Se stai giocando a poker e non riesci a scoprire chi sia il pollo seduto a quel tavolo, vuol dire che il pollo sei tu.(Anonimo)
Digressione bucolica per il dispaccio telepatico di questa settimana. Il nostro inviato da Laputa si dimostra un esperto anche di pastorizia, ma di un tipo particolare: allevamento di uomini, nientemeno! Del resto, di questi tempi, e con Fisco & Frodi al governo chi non si sente oltremodo “tosato”? E tutto sommato si sopravvive, ma attenzione a seguire il pastore in prossimità della Pasqua, potrebbe non essere la scelta migliore.
Buon week-end a tutti, e... cercate di non addormentarvi, leggendo il pezzo di questa settimana!
«Beeeh!»
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Di Giovanni Pesce
Dopo il naufragio del Gigantic, sulla via di ritorno a Laputa, ci rifugiammo per qualche tempo in un’isola nebbiosa non riportata sulle mappe.
Quest’isola, battuta dal vento mediatico, venne ribattezzata dai miei colleghi naufraghi con il nome di Beehlandia per via del fatto di essere popolata da sheeple.
La parola sheeple è composta dalle parole inglesi sheep + people; in pratica in italiano sarebbe traducibile con il termine “gregge umano”.
Nella società umana siamo abituati a vedere il gregge come qualcosa di più basso grado evolutivo rispetto agli umani; quindi chi parla di gregge umano sottolinea una valenza negativa degli uomini di cui si sta parlando e, per la forza di reazione, di una valenza positiva del proprio gruppo sociale.
Infatti i miei colleghi naufraghi appartengono tutti come censo all’upper class di Lower Manhattan.
I punti salienti della vita del gregge sono la nascita, le relazioni sociali e la morte delle pecore; i pastori conoscono benissimo questi fatti e li sanno “gestire” con maestria.
Nella tradizione cristiana era tipica la figura del “Buon Pastore” che curava il gregge; ma i cristiani si sono dimenticati di illustrarci nell’iconografia ufficiale alcuni particolari delle attività del buon pastore quando, ad esempio, era il tempo di portare le greggi al macello.
Il pastore sa benissimo che la composizione numerica del gregge va limitata e così opera sul gregge una riduzione numerica (in altre parole una decimazione).
Non so se anche in quel caso il pastore sia definibile, dal punto di vista “pecorile”, buono.
Nell’occasione della transumanza, invece, occorre pianificare la gestione delle pecore e la tradizione consiglia di suddividerle in due gruppi: i leader ed i follower; ed una tecnica di comando sul gregge prevede di forzare il comportamento dei leader in maniera tale che tutti i followers si adattino alla nuova condizione.
La gestione pastorale della vita pecorile non offre molte possibilità: prima la mungitura poi la tosatura e infine per concludere la morte per sgozzamento.
Da quello che si legge in giro per la rete, sembra che le regole di guida di un gruppo sociale siano valide anche per le greggi: con un paio di latrati di un cane pastore messo in posizione anteriore sinistra il gregge si muove a destra, se il cane si sposta a destra il gregge va a sinistra; abbastanza semplice.
Insomma basta una minaccia operata “in bella vista” sui leader e si riesce a far muovere il gregge dove il buon pastore ha deciso.
Più o meno quello che l’istituto Tavistock ha studiato per il gregge umano.
L’istituto in questione studiava il comportamento delle masse ed aveva concluso che “sotto stress” o “con una minaccia” le cose, per il pastore, andavano meglio. In pratica con un caos ben gestito, ci si poteva impossessare delle volontà dello sheeple a tal punto che sarebbero stati loro a richiedere un cane da guardia più “efficace” ed un maggiore ordine sociale.
Con l’andare del tempo all’istituto si sono accorti che la quantità di terrore da inserire nel latrato del cane pastore poteva essere ridotta, pur garantendo però il medesimo risultato scenografico. Così si è passati alla strategia della tensione vera e propria ad una tensione virtuale più teatrale; infatti, la teatralità della tensione, propugnata dalla Bland Corporation, afferma “terrorismo è teatro”.
La dottrina ipotizzata dalla Corporation prevede anche la de-escalation dell’azione tecnica in favore della visibilità.
Strani eventi cruenti, pensionati ladri nei supermercatini e pianisti smemorati senza saper suonare il piano ed altre delizie mediatiche simili sono strumenti “standard” per l’applicazione della dottrina descritta dalla Corporation.
L’esperto citato, nel passo sopra riportato, è stato “special advisor” del Vaticano su argomenti particolari e preferisco lasciare ai lettori del Gongoro il piacere della scoperta individuale.
Questo buon pastore con i suoi consiglieri “gajardi” (“che ce pijano” [traduzione per i non-vaticani – ndr]), non mi garba tanto, specialmente quando si gira dalla mia parte e mi guarda con attenzione.
Non vedo l’ora di rientrare assieme ai i miei compagni al centro di igiene mentale di Laputa; saranno pure dementi, ma il dialogare con loro rende meno pesante il mio mestiere di vivere la vita.
Buon week-end a tutti, e... cercate di non addormentarvi, leggendo il pezzo di questa settimana!
«Beeeh!»
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Di Giovanni Pesce
Dopo il naufragio del Gigantic, sulla via di ritorno a Laputa, ci rifugiammo per qualche tempo in un’isola nebbiosa non riportata sulle mappe.
Quest’isola, battuta dal vento mediatico, venne ribattezzata dai miei colleghi naufraghi con il nome di Beehlandia per via del fatto di essere popolata da sheeple.
La parola sheeple è composta dalle parole inglesi sheep + people; in pratica in italiano sarebbe traducibile con il termine “gregge umano”.
Nella società umana siamo abituati a vedere il gregge come qualcosa di più basso grado evolutivo rispetto agli umani; quindi chi parla di gregge umano sottolinea una valenza negativa degli uomini di cui si sta parlando e, per la forza di reazione, di una valenza positiva del proprio gruppo sociale.
Infatti i miei colleghi naufraghi appartengono tutti come censo all’upper class di Lower Manhattan.
I punti salienti della vita del gregge sono la nascita, le relazioni sociali e la morte delle pecore; i pastori conoscono benissimo questi fatti e li sanno “gestire” con maestria.
Nella tradizione cristiana era tipica la figura del “Buon Pastore” che curava il gregge; ma i cristiani si sono dimenticati di illustrarci nell’iconografia ufficiale alcuni particolari delle attività del buon pastore quando, ad esempio, era il tempo di portare le greggi al macello.
Il pastore sa benissimo che la composizione numerica del gregge va limitata e così opera sul gregge una riduzione numerica (in altre parole una decimazione).
Non so se anche in quel caso il pastore sia definibile, dal punto di vista “pecorile”, buono.
Nell’occasione della transumanza, invece, occorre pianificare la gestione delle pecore e la tradizione consiglia di suddividerle in due gruppi: i leader ed i follower; ed una tecnica di comando sul gregge prevede di forzare il comportamento dei leader in maniera tale che tutti i followers si adattino alla nuova condizione.
La gestione pastorale della vita pecorile non offre molte possibilità: prima la mungitura poi la tosatura e infine per concludere la morte per sgozzamento.
Da quello che si legge in giro per la rete, sembra che le regole di guida di un gruppo sociale siano valide anche per le greggi: con un paio di latrati di un cane pastore messo in posizione anteriore sinistra il gregge si muove a destra, se il cane si sposta a destra il gregge va a sinistra; abbastanza semplice.
Insomma basta una minaccia operata “in bella vista” sui leader e si riesce a far muovere il gregge dove il buon pastore ha deciso.
Più o meno quello che l’istituto Tavistock ha studiato per il gregge umano.
L’istituto in questione studiava il comportamento delle masse ed aveva concluso che “sotto stress” o “con una minaccia” le cose, per il pastore, andavano meglio. In pratica con un caos ben gestito, ci si poteva impossessare delle volontà dello sheeple a tal punto che sarebbero stati loro a richiedere un cane da guardia più “efficace” ed un maggiore ordine sociale.
Con l’andare del tempo all’istituto si sono accorti che la quantità di terrore da inserire nel latrato del cane pastore poteva essere ridotta, pur garantendo però il medesimo risultato scenografico. Così si è passati alla strategia della tensione vera e propria ad una tensione virtuale più teatrale; infatti, la teatralità della tensione, propugnata dalla Bland Corporation, afferma “terrorismo è teatro”.
La dottrina ipotizzata dalla Corporation prevede anche la de-escalation dell’azione tecnica in favore della visibilità.
In un articolo famoso del 1975 … omissis …. affermava che il terrorismo non mirava ad uccidere, ma a dimostrare qualcosa. L'esperto concludeva che se dovesse esistere un'escalation possibile nel terrorismo, essa non si sarebbe espressa in termini di mezzi attuativi o di importanza delle distruzioni causate, ma soltanto in termini di visibilità.Quando vedete, sui media, dei fatti che vi emozionano molto, allora pensate a quale potrebbe essere la sceneggiatura che li ha generati, ed immedesimatevi nei panni del pastore che “cura” il gregge.
Strani eventi cruenti, pensionati ladri nei supermercatini e pianisti smemorati senza saper suonare il piano ed altre delizie mediatiche simili sono strumenti “standard” per l’applicazione della dottrina descritta dalla Corporation.
L’esperto citato, nel passo sopra riportato, è stato “special advisor” del Vaticano su argomenti particolari e preferisco lasciare ai lettori del Gongoro il piacere della scoperta individuale.
Questo buon pastore con i suoi consiglieri “gajardi” (“che ce pijano” [traduzione per i non-vaticani – ndr]), non mi garba tanto, specialmente quando si gira dalla mia parte e mi guarda con attenzione.
Non vedo l’ora di rientrare assieme ai i miei compagni al centro di igiene mentale di Laputa; saranno pure dementi, ma il dialogare con loro rende meno pesante il mio mestiere di vivere la vita.
"...Che sia di tutti i giorni o sconosciuta."
ReplyDeleteAh, bei tempi. Peccato non averli vissuti.
Comunque: e quando ci emozioniamo "scoprendo" le cose su internet?
Sick boy
Ah, bei tempi. Peccato non averli vissuti.
ReplyDeletePoco male: in compenso ti puoi godere la gioia di pagarne il conto.
fottuti conti intergenerazionali...
ReplyDeletemeno male che c'è l'immigrazione