Sunday, January 6, 2008

Rapporto proibito

“... the war on "Islamic fascism" is less about fighting terrorism and more about silencing those who dissent from the West's endless wars against the Middle East.”
(Jonathan Cook)
Jonathan Cook è un giornalista britannico free-lance che lavora, unico tra i corrispondenti occidentali, nella città di Nazareth. È un severo critico di Human Rights Watch per il suo, diciamo, prudente atteggiamento nel giudicare i crimini di guerra da parte di Israele rispetto a quelli di Hezbollah nel conflitto israelo-libanese del 2006. Ora nel suo ultimo articolo espone alcune nuove scoperte.

Nell'agosto del 2007 Human Rights Watch ha presentato due rapporti sugli eventi relativi all'attacco israeliano in Libano durato 34 giorni. Ma il rapporto su ciò che avvenne in Israele, se da una parte denuncia il lancio indiscriminato di missili da parte di Hezbollah sui civili israeliani, dall'altra evita di accusare l'IDF per il trattamento riservato agli stessi. Infatti, anche se HRW riporta qualche caso in cui installazioni militari israeliane si trovavano all'interno di centri abitati, la sua posizione sulla questione era questa:
“Dato il fuoco indiscriminato [di Hezbollah], non c'è motivo di credere che il posizionamento da parte di Israele di determinate attrezzature militari all'interno di queste città abbia aggiunto sensibilmente al rischio corso dai loro residenti.”
In pratica, HRW giustifica l'utilizzo da parte dell'IDF dei civili come scudi umani – accusa, ricordiamolo, rivolta ad Hezbollah nonostante la stessa HRW ammetta di non aver trovato riscontri se non in pochi ed isolati casi – con la presunta impossibilità di Hezbollah di colpire gli obiettivi militari con precisione. Cook si chiede se questa si può considerare una legittima lettura delle leggi internazionali. Ancora, su un'altra questione, ovvero se ci sia stata, da parte di Israele, discriminazione della sua popolazione araba, il rapporto si limita a dichiarare:
“Human Rights Watch non ha studiato se Israele ha discriminato fra i residenti del nord ebrei e quelli arabi nella protezione che ha assicurato dagli attacchi di Hezbollah.”
Ma ora un nuovo rapporto è stato pubblicato dall'Associazione Araba per i Diritti Umani, non senza problemi: Azmi Bishara, il più importante politico arabo in Israele, e maggior critico del comportamento dell'esercito durante la guerra, è stato accusato di tradimento ed è al momento in esilio, anche se i servizi segreti non sono ancora stati in grado di produrre le prove contro di lui; inoltre, gran parte dei dettagli del rapporto, compresi i nomi di molte località e le mappe con la posizione degli attacchi missilistici di Hezbollah, hanno dovuto essere eliminati per soddisfare le rigorose leggi di censura militare d'Israele. Cook riassume così il rapporto:
... malgrado questi ostacoli, l'Associazione è riuscita a fornire le prove che Israele ha commesso crimini di guerra disponendo molte delle sue attrezzature militari, comprese postazioni di artiglieria che bersagliavano il Libano, all'interno o vicino alle città ed ai villaggi arabi. Questi non erano casi isolati ma un modello distinguibile.

La minaccia a cui ha esposto le comunità arabe è lontana dall'essere una teoria come HRW suppone. Circa 660 razzi di Hezbollah hanno colpito 20 comunità arabe nel nord, apparentemente sorprendendo gli ufficiali israeliani, che credevano che Hezbollah non avrebbe preso di mira gli amici arabi. Dei 44 civili israeliani uccisi dai razzi, 21 erano cittadini arabi.
Per Israele questa sarebbe la prova che i lanci di Hezbollah erano indiscriminati, in realtà l'Associazione per i Diritti Umani è giunta a conclusioni diverse, basandosi sul fatto che ad essere colpite sono state quasi esclusivamente le comunità che ospitavano installazioni militari al loro interno o nelle vicinanze.
“Lo studio ha scoperto che le città ed i villaggi arabi che hanno sofferto gli attacchi più intensi durante la guerra erano quelle circondate da installazioni militari, su base permanente o temporanea durante il corso della guerra.”
Sempre secondo il rapporto, Israele ha messo in pericolo la vita dei suoi cittadini arabi nelle seguenti maniere:
  • Basi militari permanenti, compresi accampamenti dell'esercito, aeroporti e fabbriche delle armi, così come posizioni provvisorie dell'artiglieria che hanno sparato migliaia di proiettili nel Libano del sud sono state situate all'interno o vicino a molte comunità arabe.
  • L'esercito israeliano ha addestrato soldati all'interno delle comunità arabe del nord prima e durante la guerra in preparazione di un'invasione terrestre, sostenendo che la topografia in queste comunità era simile ai villaggi del Libano del sud.
  • Il governo non è riuscito ad evacuare i civili dalla zona di combattimento, esponendo specialmente i cittadini arabi in pericolo. Quasi nessuna misura di difesa, come la costruzione di rifugi pubblici o l'installazione di sirene di allarme aereo, è stata approntata nelle comunità arabe, come è stato fatto nelle comunità ebree.
Da notare inoltre che Israele ha costruito diverse fabbriche di armi all'interno di comunità arabe, compresa Nazareth, anche se agli arabi non è quasi mai permesso di lavorare nell'industria bellica israeliana. Inoltre, osserva il rapporto, ci sono ampie evidenze che l'esercito si sia installato anche in alcune comunità ebree. per esempio, durante la guerra fu dato gran risalto alla morte di 12 soldati quando un razzo di Hezbollah colpì la comunità rurale di Kfar Giladi, vicino al confine col Libano. Un membro del kibbutz, Uri Eshkoli, ha recentemente rivelato ai media israeliani:
“Meritiamo una medaglia al valore per la nostra assistenza durante la guerra. Abbiamo aperto il nostro hotel ai soldati senza chiedere alcuna compensazione. Inoltre, i soldati sono rimasti nel kibbutz durante l'intera guerra.“
Mentre in un altro articolo, del Guardian, un ebreo inglese diciannovenne ha raccontato la sua esperienza durante il conflitto nel kibbutz Sasa, che diventò una base militare:
“Lanciavamo i missili dalle pendici di questo kibbutz. E venivamo anche bersagliati dai Katyusha.”
Come sempre, quando uno stato va in guerra la prima vittima è la verità. Ma nel caso di Israele, per qualche motivo, non si può dire: avete notizia di questo rapporto sui giornali nazionali? No?
Evidentemente alcuni rapporti sono “più uguali degli altri.”

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