Thursday, August 14, 2008

Contrordine: le tasse sono brutte

The hardest thing in the world to understand is the income tax.
(Albert Einstein)
Ricordate Padoa Schioppa, quello delle tasse bellissime? E come dimenticarlo, direte voi. Pochi sono in possesso della faccia di bronzo necessaria per definire bella la rapina, anche un Al Capone ci teneva a mantenere una facciata di rispettabilità, e lo stesso governo attuale si trattiene da simili plateali esternazioni: essere derubati è brutto, farsi prendere anche per i fondelli è veramente troppo.

Ma i tempi cambiano, e in questi giorni stanno arrivando addirittura da fonti istituzionali segnali di senso contrario, forse involontari seppur rivelatori. Grazie alla protesta di alcuni atleti olimpici, infatti, veniamo a sapere che le tasse non sono affatto desiderabili, anzi, scopriamo anche che giace in Parlamento un progetto di legge presentato da Luciano Rossi (Pdl) che propone di defiscalizzare i premi olimpici. I migliori atleti italiani, a quanto pare, non sembrano afferrare la bellezza del furto legalizzato.

Dice la Vezzali, campionessa di fioretto: “La medaglia olimpica arriva una volta ogni quattro anni e con lei anche il premio in denaro: io di tasse ne pago tante, non chiedo privilegi. Ma ai Giochi contribuiamo a fare grande l'Italia, e poi il premio è un riconoscimento una tantum a quattro anni di lavoro. Noi non siamo come i calciatori, i nostri guadagni non sono stratosferici: sarebbe giusto detassare i premi per le medaglie olimpiche, e non versarne la metà.”

Ora, non è difficile notare che sono ben pochi gli italiani che guadagnano come i calciatori, e che se vogliamo utilizzare la stessa retorica patriottarda della nota spadaccina tutti quanti “contribuiamo a fare grande l'Italia:” non hanno forse tutti i lavori pari dignità? Abbiamo pur visto il nostro presidente del consiglio impugnare fieramente una ramazza e contribuire in prima persona alla pulizia delle strade. Perché allora limitarsi a detassare i premi olimpici, e non mostrarsi altrettanto compassionevoli verso il popolo di lavoratori che permette alla categoria degli atleti, con la propria fatica quotidiana, di dedicarsi con profitto all'attività sportiva, peraltro sicuramente più gratificante delle occupazioni che il resto degli italiani si trova a svolgere?

Del resto per molti degli atleti lo sport è solo un “secondo lavoro,” come per Francesco D'Aniello, poliziotto e medaglia d'argento nel tiro a volo double trap, che candidamente smentisce l'ex ministro dell’economia: “Quando stavo in pedana non pensavo certo ai soldi, ma riflettendoci, non è bello ricevere solo il 50% di ciò che ti viene promesso.”

E se lo dice lui che “non pensava certo ai soldi,” figuriamoci se non lo può pensare un qualsiasi padre di famiglia che i soldi li deve contare fino all'ultimo centesimo per far quadrare i conti. Una vita di sacrifici, per vedere il frutto dei propri sforzi dimezzato dalle mani rapaci dello stato. No, non è affatto bello, lo ribadisce Giulia Quintavalle, oro nel judo: "Un premio dimezzato è un dispiacere, loro non sanno i nostri sacrifici.”

Confermo: loro non sanno i sacrifici che facciamo tutti noi, loro ingrassano alle nostre spalle, dividendosi la cospicua refurtiva fiscale che consente loro di vivere da nababbi, e di venire a dirci in faccia, senza la minima vergogna, quant'è bello rubare i soldi a chi lavora.

4 comments:

  1. ecco cosa è lo stato: mafia legalizzata!

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  2. Ieri intanto, giusto per non smentirsi, Visco ci faceva sapere che secondo lui non c'è nulla di male a tassare gli olimpionici. "In fondo", aggiungeva "lo spirito dei giochi dovrebbe essere l'importante è partecipare".
    Gli si sarebbe dovuto rispondere che anche molti politici si sforzano di dare di se stessi l'immagine dei benefattori che agiscono sempre in risposta ad un'innata vocazione al sacrificio per il bene comune. Qunado è ora di aumentarsi lo stipendio, però...

    RanTasipi

    RanTasipi

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  3. "L'importante è partecipare" è lo slogan che ho adottato io nella vita...

    :-/

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  4. Lavoro in una via dedicata a Pierre de Coubertin, l'ideatore di quel motto che, nella mia grassa ignoranza, chiaramente, sconoscevo.
    Mi sono informato un po' e non mi è sembrato un buon partito. :-P

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