. Dov'erano queste proteste negli anni pre-2008, quando il potere stesso avrebbe dovuto essere chiamato a rispondere dei suoi misfatti? D'altro canto, attendere fino a che i criminali avranno lasciato la carica per pronunciare obiezioni morali contro le loro azioni, non imbarazza la carica in sé, non è così? Come con la prassi di punire subalterni – come i torturatori di Abu Ghraib anziché quelli in cima alla piramide – questo modo di trovare capri espiatori è pensato per salvare la faccia del sistema politico, una cosa richiesta da tutti gli adoratori del potere di stato.

È possibile prendere un'efficace ma pacifica posizione contro il male, mettere fine a tali pratiche e giudicare gli esecutori responsabili senza, nel processo, ricadere nello stesso genere di violenza vendicativa che ha definito il crimine stesso? Questa è la sfida per i libertari: vivere con integrità; in cui i principi di ciascuno sono sufficienti per tutte le circostanze, senza la necessità di razionalizzare il loro abbandono perché non si è pensato ad alternative pacifiche.

Uno dei miei film preferiti è Il testimone di Peter Weir. Nella scena chiave ci sono agenti di polizia assassini e corrotti che hanno seguito un poliziotto onesto – intento a cercar di portarli “davanti alla giustizia” – in una comunità di Amish dove sta riprendendosi dalle ferite inflittegli da uno dei criminali. Alla fine del film, il cattivo sopravvissuto – e l'unica persona con una pistola – affronta l'eroe in presenza di un certo numero di Amish. Gli Amish sono pacifisti e probabilmente non prenderebbero provvedimenti violenti contro il poliziotto corrotto, che è effettivamente disarmato da ciò che ho sempre considerato il doppio-senso del titolo del film: il loro essere “testimoni” del misfatto.

Una parte così grande dell'umanità è presa in sforzi frenetici per rettificare torti storici, non contro degli esecutori in vita per conto delle vittime sopravvissute, ma negli abissi della storia. Il genocidio degli armeni opera del governo turco nella Prima Guerra Mondiale continua ad infiammare persone di discendenza armena. Risalendo la cronologia, il senato degli Stati Uniti ha recentemente passato una risoluzione per chiedere scusa della schiavitù. Ascolteremo presto richieste per far chiedere scusa al governo italiano per aver gettato i cristiani tra i leoni?

Voi ed io siamo responsabili – e giudicabili – per quello che noi facciamo, per un motivo fondamentale: voi e io, soli, controlliamo le nostre energie e scegliamo come impiegarle. I miei figli e nipoti non hanno responsabilità alcuna delle mie azioni a cui non hanno partecipato. Pensarla diversamente è indossare il più primitivo degli abiti mentali: il collettivismo. È popolare fra molti neri chiedere risarcimenti (cioè, soldi) per ripagarli dei danni della schiavitù nel diciannovesimo secolo. Chi dovrebbe essere tassato per pagare queste riparazioni e chi dovrebbero essere i destinatari? Non è chiaro che la razza, da sola – questa volgarissima espressione del collettivismo – risponde a tali domande?

Mio nonno e tre dei suoi fratelli hanno combattuto per il Nord nella Guerra Civile. I tre fratelli sono morti in guerra. Se una misura per dei risarcimenti dovesse venire promulgata in legge, sarò forse io – con i miei figli e nipoti – esentato dalle tasse considerando che siamo i discendenti di uno chi ha combattuto per il presunto scopo di porre fine alla schiavitù? Ancora, avremo diritto ad un risarcimento? La morte di questi tre zii – prima che avessero avuto la possibilità di avere figli loro – ci ha privati di un gran numero di cugini con i quali avremmo altrimenti condiviso i nostri geni.

Più indietro si torna nel tentativo di rettificare una percepita ingiustizia, più problematico diventa il processo. Se voi o io dovessimo provare a seguire la nostra ascendenza fino a duemila anni fa – sessantasette generazioni – considerando soltanto i nostri predecessori diretti (ovvero, genitori, nonni, bisnonni, ecc.) non potremmo trovare più di una piccola manciata di persone. La matematica ci informa che ciascuno di noi ha precisamente 147.573.952.589.676.412.928 antenati diretti in questo breve lasso di tempo.

Questo numero ci ricorda che tutti siamo collegati l'uno con l'altro. Ciascuno di noi è un discendente sia dei malfattori che delle vittime. Possiamo essere ragionevolmente certi che uno dei nostri antenati abbia violentato un'altra delle nostre antenate, producendo ancora un altro dei nostri predecessori biologici. Un atto simile è sia criminale che immorale, ma voi ed io non saremmo vivi oggi se esso non fosse avvenuto. C'è buonsenso in un moderno sforzo per rettificare questo antico torto? Dovrei condannarmi per le azioni di uno dei miei antenati? Dovrei io, quindi, chiedere scusa a me stesso come discendente della vittima di questa violenza? Dovrei forse io togliere del denaro dalla mia tasca destra e riporlo in quella sinistra come “risarcimento” per questo atto malvagio?

Come possiamo osservare dai resoconti delle notizie attuali, il nostro modo di pensare – come pure l'omissione di pensare – può portare il caos nelle nostre vite. Piuttosto che provare a riparare torti antichi sarebbe molto meglio imparare dalla nostra storia ed applicare le sue lezioni al nostro comportamento presente. Nei nostri sforzi per intonare mea culpa collettivi, dimentichiamo troppo facilmente l'effetto che un'ingiustizia irrisolta può avere sulla nostra coscienza; una smemoratezza che ci consente di ripetere gli stessi torti nel presente. Mi si ricorda di una misura di risarcimento di alcuni anni fa, quando il congresso offrì una compensazione simbolica ai nippo-americani che erano stati incarcerati, a causa della loro razza, dal governo degli Stati Uniti durante la Seconda Guerra Mondiale. Ricordo la risposta di una vittima di questa pratica, che rifiutò di accettare i soldi. Il suo ragionamento era che, accettando dei soldi, il torto sarebbe stato cancellato; sarebbe stato compensato per i suoi tormenti. Tale misfatto dovrebbe rimanere nelle nostre menti, non allo scopo di generare un senso di colpa collettivo – che produrrebbe soltanto ulteriori conflitti al servizio dello stato – ma come avvertimento della storia per i pericoli inerenti nell'identificarsi con i sistemi politici. Molto meglio lasciare che tali atti malvagi rimangano una macchia sul governo che li mette in pratica.

Sunday, September 13, 2009

La Truffa della Democrazia

A Laputa la democrazia non gode della stessa reputazione che le accordiamo noi terrestri, al contrario il proverbiale distacco dei cittadini dell'isola volante permette loro di vederla per ciò che realmente è, ovvero l'inganno più grande della storia, la Madre di tutte le truffe. Il “governo del popolo,” dicono a Laputa, è solo un'illusione, che in realtà consegna nelle mani di una ristretta cerchia di uomini un potere superiore a quello dei re di un tempo.

Si sa, all'uomo piace sognare, abbandonare la realtà per rifugiarsi in mondi immaginari, e il potere di creare sogni è un potere sulla sua anima. Questo incubo collettivo è il tema del dispaccio telepatico del nostro corrispondente da Laputa. A tutti una buona domenica, e sogni d'oro.
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Di Giovanni Pesce

Art. 640 del Codice Penale: Truffa. Chiunque, con artifizi o raggiri, inducendo taluno in errore, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno, è punito con la reclusione ………

Il mito della democrazia è un “gigantic bluff”.

Data la semplicità del metodo truffaldino impiegato dai “democratici” truffatori e l’ingenuità popolare dei danneggiati, qui a Laputa abbiamo vietato anche la sola possibilità di discutere di questo argomento.

La disputa sull’argomento è, in realtà, antichissima; anche Aristotele si era accorto di qualcosa di strano insito in questo meccanismo, (nella democrazia il criterio del numero prevale su quello del giusto) ed aveva sottolineato che, in effetti, quella che viene indicata come democrazia in realtà è solamente una numerocrazia, ovvero un’organizzazione il cui governo viene affidato al gruppo statisticamente più numeroso.

Che poi le scelte statisticamente migliori coincidano con quelle più valide dal punto di vista amministrativo economico e politico è una mera contingenza; su tale argomento si possono generare mille discussioni.

Il vedere il proprio partito alle redini del governo genera certamente contentezza nel gruppo sociale vincente; in tale occasione la felicità totale sarà quella massima ottenibile in quanto sarà la massima sommatoria di felicità individuali; questa era la sintesi dei pensiero dei filosofi statistici.

Ma fatta la legge, trovato l’inganno.

Se con piccoli accorgimenti un gruppo ristretto di individui riesce a convincere i gruppi più numerosi allora tutto questo sistema non va più bene.

Edward Bernays, nipote di Sigmund Freud, aveva proposto dei nuovi metodi di convincimento (Propaganda) che agivano sulla parte più inconscia delle masse di individui con il fine di raggiungere dei risultati pre-stabiliti.

Da Wikipedia (Edward Bernays):
Nella sostanza, la sua convinzione era che una manipolazione consapevole e intelligente delle opinioni e delle abitudini delle masse, svolge un ruolo importante in una società democratica. Nasceva così il concetto - caro appunto alla propaganda in chiave politica - secondo cui chi è in grado di padroneggiare questo dispositivo sociale può costituire un potere invisibile capace di dirigere una nazione:

«Coloro che hanno in mano questo meccanismo [...] costituiscono [...] il vero potere esecutivo del paese. Noi siamo dominati, la nostra mente plasmata, i nostri gusti formati, le nostre idee suggerite, da gente di cui non abbiamo mai sentito parlare. [...] Sono loro che manovrano i fili...» [3]
Ovvero Bernays proponeva di vendere idee platoniche su argomenti anche futili scambiandole con il consenso elettorale su argomenti, invece, fondamentali per la vita sociale.
Per questo scopo le idee devono essere propagate (propag-anda) con la massima diffusione, esattamente come devono essere mutati gli slip (mut-anda).

Ma allora i pochi (happy few) che hanno capito il meccanismo della propagazione, si sono impossessati, con un procedimento truffaldino, delle redini del governo?

Non hanno forse con artifizi o raggiri, inducendo altri in errore, procurato a loro o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno?

Assolutamente si; qui a Laputa siamo assolutamente certi che le cose siano in questi termini.

Le vere “milestones” per gli oligarchi sono quindi quelle di impadronirsi dei mezzi di propagazione di particolari segnali verso la parte razionale e irrazionale delle masse popolari e poi lasciare che la stupidità del corpo elettorale faccia il resto.

I segnali da propagare non sono solo quelli discorsivi, che hanno bisogno di un certo tempo o di una certa cultura per essere recepiti o rifiutati, ma sono composti principalmente da suoni, immagini, situazioni ed altri fenomeni che arrivano più diretti alla parte inconscia dell’individuo e delle masse popolari.

Infatti l’argomentare tramite immagini è tipico di chi non vuole questioni da discutere nei dettagli.

Per trovare una soluzione a questo annoso problema della Numerocrazia, qui a Laputa è stato sperimentato un metodo tutto nuovo: “No-Govern, No-Media, No-Problem”.

Saturday, September 12, 2009

Premio Caligola - Speciale Estate '09: Souza!

Bene, superati alcuni inconvenienti “logistici,” eccoci finalmente all'attesa premiazione del Premio Caligola - Il potere gli ha dato alla testa “Special Summer Edition,” un'edizione che ha registrato la più alta percentuale di votanti dall'istituzione del Premio, e questo mi rende particolarmente lieto perché dimostra l'alto senso civico degli e/lettori del Gongoro così come il buon funzionamento dello strumento democratico.

Ma andiamo a rendere omaggio al vincitore di questa speciale tornata elettorale – davvero combattuta e incerta fino all'ultima scheda – il “ragazzo venuto dal Brasile,” il signor Wallace Souza, che con un ragguardevole 22% si aggiudica il Premio Estate 2009. Un giusto riconoscimento per l'impresa di questo esemplare di politico moderno, diviso tra studi televisivi e sottobosco criminale, accordato dal pubblico del Gongoro senza dubbio per la potenza evocativa dello “schema Wallace" – un piano che pare uscito dalla cinepresa di Tarantino – una perfetta rappresentazione del potere: più criminalità = più repressione, così come più crisi economica = più regolamentazione di governo. Se dunque morte e miseria garantiscono il potere, ci si sorprende se il potere stesso ne elargisce a piene mani?

In definitiva, quindi, ottima scelta del nostro corpo elettorale, che dimostra una volta di più maturità e lungimiranza fuori del comune. Nota di merito per i concorrenti nostrani, i caramba di Acervia, braccio armato di quella legge che punisce la spontanea solidarietà tra esseri umani, che conquistano la piazza d'onore a soli due punti percentuali di distacco dal vincitore. Ci ricordano, se mai ce lo fossimo dimenticati, che anche la solidarietà è monopolio di governo, e che il non rispetto del suo dominio verrà punito con l'esproprio e/o la galera.

E veniamo alfine al premio, che questa volta, con il kit
Do it yourself: Suicide! e la targa ricordo comprende il tomo “Castrazione Chimica, Come e Perché.” Infatti, data l'appurata ritrosia ad usare il nostro kit, vogliamo offrire un'alternativa ai nostri campioni: almeno non diffondete il vostro DNA!

Tuesday, September 1, 2009

Premio Caligola - Speciale Estate '09

A grande richiesta, riprende il Premio Caligola - Il potere gli ha dato alla testa con uno “Speciale Estate” da lasciare senza fiato. Sei i concorrenti in gara per un'edizione senza precedenti: sarà il caldo, sarà la voglia di accaparrarsi l'ambito premio, ma in questi mesi i nostri benefattori hanno davvero superato sé stessi. Ce n'è per tutti i gusti: politici-presentatori tv che commissionano omicidi per aumentare l'audience, incursioni della polizia in pacifici barbecue, le immancabili richieste di controllo della popolazione, la guerra al golf di Chavez, espropri di abitazioni e mistificazioni dei media per parare il culo di Obama. Non vi dico altro per questa volta, e vi lascio alle imprese di questi fuoriclasse. La scelta è difficile e la responsabilità è grande, ma confido, come sempre, nella sacralità della volontà popolare.
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Presentatore e politico brasiliano ordina omicidi per aumentare l'audience


SI investiga su un politico brasiliano che presenta un popolare programma sul crimine per aver ordinato una serie di esecuzioni allo scopo di aumentare gli ascolti.
Wallace Souza, un ex ufficiale di polizia che ha usato il suo spazio televisivo all'ora di pranzo per fare campagna contro la violenza che imperversa nella città di Manaus, è sospettato di aver commissionato almeno cinque omicidi per dimostrare la sua tesi che la regione è sommersa dal crimine violento.

“Manaus non può più vivere con questa ondata di crimini,” ha detto frequentemente Souza, 50 anni, al pubblico del suo show quotidiano Canal Livre. “Al giorno d'oggi tutti uccidono.”

In un discorso del 2008 al parlamento locale di Manaus, Souza si vantò che Canal Livre godeva di completa libertà editoriale ed era condotto con “responsabilità giornalistica.”

Ma i procuratori nella remota città dell'Amazzonia dicono che le azioni del politico sono andate molto al di là del dovere giornalistico, accusando Souza di legami con il traffico di droga, gli squadroni della morte, il crimine organizzato ed il possesso di armi illegali.

“Le nostre indagini indicano che è arrivato fino a creare i fatti,” ha detto Thomaz Augusto Correa, il capo dell'intelligence della polizia locale, ad un canale di notizie brasiliano. “I crimini erano commessi per generare notizie per il gruppo e per il programma.”

Souza è stato il politico più votato nelle ultime elezioni nello stato amazzonico ed è al suo terzo mandato. Ma la sua trasformazione da politico e presentatore TV a sospettato è cominciata l'ottobre scorso quando la sua ex guardia del corpo Moacir Jorge da Costa, una ex-agente di polizia, è stato arrestato ed accusato di nove omicidi. Da Costa, secondo come riferito, ha confessato che almeno uno degli omicidi era andato in onda nel programma del suo datore di lavoro.

L'arresto ha dato il via ad un'incursione della polizia nella casa di Souza che ha scoperto più di 100,000 sterline così come un arsenale che comprendeva parecchi fucili d'assalto di grosso calibro. Finora quasi 20 persone sono state arrestate in relazione al caso, compreso il figlio di Souza e parecchi alti funzionari di polizia.

Francisco Balieiro, avvocato di Souza, ha detto che il suo cliente ha negato le accuse, attribuendole ad una campagna politica contro di lui. Il segretario personale di Souza, Isabella Siqueira, ha detto ieri al Guardian che Souza è stato preso di mira a causa della sua partecipazione alle ricerche sul contrabbando di droga e armi nelle prigioni di Manaus.

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Chavez chiude i campi da golf: è uno sport borghese


«È uno sport borghese». Questa è la ragione della chiusura nei prossimi giorni di due campi da golf annunciato dal presidente venezuelano Hugo Chavez, il cui governo non esclude d’altra parte di occupare temporalmente una delle fabbriche del gruppo farmaceutico Pfizer.

«Solo un piccolo borghese può giocare a golf», ha precisato Chavez. Pronta la risposta alle dichiarazioni fatte alla radio dal presidente bolivariano da parte del direttore della federazione di golf, Julio Torres: «Se Chavez farà veramente quello che ha promesso, saranno in totale nove i campi di golf chiusi nel paese negli ultimi tre anni».

A Washington, un portavoce del dipartimento di Stato ha commentato che «ancora una volta, il presidente è andato fuori dai limiti».
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Assumono due badanti clandestine
Scoperti, ora rischiano la casa



Nei guai madre e figlio che hanno dato lavoro a 2 albanesi non regolari. Se si dovesse giungere a una condanna per favoreggiamento all’immigrazione clandestina, la loro casa potrebbe essere confiscata e venduta

Ancona, 30 luglio 2009 - Due persone di 83 ed 61 anni, rispettivamente madre e figlio, sono state denunciate dai carabinieri della stazione di Arcevia per favoreggiamento all’immigrazione clandestina poichè avevano assunto due badanti albanesi senza permesso di soggiorno.

Inoltre l’abitazione, del valore di 500.000 euro, nel caso si dovesse giungere ad una condanna per favoreggiamento all’immigrazione clandestina, sarà oggetto di confisca e, nel caso sia disposta la vendita, il ricavato potrebbe essere destinato al potenziamento delle attività di prevenzione e repressione dei reati in tema di immigrazione clandestina.

Il tutto è accaduto nella piccola frazione di Piticchio dove le due cittadine albanesi, prive di permesso di soggiorno, avevano trovato occupazione come badanti in una famiglia del posto. È bastato poco ai carabinieri per verificare la fondatezza della notizia, così da approfondire alcuni aspetti della vicenda. Dagli accertamenti svolti è stato appurato che, a partire dai primi giorni del mese di luglio, le due albanesi erano state assunte dai due arceviesi come badanti, condividendo con queste la casa di proprietà.

Le due extracomunitarie, dopo essere state fotosegnalate, sono state accompagnate alla questura di Ancona per i provvedimenti di espulsione mentre nei confronti dell’uomo e dell’anziana donna pende un’accusa di favoreggiamento all’immigrazione clandestina e assunzione di lavoratori extracomunitari privi del permesso di soggiorno, reati punibili rispettivamente con la reclusione fino a 4 anni e con l’arresto fino ad un anno.

I carabinieri poi, nell’applicare le norme contro l’immigrazione clandestina, hanno proceduto al sequestro dell’immobile di proprietà dell’uomo, nel quale hanno alloggiato le due clandestine. L’immobile ha una superficie di circa 250 metri, con circa 1.500 metri di giardino annesso.
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La polizia chiude un Facebook-barbecue di 15 persone


Quando Andrew Poole ha organizzato la sua trentesima festa di compleanno ed ha inviato gli inviti sul network sociale Facebook, prevedeva solo 17 ospiti compresi i suoi familiari.

È rimasto quindi un po' sorpreso quando otto agenti di polizia, alcuni coperti da armatura, sono arrivati con il supporto di un furgone antisommossa e di un elicottero.

Il sig. Poole, un autista di pullman, non stava facendo altro che accendere un barbecue per festeggiare con alcuni suoi amici, ma la polizia ha temuto che potesse trasformarsi in un rave su vasta scala provocato dagli inviti su Internet.

Il problema dei party di Facebook sfuggiti di mano è sempre stato in gran parte solo un problema per i genitori di adolescenti che, tornati a casa, scoprivano che un invito ad una festa di compleanno è stato accettato da un po' troppi ospiti.

Il sig. Poole aveva organizzato il party in un campo di Sowton, a Devon, di proprietà di un amico.

Ha detto: “Aveva cominciato piovere così siamo andati sotto il gazebo e c'è stato improvvisamente questo rumore nel cielo. Onestamente non potevo crederci.

“La cosa (l'elicottero) si è librata sopra di noi per circa 25 minuti, guardando mangiare 15 persone. Ci hanno detto di portar via lo stereo e che dovevamo andarcene. Erano le 4 del pomeriggio e non avevamo ancora acceso la musica.”

“Quello che la polizia ha effettivamente fatto è stato di fermare 15 persone che mangiavano degli hamburger.”

Il sig. Poole ha detto di aver speso 800 sterline per il generatore, la tenda e il cibo.

Ha aggiunto: “I poliziotti avevano pantaloni mimetici e armature. Era ridicolo. Ho detto loro che era il mio trentesimo compleanno, che questo accadeva una volta solo nel corso della vita e che non avrebbero dovuto rovinarlo. Ma hanno insistito che io lo avevo pubblicizzato come rave all-night su Internet.”

“Ho creato un evento e 17 persone hanno confermato come ospiti. Ho messo l'orario su tutta la notte nel caso la gente volesse fermarsi a dormire.”

Tuttavia, gli agenti hanno detto che i residenti locali li avevano avvertiti per un possibile rave. L'azione dalla polizia di Devon segue precedenti preoccupazioni circa i rave-party in altre zone che hanno fatto pubblicità sui siti Internet.

La polizia della Cornovaglia e di Devon ha dichiarato che la decisione di interrompere un rave-party “non è stata presa alla leggera.”

“Quando queste riunioni sono tenute al di fuori della legge possono diventare pericolose per i presenti se le precauzioni contro il fuoco vengono disattese e l'accesso al sito per i veicoli di emergenza è limitato.

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Parlamentare laburista richiede controllo della popolazione


Un parlamentare di secondo piano del governo federale dice che l'aumento della popolazione mondiale è la causa dei più seri problemi globali.

Il membro del Partito Laburista Kelvin Thompson ha detto al Parlamento che il riscaldamento globale, la scarsità d'acqua e perfino il terrorismo e le guerre possono essere fatti risalire alla sovrappopolazione.

Il sig. Thompson ha recentemente collegato il terrorismo con il livello d'immigrazione australiano, suggerendo che una minore quantità di immigrati concederebbe più tempo per valutare le richieste.

Dice che c'è un argomento convincente per il controllo della popolazione se i governi del mondo devono occuparsi efficacemente dei problemi ambientali, economici e sociali.

“È tempo per i governi ed i responsabili politici in tutto il mondo di rendersi conto della situazione e di intraprendere delle azioni per stabilizzare la popolazione mondiale,” ha detto.

“Deve accadere in ogni paese, anche qui in Australia – specialmente qui nell'asciutta e arida Australia.”

Il sig. Thompson inoltre ha preso ad esempio la sua propria città, Melbourne, dicendo che i pianificatori hanno cercato di impedire l'espansione urbana con lo sviluppo in altezza per trovar posto alla crescente popolazione.

“Ciò che non capiscono è che questo non sta fermando affatto l'espansione urbana – la periferia continua ad allargarsi sull'orizzonte,” ha detto.

“Melbourne sta diventando un'obesa e arteriosclerotica parodia di sé stessa.”

“C'è qualcosa di intangibile ma importante nello spazio personale di un cortile.”

“Credo che i bambini che crescono in una periferia che è una giungla di cemento siano soggetti a più bullismo e soprusi e siano più vulnerabili a trappole come il crimine e la droga.”

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Storie false sulle armi


Molti mezzi di comunicazione hanno sbagliato il tiro sulle armi. Innumerevoli giornali e reti televisive – dalla CBS alla MSNBC – hanno riportato falsamente che dimostranti conservatori avrebbero minacciato il presidente Obama con le armi in eventi pubblici. Non è mai accaduto.

A Portsmouth, nel New Hampshire, un uomo che portava una pistola, William Kostric, ha preso parte ad una protesta contro la sanità l'11 agosto. Questo a vari isolati di distanza ed ore prima del meeting al comune del sig. Obama in quella città. Al sig. Kostric è stato dato il permesso di stare nella proprietà della chiesa dove la protesta ha avuto luogo e non era nel luogo che il presidente ha visitato. Ciò che cosa la maggior parte dei resoconti hanno omesso è che il sig. Kostric non ha portava la pistola solo per la protesta; la porta sempre, legalmente, per protezione.

Mentre i media hanno usato regolarmente termini quali “teste calde” per mistificare la situazione, hanno ignorato che i sindacalisti che si opponevano alla protesta hanno attaccato il sig. Kostric ed un suo amico, con calci, spintoni e sputi. Malgrado la violenza usata contro di lui dai sostenitori di Obama, Kostric non ha estratto la pistola né ha minacciato qualcuno.

Sull'Evening News della CBS, Katie Couric ha chiesto, “stiamo davvero ancora discutendo della sanità quando un uomo porta una rivoltella in una chiesa in cui il presidente sta parlando?” Deliberatamente o no, ha distorto i fatti. Come sappiamo, Kostric ha portato una pistola in chiesa, ma il presidente non doveva recarvisi e non lo ha fatto. Obama ha parlato in un evento separato in una High School locale in un altro momento. Non lasciando che i fatti ostacolassero la sua isterica storia, la Couric ha collegato la pistola del sig. Kostric alla “paura e pura ignoranza che sommerge il serio dibattito che deve avvenire su una questione che interessa le vite di milioni di persone.”

In un altro caso in Arizona, un uomo di colore ha organizzato un evento con un ospite di una radio locale ed ha portato con sé un fucile semiautomatico ad alcuni isolati di distanza da un'altra riunione comunale di Obama. Secondo la stazione radio, l'evento organizzato “è stato parzialmente motivato dalla polemica che circonda William Kostric.” Questo avvenimento non era il caso di un dimostrante armato inferocito contro Obama, ma un evento per attirare l'attenzione. Naturalmente, questa verità inopportuna è stata ignorata dalla maggior parte dei notiziari.

La MSNBC ha travisato i fatti per cercare di sostenere una falsa accusa del razzismo che starebbe dietro l'opposizione all'agenda di Obama. Nel programma del 18 agosto di Donny Deutsch sul meeting locale in Arizona, la produzione ha mandato in onda una clip dell'anonimo uomo di colore con il cosiddetto fucile d'assalto – ma la rete ha editato il nastro così che la razza dell'uomo fosse oscurata. Sia maledetta la verità, ha detto Contessa Brewer della MSNBC, “ci si chiede se questo ha un tratto razziale. Voglio dire, qui avete un uomo di colore alla presidenza e dei bianchi che appaiono con delle alla cintura.” Un altro commentatore nello stesso programma si è preoccupato per “la rabbia contro un presidente nero.” Il presunto risultato: “Sapete che vediamo aumentare questi gruppi di odio.”

Il comportamento irresponsabile della MSNBC è più del semplice cattivo giornalismo; semina diffidenza fra le razze. Ernest Hancock, il presentatore radiofonico che ha organizzato l'evento, sperava di ottenere una certa pubblicità gratis per sé e il suo show. Qualunque cosa si possa pensare di questa prodezza, non aveva niente a che fare con la razza. La MSNBC ha rappresentato un uomo di colore armato come uomo bianco per inventare una dinamica razziale che non è esistita.

La disinformazione dei media sulle armi è un triste segno delle azioni drastiche che i liberal prenderanno per insidiare il supporto al diritto di portare armi per i cittadini rispettosi delle leggi. È inoltre un'indicazione di estrema disperazione dei liberal mentre si rivela l'agenda di Obama.