Saturday, November 10, 2007

Villa Wolkonsky

Ritorno alla normalità – dopo i piccoli problemi degli ultimi tempi – per la nostra corrispondenza telepatica settimanale da Laputa. Oddio, normalità è forse una parola grossa, considerato l'argomento trattato. Dopo averci messo alcune pulci nell'orecchio la settimana scorsa, infatti, il nostro inviato ci parla ancora della Seconda Guerra Mondiale e di alcuni strani retroscena che relativi ad una lussuosa villa romana (il cui giardino potete ammirare nell'immagine a destra, dipinto da Lucy Clink).

È normale che nazioni in guerra tra loro si scambino ville e palazzi? Se pensate di sì, beh, allora potete anche credere che i dispacci da Laputa mi arrivino davvero telepaticamente!
Buona lettura e buon fine settimana, come sempre.
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Di Giovanni Pesce


Nelle scorse settimane avevamo stuzzicato i lettori del Gongoro sul tema dei diavoli dell‘800 russo e, quasi contemporaneamente, alcuni amici romani mi hanno ricordato la simpatia occultistica di Gogol, che a Roma compose la novella Le anime morte.

A Roma Gogol frequentava una la casa della principessa russa Zenaide Wolkonskaja, moglie di un aiutante di campo dello Zar Alessandro I (Estratto da un volume di Aventino. Po sledam Gogolja v Rime [Sulle tracce di Gogol a Roma]. Moskva: Universitetskaja tipografija, 1902: «Proprio a ridosso della Basilica di S. Giovanni in Laterano, in una delle periferie piu' pittoresche dell'antica Roma, si trova la famosa villa dei principi Volkonskij. La meravigliosa vista sulla campagna romana e i resti ricoperti d'edera dei secolari acquedotti che si protendono attraverso il suo giardino, rendono questa villa veramente affascinante»).

Così spinto da curiosità, ho trovato su un opuscolo di invito la storia di Villa Wolkonsky:
Nel 1830 la principessa ricevette in dono dal padre una vasta estensione di terreno nei pressi di San Giovanni in Laterano. L’appezzamento comprendeva 36 campate dell’acquedotto
Neroniano, costruito dall’imperatore come diramazione dell’acquedotto Claudio per alimentare la Domus Aurea e il ninfeo del Divo Claudio.
La principessa costruì una villa in cui erano comprese tre campate dell’acquedotto e creò uno splendido giardino nel quale volle raccogliere ricordi legati alla sua romantica esistenza e la propria collezione di opere d’arte antica e moderna: nei cosiddetti Viale delle Memorie e Via dei Morti radunò infatti busti e memorie delle persone a lei care, dallo Zar Alessandro I ai domestici della famiglia.
Dopo la morte della principessa Zenaide avvenuta nel 1862, suo figlio Alessandro abitò nella villa e scoprì il Colombario di Tiberio Claudio Vitale e il Sepolcro dei Servilii, tombe romane di tufo a cui conduce l’antico tracciato della via Celimontana, che attraversa la villa, chiaramente indicato dalle arcate dell’acquedotto.
Nel periodo della rapida espansione di Roma dopo il 1870, parte della proprietà fu venduta. Questa vendita permise ai discendenti della principessa, i Campanari, di costruire in loco una nuova maestosa villa.
Nel 1922 la villa fu venduta dalla famiglia Campanari al governo tedesco che eseguì grossi lavori di ampliamento, aggiungendovi due ali ed un quarto piano; al tempo stesso, venne ingrandita anche la villa originale della principessa Zenaide. Con la liberazione di Roma nel 1944 la villa tornò al governo italiano e dal 1947 Villa Wolkonsky è la residenza dell’Ambasciatore britannico.
Il giardino della principessa Zenaide costituisce un’oasi verde in un’area al centro di Roma, dove l’acquedotto e gli stagni fanno da perfetto sfondo ai prati circondati da siepi ed ai roseti, mentre le enormi magnolie ed i pini mediterranei fanno da cornice alla villa; dalle terrazze più alte della villa si possono ammirare i colli albani e sabini.
Insomma questi erano i Wolkonsky di Roma, ma nella Grande Russia una principessa Marija Wolkonskaja era stata la madre di Lev Tolstoj, pietra miliare della letteratura russa.
Lo scrittore aveva ricambiato il favore proponendo come eroe positivo in “Guerra e Pace” il personaggio di Andrej Wolkonsky, aiutante di campo dello Czar Alexander I.

Veramente piccolo il mondo! Ma non è finita qui…

Infatti, uno degli episodi più strani della WWII a Roma è stato il passaggio dell’ambasciata Tedesca (Villa Wolkonsky) ad Ambasciata Inglese in piena guerra (WWII) con annessi e connessi (casseforti, ipogei, tombe, colombari, segreti ed “anime morte”).

Per i non romani, si può far presente che gli appartamenti della famigerata Via Tasso (luogo di tortura per prigionieri politici) erano lì vicino ed erano ufficialmente durante la guerra la dependance a disposizione dell’addetto culturale tedesco, quindi protetti da una certa immunità diplomatica.

Un’ipotesi proposta dal comandante partigiano Franco Napoli nel suo libro Villa Wolkonsky è molto forte; lui sospetta che nel giardino sia rimasto qualcosa di non “raccontabile” che deve rimanere protetto nel tempo da un'immunità diplomatica.
Infatti Franco Napoli era stato preso prigioniero durante l’occupazione tedesca a Roma e, portato nel giardino di Villa Wolkonsky, aveva assistito a scene indescrivibili.

E’ difficile trovare riscontri alla tesi di Franco Napoli, però il passaggio da un’amministrazione all’altra è assolutamente vero; Franco Napoli ha addirittura nel suo libro la copia del certificato catastale con la data di voltura.

Anche questo fatto costituisce uno dei tasselli di conferma del “fair play” che governava i rapporti tra diplomazie tedesche ed inglese.

Al fronte si scambiavano colpi di Sten, di MP40 e di Thompson e nelle stanze del potere si scambiavano i palazzi.

Quindi ci troviamo davanti ad un “simple twist of fate” o un altro pezzo di Komische Krieg/Strange War?

E’ mia opinione che anche la WWII, o perlomeno una sua parte, sia stata una phoney war, e ritengo che questa mia opinione sia ormai incontrovertibile.

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