The attempt to determine in money the wealth of a nation or the whole mankind are as childish as the mystic efforts to solve the riddles of the universe by worrying about the dimension of the pyramid of Cheops.
(Ludwig von Mises)
La crescita è uno dei termini più usati dai governi quando informano il popolo sullo stato dell'economia: dà invero un senso di sicurezza l'idea di un'economia che, seppur tra mille difficoltà, continua imperterrita a crescere come la piantina curata da un amorevole giardiniere. Ma ancora una volta, non si tratta altro che di un'illusione da prestigiatori, e la piantina è solo una patetica replica di plastica.
___________________________Crescita
Significato originario:
1 il crescere e il suo risultato: c. del livello del fiume, delle piante, della barba, dei capelli, il bambino presenta una c. anormale, periodo della c.
2 fig., progresso, aumento, sviluppo: c. della mortalità, demografica, del capitale, dello sviluppo culturale
3 econ. ⇒ crescita economica
Se c'è un'immagine di se stessi e del loro ruolo che ai politici piace coltivare, è sicuramente quella dell'amorevole genitore che si cura della crescita dei suoi bambini. Tralasciamo per il momento il lieve dettaglio che, essendo i bimbi in questione contribuenti, ovvero coloro che volenti o meno li mantengono, codesti “genitori” non sono meglio di quelli tanto deprecati che mandano per strada i loro figli in cerca di elemosina o peggio, e occupiamoci piuttosto di questa famosa crescita così spesso citata come risultato del buongoverno dei suddetti.
È noto che tale crescita viene resa visibile con uno strumento tanto famoso quanto misterioso, il famigerato Prodotto Interno Lordo, detto familiarmente PIL. E dico misterioso perché per il grande pubblico altro non è
che una parolina di tre lettere estratta dal gergo dell'economia che, si sa, è una scienza riservata a pochi illuminati, nonostante il fatto che quasi ogni nostra azione quotidiana abbia a che fare con essa.
Orbene, il PIL è una statistica che guarda al valore dei beni ultimi e dei servizi prodotti durante un determinato intervallo di tempo, costruita sull'opinione che il motore dell'economia non sia la produzione di ricchezza ma il suo consumo. Considera quindi la crescita non in base a ciò che si è in grado di produrre, ma a ciò che si consuma (un genitore che crescesse i suoi figli secondo una simile logica sarebbe probabilmente – direi anche giustamente – privato della tutela dagli assistenti sociali). Questo perché il consumo dei beni può essere stimolato artificiosamente con la creazione di moneta quando questo consumo dovesse calare. Leggiamo:
È noto che tale crescita viene resa visibile con uno strumento tanto famoso quanto misterioso, il famigerato Prodotto Interno Lordo, detto familiarmente PIL. E dico misterioso perché per il grande pubblico altro non è
che una parolina di tre lettere estratta dal gergo dell'economia che, si sa, è una scienza riservata a pochi illuminati, nonostante il fatto che quasi ogni nostra azione quotidiana abbia a che fare con essa.
Orbene, il PIL è una statistica che guarda al valore dei beni ultimi e dei servizi prodotti durante un determinato intervallo di tempo, costruita sull'opinione che il motore dell'economia non sia la produzione di ricchezza ma il suo consumo. Considera quindi la crescita non in base a ciò che si è in grado di produrre, ma a ciò che si consuma (un genitore che crescesse i suoi figli secondo una simile logica sarebbe probabilmente – direi anche giustamente – privato della tutela dagli assistenti sociali). Questo perché il consumo dei beni può essere stimolato artificiosamente con la creazione di moneta quando questo consumo dovesse calare. Leggiamo:
In generale, più soldi saranno generati dalla banca centrale e dal settore bancario, maggiore sarà la spesa monetaria. Questo a sua volta significa che il tasso di crescita di ciò che si identifica con l'economia reale rispecchierà molto da vicino l'aumento nella riserva monetaria.Insomma, sembra proprio il mascherone del mago di OZ, con l'ometto nascosto che manovra le leve! In altre parole, una simile crescita non è altro che una bolla, destinata presto o tardi a scoppiare. Non c'è una reale ricchezza alle spalle di un consumo sovradimensionato, ma solo un conto che aumenta il cui pagamento viene continuamente rimandato. Scriveva Mises nell'Azione Umana:
Così non c'è da stupirsi se nel contesto del PIL, la banca centrale può causare uno sviluppo economico reale e la maggior parte degli economisti che pedissequamente seguono questa logica credono che sia così. Gran parte della cosiddetta ricerca economica produce un “sostegno scientifico” per la diffusa opinione che, per mezzo del pompaggio monetario, la banca centrale possa far crescere l'economia. Tutti questi studi trascurano il fatto che nessun'altra conclusione può essere raggiunta una volta compreso che il PIL è un parente stretto della massa monetaria. [...]
Per mezzo del PIL, il governo ed i funzionari della banca centrale danno l'impressione di poter guidare l'economia. Secondo questo mito, ci si aspetta che “l'economia” segua il percorso di crescita descritto da onniscienti funzionari. Così ogni volta che il tasso di crescita slitta al di sotto del previsto percorso di sviluppo, ci si aspetta che i funzionari diano una spinta adeguata “all'economia.” Per contro, ogni volta che “l'economia” sta crescendo troppo velocemente, ci si aspetta che i funzionari facciano un passo indietro per raffreddare il suo tasso di crescita.
Un'ulteriore espansione della produzione è possibile soltanto se la quantità delle merci capitali è aumentata con il risparmio supplementare, cioè dalle eccedenze prodotte e non consumate. Il segno caratteristico del boom da espansione del credito è che tali merci capitali supplementari non sono state rese disponibili.E aggiungeva Rothbard:
Senza un genuino aumento di risparmio, la struttura del capitale è sbilanciata ed eventualmente gli imprenditori si rendono conto che i loro progetti non possono essere realizzati. Lo “scoppio” arriva quando le aziende interrompono le linee non redditizie e le risorse devono essere ridistribuite ai loro usi adeguati.Quello è in genere il momento in cui vanno perduti i posti di lavoro e crollano i consumi, e il governo proclama il fallimento del mercato. Un mercato però che fino ad un attimo prima lo stesso governo aveva “guidato”.
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