Wednesday, January 23, 2008

Il nemicificatore

Il recente giro del Medio Oriente del presidente Bush, che aveva lo scopo abbastanza palese di raccogliere consensi per un eventuale aggressione all'Iran, pare abbia sortito l'effetto contrario. Se da una parte le sue assicurazioni agli israeliani di esser pronto ad un'azione militare sono state accolte con il prevedibile entusiasmo, dall'altra le reazioni anche di alleati storici come i sauditi non sono state, diciamo, molto condiscendenti.

Anzi: al secondo giorno della sua visita in Arabia Saudita Arab News, quotidiano di Jeddah in lingua inglese, che per inciso è stato offerto al presidente Bush ed ai suoi accompagnatori insieme al breakfast, ha pubblicato un editoriale dal titolo “Peace Now,” tanto duro da esser definito dall'ambasciatore americano a Ryad Chas Freeman “una notevole... rottura dell'abituale etichetta araba,” che tradotto dal linguaggio diplomatico significa più o meno: “questa volta gli abbiamo veramente rotto i coglioni!”

Di seguito il testo dell'articolo.
“La nostra regione non è a corto di massacri e di instabilità. L'Iraq, il Libano, i territori palestinesi occupati e l'Afghanistan sono tutti scenari di conflitti passati e presenti dove sangue in gran parte innocente è stato versato in abbondanza. Non abbiamo bisogno di ancora un altro pericoloso conflitto.

Ecco perché è stato così triste, persino deprimente, vedere usare dal Presidente degli Stati Uniti George W. Bush la sua visita nel Golfo per continuare i suoi preparativi di battaglia contro gli Iraniani – e sulla base di un programma di armi nucleari che i suoi stessi capi dell'intelligence dicono esser stato abbandonato cinque anni fa da Tehran. Per ogni osservatore spassionato, un'azione militare degli Stati Uniti contro l'Iran è impensabile. Purtroppo i precedenti dell'amministrazione Bush dal 9/11 non solo hanno raggiunto l'impensabile ma, pericolosamente, lo hanno raggiunto in modo impensabile.

Continuare con tali infausti avvertimenti è stato sconsiderato dato che Bush era ospite di stati del Golfo che stanno sul gradino della porta dell'Iran. Tali avvertimenti non sono quello che desideravamo sentire. Come ha detto questa settimana il ministro degli esteri principe Saud Al-Faisal alla sua controparte canadese Maxime Bernier in un messaggio che ha poi ripetuto al ministro degli esteri francese Bernard Kouchner, il comportamento polemico di Washington verso l'Iran non era la risposta giusta. Se l'Arabia Saudita ed altri stati del Golfo avessero un problema con l'Iran riguardo al suo programma nucleare, allora parlerebbero con Tehran come dovrebbero fare i vicini .

Prima della visita in Medio Oriente di Bush, incaricati della Casa Bianca dicevano ai corrispondenti che il presidente avrebbe spinto gli israeliani ad un accordo con i palestinesi in cambio dell'appoggio arabo di una posizione dura con l'Iran. È stato suggerito che Israele sarebbe più malleabile se la “minaccia nucleare iraniana” venisse rimossa. Ma il collegamento semplicemente non c'è. È a causa delle perduranti ingiustizie subite dai Palestinesi, con la connivenza degli Stati Uniti, che il mondo arabo, non ultima l'Arabia Saudita, che a lungo è stata un alleato degli Stati Uniti, è così deluso dall'omissione di ricompensare la lealtà e l'amicizia con un accordo palestinese promosso da Washington .

Ed ancora, è perché lsraele – ancora con la connivenza degli Stati Uniti – ha acquistato un arsenale nucleare che l'Iran e, prima di esso, l'Iraq di Saddam hanno pensato di acquisire un proprio deterrente nucleare.

Le politiche miopi degli Stati Uniti e il reiterato e disperato fallimento di Washington nell'ascoltare i consigli e la guida dei suoi amici arabi nella regione ci ha portato a questo nuovo momento di tensione con l'Iran. Non abbiamo più bisogno di minacce di guerra. Il bellicismo ha già generato il livello più alto di instabilità regionale degli ultimi 60 anni. Le minacce incendiarie di Bush contro l'Iran sono passate incuranti sopra i consigli di pace che ha ascoltato da ogni governo arabo nella sua visita in Medio Oriente.

Qualsiasi minaccia l'Iran possa costituire, ora o in avvenire, deve essere affrontata pacificamente e con le trattative. Le conseguenze di un'ulteriore guerra nella regione sono spaventose, anche perché incalcolabili.
Anche Bush, con la rovina di Iraq davanti a lui, deve certamente vederlo. Tuttavia nelle sue polemiche critiche all'Iran, non offre carota, nessun incentivo, nessun compromesso – soltanto il grande bastone degli Stati Uniti. Questa non è diplomazia alla ricerca della pace. È follia alla ricerca della guerra.”
Parole durissime – gli hanno dato del folle! – che gli arabi con diplomatica scaltrezza hanno affidato alle colonne di un giornale. Bush è riuscito in un'impresa davvero ardua, quella di trasformare degli amici storici come i sauditi se non in nemici, in alleati non più a prescindere. L'attacco all'Iran che ha promesso agli israeliani sta isolando gli USA in Medio Oriente, e rischia di diventare una trappola mortale. Chissà se qualcuno a Washington se ne rende conto.

No comments:

Post a Comment