Thursday, February 7, 2008

«La repressione è il nostro vaccino!»

Oscar per il miglior film straniero, Gran Premio della Giuria a Cannes, David di Donatello a Gian Maria Volonté; Nastri d'Argento a Petri, Gian Maria Volonté e Ugo Pirro. Altri tempi per il cinema italiano, capace di creare capolavori criticando il sistema repressivo ed i poteri costituiti. Rivedere oggi, dopo quasi 40 anni, un film come Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto ('70) di Elio Petri consente di stimare il disarmante declino della nostra cultura, e anche, forse, di intuirne le ragioni. Maestosa l'interpretazione di Volonté.



9 comments:

  1. Ne conosco a memoria quasi tutte le battute.

    "Tu non sei un cavallo! non sei un cavallo! Tu sei un cittadino ddemogradigoo."

    "Ma chi? La Terzi?... bella donna, bella donna..."

    "Panunzioooooooooooooooooooo"

    Praticamente, un capolavoro.

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  2. ps: a questa "Ma chi? La Terzi?... bella donna, bella donna..." mancava il finale, fondamentale:

    "non so, ecco, se è il caso di informare gli inquirenti... non so, non so.."

    " ...secondo me, è stato il marito..."

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  3. Aggiungo:
    "No... tu sei uno stagnaro. Ripeti: sta-gna-ro."

    "Io sto dalla vostra parte, voto socialista. Che cos'è la democrazia se non l'anticamera del socialismo?"

    A questo punto, pregherei HIM di spiegarmi il finale. E' una caccata onirica?

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  4. Cazzo! Grande Orso! :D

    Più che onirica direi che è psichiatrica, quindi fine a se stessa ed è forse l'unico punto debole del film.
    A volerla leggere con le lenti deformanti della politica, diciamo che è lui che si autoinfligge una punizione per lo stato che non riesce a chiudere il caso per poi tornarsene a casa in preda al delirio di gloria.

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  5. "Io sto dalla vostra parte, voto socialista. Che cos'è la democrazia se non l'anticamera del socialismo?"

    Sono stato molto in dubbio su quale delle due scene postare...

    Comunque io non vedo il finale come la parte debole del film: è lì che si chiarisce – come in Qualcuno volò sul nido del cuculo – che il potere è una malattia mentale, e che il sogno dell'uomo di risolvere con la repressione di sé stesso i suoi problemi non è altro che un'illusione.

    In pratica il finale offre una chiave interpretativa psicanalitica di tutto il film: il potere rappresentato come espressione delle pulsioni distruttive dell'es che assumono il ruolo di super-io, mentre l'io cosciente è rappresentato da Pace, la cui ribellione – in questo quadro giusta e necessaria – è criminalizzata dal "dottore". Il finale è quindi il logico sbocco di questo rovesciamento dei ruoli.

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  6. Dato che vanno di moda (a volte purtroppo,direi) i remake, potrebbero rifarlo su Elvo Zornitta, il finto UnaBomber
    TETE

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  7. Ok, ho scritto un commento ad minchiam, come sempre. La debolezza del finale deriva secondo me dal fatto che le vicende piscologiche di un malato di mente come il protagonista, specie se lette attraverso gli occhi del libertarismo e dell'individualismo (Thomas Szasz sostiene non vi possano essere "cause" per i comportamenti umani, ma solo motivazioni individuali), sono poco funzionali alla spiegazione di un fenomeno complesso come il potere.
    Il potere è una brutta bestia, d'accordo, ma come non esistono casi di "psicosi collettiva" (in contrasto con l'individualismo metodlogico) esso non può considerarsi la causa esogena da cui hanno origine comportamenti "deviati". Semplicemente il potere favorisce un certo tipo di comportamenti, ma in ciò non vi è nulla di clinico.
    Mentre si sarebbe potuto enfatizzare il fatto che il potere tra i suoi tirapiedi accetta di buon grado dei dissociati mentali, che si comportano come tali nella massima impunità. Invece dopo che ha parlato con Antonio Pace, "il dottore" che fa? Se ne torna a casa a pensare al possibile epilogo della storia. In questo senso, a mio avviso, il film manca il bersaglio perché uno può dire "vabbè, quello è pazzo quindi è naturale si comporti a quel modo".

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  8. Hai ragione anche tu, h.i.m., del resto non so quanti tra quelli che hanno visto il film si sono fatti i miei ragionamenti...

    Io però continuo a considerare il potere sostanzialmente una turba psichica. Poi certo, il discorso è più complesso, ma davvero più ci rifletto e più lo considero una manifestazione irrazionale, un elemento oscuro emerso dalle profondità dell'inconscio.

    Per questo ho apprezzato il finale del film, anche se è vero che la metafora è così sottile da non riuscire ad esplicitarsi appieno, e questo per un film è un difetto.

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  9. Beh, ad una prima visione distratta non avevo capito che il "processo" da parte dei colleghi era immaginato.
    Direi che stona con il taglio cronacistico del film.
    Ma più che altro sono io a trovare fastidiosi questi modi di concludere un'opera narrativa: li trovo manieristici ed un modo di cavarsela alla buona senza trovare un vero finale.

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