Saturday, September 26, 2009

I Missili in giardino

Il problema di vivere ancorati a terra è che è spesso difficile rendersi conto dell'enormità di certi eventi, se non attraverso le lenti offuscate del quotidiano tran tran.

Ci è negata la visione d'insieme prerogativa di chi si libra a considerevole distanza dai travagli terreni, come gli dei o gli abitanti di Laputa.

Ma quando i dispacci telepatici del nostro corrispondente dall'isola volante ci offrono un assaggio di questo tipo di comprensione, diventa chiaro che la nebbia che avvolge certe vicende umane può essere talvolta una benedizione: come potremmo mai essere sereni, infatti, con dei missili in giardino?
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Di Giovanni Pesce


Nel corso degli anni ’50 anche l’Italia partecipò al conflitto nucleare “freddo” ospitando graziosamente nel territorio delle Murge una trentina di missili Jupiter dotati di testata atomica.

Pochi anni prima (1943-1945) la Puglia, in particolare Foggia, era stata scelta come avamposto per l’attacco sull’Europa Continentale; da vari campi d'aviazione dislocati intorno a quella città decollavano quotidianamente bombardieri Usa con obiettivi particolari: campi petroliferi di Ploesti in Romania, città italiane del Nord, insediamenti industriali della Germania del Sud.

Nel 1958 i governi di Usa e Italia decisero di posizionare 30 missili Jupiter con testata nucleare H nell’altopiano tra Bari e Taranto, con sede di comando a Gioia del Colle.

Il progetto, all’oscuro dell’opinione pubblica italiana, venne messo in opera e portato a termine in pochi mesi nella primavera 1961.
Contemporaneamente, in quegli stessi pochi mesi Hollywood produceva un filmetto che, con il titolo italiano I missili in giardino,” trattava da un punto di vista familiare questo tipo di installazioni militari.

La realtà comunque è ben altra cosa.
In quelle installazioni militari si segue il falso concetto della doppia chiave: ovvero il missile non parte se non ci sono le due autorizzazioni da parte dei due governi: Italia ed USA.

Però la chiave generale del sistema, la terza chiave, è nella sola disponibilità USA; come sono nella sola disponibilità USA le bombe “strategiche,” quelle sui missili balistici.
Queste pugliesi sono invece classificate come tattiche e pertanto possono essere usate solo con l’assenso del governo italiano e vanno utilizzate con parsimonia all’interno del metodo MAD (Mutual Assured Destruction).

Più o meno i progettisti della RAND Corporation avevano definito la guerra nucleare in queste fasi:
  1. First Strike (il primo colpo);
  2. la Ritorsione (il paese colpito può rispondere usando l’atomica con una risposta “flessibile”);
  3. la guerra “Fine di Mondo” messa in azione da un insieme di calcolatori collegati in rette.
Più o meno sono i concetti espressi nel film “Dr. Strangelove,” uscito nelle sale alla fine del 1963.

Nel 1962 alla conclusione del blocco navale Usa nei confronti di Cuba, Kennedy concordò con Kruscev un accordo semi-segreto: se Kruscev avesse ritirato i missili a Cuba Kennedy avrebbe ritirato i missili in Puglia ed in Turchia. Tra le condizioni dell’accordo c’era quella di non dare molta pubblicità alle concessioni americane e questa clausola venne rispettata.

Così, nell’aprile 1963 i trenta missili vennero ritirati e riportati oltreoceano.

Per amanti della statistica, a Gioia del Colle si totalizzavano allora per trenta testate termonucleari (H), ben 50 megatoni, (migliaia di volte più potenti dell’esplosione di Hiroshima).

In quei giorni i serviti segreti di Laputa registrarono la seguente telefonata: “Pronto, Gioia, ho il razzo pronto per l’esercitazione!”.
Che tipo di esercitazione volessero fare resta un mistero.

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