In questa nuova lezione il professor Murphy ci spiega – con soave metafora – la differenza tra la moneta e l'interesse, e perché è così importante. Potrebbe sembrare lapalissiano ma, purtroppo, non è così, almeno osservando il panorama dell'odierna scienza economica.
Il declino della nostra civiltà dipende in gran parte da questa incapacità di dare alle cose il giusto nome e il giusto utilizzo, un'incapacità che rende possibile ad un'organizzazione criminale di spacciarsi per ente benefico.
___________________________
Di Robert P. Murphy
C'è una vecchia barzelletta in cui un tipo chiede “qual è la differenza tra le tende e la carta igienica?” E l'altro risponde “non lo so, qual è?” Allora il primo tipo risponde, “non le permetto di entrare a casa mia!”
Dopo aver seguito gli “esperti” economisti dibattere la nostra crisi finanziaria per tutto l'anno scorso, ho capito che possiamo modificare quella barzelletta. Oggi chiederei ai blogger economici ed agli editorialisti, “qual è la differenza fra la politica monetaria ed i tassi di interesse?” Se un economista risponde, “non lo so, qual è?” allora non gli dev'essere permesso di consigliare il governo. Qualsiasi “esperto” che confonda la moneta e l'interesse finirà per dare orribili raccomandazioni in determinate circostanze, come vederemo sotto.
Moneta e interesse sono cose diverse
Anche se il pubblico è stato abituato a credere che l'aumento della massa monetaria sia la stessa cosa che abbassare i tassi d'interesse, queste sono in realtà cose ben distinte. Infatti, il collegamento apparentemente ovvio fra crescita monetaria e tassi d'interesse è in gran parte un incidente del modo in cui si sono sviluppate storicamente le banche centrali. In un'economia davvero basata sulla proprietà privata, i minatori d'oro – cioè, i produttori di nuova moneta – non avrebbero affatto un collegamento diretto con i tassi d'interesse. La decisione dei minatori d'oro di aumentare la produzione avrebbe un effetto diretto molto piccolo sui tassi d'interesse.
Le banche centrali iniettano del tutto arbitrariamente la nuova moneta nell'economia attraverso i mercati del credito. Supponiamo per esempio che il governo debba controllare “l'industria della moneta.” Ancora, supponiamo di essere in una situazione in cui il governo determina che un'iniezione di nuova moneta sia necessaria per aiutare il mercato ad uscire dalla sua intossicazione di laissez-faire. Nondimeno, non c'è motivo per la banca centrale di scegliere i titoli di debito come punto d'entrata per la nuova moneta.
Questo è un punto cruciale, quindi analizziamolo a fondo. Ora, quando la Federal Reserve si impegna in “operazioni di mercato aperto,” Bernanke va sul mercato e compra, diciamo, titoli del Tesoro degli Stati Uniti per un valore di 10 milioni di dollari da un rivenditore di titoli. Come paga Bernanke? Semplice, compila un assegno a nome della Federal Reserve.
Quando il rivenditore di titoli deposita l'assegno di 10 milioni, la banca accredita 10 milioni sul suo conto corrente. Quindi la banca stessa gira l'assegno alla Fed. Tenetevi forte, qui c'è la parte divertente: quando la Fed riceve un assegno – emesso su sé stessa – dalla Acme Bank, la Fed lo contabilizza ed aumenta il bilancio dell'Acme con la Fed di 10 milioni. Maun debito corrispondente nel sistema non c'è, da nessuna parte! L'ammontare totale delle riserve della banca-membro, tenute sul deposito con la federazione, è aumentato magicamente di 10 milioni di dollari.
Come chiunque non abbia saltato la relativa lezione universitaria ricorderà, la natura a riserva frazionaria del nostro sistema bancario significa che l'iniezione di 10 milioni in nuove riserve in realtà permetterà che fino a 100 milioni in nuova moneta entrino nell'economia. Ma quell'effetto piramide non è ciò su cui voglio concentrare l'attenzione.
Invece, voglio evidenziare il fatto che la Fed scelga i rivenditori di titoli per essere i primi destinatari di nuovi soldi. Questo ha un impatto enorme sul modo in cui l'economia funziona. Ma noi non vediamo neppure questo aspetto della situazione, perché siamo giunti a credere che sia naturale.
In realtà è orribilmente innaturale e causa il ciclo economico stesso. Supponete che invece di entrare nel mercato dei titoli, quando Bernanke vuole aumentare la massa monetaria, cominciasse ad aggiungere SUV al bilancio della Fed. Potete immaginare quanto questo potrebbe scombussolare il mercato automobilistico?
La Fed dei SUV
Non è insolito che il bilancio della Fed aumenti di 5 miliardi di dollari in un dato periodo di 12 mesi (in questo articolo non voglio neanche pensare di occuparmi dell'astronomico aumento nelle riserve della Fed durante il 2008). Questo significa che nel corso di un anno, è del tutto possibile che la Fed si lasci andare ad un festino di spesa ed ammassi 5 miliardi in titoli extra emessi dallo Zio Sam. Poi, alla fine, può scaricarli altrettanto rapidamente e non secondo qualche formula prevedibile quanto piuttosto in larga misura seguendo il semplice capriccio.
Ora immaginate se la Fed accumulasse SUV, piuttosto che titoli, quando compie le sue operazioni di mercato aperto. Si recherebbe dai concessionari auto e compilerebbe assegni (coperti dall'infinito rifornimento delle riserve elettroniche della Fed conservate nella Zona Fantasma di Bernanke). Poi il concessionario venderebbe effettivamente un veicolo reale alla Fed. Un eventuale cliente privato che avesse messo l'occhio su quel particolare SUV dovrebbe trovarsi un altro veicolo, perché quello che voleva viene caricato su un camion in partenza alla volta di New York.
Tuttavia, il cliente potrebbe realmente decidere di posporre l'acquisto, sperando che la Fed adotti una stretta politica monetaria. In questo caso – quando la Fed vuole succhiare moneta dall'economia per contenere l'inflazione di prezzi – scaricherebbe i SUVs sul mercato. Quando i concessionari auto li compreranno all'asta, intesterebbero degli assegni alla Fed, coperti dai loro conti correnti commerciali, e nel processo rimanderebbero infine alcune delle riserve totali nel sistema bancario nella Zona Fantasma.
Anche se il nostro ipotetico sistema introdurrebbe un'estrema volatilità nei prezzi dei SUV, è ancora evidente che i produttori di automobili apprezzerebbero l'intesa, finché il governo agisce generalmente da acquirente netto di SUV. Ovvero, finché la riserva di SUV del governo tende a crescere col tempo, i produttori riceverebbero effettivamente una sovvenzione indiretta, anche se il governo non si occupa mai direttamente dei produttori e compra sempre i SUV da concessionari di terze parti.
I reali e potenziali consumatori di SUV, naturalmente, soffrirebbero. Non solo pagherebbero prezzi più elevati, ma sarebbero anche meno sicuri della disponibilità e del prezzo dei veicoli sulla strada, a causa dell'improvviso saltare dentro e fuori il mercato della banca centrale.
Prezzi dei titoli e tassi d'interesse
Distorsioni simili avvengono nel mondo reale, ma non le notiamo più. Quando la Fed “taglia i tassi di interesse,” quello che sta realmente facendo è creare soldi dall'aria fritta e passarli ai produttori di titoli. E che cosa è un produttore di titoli? È semplicemente un termine più chic per definire un debitore.
Il produttore di tioli più privilegiato è naturalmente il Ministero del Tesoro degli Stati Uniti. Ora, sono sicuro che sia solo per pura coincidenza che quando il governo ha costituito la Federal Reserve – l'entità che in un certo senso controlla le presse tipografiche del dollaro – abbia richiesto, esplicitamente o implicitamente, che la Fed potesse iniettare la nuova moneta generalmente solo comprando titoli emessi dal Ministero del Tesoro (questo modello di recente è cambiato, naturalmente). Ciò assicura che ogni volta che la Fed inietta i nuovi soldi nel sistema, spinge verso l'alto il prezzo dei buoni del Tesoro. Dato che è il Ministero del Tesoro a vendere quei titoli appena emessi, ovviamente il Ministero del Tesoro ne trae giovamento.
Dall'altro lato, i compratori del settore privato di buoni del Ministero del Tesoro e di altri titoli ci perdono. Se erano entrati nel mercato con l'intenzione di acquistare un titolo che rende 10.000 dollari in dieci anni, ora dovranno pagare un prezzo più elevato a causa dell'ingombrante presenza della Fed con il suo libretto di assegni dalla Zona Fantasma.
Un altro nome per i compratori di debito del settore privato è risparmiatori. Così la decisione della Fed di accumulare strumenti di debito – piuttosto che grossi fuoristrada – sovvenziona i debitori e penalizza i risparmiatori. Le sue azioni inoltre inducono la gente a risparmiare di meno o prendere in prestito di più di quanto avrebbero fatto in un mercato dei titoli libero. Forse più grave, il comportamento della Fed mette in moto il ciclo di boom e crisi che contagia misteriosamente le economie di mercato.
L'uno-due della Fed all'economia
Quello che la gente spesso trascura è che la Fed distorce l'economia in due modi distinti: in primo luogo, distrugge il valore del dollaro ampliando la disponibilità di dollari anno dopo anno. Ma oltre ad alzare i prezzi in generale, le azioni della Fed causano anche distorsioni perché alzano i prezzi dei titoli per primi, che sono così temporaneamente più alti confrontati ad altri prezzi.
Se la Fed raddoppia la massa monetaria, a lungo termine questo approssimativamente raddoppierebbe i prezzi di tutti i beni e servizi. Ma se la Fed limita l'iniezione di nuova moneta alle mani di alcuni destinatari privilegiati, quelle persone avranno ad un vantaggio fantastico (anche se provvisorio) rispetto a chiunque altro nell'economia. Metteranno le loro mani sui miliardi in nuovi dollari, mentre i prezzi ancora riflettono la vecchia realtà. I nuovi soldi allora scorreranno di settore in settore, spingendo verso l'alto i prezzi spandendosi in tutta l'economia. Ma le ultime persone a ricevere il nuovo afflusso di biglietti da venti – e da cento – dollari saranno molto più povere di altre, una volta che i prezzi si sono adeguati. Il loro stipendio è stato l'ultimo ad aumentare, mentre impotenti hanno visto sempre più prezzi cominciare a raddoppiare.
Una combinazione letale
Ora, cosa accade quando l'economia è in una situazione dove (a) “ha bisogno” di più moneta, e (b) “ha bisogno” di tassi d'interesse più elevati (sto usando non precisamente “aver bisogno” nel senso di “richiesto dall'efficienza economica”)? Per esempio, potrebbe essere il caso di un paese che in precedenza era isolato economicamente ed ora si è aperto al mercato mondiale. I suoi abitanti in origine commerciavano fra di loro con la propria valuta domestica, ma adesso vogliono usare la moneta internazionale.
In un vero libero mercato monetario, l'oro probabilmente sarebbe la moneta merce mondiale. Questo significa che tonnellate di oro supplementare (sotto forma di lingotti e monete) affluirebbero nel paese in via di sviluppo, per aggiungersi al patrimonio del suo popolo.
Ma allo stesso tempo, poiché queste persone riconoscerebbero l'immenso balzo nel tenore di vita che potranno presto sperimentare, proverebbero anche a prendere in prestito a fronte del loro reddito futuro. In altre parole, ora che la loro nazione è aperta al commercio internazionale, la loro produttività si moltiplicherà per un fattore di dieci in pochi anni. Ma non accadrebbe da un giorno all'altro, perché ci vorrebbe del tempo perché le aziende multinazionali entrino e costruiscano fabbriche avanzate, o diano il via all'estrazione su vasta scala delle risorse minerarie.
Dal punto di vista dei nativi, essi si renderebbero conto che il loro reddito annuo medio schizzerà dai, diciamo, 500 ai 5.000 dollari in due anni, dove dovrebbe rimanere fino alla loro pensione. In tale situazione, prenderebbero naturalmente in prestito molto denaro. La loro aumentata domanda di prestiti alzerebbe i tassi d'interesse, richiamando altro risparmio dal resto del mondo e razionando i fondi disponibili tra altri potenziali mutuatari.
È in questo modo che un vero mercato libero tratterebbe una situazione in cui il mercato ha bisogno di più moneta e di tassi d'interesse più elevati. L'aumento del prezzo mondiale dell'oro incentiverebbe i minatori d'oro ad amplificare la produzione, mentre l'aumento del prezzo dei prestiti incentiverebbe i risparmiatori ad amplificare la loro “produzione.” Non c'è ragione per cui le azioni dei minatori d'oro sarebbero in conflitto con le azioni dei risparmiatori.
Ma cosa accade con una banca centrale quale la nostra Federal Reserve? Quando essa cerca di aumentare la massa monetaria, deve necessariamente abbassare i tassi d'interesse, almeno relativamente a dove sarebbero stati altrimenti. Di conseguenza, in una situazione in cui la gente vuole tenere più contanti e dove ha un disperato bisogno di maggiore risparmio, la Fed può affrontare una crisi soltanto esacerbando l'altra.
È esattamente qui che ci troviamo nell'attuale crisi. La tremenda incertezza nei mercati finanziari – in sé causata in gran parte dalle politiche del governo – ha spinto tutti a cercare maggiore liquidità. La gente non ha idea quale sarà il suo flusso di reddito tra 6 o 12 mesi, così sta provando a ampliare la propria disponibilità di beni molto liquidi.
Allo stesso tempo, lo scoppio della bolla immobiliare e di quella azionaria ha rivelato che molte persone ricche in tutto il globo non stavano affatto risparmiando quanto credevano. L'allarme doveva diffondersi per il mondo: “risparmiate di più! risparmiate di più! È un'emergenza! L'intera struttura del capitale è a rischio se non tappiamo presto questi buchi!”
Tragicamente, la struttura delle banche centrali nel mondo di oggi ha permesso ai governi di risolvere soltanto un problema. Hanno scelto di sommergere i mercati di soldi, spingendo così i tassi d'interesse all'assurdo livello, praticamente, di zero.
Quindi, nel singolo momento più cruciale nella storia di mondo in cui i tassi d'interesse avrebbero dovuto aumentare decisamente, sono stati invece azzerati. Nel momento stesso in cui un risparmio supplementare è necessario nella maniera più critica, i governi del mondo hanno invece reso il prestito quasi senza senso.
Conclusione
I tassi d'interesse sono prezzi, e come tali trasportano informazioni reali sulla scarsità nel mondo. La gente parla di affari finanziari che si spargono “nell'economia reale,” come se l'allocazione del capitale fosse un qualche dettaglio secondario. Al contrario, i mercati dei capitali – guidati dai tassi d'interesse – sono col passare del tempo il singolo “regolatore” più importante della “reale” economia di mercato.
Sommergendo i mercati creditizi con soldi creati dall'aria fritta, le banche centrali mondiali stanno interferendo con i tentativi degli esseri umani di comunicare tra loro dopo lo scoppio della bolla immobiliare. Sarebbe come se i governi utilizzassero aerei militari per disturbare le radio dei soccorritori in una regione colpita da un terremoto.
I politici ed i burocrati parlano come se i membri del settore privato fossero distanti durante la crisi. Al contrario, la gente in tutto il mondo si sta concentrando come non mai sulle proprie finanze. Ma i governi del mondo continuano a sommergere i segnali che le persone cercano di trasmettersi l'un l'altra.
La moneta e l'interesse sono cose distinte. Ci sono periodi in cui la “giusta” risposta del mercato è un aumento nell'offerta di moneta e un aumento nei tassi d'interesse. Poiché le moderne banche centrali iniettano tipicamente la nuova moneta soltanto abbassando i tassi d'interesse, esse peggiorano grandemente il panico finanziario.
Il declino della nostra civiltà dipende in gran parte da questa incapacità di dare alle cose il giusto nome e il giusto utilizzo, un'incapacità che rende possibile ad un'organizzazione criminale di spacciarsi per ente benefico.
___________________________
Di Robert P. Murphy
C'è una vecchia barzelletta in cui un tipo chiede “qual è la differenza tra le tende e la carta igienica?” E l'altro risponde “non lo so, qual è?” Allora il primo tipo risponde, “non le permetto di entrare a casa mia!”
Dopo aver seguito gli “esperti” economisti dibattere la nostra crisi finanziaria per tutto l'anno scorso, ho capito che possiamo modificare quella barzelletta. Oggi chiederei ai blogger economici ed agli editorialisti, “qual è la differenza fra la politica monetaria ed i tassi di interesse?” Se un economista risponde, “non lo so, qual è?” allora non gli dev'essere permesso di consigliare il governo. Qualsiasi “esperto” che confonda la moneta e l'interesse finirà per dare orribili raccomandazioni in determinate circostanze, come vederemo sotto.
Moneta e interesse sono cose diverse
Anche se il pubblico è stato abituato a credere che l'aumento della massa monetaria sia la stessa cosa che abbassare i tassi d'interesse, queste sono in realtà cose ben distinte. Infatti, il collegamento apparentemente ovvio fra crescita monetaria e tassi d'interesse è in gran parte un incidente del modo in cui si sono sviluppate storicamente le banche centrali. In un'economia davvero basata sulla proprietà privata, i minatori d'oro – cioè, i produttori di nuova moneta – non avrebbero affatto un collegamento diretto con i tassi d'interesse. La decisione dei minatori d'oro di aumentare la produzione avrebbe un effetto diretto molto piccolo sui tassi d'interesse.
Le banche centrali iniettano del tutto arbitrariamente la nuova moneta nell'economia attraverso i mercati del credito. Supponiamo per esempio che il governo debba controllare “l'industria della moneta.” Ancora, supponiamo di essere in una situazione in cui il governo determina che un'iniezione di nuova moneta sia necessaria per aiutare il mercato ad uscire dalla sua intossicazione di laissez-faire. Nondimeno, non c'è motivo per la banca centrale di scegliere i titoli di debito come punto d'entrata per la nuova moneta.
Questo è un punto cruciale, quindi analizziamolo a fondo. Ora, quando la Federal Reserve si impegna in “operazioni di mercato aperto,” Bernanke va sul mercato e compra, diciamo, titoli del Tesoro degli Stati Uniti per un valore di 10 milioni di dollari da un rivenditore di titoli. Come paga Bernanke? Semplice, compila un assegno a nome della Federal Reserve.
Quando il rivenditore di titoli deposita l'assegno di 10 milioni, la banca accredita 10 milioni sul suo conto corrente. Quindi la banca stessa gira l'assegno alla Fed. Tenetevi forte, qui c'è la parte divertente: quando la Fed riceve un assegno – emesso su sé stessa – dalla Acme Bank, la Fed lo contabilizza ed aumenta il bilancio dell'Acme con la Fed di 10 milioni. Maun debito corrispondente nel sistema non c'è, da nessuna parte! L'ammontare totale delle riserve della banca-membro, tenute sul deposito con la federazione, è aumentato magicamente di 10 milioni di dollari.
Come chiunque non abbia saltato la relativa lezione universitaria ricorderà, la natura a riserva frazionaria del nostro sistema bancario significa che l'iniezione di 10 milioni in nuove riserve in realtà permetterà che fino a 100 milioni in nuova moneta entrino nell'economia. Ma quell'effetto piramide non è ciò su cui voglio concentrare l'attenzione.
Invece, voglio evidenziare il fatto che la Fed scelga i rivenditori di titoli per essere i primi destinatari di nuovi soldi. Questo ha un impatto enorme sul modo in cui l'economia funziona. Ma noi non vediamo neppure questo aspetto della situazione, perché siamo giunti a credere che sia naturale.
In realtà è orribilmente innaturale e causa il ciclo economico stesso. Supponete che invece di entrare nel mercato dei titoli, quando Bernanke vuole aumentare la massa monetaria, cominciasse ad aggiungere SUV al bilancio della Fed. Potete immaginare quanto questo potrebbe scombussolare il mercato automobilistico?
La Fed dei SUV
Non è insolito che il bilancio della Fed aumenti di 5 miliardi di dollari in un dato periodo di 12 mesi (in questo articolo non voglio neanche pensare di occuparmi dell'astronomico aumento nelle riserve della Fed durante il 2008). Questo significa che nel corso di un anno, è del tutto possibile che la Fed si lasci andare ad un festino di spesa ed ammassi 5 miliardi in titoli extra emessi dallo Zio Sam. Poi, alla fine, può scaricarli altrettanto rapidamente e non secondo qualche formula prevedibile quanto piuttosto in larga misura seguendo il semplice capriccio.
Ora immaginate se la Fed accumulasse SUV, piuttosto che titoli, quando compie le sue operazioni di mercato aperto. Si recherebbe dai concessionari auto e compilerebbe assegni (coperti dall'infinito rifornimento delle riserve elettroniche della Fed conservate nella Zona Fantasma di Bernanke). Poi il concessionario venderebbe effettivamente un veicolo reale alla Fed. Un eventuale cliente privato che avesse messo l'occhio su quel particolare SUV dovrebbe trovarsi un altro veicolo, perché quello che voleva viene caricato su un camion in partenza alla volta di New York.
Tuttavia, il cliente potrebbe realmente decidere di posporre l'acquisto, sperando che la Fed adotti una stretta politica monetaria. In questo caso – quando la Fed vuole succhiare moneta dall'economia per contenere l'inflazione di prezzi – scaricherebbe i SUVs sul mercato. Quando i concessionari auto li compreranno all'asta, intesterebbero degli assegni alla Fed, coperti dai loro conti correnti commerciali, e nel processo rimanderebbero infine alcune delle riserve totali nel sistema bancario nella Zona Fantasma.
Anche se il nostro ipotetico sistema introdurrebbe un'estrema volatilità nei prezzi dei SUV, è ancora evidente che i produttori di automobili apprezzerebbero l'intesa, finché il governo agisce generalmente da acquirente netto di SUV. Ovvero, finché la riserva di SUV del governo tende a crescere col tempo, i produttori riceverebbero effettivamente una sovvenzione indiretta, anche se il governo non si occupa mai direttamente dei produttori e compra sempre i SUV da concessionari di terze parti.
I reali e potenziali consumatori di SUV, naturalmente, soffrirebbero. Non solo pagherebbero prezzi più elevati, ma sarebbero anche meno sicuri della disponibilità e del prezzo dei veicoli sulla strada, a causa dell'improvviso saltare dentro e fuori il mercato della banca centrale.
Prezzi dei titoli e tassi d'interesse
Distorsioni simili avvengono nel mondo reale, ma non le notiamo più. Quando la Fed “taglia i tassi di interesse,” quello che sta realmente facendo è creare soldi dall'aria fritta e passarli ai produttori di titoli. E che cosa è un produttore di titoli? È semplicemente un termine più chic per definire un debitore.
Il produttore di tioli più privilegiato è naturalmente il Ministero del Tesoro degli Stati Uniti. Ora, sono sicuro che sia solo per pura coincidenza che quando il governo ha costituito la Federal Reserve – l'entità che in un certo senso controlla le presse tipografiche del dollaro – abbia richiesto, esplicitamente o implicitamente, che la Fed potesse iniettare la nuova moneta generalmente solo comprando titoli emessi dal Ministero del Tesoro (questo modello di recente è cambiato, naturalmente). Ciò assicura che ogni volta che la Fed inietta i nuovi soldi nel sistema, spinge verso l'alto il prezzo dei buoni del Tesoro. Dato che è il Ministero del Tesoro a vendere quei titoli appena emessi, ovviamente il Ministero del Tesoro ne trae giovamento.
Dall'altro lato, i compratori del settore privato di buoni del Ministero del Tesoro e di altri titoli ci perdono. Se erano entrati nel mercato con l'intenzione di acquistare un titolo che rende 10.000 dollari in dieci anni, ora dovranno pagare un prezzo più elevato a causa dell'ingombrante presenza della Fed con il suo libretto di assegni dalla Zona Fantasma.
Un altro nome per i compratori di debito del settore privato è risparmiatori. Così la decisione della Fed di accumulare strumenti di debito – piuttosto che grossi fuoristrada – sovvenziona i debitori e penalizza i risparmiatori. Le sue azioni inoltre inducono la gente a risparmiare di meno o prendere in prestito di più di quanto avrebbero fatto in un mercato dei titoli libero. Forse più grave, il comportamento della Fed mette in moto il ciclo di boom e crisi che contagia misteriosamente le economie di mercato.
L'uno-due della Fed all'economia
Quello che la gente spesso trascura è che la Fed distorce l'economia in due modi distinti: in primo luogo, distrugge il valore del dollaro ampliando la disponibilità di dollari anno dopo anno. Ma oltre ad alzare i prezzi in generale, le azioni della Fed causano anche distorsioni perché alzano i prezzi dei titoli per primi, che sono così temporaneamente più alti confrontati ad altri prezzi.
Se la Fed raddoppia la massa monetaria, a lungo termine questo approssimativamente raddoppierebbe i prezzi di tutti i beni e servizi. Ma se la Fed limita l'iniezione di nuova moneta alle mani di alcuni destinatari privilegiati, quelle persone avranno ad un vantaggio fantastico (anche se provvisorio) rispetto a chiunque altro nell'economia. Metteranno le loro mani sui miliardi in nuovi dollari, mentre i prezzi ancora riflettono la vecchia realtà. I nuovi soldi allora scorreranno di settore in settore, spingendo verso l'alto i prezzi spandendosi in tutta l'economia. Ma le ultime persone a ricevere il nuovo afflusso di biglietti da venti – e da cento – dollari saranno molto più povere di altre, una volta che i prezzi si sono adeguati. Il loro stipendio è stato l'ultimo ad aumentare, mentre impotenti hanno visto sempre più prezzi cominciare a raddoppiare.
Una combinazione letale
Ora, cosa accade quando l'economia è in una situazione dove (a) “ha bisogno” di più moneta, e (b) “ha bisogno” di tassi d'interesse più elevati (sto usando non precisamente “aver bisogno” nel senso di “richiesto dall'efficienza economica”)? Per esempio, potrebbe essere il caso di un paese che in precedenza era isolato economicamente ed ora si è aperto al mercato mondiale. I suoi abitanti in origine commerciavano fra di loro con la propria valuta domestica, ma adesso vogliono usare la moneta internazionale.
In un vero libero mercato monetario, l'oro probabilmente sarebbe la moneta merce mondiale. Questo significa che tonnellate di oro supplementare (sotto forma di lingotti e monete) affluirebbero nel paese in via di sviluppo, per aggiungersi al patrimonio del suo popolo.
Ma allo stesso tempo, poiché queste persone riconoscerebbero l'immenso balzo nel tenore di vita che potranno presto sperimentare, proverebbero anche a prendere in prestito a fronte del loro reddito futuro. In altre parole, ora che la loro nazione è aperta al commercio internazionale, la loro produttività si moltiplicherà per un fattore di dieci in pochi anni. Ma non accadrebbe da un giorno all'altro, perché ci vorrebbe del tempo perché le aziende multinazionali entrino e costruiscano fabbriche avanzate, o diano il via all'estrazione su vasta scala delle risorse minerarie.
Dal punto di vista dei nativi, essi si renderebbero conto che il loro reddito annuo medio schizzerà dai, diciamo, 500 ai 5.000 dollari in due anni, dove dovrebbe rimanere fino alla loro pensione. In tale situazione, prenderebbero naturalmente in prestito molto denaro. La loro aumentata domanda di prestiti alzerebbe i tassi d'interesse, richiamando altro risparmio dal resto del mondo e razionando i fondi disponibili tra altri potenziali mutuatari.
È in questo modo che un vero mercato libero tratterebbe una situazione in cui il mercato ha bisogno di più moneta e di tassi d'interesse più elevati. L'aumento del prezzo mondiale dell'oro incentiverebbe i minatori d'oro ad amplificare la produzione, mentre l'aumento del prezzo dei prestiti incentiverebbe i risparmiatori ad amplificare la loro “produzione.” Non c'è ragione per cui le azioni dei minatori d'oro sarebbero in conflitto con le azioni dei risparmiatori.
Ma cosa accade con una banca centrale quale la nostra Federal Reserve? Quando essa cerca di aumentare la massa monetaria, deve necessariamente abbassare i tassi d'interesse, almeno relativamente a dove sarebbero stati altrimenti. Di conseguenza, in una situazione in cui la gente vuole tenere più contanti e dove ha un disperato bisogno di maggiore risparmio, la Fed può affrontare una crisi soltanto esacerbando l'altra.
È esattamente qui che ci troviamo nell'attuale crisi. La tremenda incertezza nei mercati finanziari – in sé causata in gran parte dalle politiche del governo – ha spinto tutti a cercare maggiore liquidità. La gente non ha idea quale sarà il suo flusso di reddito tra 6 o 12 mesi, così sta provando a ampliare la propria disponibilità di beni molto liquidi.
Allo stesso tempo, lo scoppio della bolla immobiliare e di quella azionaria ha rivelato che molte persone ricche in tutto il globo non stavano affatto risparmiando quanto credevano. L'allarme doveva diffondersi per il mondo: “risparmiate di più! risparmiate di più! È un'emergenza! L'intera struttura del capitale è a rischio se non tappiamo presto questi buchi!”
Tragicamente, la struttura delle banche centrali nel mondo di oggi ha permesso ai governi di risolvere soltanto un problema. Hanno scelto di sommergere i mercati di soldi, spingendo così i tassi d'interesse all'assurdo livello, praticamente, di zero.
Quindi, nel singolo momento più cruciale nella storia di mondo in cui i tassi d'interesse avrebbero dovuto aumentare decisamente, sono stati invece azzerati. Nel momento stesso in cui un risparmio supplementare è necessario nella maniera più critica, i governi del mondo hanno invece reso il prestito quasi senza senso.
Conclusione
I tassi d'interesse sono prezzi, e come tali trasportano informazioni reali sulla scarsità nel mondo. La gente parla di affari finanziari che si spargono “nell'economia reale,” come se l'allocazione del capitale fosse un qualche dettaglio secondario. Al contrario, i mercati dei capitali – guidati dai tassi d'interesse – sono col passare del tempo il singolo “regolatore” più importante della “reale” economia di mercato.
Sommergendo i mercati creditizi con soldi creati dall'aria fritta, le banche centrali mondiali stanno interferendo con i tentativi degli esseri umani di comunicare tra loro dopo lo scoppio della bolla immobiliare. Sarebbe come se i governi utilizzassero aerei militari per disturbare le radio dei soccorritori in una regione colpita da un terremoto.
I politici ed i burocrati parlano come se i membri del settore privato fossero distanti durante la crisi. Al contrario, la gente in tutto il mondo si sta concentrando come non mai sulle proprie finanze. Ma i governi del mondo continuano a sommergere i segnali che le persone cercano di trasmettersi l'un l'altra.
La moneta e l'interesse sono cose distinte. Ci sono periodi in cui la “giusta” risposta del mercato è un aumento nell'offerta di moneta e un aumento nei tassi d'interesse. Poiché le moderne banche centrali iniettano tipicamente la nuova moneta soltanto abbassando i tassi d'interesse, esse peggiorano grandemente il panico finanziario.
In teoria in Europa il condizionamento è meno forte, confrontando i tassi della fed e della banca d'Inghilterra rispetto alla bce.
ReplyDeleteAnche se ormai la differenza dei tassi tra le banche centrali è sempre meno marcata, e da quel che si legge tra poco sparirà, non riesco a confrontare le differenze reali odierne e future tra i vari paesi nel mondo, presupponendo parità di risorse.
E' vero che neanche coloro che "regolano" ci riescono, ogni giorno cambia la previsione sulla durata sulla gravità ecc.
Insomma leggendo le teorie della scuola austriaca, mi sono fatto una mia idea sulla crisi,non riesco a cogliere le differenze di cui sopra ho scritto, le variabili sono tante da paese a paese, mi frantumo la testa ma non ci riesco proprio.
Roberto
Godurioso questo articolo. Rinnovo i complimenti.
ReplyDeleteE pensare che abbiamo l'esempio Giappone davanti agli occhi...
ReplyDeletelapalissiano
ReplyDeleteIl signor De La Palice, poco prima di morire, era ancora in vita.
Mala tempra currunt....
Gianni