Wednesday, November 14, 2007

La povera morte

“... And therefore never send to know for whom the bell tolls.
It tolls for thee”.

(John Donne)

Qual è il limite oltre il quale si può parlare di genocidio? Chissà. La mia idea è che questo limite sia già stato superato, e da tempo. Ma forse genocidio è un termine inadeguato, visto che il massacro che si svolge quasi sotto traccia in questi tempi oscuri non distingue più tra un popolo ed un altro, non conosce confini né limiti temporali, falcia le sue vittime ancor prima che siano nate. È una morte da poveri, povere vittime innocenti, poveri ingannati e partiti soldati, bambini poveri mai nati.

È una morte scatenata dai nostri demoni peggiori, che svolazza tranquilla accanto a noi, che è già dentro di noi, e continuerà ad esserlo nei secoli dei secoli, amen.

E se chiudiamo gli occhi per non vederla, insieme alla nostra vita, essa si prenderà anche la nostra anima.
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L'uranio impoverito minaccia di causare un'epidemia di cancro nei Balcani

Di Alex Kirby (BBC)

Uno scienziato britannico, Roger Coghill, afferma di aspettarsi che l'uranio impoverito (DU) usato nelle bombe degli aerei sul Kosovo causerà più di 10.000 cancri mortali. Coghill, che porta avanti la sua ricerca nel proprio laboratorio nel sud del Galles, ha parlato ad una conferenza indetta a Londra per dicutere sugli effetti dell'uso di uranio impoverito in Iraq nella Guerra del Golfo del 1991.

Alti livelli di radiazione

Coghill afferma che si è manifestato un incremento del livello di radiazioni in altre parti dei Balcani durante e subito dopo la guerra contro la Yugoslavia. A metà giugno scienziati di Kozani, nel nord della Grecia, hanno riportato un aumento del livello di radiazioni pari al 25% rispetto al normale quando il vento soffiava dalla direzione del Kosovo. Dei ricercatori bulgari, inoltre, hanno trovato livelli otto volte superiori al normale in Bulgaria, e trenta volte in Yugoslavia.

Secondo i documenti dei Pentagono si può affermare che un quinto dei proiettili sganciati dai caccia sul Kosovo erano composti da uranio impoverito (DU), per cui, secondo Coghill, più di 500.000 proiettili con uranio impoverito sono stati sparati, di cui la metà scoppiati effettivamente. Coghill afferma che questo dovrebbe corrispondere a circa il trenta per mille delle radiazioni rilasciate a Chernobyl nel 1986. “Ma quelle erano in forma di cesio sul terreno. Questa è invece una materia che fluttua liberamente.”

Effetti sul lungo periodo

Fra sei mesi e un anno si vedranno gli effetti, i tumori – probabilmente leucemie – fra un anno. “In tutta la regione balcanica ho calcolato si verificheranno 10.150 morti per cancro a causa dell'uso del DU. Tutti saranno esposti: personale KFOR, personale umanitario e popolazione locale.” Ammette che comunque rimangono dubbi sugli effetti del DU ed afferma che è importante ascoltare le critiche di chi afferma che la massima percentuale di tumori rilevati in Iraq sono dovuti all'uso di armi chimiche. Coghill fa notare però che in Bosnia, dove i proiettili all'uranio impoverito sono stati usati nel 1995, non sono state impiegate armi chimiche come in Iraq.

“E' comunque evidente che il DU è la causa della Sindrome del Golfo, ed ha incrementato la percentuale di disturbi in Iraq ed in Bosnia. Le deformazioni alla nascita viste nel Golfo sono identiche a quelle viste in Bosnia, e nei bambini di alcune persone del personale di servizio americano nel Golfo che erano state esposte al DU.” Coghill ha concluso il suo intervento che mai l'uranio impoverito (DU) dovrebbe essere usato nelle guerre a causa della sua grande pericolosità per la salute.
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La radioattività in Iraq: l'equivalente di circa 250.000 bombe nucleari

Di Bob Nichols

Tutto quello che abbiamo impiegato nella nostra guerra contro di loro contiene uranio (molto uranio): pallottole, struttura protettiva dei carri di 120 mm, bombe di tutti i tipi, comprese quelle intelligenti, bombe da 225 a 900 Kg, missili cruise, ecc. Nel caso di un missile cruise, si è inviato ben 360 Kg di materiale. Quest'articolo tratterà di quanto uranio radioattivo i nostri ragazzi, che rappresentano noi, noi cittadini americani, hanno lasciato cadere in Iraq. Senza fare molti discorsi, essi hanno lasciato cadere sull'Iraq circa 1.800.000 chili di materiale.

Ora, la maggior parte di noi non ha la più pallida idea di cosa rappresentino 1,8 MILIONI DI CHILI di qualcosa, molto meno della polvere di uranio, che questo materiale produce quando viene sparato e esplode. Come paragone si può dire che questa cifra è uguale a 1.333 auto che pesano circa 1350 Kg l'una. Sono molte auto; possiamo immaginarci quanto esteso sia un parcheggio che contiene mille e trecento trentatrè auto. Il punto è: questa è stata ed è un'operazione di grandezza industriale. E sta ancora andando avanti.

Mettere 1,8 milioni di Kg di polvere d'uranio radioattiva sul terreno in Iraq è stata una cosa chiaramente deliberata. Non è stato un incidente. Noi, cittadini americani, attraverso i nostri ragazzi nell'esercito, lo abbiamo fatto di proposito.

Quando le pallottole, le bombe o i missili all'uranio colpiscono qualcosa o esplodono la maggior parte dell'uranio immediatamente si trasforma in particelle di polvere molto, molto piccole, troppo fini da poter essere viste. Quando i soldati americani o gli iracheni ne respirano solo una piccola quantità nei loro polmoni, piccola quanto un grammo, è come se fossero sottoposti ad una radiografia ogni ora per il resto della loro breve vita.

L'uranio non può essere rimosso, non c'è alcuna terapia, non ci sono cure. L'uranio sopravviverà più a lungo dei corpi dei Veterani e degli iracheni; perché esso dura praticamente per sempre.

Ma c'è di peggio. Sembra che un Ammiraglio, ex capo di stato maggiore della marina indiana, si sia domandato quanta radiazione esso rappresenti. Egli inoltre voleva tradurre quella cifra in una immagine che il mondo, ma specialmente il mondo non americano, poteva facilmente capire. L'Ammiraglio decise di calcolare quante Bombe Atomiche di Nagasaki si devono far esplodere per ottenere la quantità totale di radioattività dispiegata in Iraq nel 2003 (1,8 milioni di Kg di uranio).

L'Ammiraglio inoltre voleva calcolare quanta radioattività le forze militari americane avevano impiegato nelle ultime 5 guerre americane, le cosiddette 5 guerre nucleari. Questo è un obiettivo abbastanza semplice per una persona come un capo di stato maggiore della marina di un paese che è membro del Club Nucleare. Usare la bomba di Nagasaki come unità di misura è una svolta particolarmente raccapricciante. Per coloro che negli Stati Uniti non la conoscono, si ricorda che le Forze Militari Americane gettarono due bombe nucleari sul Giappone alla fine della II Guerra Mondiale. Tutto il mondo lo ricorda.

Una bomba atomica venne gettata sulla città di Hiroshima, l'altra sulla città di Nagasaki tre giorni dopo. Circa 170.000 persone furono immediatamente incenerite. Fu veramente un grosso regalo. È un'unità di misura che può essere compresa nel resto del mondo; ma non molto bene da Fox News o dal resto dei media americani simil-Fox. Il Dipartimento dell'Energia infatti parla ancora delle esplosioni di Hiroshima e Nagasaki adoperando il termine “test”. L'Ammiraglio ha rilasciato i suoi dati mesi fa ad una conferenza scientifica in India. Questo articolo è il primo resoconto fornito negli Stati Uniti. Ed è stato dapprima rilasciato su Internet.

L'ammiraglio ha calcolato il numero di atomi radioattivi nella bomba di Nagasaki e lo ha comparato con il numero di atomi presenti nei 1,8 milioni di Kg di uranio lanciato sull' Iraq dalla guerra del 2003. Ora, credetemi, è molto più complesso di come lo sto dicendo; ma, essenzialmente, è ciò che gli esperti in India hanno fatto.

Quante bombe nucleari tipo Nagasaki occorrono per raggiungere la radioattività dispersa nella Guerra irachena del 2003? Risposta: a circa 250.000 bombe nucleari. Quante bombe nucleari tipo Nagasaki occorrono per raggiungere la radioattività dispersa nelle ultime 5 guerre nucleari americane? Risposta: Circa 400.000 bombe nucleari.
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L'orrore dell'uranio impoverito americano in Iraq minaccia il mondo

Di James Denver

Secondo una stima eseguita da medici in Iraq i difetti alla nascita sono aumentati di 2-6 volte e i bambini che hanno sviluppato cancro o leucemia di 3-12 volte dal 1991. Inoltre, un rapporto pubblicato da Lancet nel 1998 ha detto che almeno 500 bambini al giorno stanno morendo a causa di queste conseguenze della guerra e delle sanzioni e che il tasso di mortalità per i bambini iracheni sotto 5 anni è aumentato da 23 su mille nel 1989 a 166 nel 1993. In generale, i casi della leucemia linfoblastica sono più che quadruplicati mentre anche altri tipi di cancro sono aumentati “ad un tasso allarmante.” Negli uomini, i cancri ai polmoni, vescica, bronchi, pelle e stomaco hanno mostrato l'aumento maggiore. Nelle donne, gli aumenti più alti si sono verificati nel cancro della vescica e del seno, e nel linfoma non-Hodgkin.

Venuta a conoscenza del fatto che il DU era stato usato nel Golfo nel 1991, l'autorità britannica per l'energia atomica ha trasmesso al Ministero della Difesa un rapporto speciale sui danni potenziali alla salute ed all'ambiente. Ha detto che in 10 anni potrebbe causare mezzo milione di morti supplementari per cancro in Iraq. In quella guerra le autorità hanno ammesso soltanto di aver utilizzato 320 tonnellate di DU – anche se l'istituto di carità olandese LAKA ha stimato che la cifra reale è più vicina a 800 tonnellate. [...]

La radioattività persiste per oltre 4.500.000.000 di anni uccidendo milioni di persone di ogni età per i secoli a venire. Questo è un crimine contro l'umanità che può entrare a far parte delle peggiori atrocità di tutti i tempi.

Dovremmo anche contare le incalcolabili migliaia di aborti spontanei. Nessuno sa quanti iracheni sono morti nell'utero da quando il DU ha contaminato il loro mondo. Ma è stato suggerito che le truppe che sono state esposte al DU soltanto per il breve periodo della guerra stavano ancora espellendo l'uranio nel loro sperma 8 anni più tardi ed alcuni avevano 100 volte il cosiddetto “limite sicuro” di uranio nelle loro urine. La mancanza di interesse del governo nella difficile situazione dei veterani della guerra del 1991 è riflessa in una mancanza di ricerca accademica sull'effetto del DU ma la ricerca informale ha trovato un'alta incidenza di difetti di nascita nei loro bambini e che le mogli degli uomini che hanno servito in Iraq hanno tre volte più aborti spontanei delle mogli dei militari che non ci sono andati.

Da quando il DU ha annerito la terra l'Iraq ha visto difetti di nascita che spezzerebbero un cuore di pietra: bambini con terribili menomazioni, con gli intestini fuori dai loro corpi, con enormi tumori rigonfi al posto degli occhi, o con un singolo occhio come i ciclopi o senza occhi, senza membra e perfino senza testa. Significativamente, alcuni dei difetti sono quasi sconosciuti al di fuori dei libri che mostrano bambini nati vicino alle zone dei test atomici nel Pacifico.

I medici segnalano che molte donne non chiedono più “è una femmina o un maschio?” ma semplicemente, “è normale, dottore?” Inoltre questa terribile eredità non avrà fine. I geni dei loro genitori possono essere danneggiati per sempre e la letale polvere di DU è sempre presente.
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Uranio impoverito: una storia

Di Gianni Avvantaggiato

Capitano elicotterista dell’aviazione leggera dell’esercito, Carlo Calcagno arriva in Bosnia nel gennaio del ’96, “Le vaccinazioni me le hanno fatte una settimana prima di partire”, dice Calcagno all’epoca tenente. Vi giunge subito dopo i bombardamenti americani con il munizionamento all’uranio impoverito. E rimane per tutta la durata della sua missione, fino a luglio dello stesso anno.

È inquadrato nella Brigata multinazionale “Sarajevo nord”, alloggiato nell’ex ospedale della capitale, ormai ridotto ad un ammasso di macerie dai bombardamenti. “Mancavano le pareti. Noi abbiamo sistemato teloni e assi di legno per farci un riparo. E ti mettevi nel sacco a pelo vestito. La notte si stava anche a 20° sotto zero”.

A fianco dell’ospedale c’erano dei capannoni che i commilitoni chiamavano “la Volkswagen“, tutt’altro che una fabbrica di automobili: era, invece, una delle più grandi polveriere dell’ex Jugoslavia, protetta dalle montagne circostanti, in una posizione strategica. Evidentemente uno dei bersagli più colpiti dagli americani.

Prende servizio al reparto con il compito di pianificare le operazioni: dalle ricognizioni, all’acquisizione di un obiettivo, al recupero dei feriti. Il supporto aereo è a carico dei francesi, perché il nostro contingente non ha inviato elicotteri sul posto. In volo, però, Calcagno è seduto dietro, a cassone come si dice in gergo. “E proprio per questo che spesso mi sono trovato a dover aiutare, a mani nude, i feriti. Il più delle volte erano civili, gente saltata sulle mine, che è stata presa e messa di peso sull’elicottero, mentre ci sparavano addosso. Sono stato a contatto con sangue, urine e feci dei feriti, ma l’ho fatto volentieri, altrimenti non avrei scelto questa vita”.

Carlo Calcagno porta a termine la sua missione in Bosnia e quindi rientra in Italia. “A me, i controlli previsti al rientro dalla Bosnia, non sono stati mai fatti”. Contrariamente a quanto previsto dal regolamento, il servizio sanitario militare non effettua nessun accertamento sui soldati rientrati dalle missioni all’estero. Passano alcuni mesi e da Salerno l’ufficiale pilota è richiesto a Viterbo come istruttore di volo. Lì si sposa e prende casa. È uno sportivo. Ama la bicicletta. È uno che va forte. Vince tantissimi trofei, anche un mondiale in Austria con la squadra. Un atleta serio che allo sport sacrifica molto anche della sua vita privata. “Qualche settimana prima di partire per la Bosnia ho fatto delle analisi alla medicina dello sport: negativo”.

Scoprire di essere malato gravemente, senza sospettare nulla, gli stravolge la vita per sempre. Le cure sono costosissime, anche trecento euro a dose. In convalescenza lo stipendio è ridotto perché perdi tutte le indennità. Dopo un anno te lo riducono al 50 percento. Dopo 18 mesi non ti danno più niente. “Dopo due anni ti riformano. Vai a casa. E se non hai ottenuto la causa di servizio, arrivederci e grazie”.

A proposito della sua missione nei Balcani, Carlo Calcagno racconta: “Dal 29 marzo al 27 giugno del ’96 ho svolto un totale di 50 ore di volo effettivo in zone di guerra. Se consideriamo che in Italia un pilota in media riesce a farne 60 in un anno, sono tante. La cosa che mi ha fatto rabbrividire”, aggiunge, “è quando Leggiero – responsabile dell’Osservatorio Militare - mi ha detto ma lo sai che di quei piloti francesi della Brigata Salamandra, che sono stati con te in Bosnia, il 65% si sono ammalati?”. Di solito un reparto di elicotteri è composto da una dozzina di piloti, che può arrivare a quindici. Il 65% equivale a dieci persone su quindici. “Però - dice - a loro è stata riconosciuta la causa di servizio e sono stati risarciti con l’equivalente di cinque miliardi di vecchie lire ciascuno. Resta che sono malati”, accentua. “Probabilmente, noi piloti eravamo sicuramente quelli che giravano più di tutti e il fatto stesso che l’elicottero durante il decollo e l’atterraggio alza un polverone, sicuramente anche questo ha influito”.

La bioingegnere Antonietta Gatti, coordinatore della Comunità Europea degli studi sulle nano-patologie, rende evidente la presenza di un’elevata quantità di particelle uniformi, della misura di un manometro cioè un milionesimo di millimetro, di materiale estraneo al corpo umano e non bio-compatibile, presente nei tessuti fatti analizzare. Per esempio, nano-particelle di metalli pesanti come ferro, mercurio, cadmio, stronzio e zinco e altri, normalmente non si trovano nell’ambiente. “La presenza di queste particelle in certe aree del corpo umano e la forma sferica delle stesse – afferma la dottoressa Gatti -, lascia desumere che si tratta di ingestione o di inalazione, che deriva dall’esposizione dei militari a zone bombardate”.

Ora, il capitano Carlo Calcagno è assegnato alla Scuola di Cavalleria dell’Esercito a Lecce. Convalescente. È stato il primo al quale hanno riconosciuto la causa di servizio e lo status di vittima del dovere, ma lui continua a battersi per indurre i legislatori ad introdurre in finanziaria la parificazione delle vittime del dovere alle vittime del terrorismo e far rientrare nel ricorso tutti quanti i colleghi ammalati e i parenti delle vittime. “Mi sono chiesto – dice Calcagno - come hanno fatto a risarcire i familiari delle vittime di Nassirya nel giro di poche ore? Con l’indennizzo di 200mila euro e poi anche altro? Intanto subito hanno ricevuto d’ufficio questa cosiddetta speciale elargizione. Come hanno fatto? Sono andato a vedere e guarda caso è la stessa legge che è prevista per noi”. Il capitano Calcagno non si arrende. La sua pratica giunge sul tavolo del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito che ne prende atto e manda a Lecce rappresentanti del COCER, il consiglio centrale di rappresentanza dell’esercito, per un’audizione dell’ufficiale. È la prima volta che succede in Italia. All’incontro hanno partecipato anche rappresentanti e genitori di militari vittime della cosiddetta sindrome dei Balcani, “non siamo stati ufficialmente invitati ad essere ascoltati – lamenta Salvatore Antonaci, papà di Andrea, sergente maggiore dell’esercito deceduto il 12 dicembre 2000 - , ma ci siamo rivolti al Prefetto per essere ascoltati anche noi”. L’interessamento dello Stato Maggiore dell’Esercito avvia la pratica per il riconoscimento della causa di servizio che si conclude il 12 aprile scorso con la firma del decreto legge. La quale legge impone che questo provvedimento deve essere chiuso entro quattro mesi dall’emissione.

Ma la vertenza è tutt’altro che chiusa per i circa trecento soldati malati di tumore e per i famigliari dei trentasette che non sono sopravvissuti alla malattia. Infatti, agli aventi diritto riconosciuti, il risarcimento non è ancora arrivato e c’è chi lamenta ogni sorta di difficoltà al riconoscimento dello status di vittima del dovere. Altri, infine, secondo lo Stato Maggiore dell’Esercito, non rientrerebbero nelle condizioni di aventi diritto alla causa di servizio: “Prima ho avuto il rigetto della domanda della speciale elargizione,” dice Guido il papà di Corrado Di Giacobbe, di Vico del Gargano (FG), caporalmaggiore degli Alpini, deceduto, “e poi della causa di servizio. Perché loro non accettano!” La legge consente al signor Di Giacobbe di fare ricorso al Presidente della Repubblica. “Ho fatto ricorso anche al Capo dello Stato e la pratica è passata al Consiglio di Stato, dal Consiglio di Stato al Ministero, il Ministero ha risposto al Consiglio di Stato e poi non ho saputo più niente.”

6 comments:

  1. E' mia opinione che l'obiettivo n° 1 sia stato quello di spalmare l'uranio impoverito nelle zone prescelte.

    L'obiettivo n° 2 quello di ammazzare i soldati nemici era solo una copertura per il primo obiettivo.

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  2. io credo invece che è colpa delle sigarette.

    sì sì

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  3. E' mia opinione che l'incidente di Chernobyl non sia spiegabile dal punto di vista tecnico.

    L'impianto era nuovo (4 anni) e il fatto è avvenuto durante un'esercitazione.

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  4. E' mia opinione che l'obiettivo n° 1 sia stato quello di spalmare l'uranio impoverito nelle zone prescelte.

    Ci ho pensato anch'io. Ma in ogni caso, cambiando l'ordine dei fattori il risultato non cambia.

    io credo invece che è colpa delle sigarette.

    E anche del turbocapitalismo, non dimentichiamocene!

    E' mia opinione che l'incidente di Chernobyl non sia spiegabile dal punto di vista tecnico.

    Prima o poi arriverà un dispaccio da Laputa anche su questo, non so perché ma me lo sento.

    :-)

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  5. A proposito di Chernobyl, qualcuno conosceva la storia dei funghi “ciucciaradiazioni”? Io ci sono rimasto di sasso:

    Chernobyl Shrooms Devour Radiation

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